martedì 15 dicembre 2009

Mentre l'attenzione è altrove

Non vorrei che mentre i media in generale si gettano anima e corpo a raccontare le disgrazie recenti del premier, passassero in secondo piano notizie di una certa importanza. Due, ieri, per la precisione sono passate velocemente abbastanza sotto tono. La prima è che il Csm si prepara a inviare al governo una relazione dettagliata e approfondita che boccia senza mezzi termini il processo breve, di cui ho già parlato ampiamente in passato. No, perché magari qualcuno potrebbe dimenticarsi che mentre il premier è convalescente le leggi camminano, eccome se camminano.

E tra queste c'è il famoso "pacco regalo" di cui parlavo ieri, all'interno del quale c'è appunto, tra le tante delizie, il processo breve. La sesta commissione del Csm l'ha analizzato e ha inviato al governo la relativa valutazione, dalla quale si evince come questa porcata questo progetto potrebbe rivelarsi una specie di "tsunami" per la già disastrata giustizia italiana. Scriveva ieri Repubblica:

Il ddl sul processo breve "è in contrasto con più principi costituzionali ed è un'amnistia per reati "di considerevole gravità", a cominciare dalla corruzione. Con queste motivazioni il plenum del Csm ha approvato a larga maggioranza il parere della sesta Commissione che, di fatto, ha bocciato il disegno di legge del governo dopo quasi cinque ore di dibattito.

Tra i principali rilievi evidenziati dal Csm c'è l'incostituzionalità (Il ddl "non appare in linea con l'articolo 111" (giusto processo), nè con l'articolo 24 (diritto alla difesa) visto che "privilegia il rispetto della rapidità formale" ma non garantisce "che il processo si concluda con una decisione di merito"); il rischio amnistia sopratutto per corruzione; l'irragionevole disparità di trattamento ("Irragionevole e discriminatoria" è anche l'esclusione dei recidivi, che oltretutto porterà a "un'assurda proliferazione dei processi, capace da sola, di favorire la paralisi dell'attività giudiziaria"); i maggiori danni finanziari per lo Stato (Il ddl determinerà il loro "significativo aumento" visto che farà "lievitare" le domande di indennizzo previste dalla Legge Pinto, quando la giustizia è troppo lenta). Ecco, cerchiamo di ricordare che mentre il mondo tutto solidarizza col premier, questi potenziali danni potrebbero essere causati dall'entrata in vigore dell'ennesima (sua) legge ad personam.

Altra cosetta di non poco conto passata sotto silenzio, tranne che per alcuni cani sciolti, riguarda le mitiche intercettazioni, viste come la peste dal premier (quando riguardano lui). Ci ha scritto poche righe Repubblica due giorni fa e Il Fatto in edizione cartacea.

Come dimostra il caso delle intercettazioni: mentre la legge è ormai bloccata da mesi al Senato, ecco che il Pdl ricorre a un escamotage per legare lo stesso le mani dei pm. Crea un capitolo di bilancio ad hoc, il 1363, "spese di giustizia per l'intercettazione di conversazioni e comunicazioni", che toglie a quello abituale, il 1360 ("spese di giustizia"), gli ascolti. Peccato che con il primo i magistrati potevano mettere un telefono sotto controllo tutte le volte che era necessario farlo. D'ora in avanti dovranno prima chiedere se ci sono ancora fondi a disposizioni. Di fatto un colpo all'azione penale obbligatoria perché, pur di fronte a un reato, i pm non potranno far nulla per mancanza di soldi.

Ecco, adesso possiamo tornare a parlare della convalescenza del premier.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

altra cosuccia

l'italia è stata condannata per violazione dei diritti processuali e civili dalla corte europea di strasburgo per la scarcerazione di Izzo.

(ANSA) - STRASBURGO, 15 DIC - La Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha condannato l'Italia per la semiliberta' al mostro del Circeo, Angelo Izzo. Concedendo nel 2004 la semiliberta' a Izzo, sottolinea la Corte, le autorita' italiane hanno violato il diritto alla vita di Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano, uccise da Izzo mentre godeva di questo beneficio. La Corte ha stabilito che le autorita' italiane dovranno risarcire i familiari delle vittime con 45mila euro per danni morali.

Maurizio ha detto...

Mi viene in mente l'ombrello di Altan.
Comunque non sento da nessuna parte una ragionevole soluzione per uscirne.
E ,purtroppo,prevedo anche una bella mano pesante sulla libertà di pensiero e di manifestazioni.
Gli mancava i casus belli a cui aggrapparsi.

Andrea Sacchini ha detto...

Gli mancava i casus belli a cui aggrapparsi.

Già, purtroppo è arrivato anche quello.

Anonimo ha detto...

be ma il modo per uscire da questa situazione c'è.

vendono ville con servitù e piscina a 40.000 euro in Tanzania o in alternativa a Panama, mauritius, etiopia, con possibilità di esportare capitali per aprire attività commerciali.

prenotiamo un volo solo andata?

ditemi voi.

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