lunedì 26 aprile 2010

I nuovi spot dell'otto per mille

Siamo in periodo di dichiarazioni dei redditi e, come da copione, da ieri dovrebbe essere cominciata in tv, giornali, radio e internet la martellante campagna annuale, organizzata dalla CEI, per la devoluzione dell'otto per mille dell'irpef alla Chiesa Cattolica. Ne dà notizia la stessa CEI sul suo sito ufficiale. Gli spot termineranno a luglio; ci aspettano quindi, come ogni anno, un paio di mesetti in cui saremo bersagliati dalla solita tiritera tipo "il tuo 8 x 1.000 andrà dove più c'è bisogno", "avete fatto molto" e cose di questo genere.

Quanto costa alla CEI questa ondata di spot promozional/televisivi? Non si sa con precisione. L'unico dato abbastanza attendibile, riferito al 2008 e pubblicato dall'agenzia Adista, parla di una cifra attorno ai 20 milioni di euro. Ora, io naturalmente non sono qui a dirvi di dare il vostro otto per mille alla chiesa oppure no: ognuno è libero di fare ciò che vuole. Quello che voglio segnalare, ancora una volta, è il meccanismo di attribuzione di questi soldi, che è tanto semplice quanto vagamente truffaldino.

Molto brevemente, quando si fa la dichiarazione dei redditi c'è la possibilità di devolvere l'otto per mille delle proprie tasse allo stato, oppure a una delle confessioni religiose autorizzate a beneficiare di questi contributi. Queste confessioni sono sette: Chiesa cattolica, valdese, evangelica luterana, Unione comunità ebraiche, Unione chiese cristiane avventiste del settimo giorno e Assemblee di Dio in Italia. Ora, sarebbe logico pensare che chi non ha intenzione di versare il suo otto per mille ad alcuno di questi soggetti risolva la faccenda semplicemente non apponendo nessuna firma. Una cosa tutto sommato logica, di carattere generale: io non voglio finanziare nessuno, quindi non firmo da nessuna parte. Quando però ci mette lo zampino la chiesa, sapete bene che la logica deve arrendersi alla "convenienza" (d'altra parte se il cristianesimo fosse una cosa logica non sarebbe certo una religione).

Il "trucchetto" è molto semplice: tutte le quote per le quali non è stata espressa alcuna scelta non rimangono all'interno del normale gettito irpef, come sarebbe logico aspettarsi, ma vengono redistribuite alle confessioni aventi diritto in maniera proporzionale alle preferenze ricevute da chi ha espresso la scelta. Se, a titolo di esempio, su 100 contribuenti 50 non hanno apposto nessuna firma e dell'altro 50 la maggioranza l'ha data alla chiesa cattolica, ecco che le scelte non espresse vengono redistribuite in questa proporzione. In pratica, per farla breve, la maggiore beneficiaria dell'otto per mille, la Chiesa Cattolica appunto, si cucca anche i soldi di chi non ha espresso nessuna scelta e non intendeva quindi finanziare né essa né tantomeno le altre. Una pagina esaustiva e ricca di particolari su tutta la gestione dell'otto per mille la trovate qui. Qualcuno dirà: ma allora come si deve comportare chi non vuole finanziare né la chiesa né lo stato? Non c'è scelta, occorre indicare espressamente una delle confessioni minori. Io, personalmente, per il terzo anno consecutivo il mio otto per mille l'ho dato ai valdesi, ma ognuno si regoli come vuole.

L'importante è sapere quello che (non) si sta facendo.

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