domenica 4 aprile 2010

I numeri del Fatto


Alla fine dell'estate scorsa, mi pare fosse il mese di settembre, usciva il primo numero de Il Fatto Quotidiano. Ieri mattina il direttore, Antonio Padellaro, ha fatto una specie di bilancio di questi mesi di attività, fornendo alcune cifre e dati. "Nel mese di marzo il Fatto Quotidiano ha venduto in edicola una media di 66 mila copie [giornaliere, ndr], tredicimila in più rispetto al mese precedente. Poiché gli abbonamenti sono circa 40 mila, i conti sono presto fatti. Quello che (nella previsione più ottimistica) doveva essere un giornale da 15 mila copie, oggi ne vale dieci volte tanto".

Più di centomila copie giornaliere, tra edicola e abbonamenti online, per un giornale che non ha ancora un anno di vita non sono poche. Come termine di paragone si può citare ad esempio il ben più blasonato Corriere della Sera, che mi pare viaggi - vado a memoria - sulle 600.000 copie. C'è poi il mitico Giornale della famiglia Berlusconi (circa 200.000 copie). Ma c'è una differenza non da poco: questi qui sono sulla piazza da molti decenni, il Corriere addirittura da più di un secolo, e prendono laute sovvenzioni dallo stato (e nonostante questo sono in calo costante di vendite). Il Fatto, invece, proprio per essere il più "libero" possibile ha rinunciato fin dalla sua nascita a qualsiasi forma di finanziamento pubblico, campando esclusivamente con le copie che riesce a vendere e con le inserzioni pubblicitarie.

No, non prendete questo articolo come una "marchetta" al giornale in cui scrive anche Travaglio, ma come una felice analisi di un affezionato lettore.

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