"L'Olanda è lontana dai nostri confini", cantava una ventina d'anni fa Ivan Graziani. E la Grecia invece? Come forse avrete letto, la Grecia da un certo periodo di tempo è sull'orlo della bancarotta. Il governo ellenico in questo ultimo periodo ha già varato alcune misure urgenti per tentare di evitare l'irreparabile: congelamento delle tredicesime, taglio delle pensioni, aumento delle tasse; insomma il piano Papandreu prevede lacrime e sangue nel prossimo futuro, e ovviamente molti non l'hanno presa bene.
Siccome, però, tutto questo non sembra sufficiente a evitare la catastrofe, sono già da tempo sul tavolo dell'UE i negoziati per tentare di salvare il paese, visto che anch'esso fa parte dell'Unione Europea. Questi negoziati, a sentire il ministro delle finanze greco, "stanno andando bene", e pare "che Italia, Francia, Olanda e Spagna sono già pronte a fare la loro parte per aiutare la Grecia". L'unico ostacolo è rappresentato dalla Germania. Nonostante infatti le posizioni possibiliste dell'ultima ora della Merkel, sembra che il ministro delle finanze tedesco prima di dare il suo assenso al piano che prevede lo stanziamento collettivo di 30 miliardi di euro pretenda qualche garanzia in più, pena il blocco dell'intero piano.
Qualcuno dirà: e noi cosa c'entriamo in tutto questo? Beh, in primo luogo c'è da dire che l'Italia è tra i paesi ampiamente favorevoli al piano di salvataggio della Grecia. Giusto ieri Tremonti dichiarava: "Quando la casa del vicino brucia i paesi grandi devono dimostrare di essere anche grandi paesi". Il problema è che se la Grecia brucia, come dice Tremonti, noi siamo nei paraggi. Secondo i dati Eurostat pubblicati la settimana scorsa, infatti, nel rapporto debito pubblico/pil noi siamo i primi in Europa, e subito dietro, guarda un po', c'è la Grecia (115,8% del pil noi, 115,1% la Grecia).
Abbastanza curioso che sui giornali e in tv questa cosa venga accuratamente oscurata. Meno curioso, invece, che il nostro ministro degli esteri, invece di preoccuparsi di questo, si preoccupi delle posizioni intransigenti della Germania e degli altri nei confronti della Grecia. "Credo che se il rischio della Grecia si contamina ad altri Paesi, si è parlato del Portogallo [e dell'Italia? ndr], questo vuol dire che è proprio la casa comune che dobbiamo salvare. E siccome nella casa comune ci siamo anche noi, è evidente che non possiamo non essere solidali". Non mi pare che occorra leggere eccessivamente tra le righe per capire cosa ha voluto dire Frattini.
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