"Violenza su di me". Dopo aver brutalmente attaccato, l'altro ieri, a Bonn, la magistratura, la Corte Costituzionale, il Quirinale e la Costituzione, ecco che ieri Berlusconi ha dichiarato seraficamente: "Sono io a subire attacchi violenti". Una manfrina, quella di lanciare il sasso e poi ritirare la mano, che va avanti da tempo immemorabile. E che agli italiani, notoriamente avvezzi a farsi prendere per i fondelli, evidentemente piace.
Berlusconismo d'assalto. Sono arrivato a questa foto dal blog di Tommaso. E condivido tutte le sue preoccupazioni.
Tutto in una tabella.
La tabella completa in pdf la trovate qui. Avrà anche le "palle", come dice lui, ma forse per avere un minimo di prestigio in Europa occorre ben altro.
I casini di Facebook con la privacy. Da qualche giorno il social network più famoso e utilizzato del mondo ha modificato alcune impostazioni sulle modalità di accesso ai contenuti da parte degli utenti. Ufficialmente lo ha fatto per tutelare meglio la privacy, ma non mancano le voci scettiche a questo proposito. Scriveva Paolo Attivissimo qualche giorno fa sul suo blog:
Se l'utente segue le istruzioni proposte dal messaggio, le impostazioni di privacy vengono semplificate: spariscono i "network regionali" e restano quattro opzioni di base per la visibilità delle informazioni, che diventano accessibili agli amici, agli amici di amici, a tutti o a chi soddisfa un criterio personalizzato.
La privacy diventa inoltre regolabile secondo queste opzioni per ogni singolo elemento pubblicato. Per esempio, con il nuovo Facebook è possibile scegliere facilmente, tramite un menu, che una singola foto sia visibile soltanto agli amici o che un aggiornamento del proprio stato sia consultabile soltanto dai propri colleghi.
Il problema è che le sfumature di cosa è pubblico e cosa non lo è rimangono comunque complesse a livelli da burocratese hardcore.
[...]
Facebook, insomma, spinge gli utenti a condividere pubblicamente più informazioni che in passato. La ragione è semplice: soldi. Facebook non è un ente di beneficenza, e se i suoi contenuti sono accessibili soltanto a gruppi ristretti di utenti anziché a tutti, non sono accessibili ai motori di ricerca e quindi non sono monetizzabili. La concorrenza di Twitter, dove le impostazioni di privacy sono semplicissime (tutto è pubblico) e i contenuti sono indicizzabili da Google e soci e quindi trasformabili in flussi di denaro, si fa sentire.
Insomma, per stare dalla parte del sicuro per quanto riguarda quello che si vuole condividere, è consigliabile non fidarsi troppo dei settaggi automatici predisposti dalla piattaforma, ma è meglio impostarli manualmente attraverso l'apposita pagina. Alcune FAQ in italiano le trovate qui.
Caso Spatuzza, siamo alle comiche. La frase è stata pronunciata da Berlusconi dopo aver appreso della smentita delle parole di Spatuzza da parte del boss Filippo Graviano. Gioiscono della cosa gli house organ di casa, per i quali tutto ciò è la dimostrazione e la prova che il processo a Dell'Utri è tutto un bluff. Naturalmente, Giornale permettendo, questo lo deciderà il tribunale di Palermo quando pronuncerà la sentenza d'appello su Dell'Utri. Sarà interessante conoscere l'esito, visto che nella sentenza di primo grado, in cui Dell'Utri si è beccato 9 anni, c'è scritto l'esatto opposto di quanto dichiarato da Graviano. Nel frattempo si è fatto vivo
Berlusconismo d'assalto
RispondiEliminabeh, dai, la foto ha un chiaro intento provocatorio... :-)