Sono affascinanti le meccaniche dell'informazione. Eppure l'informazione non dovrebbe averne, non dovrebbe essere un qualcosa suscettibile di particolari "movimenti" che facciano comodo a precise parti politiche. Voglio dire, l'informazione è una, è un fatto, una dichiarazione, un evento. Non un evento "però" o un evento "ma", è un evento e basta. Perché questo preambolo? Ieri pomeriggio il presidente Napolitano ha fatto un discorso; ha riunito attorno a sé le più alte cariche dello stato e ha detto alla loro presenza alcune cose - nel merito ci torno sopra dopo -.
Come è abitudine (le famose "meccaniche" di cui parlavo prima), i giornali han riportato questo discorso. In che modo? Ecco qui di seguito le schermate coi titoli di ieri sera del principale organo di informazione dell'opposizione e di maggioranza: Unità e Giornale.
Voi direte: ma cos'ha detto insomma Napolitano? Semplice: ha detto entrambe le cose, solo che i giornali hanno messo in bella evidenza solo quello che interessava la loro parte politica. Voi sapete che generalmente l'utente tende principalmente a soffermarsi sul titolo, evitando di leggersi l'articolo intero. Quindi, chi è passato dall'home page del Giornale ha creduto che Napolitano abbia espresso solo la sua solidarietà al premier vittima dell'attentato, cosa che effettivamente ha fatto, e chi è passato dall'home page dell'Unità ha creduto che se la sia presa solo coll'eccessivo ricorso del governo alla decretazione d'urgenza e alla fiducia - cosa che, almeno finora, ha comunque effettivamente fatto -, svilendo in questo modo il ruolo democratico proprio del Parlamento.
Insomma, Napolitano (discorso integrale qui) ha detto entrambe le cose, e anche altre, ma questo è quello che passa il convento. (ah, dimenticavo, per la cronaca ha detto pure che qualcuno la deve smettere di vedere complotti ai suoi danni a destra e a manca).
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