sabato 26 dicembre 2009

Ponte sullo stretto, la prima pietra (bufala?)

La prima pietra c'è, il cantiere pure. Inizia così l'articolo de Il Giornale dell'altro ieri sull'inaugurazione del primo cantiere per la realizzazione del discusso ponte sullo Stretto di Messina, opera che una volta ultimata collegherà le città di Catania e Messina unendo di fatto la Sicilia al continente. Di questa opera faraonica si parla addirittura dall'epoca dei Romani, ma solo oggi sembra che si sia arrivati alla fase di realizzazione. Un'opera molto discussa, oltre che per i costi (circa 6300 miliardi di euro di cui 40% da capitale pubblico e 60% privato), anche per il contesto in cui si inserisce. In entrambi i versanti che il ponte dovrebbe unire, infatti, ci sono situazioni che non si possono certo definire ottimali: infrastrutture carenti, ferrovie fatiscenti, collegamenti stradali obsoleti, problemi di sismicità. Recentemente, ricorderete, lo stesso presidente Napolitano, subito dopo la tragedia dell'alluvione di Messina, aveva palesato tutta la sua perplessità circa la realizzazione di "opere faraoniche", laddove a causa del dissesto idro-geologico continuano a verificarsi tragedie con morti e feriti.

Secondo i sostenitori della importanza di quest'opera, invece, la realizzazione del ponte darà contestualmente il via al risanamento delle situazioni di precarietà infrastrutturale presenti in entrambi i versanti, e in più sarà un'occasione formidabile per il rilancio dell'economia nel mezzogiorno. Il problema è che queste sono previsioni, niente di più. Mentre invece dati precisi su cosa accade nei paesi dove opere simili sono già state realizzate ce ne sono parecchi.

Scrive Il Giornale:

Ieri, 23 dicembre data storica: è stato avviato il primo cantiere per la realizzazione della grande opera, la deviazione della linea ferroviaria tirrenica in corrispondenza di «Cannitello». Un atto propedeutico che servirà a risolvere le interferenze con il futuro cantiere della torre del ponte, dal lato Calabria, costerà 26 milioni di euro, e rappresenta la prima fase del progetto di spostamento a monte della linea ferroviaria Battipaglia-Reggio Calabria. Ma se da una parte c'è chi canta vittoria, per l'inizio del lavori ai quali avrebbe dovuto partecipare il premier Silvio Berlusconi, prima dei fatti di Milano, dall'altra non mancano gli oppositori.

In realtà, la famosa cerimonia della posa della prima pietra secondo molti è stato solo un bluff. Scriveva l'Ansa il 23 dicembre:

''Quello dell'inizio oggi dei lavori per il ponte sullo stretto di Messina e' un grande bluff e svela una grande bugia'', dice Ermete Realacci, deputato del Pd a Radio Radicale. ''E' un grande bluff - aggiunge - perche' non e' vero che iniziano oggi i lavori di realizzazione del ponte, si inizia solo a spostare un tratto di ferrovia che c'entra pochissimo con la realizzazione del ponte, perche' altrimenti non si potrebbe fare visto che non si possono avviare lavori di un'opera su cui non c'e' ancora il piano di fattibilita'''.

''E poi - prosegue Realacci - c'e' un'enorme bugia che comincia ad essere smascherata: Matteoli e il governo hanno sempre detto che i soldi per realizzare il ponte erano tutti privati. A tutt'oggi invece esistono solo risorse pubbliche, almeno 2 miliardi di euro, di risorse private non c'e' nemmeno l'ombra. Oggi l'ad di Fs Moretti, per rispondere alle critiche sullo stato delle ferrovie, dice che se avesse a disposizione i soldi che servono per il ponte avremmo delle ferrovie molto piu' belle. E' esattamente quello che pensiamo noi''.

In realtà, come scriveva il Sole24Ore appena l'altro ieri, le percentuali di capitale, misto pubblico e privato, che dovrebbero finanziare l'opera (nel frattempo il costo è già lievitato di 800 milioni rispetto ai 6,3 miliardi preventivati) corrispondono sostanzialmente alle percentuali evidenziate prima. Il problema vero è che in entrambi i casi la disponibilità di questi capitali non è immediata e dipende da molti fattori e molte incognite. Scrive sempre il Sole24Ore nell'articolo che linkavo prima:

Il piano finanziario è ancora «atto riservato», nonostante l'approvazione del commissario e la presa d'atto del ministero delle Infrastrutture e del Cipe. La copertura finanziaria è ripartita su due voci pubbliche per un totale di 2.500 milioni e su un «residuo in project financing» che dai documenti del governo ammonterebbe a 3.295 milioni (al netto degli oneri finanziari). La quota pubblica sarebbe quindi del 43% contro il 57% di quella privata. Se consideriamo anche il costo degli oneri finanziari la quota pubblica scende al 39,4% contro il 60,6% di quella in project financing. Nella sostanza viene rispettato il rapporto 40-60 caratteristico del primo piano finanziario del 2003. L'andamento dei mercati finanziari e le vicende controverse del Ponte rischiano di rendere però più difficile il reperimento di risorse private, anche perché vanno aggiornate le stime del traffico di veicoli che dovrebbe dare il cash flow dell'opera (insieme al contributo fisso pagato da Rfi).

Anche la quota pubblica, d'altra parte, non è ancora nella cassaforte di Pietro Ciucci [amministratore delegato della società "Stretto di Messina", ndr], che pure ha avuto rassicurazioni sul punto. Questi 2.500 milioni si dividono in 1.200 milioni da aumento di capitale riservato agli attuali azionisti pubblici (Anas, Fs, le due regioni) e 1.300 da contributo a carico del fondo infrastrutture, previsto dal decreto legge 78/2009 e finanziato con il Fas. Di questa ultima quota la Stretto di Messina ha incassato per ora una prima quota da 12,676 milioni, deliberata dal Cipe il 6 novembre. L'importo residuo è stato assegnato «programmaticamente» in quote annuali spalmate nel corso del piano finanziario, in corrispondenza degli investimenti sostenuti. Un'assegnazione «programmatica» che si tradurrà in realtà «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e con le assegnazioni già disposte».

Insomma, la certezza sulla reale disponibiltà di questi capitali si avrà solo a opera già avviata, con tutti i rischi che questo comporta.

Per adesso mi fermo qui. L'argomento comunque mi intriga abbastanza, ci tornerò sopra ancora in futuro.

2 commenti:

  1. "le città di catania e messina" non hanno certo bisogno di essere collegate dal ponte, occhio a quello che scrivi o.ò

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  2. Ops, va bene tra Sicilia e Calabria?

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