Quest'anno non poteva naturalmente essere diverso dagli altri. Ed ecco infatti Natale a Beverly Hills, un'opera cinematografica di alto livello che, snodandosi attraverso una trama avvincente e complessa, costruita in modo da evidenziare le peculiarità espressive e artistiche degli attori, ci racconta le rocambolesche vicende di un matrimonio ambientate appunto nella nota località californiana. Ma perché parlare di cinepanettone? - dirà qualcuno. Beh, in primo luogo c'entrano i soldi pubblici, cioè soldi miei e vostri, e in secondo luogo c'entrano i criteri con cui sono stati spesi per finanziare questo film.
Per farla breve, Natale a Beverly Hills pare abbia beneficiato di elevati finanziamenti, superiori a quelli che generalmente vengono concessi a questo genere di film, perché l'opera è stata valutata come "prodotto culturalmente interessante". Con quali criteri? Boh, non si sa di preciso. Qualcosa in proposito ha scritto La Stampa, ieri, in questo articolo. Vi riporto un estratto.
Le scelte della Commissione che decide sui contributi ai film italiani, istituita presso la Direzione Generale per il Cinema, sono frutto di lunghi confronti e attente disanime. La materia, però, è molto opinabile e, se succede che un film come «Natale a Beverly Hills» venga considerato «d’essai», vien da pensare che confronti e disanime dovrebbero essere ancora più lunghi. Oppure non dovrebbero esserci per niente. Sembra che il ministro Bondi, chiamato direttamente in causa per la storia del cinepanettone «d’essai», mediti di cambiare la legge facendo sì che i soldi vengano dati unicamente alle opere prime.
Mentre il ministro medita, vale la pena segnalare che assieme al cinepanettone di quest'anno hanno ricevuto il via libera a questo tipo di finanziamenti, forse un pelino più meritatamente, Mine Vaganti, la storia di un ragazzo omosessuale alle prese con le difficoltà di farsi accettare dalla famiglia e Genitori e figli: istruzioni per l'uso, incentrato sui delicati rapporti tra un'adolescente quattordicenne e la sua famiglia.
Altro aspetto piuttosto curioso della vicenda, è il fatto che le sale cinematografiche in cui vengono proiettati lungometraggi classificati come "film d'essai" hanno diritto a sgravi fiscali e monetari. Sgravi di cui, specie nel caso in questione, non si comprende la giustificazione visto che in genere i cinepanettoni sono sempre stati - ahimè - i più redditizi al botteghino (Natale a Beverly Hills ha già incassato oltre 10 milioni di euro). Insomma, il cinepanettone di quest'anno è un film d'essai, altamente culturale, non stupisce che la gente si ammassi disordinatamente alle casse per andarlo a vedere. Così come non stupisce che almeno per una volta i soldi pubblici siano ben spesi.
Certo è che la cultura degli italiani si misura sul cinepanettone di natale.
RispondiEliminaCome disse a suo tempo il sire san silvio da arcore:
Il target(cervello) medio degli italiani è come quello di un bambino di 11 anni,basta guardare gli spot in tv.
Per invogliarti è tutto un ammiccamento sessuale.
Le nostre pubblicità sono,sicuramente,di un bassissimo livello e qualcuna mi fa addirittura innervosire,una su tutte,gli spot TIM.
Il cinepanettone continuo annuale.
Ma non c'è un garante per la decenza?
Ciao Maurizio
San Leo
No, niente garante per la decenza. Se ci fosse non saprebbe da dove cominciare... :-)
RispondiEliminasembra proprio un film di un certo livello,. in effetti... soprattutto la massima finale :-P
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