Napolitano è un presidente fantastico, perché riesce a interpretare il sentire e le impressioni dell'opinione pubblica meglio di chiunque altro. Un esempio, l'ultimo in ordine di tempo, ce l'ha dato ieri, con una serie di dichiarazioni che meritano di essere riportate e commentate perché sono qualcosa di fantastico (in tutti i sensi).
Siamo a Roma. Il presidente riceve al Quirinale i 289 giovani magistrati, vincitori dell'ultimo concorso, che si apprestano a iniziare il tirocinio in attesa di entrare a tutti gli effetti nella magistratura. "Deve prevalere in tutto il senso della misura, del rispetto, e infine della comune responsabilità istituzionale", ha esordito Napolitano. Che vuol dire? Sarà mica un sottile auspicio affinché politica e magistratura non si rompano le uova nel paniere a vicenda? Sì, potrebbe essere così, visto che anche il Corriere nel sottotitolo scrive: "Misura e rispetto tra giustizia e politica". Qual è il significato recondito annidato dentro questa bella esternazione di Napolitano? Forse che i magistrati debbono andarci con molta cautela quando si tratta di mettere il naso nelle faccende dei politici? E' un'ipotesi, naturalmente, ma è il primo pensiero che mi è venuto in mente.
Ma non è finita qui. "Occorre adoperarsi per recuperare l'apprezzamento e il sostegno dei cittadini. E a tal fine la magistratura non può sottrarsi ad una seria riflessione critica su se stessa, ma deve proporsi le necessarie autocorrezioni, rifuggendo da visioni autoreferenziali". Non so dire, esattamente, cosa intenda Napolitano con "adoperarsi per recuperare l'apprezzamento e il sostegno dei cittadini". Per quel che mi riguarda, la magistratura ha tutto l'apprezzamento possibile, soprattutto se si tiene conto delle condizioni in cui è costretta a lavorare e delle angherie a cui è frequentemente sottoposta da chi sappiamo. E' probabile che il presidente della Repubblica si riferisse al problema della lentezza della giustizia, ma se i magistrati devono recuperare il famoso apprezzamento ripetto a questo, beh, mi sa che Napolitano doveva rivolgere l'invito ai politici.
La lentezza della giustizia, infatti, e il conseguente - giustificato - disappunto dei cittadini e dell'opinione pubblica, dipende esclusivamente dal fatto che la politica si è da decenni sempre disinteressata al problema, oppure, quando si è interessata, lo ha fatto in maniera superficiale o controproducente. Oggi, la grande riforma in questo senso sulla quale un giorno sì e l'altro pure sentiamo sproloquiare Berlusconi, non ha niente a che vedere con la sua velocizzazione. Non sono previsti interventi tipo stanziamento di risorse e mezzi, migliore distribuzione e organizzazione degli uffici e dei distretti giudiziari sul territorio, depenalizzazione dei cosidetti reati "bagatellari" in modo da permettere ai magistrati di dedicare più tempo a quelli gravi e socialmente più pericolosi. A meno che, naturalmente, qualcuno non riesca a dimostrate che il ddl intercettazioni, il divieto per i giornali di pubblicare gli atti delle inchieste anche quando non sono più coperti da segreto, la separazione delle carriere, la riforma del CSM, il lodo Alfano costituzionale, il legittimo impedimento e cose di questo genere servano veramente a velocizzare la giustizia. Sarà dura...
Ma andiamo avanti perché il bello deve ancora arrivare. "Fate attenzione - dice sempre rivolto alle nuove leve - a non cedere a esposizioni mediatiche [...] oppure ancora a indulgere ad atteggiamenti impropriamente protagonistici e personalistici che possono offuscare e mettere in discussione l'imparzialità dei singoli magistrati". Qui il senso del pensiero di Napolitano è abbastanza chiaro, e infatti il Corriere scrive: "Ma i guai vengono anche da una certa predisposizione al protagonismo mediatico". Eh già: evidentemente il timore che i magistrati vadano troppo in tv alberga nella mente dell'anziano presidente. Strano, perché se si guarda una qualunque delle trasmissioni a sfondo politico, su qualunque rete, che quotidianamente ci vengono propinate mi pare che si vedano dei gran politici. Altroché i magistrati. Oddio, può anche capitare che qualche magistrato si permetta, ogni tanto, di andare in tv a spiegare ai meno attenti cosa si nasconde in realtà dietro le "riforme" della giustizia. Se questo, per Napolitano, significa peccare di eccessiva esposizione mediatica, beh, è un peccato che ai magistrati si perdona molto volentieri.
Per quel che mi riguarda, più ripenso a questa storia e più sono convinto di quanto ho scritto di getto su Twitter dopo aver letto le sue dichiarazioni.
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