sabato 30 aprile 2011
Tra una giocata di golf e l'altra
Mentre la signora Brambilla, ieri, convocava una conferenza stampa per spiegare le modalità di rilancio turistico dell'isola di Lampedusa, cianciando di cose come "gli sbarchi degli immigrati 'sono un capitolo chiuso'", questa notte ne sono arrivati 800.
Gli ultimi gadget
A proposito della beatificazione di Wojtyla, vale la pena segnalare che gli ultimi gadget in circolazione sono il pupazzetto che muove la testa se gli gratti la schiena e il deodorante per auto. Così, per dire...
Che sia proprio per quello?
Gilioli si domanda se l'ulteriore, verticale calo di ascolti del programma di Ferrara sia dovuto al fatto che spaventa i bambini.
venerdì 29 aprile 2011
giovedì 28 aprile 2011
Testamento biologico: così in Europa
I vari galoppini governativi amano particolarmente giustificare le loro "riforme" dicendo "è l'Europa che ce lo chiede" (vedi ad esempio il processo breve, anche se ovviamente l'Europa a questo proposito intende ben altro).
Bene, visto che in tema di fine vita il governo sta mettendo un campo una legge che (a) considererà idratazione e nutrizione forzate come non negoziabili e (b) considererà non vincolante a questo proposito la volontà del paziente - alla faccia dell'autodeterminazione -, aspettiamo con ansia il primo di questi signori che dirà: "è l'Europa che ce lo chiede".
No, perché, come al solito, il mondo va da una parte e noi andiamo dall'altra.
Di che colore è la giacca di Boni?
Ieri sera, mentre si commentava via Twitter la puntata di Exit, ho segnalato questa bella dichiarazione di Davide Boni (Lega Nord). Siccome sono cose difficili da credere, ecco la testimonianza video. Adesso fate un po' voi.
Capirci qualcosa
La UE boccia la legge, fortemente voluta dalla Lega, che prevede il reato di clandestinità (in pratica la criminalizzazione dello status di una persona, non del suo eventuale operato criminoso). Il Vaticano è contento, Maroni fa fuoco e fiamme contro la UE. Maroni, assieme a tutta le Lega, ce l'ha anche con Berlusconi per la storia dei bombardamenti in Libia da parte dei caccia italiani. Oggi Berlusconi proverà a chiarirsi con Bossi.
Nel frattempo è scoppiata la grana Tremonti, accusato dai giornali del premier, e non solo, di essere il mandante dei contrasti tra la Lega e il governo. Berlusconi, come al solito, cerca di minimizzare - lui fa sempre così - dicendo che con Tremonti non c'è in realtà nessun problema e che la situazione non potrebbe essere più rosea.
Altro fronte che si è aperto adesso: quello dei cosiddetti "responsabili", ossia il gruppetto di parlamentari che ha contribuito a salvare Berlusconi alla Camera, il 14 dicembre scorso, e che attende adesso la giusta ricompensa. Ricompensa che sarebbe dovuta arrivare domani, col rimpastino di governo col quale assegnare posti di sottosegretario a tutti. Beh, pare che questo rimpastino abbia qualche problema, e il risultato è che i signorini (da Scilipoti in giù, per intenderci) stanno perdendo la pazienza.
Un bel quadretto, non trovate? Ah, se ci fosse la famosa spina da poter staccare.
Nel frattempo è scoppiata la grana Tremonti, accusato dai giornali del premier, e non solo, di essere il mandante dei contrasti tra la Lega e il governo. Berlusconi, come al solito, cerca di minimizzare - lui fa sempre così - dicendo che con Tremonti non c'è in realtà nessun problema e che la situazione non potrebbe essere più rosea.
Altro fronte che si è aperto adesso: quello dei cosiddetti "responsabili", ossia il gruppetto di parlamentari che ha contribuito a salvare Berlusconi alla Camera, il 14 dicembre scorso, e che attende adesso la giusta ricompensa. Ricompensa che sarebbe dovuta arrivare domani, col rimpastino di governo col quale assegnare posti di sottosegretario a tutti. Beh, pare che questo rimpastino abbia qualche problema, e il risultato è che i signorini (da Scilipoti in giù, per intenderci) stanno perdendo la pazienza.
Un bel quadretto, non trovate? Ah, se ci fosse la famosa spina da poter staccare.
mercoledì 27 aprile 2011
Testamento biologico: guai a chi manca
Fa quasi tenerezza la lettera inviata da Berlusconi ai suoi yesmen nell'imminenza del voto in Parlamento della legge sul testamento biologico. "Ti chiedo dunque, ancora una volta, impegno e partecipazione, sicuro che, come sempre, saprai conciliare l'etica della convinzione con quella della responsabilità".
Eh già, sono decisioni difficili da prendere, così come è difficile, anche per i parlamentari, conciliare le proprie convinzioni personali con la responsabilità di garantire al governo una maggioranza. E così, il poveretto di turno deve scegliere se votare o meno quella che magari ritiene in cuor suo essere una porcata (come effettivamente è) in nome della "responsabilità" di governo.
E' interessante anche il passaggio in cui il teleimbonitore prima afferma che sul fine vita "non si dovrebbe legiferare", poi lamenta il fatto che i tribunali "adducendo presunti vuoti normativi, pretendono in realtà di scavalcare il Parlamento e usurparne le funzioni". In realtà, quelli che l'omino della pubblicità chiama "presunti vuoti normativi" sono effettivi vuoti normativi, per il semplice fatto che il nostro paese è uno dei pochi a non avere una legge che regoli il fine vita (e poi, scusate, se in Parlamento si sta approvando la legge, vuole dire che tale legge ancora manca, o mi sbaglio?).
In ogni caso, deliri a parte, la chiamata alle armi del capo è importante (per lui). La legge in discussione, infatti, se mai dovesse passare con la formulazione attuale farebbe fare salti di gioia a tutto l'entourage vaticano, e sarebbe l'emblema perfetto di cosa intende questo governo col termine "liberale". Sintetizzando brutalmente, il cardine su cui è imperniato tutto il ddl sta infatti nel considerare l'idratazione e l'alimentazione artificiale come "pane e acqua", e come tali non rinunciabili (checché ne dica l'interessato). Un ddl che lo stesso Veronesi ha più volte definito incostituzionale.
Ma tant'è...
Eh già, sono decisioni difficili da prendere, così come è difficile, anche per i parlamentari, conciliare le proprie convinzioni personali con la responsabilità di garantire al governo una maggioranza. E così, il poveretto di turno deve scegliere se votare o meno quella che magari ritiene in cuor suo essere una porcata (come effettivamente è) in nome della "responsabilità" di governo.
E' interessante anche il passaggio in cui il teleimbonitore prima afferma che sul fine vita "non si dovrebbe legiferare", poi lamenta il fatto che i tribunali "adducendo presunti vuoti normativi, pretendono in realtà di scavalcare il Parlamento e usurparne le funzioni". In realtà, quelli che l'omino della pubblicità chiama "presunti vuoti normativi" sono effettivi vuoti normativi, per il semplice fatto che il nostro paese è uno dei pochi a non avere una legge che regoli il fine vita (e poi, scusate, se in Parlamento si sta approvando la legge, vuole dire che tale legge ancora manca, o mi sbaglio?).
In ogni caso, deliri a parte, la chiamata alle armi del capo è importante (per lui). La legge in discussione, infatti, se mai dovesse passare con la formulazione attuale farebbe fare salti di gioia a tutto l'entourage vaticano, e sarebbe l'emblema perfetto di cosa intende questo governo col termine "liberale". Sintetizzando brutalmente, il cardine su cui è imperniato tutto il ddl sta infatti nel considerare l'idratazione e l'alimentazione artificiale come "pane e acqua", e come tali non rinunciabili (checché ne dica l'interessato). Un ddl che lo stesso Veronesi ha più volte definito incostituzionale.
Ma tant'è...
martedì 26 aprile 2011
Boicottare i referendum: pensate se la moda prendesse piede
Tra le tante iniziative (ad personam) per cui verrà ricordato questo governo, c'è il sistema escogitato per boicottare i referendum. Badate che questa potrebbe - ahimé! - fare davvero scuola, in futuro. Se ci pensate, la trovata è infatti geniale. Un governo, di centrodestra o centrosinistra non importa, fa una legge. Questa legge non piace a una vasta parte della popolazione che per abrogarla indice un referendum.
Il governo in questione fiuta il pericolo che il referendum possa avere successo, cosa che provocherebbe l'immediata abrogazione della legge stessa, e quindi cosa fa? Semplice: la cancella (temporaneamente) prima che abbia luogo la consultazione stessa. Poi, con calma, la legge in questione verrà riproposta quando si saranno calmate le acque, che è quello che in sostanza ha detto oggi il tipo di Arcore sul nucleare.
Bello, no? Pensate se la moda prendesse piede: uno scippo di democrazia e di partecipazione mascherato e giustificato da tutti i crismi della correttezza tecnico-formale. L'uovo di Colombo, insomma. Poi, certo, nel caso specifico ci sarebbe da dire che questo furto viene perpetrato da quella massa di ipocriti senza più pudore che un giorno sì e l'altro pure cianciano di "popolo sovrano". Ma questi sono dettagli.
Il governo in questione fiuta il pericolo che il referendum possa avere successo, cosa che provocherebbe l'immediata abrogazione della legge stessa, e quindi cosa fa? Semplice: la cancella (temporaneamente) prima che abbia luogo la consultazione stessa. Poi, con calma, la legge in questione verrà riproposta quando si saranno calmate le acque, che è quello che in sostanza ha detto oggi il tipo di Arcore sul nucleare.
Bello, no? Pensate se la moda prendesse piede: uno scippo di democrazia e di partecipazione mascherato e giustificato da tutti i crismi della correttezza tecnico-formale. L'uovo di Colombo, insomma. Poi, certo, nel caso specifico ci sarebbe da dire che questo furto viene perpetrato da quella massa di ipocriti senza più pudore che un giorno sì e l'altro pure cianciano di "popolo sovrano". Ma questi sono dettagli.
Il business di Wojtyla
Dovesse capitare alla beatificazione, mimetizzato, disperso tra la folla, Gesù Cristo, non avrebbe più la forza d'incazzarsi contro i mercanti nel tempio: è tutto un tempio, non è che puoi andare a ribaltare tutta Roma, e come fai ad arrivare in televisione, su internet?
Oggi il vero miracolo, blasfemo, è la moltiplicazione dei templi, delle truffe sulla pelle del Beato, peraltro una Nemesi per la Chiesa, che non riesce più a chiudere il vaso di Pandora di una mercificazione sfrenata, ben oltre la Maginot delle bancarelle, da essa stessa inaugurata. Forse per entrare in Vaticano ci vorrebbe una tessera Mammonaria.
Se capitate in questi giorni in una edicola - lo so per certo, lavoro nel ramo - la prima cosa che vi salta agli occhi è la quantità di gadget (dvd, libri, riviste, ninnoli, opuscoli, ecc...) collegati alla beatificazione di Wojtyla. Niente di male, intendiamoci, è da decenni ormai che chiesa e businness viaggiano a braccetto. Sarebbe tuttavia interessante trovare alcuni dati sull'entità del giro d'affari che ruota attorno a questo evento.
Oggi il vero miracolo, blasfemo, è la moltiplicazione dei templi, delle truffe sulla pelle del Beato, peraltro una Nemesi per la Chiesa, che non riesce più a chiudere il vaso di Pandora di una mercificazione sfrenata, ben oltre la Maginot delle bancarelle, da essa stessa inaugurata. Forse per entrare in Vaticano ci vorrebbe una tessera Mammonaria.
Se capitate in questi giorni in una edicola - lo so per certo, lavoro nel ramo - la prima cosa che vi salta agli occhi è la quantità di gadget (dvd, libri, riviste, ninnoli, opuscoli, ecc...) collegati alla beatificazione di Wojtyla. Niente di male, intendiamoci, è da decenni ormai che chiesa e businness viaggiano a braccetto. Sarebbe tuttavia interessante trovare alcuni dati sull'entità del giro d'affari che ruota attorno a questo evento.
lunedì 25 aprile 2011
Dichiarazioni d'intenti
"Questo non è il Paese per cui noi abbiamo lottato, durante la resistenza. Io ho 99 anni, ne ho fatti 20 sotto Mussolini, e non voglio morire sotto Berlusconi".
(via nonleggerlo.blogspot.com)
(via nonleggerlo.blogspot.com)
Neil Armstrong affiliato di Sai Baba? Mah...
Circola da ieri la voce (anche io l'avevo incautamente segnalata su Twitter) che Neil Armstrong, uno dei primi uomini a mettere piede sulla Luna, fosse un affiliato del ciarlatano Sai Baba. Della cosa è venuto a conoscenza il buon Paolo, che ovviamente si è già messo all'opera.
Obama, Guantanamo e Wikileaks
I documenti di Wikileaks su Guantanamo confermano come tra i prigionieri finiti nella base-prigione per sospetti terroristi a Cuba ci fossero individui privi di alcun valore nella «scala del rischio terroristico». Tra questi, secondo il Guardian che ha scandagliato i documenti dopo averli ricevuti dal New York Times, Mohammed Sadiq, un contadino afghano all'epoca di 89 anni malato di demenza senile, e un ragazzino di 14 imprigionato dopo esser stato rapito e costretto ad arruolarsi in una banda talebana. Sadiq era finito a Guantanamo dopo che in una perquisizione in casa sua erano stati trovati documenti sospetti appartenenti a suo figlio. Dopo quattro mesi in prigione in Afghanistan era stato trasferito a Cuba e interrogato per sei settimane al termine delle quali era stato giudicato «non affiliato ad al Qaida e privo di valore di intelligence per gli Stati Uniti». Ciononostante il vecchio era stato rimpatriato solo quattro mesi più tardi.
Obama non ci fa una bella figura dopo la pubblicazione da parte del New York Times, Washington Post e altri dei nuovi files di Wikileaks, questa volta riguardanti il carcere di Guantanamo. E' vero, molti dei presunti abusi ai danni dei prigionieri si sono verificati prima che lui salisse alla Casa Bianca, ma è anche vero nel 2008 promise solennemente la chiusura della struttura. Siamo nel 2011.
Obama non ci fa una bella figura dopo la pubblicazione da parte del New York Times, Washington Post e altri dei nuovi files di Wikileaks, questa volta riguardanti il carcere di Guantanamo. E' vero, molti dei presunti abusi ai danni dei prigionieri si sono verificati prima che lui salisse alla Casa Bianca, ma è anche vero nel 2008 promise solennemente la chiusura della struttura. Siamo nel 2011.
domenica 24 aprile 2011
Una signora e i rom
"Una signora ha coperto con il suo ombrello una madre rom con il piccolo per non farli bagnare. Un gruppetto di fedeli si è messo a recitare, insieme ai nomadi, dei passi del vangelo in segno di protesta. «Vergogna! Vergogna», hanno gridato molti fedeli davanti ai cancelli chiusi".
Penso che lo spettacolo che stanno offrendo in queste ore sia la Chiesa che il comune di Roma, sia quanto di più lontano ci sia dallo spirito della festività odierna. E non solo della festività odierna.
Penso che lo spettacolo che stanno offrendo in queste ore sia la Chiesa che il comune di Roma, sia quanto di più lontano ci sia dallo spirito della festività odierna. E non solo della festività odierna.
sabato 23 aprile 2011
Il papa sulla tragedia del Giappone: "non abbiamo risposte"
Alla bambina che chiedeva al papa il perché della catastrofe giapponese, quest'ultimo ha risposto per due volte: "non abbiamo risposte". Certo, la conclusione del pontefice può sembrare un po' paracula, ma è sempre meglio dei deliri di De Mattei, il quale, incurante di essersi ripetutamente coperto di ridicolo, aveva detto prima che la disgrazia Giapponese "è una voce paterna della volontà di Dio", e poi che i terremoti di Messina e Varsavia sono stati causati rispettivamente dall'ateismo della prima e dagli aborti della seconda.
Siccome il papa, nonostante tutto, un po' di raziocinio e di senso del ridicolo ancora lo conserva, ha preferito rimanere sul vago, e in questa vaghezza complessiva che permea tutta la sua risposta ha riesumato il ritornello tipico per queste occasioni. Cose tipo "un giorno potremo anche capire perché" e "dietro di essa [la sofferenza, ndr] c'è un progetto buono". Ecco, fateci caso: ogni volta che succede una disgrazia, un lutto, un evento triste che come prima reazione istintiva ti fa chiedere "perché Dio lo permette?", insomma ti insinua il dubbio che questo benedetto Dio sia una balla o magari proprio in quel momento si sia girato dall'altra parte, zac!, la risposta: non ti preoccupare, c'è un disegno dietro che adesso noi non capiamo, ma lo capiremo dopo.
Beh, mi spiace, tenetevi pure il vostro non capire. Tenetevi pure il vostro disegno che capiremo dopo. Tenetevi pure le vostre illusioni. Preferisco di gran lunga avere a che fare con la realtà, sia pure una realtà che provoca indignazione, senza cullarmi e cercare riparo e risposte dietro un improbabile progetto a lunga scadenza, buono solo per cercare di lenire le nostre tribolazioni. Sarà sempre meglio delle non-risposte del papa.
Siccome il papa, nonostante tutto, un po' di raziocinio e di senso del ridicolo ancora lo conserva, ha preferito rimanere sul vago, e in questa vaghezza complessiva che permea tutta la sua risposta ha riesumato il ritornello tipico per queste occasioni. Cose tipo "un giorno potremo anche capire perché" e "dietro di essa [la sofferenza, ndr] c'è un progetto buono". Ecco, fateci caso: ogni volta che succede una disgrazia, un lutto, un evento triste che come prima reazione istintiva ti fa chiedere "perché Dio lo permette?", insomma ti insinua il dubbio che questo benedetto Dio sia una balla o magari proprio in quel momento si sia girato dall'altra parte, zac!, la risposta: non ti preoccupare, c'è un disegno dietro che adesso noi non capiamo, ma lo capiremo dopo.
Beh, mi spiace, tenetevi pure il vostro non capire. Tenetevi pure il vostro disegno che capiremo dopo. Tenetevi pure le vostre illusioni. Preferisco di gran lunga avere a che fare con la realtà, sia pure una realtà che provoca indignazione, senza cullarmi e cercare riparo e risposte dietro un improbabile progetto a lunga scadenza, buono solo per cercare di lenire le nostre tribolazioni. Sarà sempre meglio delle non-risposte del papa.
Dopo l'art. 1 della Costituzione, tocca alla Consulta
Alla faccia di quelli che dicono che il Parlamento è bloccato. Passata la boutade sulla modifica dell'art. 1 della Costituzione per dare tutti i poteri al Parlamento, un altro misconosciuto parlamentare pidiellino, tale Raffaello Vignali, ha preso carta e penna per mettere nero su bianco la sua leggina.
Voi sapete che la Corte Costituzionale, il massimo organo giuridico del nostro paese, è stata concepita dai padri costituenti per verificare che le leggi partorite dal parlamento siano aderenti a quanto prescrive la Carta. In caso negativo la Consulta boccia la legge (o parte di essa), la quale decade il giorno dopo. Bene, cosa ha escogitato il burlone di turno? La Consulta non potrà più abrogare le leggi che ritiene incostituzionali, ma potrà solo fare presente al Parlamento la presunta incostituzionalità. Poi sarà il Parlamento a dire l'ultima parola.
Bello, no? Giusto per capirci, prendete ad esempio certi capolavori legislativi tipo il lodo Alfano (un esempio a caso). La Corte Costituzionale non potrebbe più bocciarla, come ha fatto, ma dovrebbe solo segnalare la presunta incostituzionalità e rimandarla al Parlamento perché decida.
Tosti i tipi, eh?
Voi sapete che la Corte Costituzionale, il massimo organo giuridico del nostro paese, è stata concepita dai padri costituenti per verificare che le leggi partorite dal parlamento siano aderenti a quanto prescrive la Carta. In caso negativo la Consulta boccia la legge (o parte di essa), la quale decade il giorno dopo. Bene, cosa ha escogitato il burlone di turno? La Consulta non potrà più abrogare le leggi che ritiene incostituzionali, ma potrà solo fare presente al Parlamento la presunta incostituzionalità. Poi sarà il Parlamento a dire l'ultima parola.
Bello, no? Giusto per capirci, prendete ad esempio certi capolavori legislativi tipo il lodo Alfano (un esempio a caso). La Corte Costituzionale non potrebbe più bocciarla, come ha fatto, ma dovrebbe solo segnalare la presunta incostituzionalità e rimandarla al Parlamento perché decida.
Tosti i tipi, eh?
Sapessi com'è strano essere incasinati a Milano
Non so se avete presente come sono messi a Milano a pochi giorni dalle amministrative. Dunque, c'è il famoso Roberto Lassini, quello dei manifesti br-procure, che prima si è pentito, scrivendo addirittura una lettera di scuse indirizzata al Quirinale (quest'ultimo ha dichiarato stamattina di non avere mai ricevuto un bel niente).
Poi, però, il Lassini, osteggiato in tutti i modi dalla Moratti ("o me o lui") e già deciso a dimettersi, ha ricevuto una bella telefonata di solidarietà da Berlusconi, e le dimissioni sembrano già quasi un lontano ricordo. La Moratti insiste nella sua linea anti-Lassini, attirandosi gli strali della Santanché: "sarà il popolo sovrano a decidere" (e dagli con 'sto popolo sovrano). Quindi, da una parte abbiamo la Moratti e dall'altra il fronte comune composto da Berlusconi e Santanché in difesa del tipo.
Ma le amministrative a Milano non sono solo una faccenda Berlusconi-Moratti-Lassini, ma anche della Lega, la quale non vuole assolutamente che in consiglio comunale a Milano trovi posto un tipo che teorizza l'esistenza delle BR nella procura milanese.
Nel frattempo scoppia il caso Tremonti, che a causa della sua politica stringi-cordoni sta notoriamente sulle scatole a tutto il resto dei ministri dell'esecutivo - l'ultimo ad attaccarlo per questo motivo è stato l'altro ieri Galan. Una guerra tra ministri proprio adesso è però l'ultima cosa che vuole Berlusconi, il quale, per cercare di spegnere l'incendio sul nascere, se n'è uscito ieri con un comunicato ufficiale in cui prende le difese del suo ministro dell'Economia (questo in pubblico: in privato pure Berlusconi ha sempre detto peste e corna del professore).
Come è noto, però, Tremonti è da sempre il pupillo della Lega, la quale prende al balzo l'assist fornito da Galan per scagliarsi contro il neo titolare del dicastero dei Beni Culturali. Ma il Pdl e la Lega non sono sempre stati una cosa sola? Sì. Però, casualmente, stamattina la Padania scrive in prima pagina: "ben venga la politica del rigore di Tremonti". E Libero: "Attenti, adesso la Lega sta perdendo la pazienza".
Poi, però, il Lassini, osteggiato in tutti i modi dalla Moratti ("o me o lui") e già deciso a dimettersi, ha ricevuto una bella telefonata di solidarietà da Berlusconi, e le dimissioni sembrano già quasi un lontano ricordo. La Moratti insiste nella sua linea anti-Lassini, attirandosi gli strali della Santanché: "sarà il popolo sovrano a decidere" (e dagli con 'sto popolo sovrano). Quindi, da una parte abbiamo la Moratti e dall'altra il fronte comune composto da Berlusconi e Santanché in difesa del tipo.
Ma le amministrative a Milano non sono solo una faccenda Berlusconi-Moratti-Lassini, ma anche della Lega, la quale non vuole assolutamente che in consiglio comunale a Milano trovi posto un tipo che teorizza l'esistenza delle BR nella procura milanese.
Nel frattempo scoppia il caso Tremonti, che a causa della sua politica stringi-cordoni sta notoriamente sulle scatole a tutto il resto dei ministri dell'esecutivo - l'ultimo ad attaccarlo per questo motivo è stato l'altro ieri Galan. Una guerra tra ministri proprio adesso è però l'ultima cosa che vuole Berlusconi, il quale, per cercare di spegnere l'incendio sul nascere, se n'è uscito ieri con un comunicato ufficiale in cui prende le difese del suo ministro dell'Economia (questo in pubblico: in privato pure Berlusconi ha sempre detto peste e corna del professore).
Come è noto, però, Tremonti è da sempre il pupillo della Lega, la quale prende al balzo l'assist fornito da Galan per scagliarsi contro il neo titolare del dicastero dei Beni Culturali. Ma il Pdl e la Lega non sono sempre stati una cosa sola? Sì. Però, casualmente, stamattina la Padania scrive in prima pagina: "ben venga la politica del rigore di Tremonti". E Libero: "Attenti, adesso la Lega sta perdendo la pazienza".
venerdì 22 aprile 2011
De Mattei 2, la vendetta
Ricordate le esternazioni del vicepresidente del CNR in merito al terremoto in Giappone? Bene, il tipo, giocandosi così le ultime carte di credibilità che ancora aveva (se ne aveva), è tornato alla carica.
Questa volta, però, per cercare di rimediare si è fatto vivo pure il Vaticano, facendo se possibile ancora peggio. Tutto questo nel terzo millennio.
Questa volta, però, per cercare di rimediare si è fatto vivo pure il Vaticano, facendo se possibile ancora peggio. Tutto questo nel terzo millennio.
Ci potete lasciare almeno il diritto di dire la nostra?
Non chiediamo molto. Lo sappiamo che per voi non contiamo niente; siamo solo vacche da cui mungere il voto quando è ora di andare a votare. Ma ci volete lasciare almeno il diritto di dire la nostra? Noi ci siamo impegnati: siamo andati nelle piazze, nelle strade, in rete per raccogliere le firme e per dare la nostra firma; e queste firme sono arrivate copiose, tanto è vero che i tre referendum sono stati giudicati ammissibili.
E allora perché volete toglierci il diritto di dire la nostra? Di che cosa avete paura? Quali interessi temete che siano a rischio? Ma non siete voi che un giorno sì e l'altro pure, da anni ormai, vi proclamate democratici? Non siete voi che da almeno 17 anni vi sciacquate la bocca con una fantomatica rivoluzione liberale, eternamente annunciata e mai nata? Non siete voi che un giorno sì e l'altro pure incolpate ogni organo dello stato (tranne voi stessi) di voler sovvertire il volere popolare con metodi antidemocratici? Non siete voi che continuate ossessivamente, e pateticamente, a cianciare di "popolo sovrano"?
E allora, questo benedetto (maledetto?) popolo sovrano perché lo tirate in ballo in maniera grottescamente strumentale solo quando vi fa comodo? Cosa credete, che questa sovranità sia tale solo quando si va alle urne a mettere la croce su un listino bloccato pieno di improbabili figuri messi lì dal capo-partito di turno?
No. Il popolo è sovrano anche quando va a dire la sua in un referendum. Altrimenti mi dovete spiegare perché in campagna elettorale siamo subissati di inviti ad andare a votare (guai a chi si astiene!) e quando c'è un referendum fate di tutto per boicottarlo. Non ci fate una gran figura. Prima ci avete provato con la doppia consultazione, disgiungendo le amministrative dal referendum per tentare di far saltare il quorum (con un aggravio per le casse dello Stato di circa 300 milioni di euro). Poi, quando avete capito che sull'onda di ciò che è successo in Giappone c'erano seri rischi che la consultazione avesse comunque successo, avete tentato di neutralizzarla con una delle più patetiche e ridicole retromarce che la storia di questo paese ricordi.
Adesso ci state provando con l'acqua. Potrete rigirarvi la frittata come vi pare. Potrete mascherare i vostri tentativi di negarci la libertà di dire la nostra dietro a tutti i tecnismi giurico-legislativi che vorrete. E probabilmente ce la farete, con le vostre grancasse mediatiche prezzolate, a darla a bere alla maggior parte dei cittadini. Ci riuscirete sicuramente. L'unica cosa che non potrete fare, sarà riuscire a convincere la minoranza che ha capito i vostri giochetti che non fate schifo.
E allora perché volete toglierci il diritto di dire la nostra? Di che cosa avete paura? Quali interessi temete che siano a rischio? Ma non siete voi che un giorno sì e l'altro pure, da anni ormai, vi proclamate democratici? Non siete voi che da almeno 17 anni vi sciacquate la bocca con una fantomatica rivoluzione liberale, eternamente annunciata e mai nata? Non siete voi che un giorno sì e l'altro pure incolpate ogni organo dello stato (tranne voi stessi) di voler sovvertire il volere popolare con metodi antidemocratici? Non siete voi che continuate ossessivamente, e pateticamente, a cianciare di "popolo sovrano"?
E allora, questo benedetto (maledetto?) popolo sovrano perché lo tirate in ballo in maniera grottescamente strumentale solo quando vi fa comodo? Cosa credete, che questa sovranità sia tale solo quando si va alle urne a mettere la croce su un listino bloccato pieno di improbabili figuri messi lì dal capo-partito di turno?
No. Il popolo è sovrano anche quando va a dire la sua in un referendum. Altrimenti mi dovete spiegare perché in campagna elettorale siamo subissati di inviti ad andare a votare (guai a chi si astiene!) e quando c'è un referendum fate di tutto per boicottarlo. Non ci fate una gran figura. Prima ci avete provato con la doppia consultazione, disgiungendo le amministrative dal referendum per tentare di far saltare il quorum (con un aggravio per le casse dello Stato di circa 300 milioni di euro). Poi, quando avete capito che sull'onda di ciò che è successo in Giappone c'erano seri rischi che la consultazione avesse comunque successo, avete tentato di neutralizzarla con una delle più patetiche e ridicole retromarce che la storia di questo paese ricordi.
Adesso ci state provando con l'acqua. Potrete rigirarvi la frittata come vi pare. Potrete mascherare i vostri tentativi di negarci la libertà di dire la nostra dietro a tutti i tecnismi giurico-legislativi che vorrete. E probabilmente ce la farete, con le vostre grancasse mediatiche prezzolate, a darla a bere alla maggior parte dei cittadini. Ci riuscirete sicuramente. L'unica cosa che non potrete fare, sarà riuscire a convincere la minoranza che ha capito i vostri giochetti che non fate schifo.
giovedì 21 aprile 2011
Arrestato Ciancimino (da chi?)
Quelli del Giornale vanno a nozze con la notizia dell'arresto di Massimo Ciancimino, grande accusatore di Berlusconi e spesso ospite di Santoro. Premesso che a me di Ciancimino non frega niente (tanto è vero che in queste pagine non ne ho mai parlato), non posso fare a meno di notare alcune stranezze contenute nell'articolo del Giornale.
In primo luogo il titolone: "era l'eroe anti Cav di Santoro". Beh, e allora? Ciancimino è stato fermato con l'accusa di calunnia e truffa perché in uno dei tanti documenti consegnati da lui stesso ai magistrati, la scientifica ha scoperto che un nome, quello di De Gennaro, è posteriore alla stesura del documento stesso. Se c'è uno che dovrebbe prendersela, quindi, è semmai De Gennaro. Cosa c'entri quindi la questione pro o contro il cavaliere non è ben chiaro.
In secondo luogo, Il Giornale dimentica di dire che non si tratta di un arresto vero e proprio, ma di un fermo (l'eventuale arresto dovrà essere convalidato dal giudice entro 48 ore), e non per la questione della calunnia, ma per il pericolo di fuga.
In più, dopo aver letto e riletto l'articolo del Giornale non ho trovato scritto da nessuna parte che il fermo è stato disposto, tra gli altri, dal PM Antonio Ingroia. Non me lo spiego.
mercoledì 20 aprile 2011
Modifica del primo articolo della Costituzione? Mah...
Sinceramente non capisco tutto il can can di queste ore sull'ultima proposta del pidiellino di turno: cambiare il primo articolo della Costituzione in modo da dare maggiori poteri al Parlamento a scapito di Quirinale e Consulta.
A mio avviso è più “rumore” che altro, o, se volete, uno dei tanti tentativi di buttarla in caciara – tanto ormai che hanno da perdere? Non crederete davvero che questi qui, con questa maggioranza, siano in grado di fare una riforma costituzionale (due terzi del parlamento e doppia lettura Camera-Senato a intervalli di 6 mesi)? E se anche l’approvassero a maggioranza semplice, quanti credete che sarebbero i cittadini che l’avallerebbero con un eventuale referendum?
Su, siamo seri.
A mio avviso è più “rumore” che altro, o, se volete, uno dei tanti tentativi di buttarla in caciara – tanto ormai che hanno da perdere? Non crederete davvero che questi qui, con questa maggioranza, siano in grado di fare una riforma costituzionale (due terzi del parlamento e doppia lettura Camera-Senato a intervalli di 6 mesi)? E se anche l’approvassero a maggioranza semplice, quanti credete che sarebbero i cittadini che l’avallerebbero con un eventuale referendum?
Su, siamo seri.
martedì 19 aprile 2011
Era rimasto giusto questo da depenalizzare
Dopo aver depenalizzato, nel corso degli ultimi tre lustri, tutto quello che c'era da depenalizzare in materia di reati fiscali, occorreva ovviamente colmare le lacune rimaste. Una proposta per provare almeno in parte a rimediare è arrivata oggi.
Quella linguaccia di Gilioli dice - ma come gli sarà venuto in mente? - che questa cosa potrebbe servire a Dell'Utri.
Roberto Lassini si è dimesso
Roberto Lassini, l'ideatore dei manifesti "Fuori le BR dalle procure", che hanno provocato tutto il casino che sapete, compresa la sfuriata di Napolitano, ha dato le dimissioni dalla lista del Pdl a Milano per le prossime amministrative.
"Ho sbagliato", ha detto in una lettera indirizzata a Napolitano. Quello che invece ha cominciato ad apostrofare i magistrati come brigatisti già un paio di decenni fa, rimane tranquillamente al suo posto.
"Ho sbagliato", ha detto in una lettera indirizzata a Napolitano. Quello che invece ha cominciato ad apostrofare i magistrati come brigatisti già un paio di decenni fa, rimane tranquillamente al suo posto.
Alla fine, dietro, c'è sempre lui
Il governo fa dietrofront ufficiale sul nucleare (in realtà molti ritengono si tratti solo di uno stop provvisorio, in attesa che siano passate le amministrative). Dall'iniziale ipotesi di moratoria si è infatti passati all'abrogazione "di tutte le norme previste per la realizzazione di impianti nucleari nel Paese". I motivi? Quelli ufficiali recitano: "Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore".
Quelli dei maligni, invece, li spiega molto chiaramente Il Fatto:
Il Giornale fa finta di essere preoccupato, chiedendo "Adesso dove troveremo l'energia?". Eh già, è un bel problema, specialmente considerando il flop del fotovoltaico, dice sempre Il Giornale. Vabbè, se ne riparlerà dopo le amministrative.
Quelli dei maligni, invece, li spiega molto chiaramente Il Fatto:
Il Governo blocca il progetto delle centrali nucleari, cercando di evitare il referendum previsto per il 12 giugno prossimo. C’è troppa attenzione sul tema, dopo la tragedia in Giappone. Così la maggioranza ha timore che gli italiani possano partecipare al quesito referendario per esprimere la loro contrarietà alla costruzione degli impianti sul terreno nazionale, raggiungendo il quorum. Ma soprattutto facendolo raggiungere anche al referendum che chiede di abrogare la legge sul legittimo impedimento. Vera preoccupazione del premier. La volontà della maggioranza non è quella di rinunciare alla partita nucleare ma piuttosto rimandare la questione a dopo le amministrative di maggio, che non si annunciano di certo facili. L’emendamento presentato stamani al Senato deve poi passare per la Camera e a Montecitorio sarà discusso il 20 maggio, cinque giorni dopo il primo turno delle elezioni amministrative. Stando a quanto riferiscono fonti vicine a Palazzo Chigi, dunque, il piano è solo rimandato. Poco importa se le schede per i referendum sono già state stampate.
Il Giornale fa finta di essere preoccupato, chiedendo "Adesso dove troveremo l'energia?". Eh già, è un bel problema, specialmente considerando il flop del fotovoltaico, dice sempre Il Giornale. Vabbè, se ne riparlerà dopo le amministrative.
lunedì 18 aprile 2011
Scusate, dov'è il patto?
Naturalmente non c'è nessun patto. Come del resto è naturale che sia. Si tratta di una delle tante balle a cui ci ha abituato da quando è sceso in campo. Per chi si fosse perso le puntate precedenti, mi riferisco al presunto complotto che secondo Berlusconi sarebbe stato ordito ai suoi danni da Fini e magistrati. In sostanza, se non ho capito male, questo accordo prevedeva - secondo lui - che Fini si impegnasse a bloccare alla Camera la riforma della giustizia (riforma, vabbè...) in cambio della sua impunità sulla vicenda della casa a Montecarlo.
Ogni persona normale e con un po' di cervello che funziona sa che una cosa del genere poteva essere partorita solo dalla fervida fantasia del teleimbonitore. Teleimbonitore che però ha purtroppo un vasto seguito, principalmente composto da persone che non si fanno troppe domande e prendono per oro colato qualsiasi scemenza lui dica. A questi, ovviamente, si doveva dare una risposta. Nonostante tutto, infatti, è abbastanza plausibile che anche tra i lettori del Giornale qualcuno si sia chiesto: ma cosa ci sarà scritto in questo accordo? Chi sarà il magistrato che ha stipulato l'infame patto con Fini?
Tranquilli, cari berluscones, perché questa mattina il Giornale cala l'asso di Briscola.
Ecco qua. Cavolo!, dirà qualcuno, "c'è un testimone". E allora via, di corsa, a leggere l'articolo con tutti i particolari: il patto, il nome del testimone e magari pure il nome del magistrato. Iniziamo a leggere, ma, dov'è che ne parla? Primo paragrafo, niente; secondo paragrafo, niente; terzo paragrafo, ah, eccolo qua.
Ohilallà, niente di generico, scrive il Giornale, la faccenda s'ingrossa.
Beh? Tutto qui? E il testo del patto? E il testimone? E il magistrato doppiogiochista? Niente di niente? Già, niente di niente, cari berluscones, l'articolo finisce qui, ancora una volta siete stati presi dai fondelli sia dal vostro idolo, sia dal suo giornale. Ma non vi preoccupate, prima o poi a forza di essere presi in giro vi sveglierete anche voi. Magari sarà una cosa che richiede tempo, eh, ma verrà anche il vostro turno.
Ogni persona normale e con un po' di cervello che funziona sa che una cosa del genere poteva essere partorita solo dalla fervida fantasia del teleimbonitore. Teleimbonitore che però ha purtroppo un vasto seguito, principalmente composto da persone che non si fanno troppe domande e prendono per oro colato qualsiasi scemenza lui dica. A questi, ovviamente, si doveva dare una risposta. Nonostante tutto, infatti, è abbastanza plausibile che anche tra i lettori del Giornale qualcuno si sia chiesto: ma cosa ci sarà scritto in questo accordo? Chi sarà il magistrato che ha stipulato l'infame patto con Fini?
Tranquilli, cari berluscones, perché questa mattina il Giornale cala l'asso di Briscola.
Ecco qua. Cavolo!, dirà qualcuno, "c'è un testimone". E allora via, di corsa, a leggere l'articolo con tutti i particolari: il patto, il nome del testimone e magari pure il nome del magistrato. Iniziamo a leggere, ma, dov'è che ne parla? Primo paragrafo, niente; secondo paragrafo, niente; terzo paragrafo, ah, eccolo qua.
"Poi con la rivelazione della giornata: il 'pactum sceleris tra Fini e i magistrati'. Niente di generico stavolta".
Ohilallà, niente di generico, scrive il Giornale, la faccenda s'ingrossa.
"Mi è stato raccontato parola per parola da uno dei giudici che aveva partecipato alle discussioni con lui". Con questo patto "Fini ha detto ai giudici: voi mi proteggete, perseguite Berlusconi e finché sono io alla presidenza della Camera vi garantisco che non passerà nessuna riforma che vi dispiaccia. Per questo finora non siamo riusciti a far passare una riforma della giustizia".
Beh? Tutto qui? E il testo del patto? E il testimone? E il magistrato doppiogiochista? Niente di niente? Già, niente di niente, cari berluscones, l'articolo finisce qui, ancora una volta siete stati presi dai fondelli sia dal vostro idolo, sia dal suo giornale. Ma non vi preoccupate, prima o poi a forza di essere presi in giro vi sveglierete anche voi. Magari sarà una cosa che richiede tempo, eh, ma verrà anche il vostro turno.
domenica 17 aprile 2011
Docenti di sinistra?
Fortuna che nella scuola pubblica non ci sono solo docenti di sinistra che inculcano valori diversi da quelli della famiglia, ma anche alcuni che proibiscono la carne il venerdì per rispetto degli studenti cattolici praticanti. Ovviamente il rispetto per quelli che della Quaresima non frega assolutamente niente, può aspettare.
Le ragioni degli altri spiegate a Panebianco
Una delle attività più divertenti della domenica mattina - veramente anche degli altri giorni, ma la domenica si ha più tempo - è quella di passare in rassegna gli editoriali di note firme del giornalismo nostrano che compaiono sulle prime pagine dei quotidiani. Uno dei più divertenti che ho trovato stamattina, a parte quelli di Belpietro e Ferrara, è quello di Angelo Panebianco sul Corriere. Titolo: Le ragioni degli altri.
Per farla breve, l'ispirato giornalista analizza un po' i motivi per cui berlusconiani e anti-berlusconiani sono da sempre ai ferri corti, due fazioni che non ne vogliono sapere assolutamente non solo di cercare di capire le rispettive posizioni e ragioni, ma neppure di parlarsi. "Il problema italiano sta al di là (o al di qua) delle regole. Consiste in un livello di inimicizia tra le fazioni superiore a quello che si riscontra nelle democrazie". Il turbamento di Panebianco per questa situazione è palpabile. E prosegue: "Credo si illudano quelli che pensano che quando uscirà di scena Berlusconi il livello di inimicizia che corrode la nostra vita pubblica crollerà".
Beh, tutto è possibile, ovviamente. Ma, a differenza di Panebianco, io credo invece che quando quella specie di capo del governo che malauguratamente ci ritroviamo sparirà dalla circolazione, tutto tornerà com'era prima. Certo, all'epoca io non mi interessavo granché di politica, ma non mi pare di ricordare che prima della sua famigerata discesa in campo ci fosse un clima simile. Tutto questo bailamme è cominciato esattamente dal '94. Lo scontro politico c'era anche prima, intendiamoci, ma era uno scontro di idee, non di persone. Gli attacchi personali e a ogni istituzione di questo paese (unico caso al mondo) sono stati inaugurati proprio da Berlusconi, e proseguono ancora oggi semmai qualcuno non se ne fosse ancora accorto.
Ma arriviamo alla domanda fatidica che si pone il Panebiano al termine del suo pistolotto: "perché l'ostilità per i leader dello schieramento avverso non si accompagna mai al riconoscimento che gli elettori dell'altra parte non sono sciocchi o, peggio, esseri spregevoli ma persone con valori diversi dai propri?". La domanda è interessante, perché sarebbe in effetti giusto e sacrosanto riconoscere i valori della parte politica avversaria. E infatti questo concetto Berlusconi l'ha già afferrato da anni, visto che appena ieri ha detto, referendosi appunto ai valori dell'opposizione, "è sempre la stessa, nasce dall'ideologia più disumana che c'è mai stata al mondo, il comunismo". Ovviamente, anche chi battezza il suo movimento "il partito dell'amore", presupponendo così che tutti gli altri siano dell'odio, contribuisce alla causa. E come non ricordare, poi, certe perle tipo "Ho troppa stima per gli italiani da pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che voteranno contro i loro interessi".
Converrete con me che è difficile non ravvisare in queste dichiarazioni un rispetto e una deferenza verso i valori degli altri che commuovono. Belle "le ragioni degli altri", vero Panebianco?
Per farla breve, l'ispirato giornalista analizza un po' i motivi per cui berlusconiani e anti-berlusconiani sono da sempre ai ferri corti, due fazioni che non ne vogliono sapere assolutamente non solo di cercare di capire le rispettive posizioni e ragioni, ma neppure di parlarsi. "Il problema italiano sta al di là (o al di qua) delle regole. Consiste in un livello di inimicizia tra le fazioni superiore a quello che si riscontra nelle democrazie". Il turbamento di Panebianco per questa situazione è palpabile. E prosegue: "Credo si illudano quelli che pensano che quando uscirà di scena Berlusconi il livello di inimicizia che corrode la nostra vita pubblica crollerà".
Beh, tutto è possibile, ovviamente. Ma, a differenza di Panebianco, io credo invece che quando quella specie di capo del governo che malauguratamente ci ritroviamo sparirà dalla circolazione, tutto tornerà com'era prima. Certo, all'epoca io non mi interessavo granché di politica, ma non mi pare di ricordare che prima della sua famigerata discesa in campo ci fosse un clima simile. Tutto questo bailamme è cominciato esattamente dal '94. Lo scontro politico c'era anche prima, intendiamoci, ma era uno scontro di idee, non di persone. Gli attacchi personali e a ogni istituzione di questo paese (unico caso al mondo) sono stati inaugurati proprio da Berlusconi, e proseguono ancora oggi semmai qualcuno non se ne fosse ancora accorto.
Ma arriviamo alla domanda fatidica che si pone il Panebiano al termine del suo pistolotto: "perché l'ostilità per i leader dello schieramento avverso non si accompagna mai al riconoscimento che gli elettori dell'altra parte non sono sciocchi o, peggio, esseri spregevoli ma persone con valori diversi dai propri?". La domanda è interessante, perché sarebbe in effetti giusto e sacrosanto riconoscere i valori della parte politica avversaria. E infatti questo concetto Berlusconi l'ha già afferrato da anni, visto che appena ieri ha detto, referendosi appunto ai valori dell'opposizione, "è sempre la stessa, nasce dall'ideologia più disumana che c'è mai stata al mondo, il comunismo". Ovviamente, anche chi battezza il suo movimento "il partito dell'amore", presupponendo così che tutti gli altri siano dell'odio, contribuisce alla causa. E come non ricordare, poi, certe perle tipo "Ho troppa stima per gli italiani da pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che voteranno contro i loro interessi".
Converrete con me che è difficile non ravvisare in queste dichiarazioni un rispetto e una deferenza verso i valori degli altri che commuovono. Belle "le ragioni degli altri", vero Panebianco?
Piccolo promemoria per Alfano
In merito alla nota vicenda dei manifesti affissi a Milano (vedi qui sopra), ha fatto sentire la sua voce, ovviamente indignata, il ministro della Giustizia (sic!) Angelino Alfano:
L'affissione dei manifesti che intendono paragonare l'attività dei magistrati alle manovre eversive delle Brigate Rosse, che proprio questo Stato ha combattuto con forza e determinazione, non può e non deve trovare alcuna giustificazione. L'autorità giudiziaria è garante dell'applicazione dei principi di legalità e di giustizia e sull'altare di questi ha versato un tributo, anche di sangue, che nessuno può né potrà dimenticare.
Parole encomiabili, ovviamente. Peccato che nel nostro paese una delle autorità più attive, se non la più attiva, nell'opera di delegittimazione dei magistrati sia sempre stato il suo diretto superiore, il presidente del Consiglio.
Il quale aveva cominciato ad apostrofare i magistrati come brigatisti già un paio di decenni fa. Poi, naturalmente, non si è più fermato, dal momento che simili scemenze propagandistiche hanno sempre fatto presa su un certo tipo di opinione pubblica. E così, nel corso degli anni, abbiamo potuto sentire frasi deliziose nei confronti della magistratura: giudici comunisti, mentalmente disturbati, sobillatori, antidemocratici, senza contare i gentili epiteti "eversivi" e "associazione a delinquere", pronunciati per l'ultima volta proprio ieri.
Ecco, se il gentile ministro volesse evitare di prenderci in giro con queste dichiarazioni, noi apprezzeremmo moltissimo. Grazie.
(fonte immagine: repubblica.it)
sabato 16 aprile 2011
Non sensi
C'è qualcosa, negli odierni deliri da weekend del tipo di Arcore, che non mi torna. Lui dice: "Sono 17 anni che la magistratura tenta di farmi fuori considerandomi un ostacolo, ma io sono ancora qui e nonostante tutti i processi non sono mai stato condannato". Scusate, ma se la magistratura voleva davvero farlo fuori, perché non l'ha mai condannato? Se ci fosse stato per davvero il famoso complotto delle toghe rosse per mandarlo a casa, almeno una condanna gliel'avrebbero inflitta, non trovate?
E ancora (oggi era particolarmente in vena): "serve una commissione d'inchiesta parlamentare per accertare l'esistenza di un'associazione a delinquere a fini eversivi dentro la magistratura". Naturalmente una frase di una simile gravità (in qualsiasi altro paese un capo di governo dovrebbe fare fagotto dopo 2 minuti) passerà inosservata, siamo abituati. In fondo è stata solo pronunciata da un tizio ex appartenente alla P2 che continua a fare leggi incostituzionali che la Consulta regolarmente manda al macero. E' ovvio che gli eversivi siano i giudici.
Sulla vicenda Mills, invece, il premier ha detto che il famoso avvocato non è mai stato corrotto ma ha solo tentato di evadere il fisco. Beh, forse potrebbe crederci qualche lettore del Giornale o di Libero. Peccato che la sentenza definitiva della Cassazione abbia stabilito che "Mills è stato corrotto nell'interesse di Berlusconi", tanto che il famoso avvocato inglese è stato condannato a risarcire 250.000 euro alla presidenza del Consiglio per danni d'immagine. Pazienza.
"Il governo ha fatto tre leggi: il lodo Schifani, il lodo Alfano e il legittimo impedimento. Tutte approvate con tempi lunghissimi dal Parlamento ma che la Corte costituzionale ha abrogato". Tempi lunghissimi? Il lodo Alfano ha richiesto 25 giorni dalla presentazione del testo in commissione alla firma del capo dello Stato. Sarebbe interessante spulciare un po' gli archivi di Camera e Senato per vedere quanti altri disegni di legge sono stati approvati definitivamente in così poco tempo nella storia del parlamento. Ma sapete com'è: quando si ha fretta...
E ancora (oggi era particolarmente in vena): "serve una commissione d'inchiesta parlamentare per accertare l'esistenza di un'associazione a delinquere a fini eversivi dentro la magistratura". Naturalmente una frase di una simile gravità (in qualsiasi altro paese un capo di governo dovrebbe fare fagotto dopo 2 minuti) passerà inosservata, siamo abituati. In fondo è stata solo pronunciata da un tizio ex appartenente alla P2 che continua a fare leggi incostituzionali che la Consulta regolarmente manda al macero. E' ovvio che gli eversivi siano i giudici.
Sulla vicenda Mills, invece, il premier ha detto che il famoso avvocato non è mai stato corrotto ma ha solo tentato di evadere il fisco. Beh, forse potrebbe crederci qualche lettore del Giornale o di Libero. Peccato che la sentenza definitiva della Cassazione abbia stabilito che "Mills è stato corrotto nell'interesse di Berlusconi", tanto che il famoso avvocato inglese è stato condannato a risarcire 250.000 euro alla presidenza del Consiglio per danni d'immagine. Pazienza.
"Il governo ha fatto tre leggi: il lodo Schifani, il lodo Alfano e il legittimo impedimento. Tutte approvate con tempi lunghissimi dal Parlamento ma che la Corte costituzionale ha abrogato". Tempi lunghissimi? Il lodo Alfano ha richiesto 25 giorni dalla presentazione del testo in commissione alla firma del capo dello Stato. Sarebbe interessante spulciare un po' gli archivi di Camera e Senato per vedere quanti altri disegni di legge sono stati approvati definitivamente in così poco tempo nella storia del parlamento. Ma sapete com'è: quando si ha fretta...
Chi manca ancora?
Ne hanno fatto le spese, ripetutamente nel corso degli anni, la magistratura, il Parlamento, la Consulta, il Quirinale (salvo dimenticanze). Mi riferisco agli oggetti degli strali partiti da quella specie di barzelletta ambulante che ci governa.
Oggi è arrivata, per la seconda volta nell'arco di pochi giorni, l'invettiva contro la scuola pubblica, colpevole di inculcare "ideologie e valori diversi dal quelli della famiglia". Ovviamente non mi metto a commentare questa ennesima idiozia - ognuno è perfettamente in grado di valutarne da sé la portata e la pericolosità.
Vorrei solo far presente a chi non l'avesse notato, che noi siamo probabilmente l'unico paese al mondo in cui chi governa continua sistematicamente a delegittimare ogni istituzione che appartiene al paese governato. Badate, non è una cosa da poco, e non è da prendere sottogamba. Avete per caso mai sentito un Putin, o un Gheddafi, o un Obama, o anche l'ultimo dittatorello dell'ultimo dei paesi subsahariani imprecare contro il suo paese?
Bene, noi siamo a questo punto.
La fine delle parole
Vi prego: per una volta non minimizziamo, non cambiamo argomento, non dividiamoci fra guelfi ghibellini e menefreghisti, non rimpalliamoci il vuoto citando a mo’ di antidoto le fregnacce golpiste di quell’Asor Rosa. Concentriamoci tutti, invece, su quest’unica frase: «Via le Br dalla Procure». Lo striscione che la contiene campeggiava ieri sui muri di Milano, ispirato dall’ultima devastante boutade di un signore eletto dai cittadini per occupare una delle molte cellule (non l’unica) dell’organismo democratico: la presidenza del Consiglio. Se capisco bene, gli autori del manifesto sono convinti che i magistrati che indagano su di lui siano per ciò stesso paragonabili a degli assassini. Il legame fra due realtà antitetiche - Procure e Br, Stato e Antistato - sarebbe ravvisato da costoro nel furore ideologico. I giudici indagano come i terroristi ammazzavano: per odio di classe nei confronti dell’avversario politico.
Stento a capire perché quando indagavano su Craxi erano degli eroi, mentre se si occupano del suo «erede» diventano dei cerberi. Ma è un’opinione e come tale lecita. Inaccettabile è l’idea che qualsiasi inchiesta, in un Paese democratico, possa venire paragonata a un omicidio. Basta, per pietà. Altrimenti, a furia di metafore e voli pindarici - di kalashnikov e golpe virtuali - le parole si svuotano e noi diventiamo una babele dove nessuno ascolta più niente, nemmeno il suono della propria voce, e si condanna al silenzio che sempre echeggia fra le macerie.
(Massimo Gramellini, stamattina, sulla vicenda dei manifesti a Milano)
Stento a capire perché quando indagavano su Craxi erano degli eroi, mentre se si occupano del suo «erede» diventano dei cerberi. Ma è un’opinione e come tale lecita. Inaccettabile è l’idea che qualsiasi inchiesta, in un Paese democratico, possa venire paragonata a un omicidio. Basta, per pietà. Altrimenti, a furia di metafore e voli pindarici - di kalashnikov e golpe virtuali - le parole si svuotano e noi diventiamo una babele dove nessuno ascolta più niente, nemmeno il suono della propria voce, e si condanna al silenzio che sempre echeggia fra le macerie.
(Massimo Gramellini, stamattina, sulla vicenda dei manifesti a Milano)
venerdì 15 aprile 2011
Per quelli che vogliono mandare gli ispettori alla procura di Milano
Mi riferisco a quei due: Gasparri e Quagliarello. Non sono un grosso esperto di tecnismi giuridici, ma a me l'idea di mandare gli ispettori ministeriali alla procura di Milano per accertare eventuali illeciti sul caso Ruby, pare un'emerita cretinata. O almeno sembra dimostrare una grossa ignoranza in questo senso da parte dei due berluscones.
I motivi mi sembra che siano abbastanza semplici da capire anche senza avere una laurea in giurisprudenza. Se i magistrati di Milano hanno commesso qualche illecito o errore, non mi pare spetti agli ispettori del ministero accertarlo, ma semmai al tribunale del riesame o al tribunale della libertà. Senza contare che i tre gradi di giudizio previsti per ogni processo servono appunto a fornire le più ampie garanzie di giustizia e correttezza sia agli imputati che alle parti lese.
Cosa c'entrano gli ispettori ministeriali? I quali, oltretutto, dipendendo dal ministero di Grazia e Giustizia sono a tutti gli effetti una propaggine del governo. E da quando in qua il governo ha facoltà di sindacare su singoli procedimenti penali? Gli ispettori ministeriali dovrebbero essere mandati dal ministero non per verificare l'operato dei magistrati o per valutare la possibilità di comminare loro sanzioni (questo semmai lo fa il CSM), ma per assicurare che la giustizia funzioni, che cioè i tribunali abbiano il personale, le fotocopiatrici, i mezzi.
Qualcuno, per piacere, lo può spiegare a Gasparri e Quagliarello?
I motivi mi sembra che siano abbastanza semplici da capire anche senza avere una laurea in giurisprudenza. Se i magistrati di Milano hanno commesso qualche illecito o errore, non mi pare spetti agli ispettori del ministero accertarlo, ma semmai al tribunale del riesame o al tribunale della libertà. Senza contare che i tre gradi di giudizio previsti per ogni processo servono appunto a fornire le più ampie garanzie di giustizia e correttezza sia agli imputati che alle parti lese.
Cosa c'entrano gli ispettori ministeriali? I quali, oltretutto, dipendendo dal ministero di Grazia e Giustizia sono a tutti gli effetti una propaggine del governo. E da quando in qua il governo ha facoltà di sindacare su singoli procedimenti penali? Gli ispettori ministeriali dovrebbero essere mandati dal ministero non per verificare l'operato dei magistrati o per valutare la possibilità di comminare loro sanzioni (questo semmai lo fa il CSM), ma per assicurare che la giustizia funzioni, che cioè i tribunali abbiano il personale, le fotocopiatrici, i mezzi.
Qualcuno, per piacere, lo può spiegare a Gasparri e Quagliarello?
Vittorio Arrigoni
Ieri sera mi auguravo vivamente che la vicenda di Vittorio finisse diversamente. Purtroppo non è stato così.
giovedì 14 aprile 2011
Una domanda
Non è che qualcuno mi potrebbe spiegare come mai la Padania, il prestigioso organo ufficiale della Lega Nord, è stato l'unico - e intendo proprio l'unico -, stamattina, a non scrivere neppure una riga sull'approvazione del processo breve alla Camera? Eppure l'hanno votato anche i leghisti. E' proprio un bel mistero.
Che sia perché molti elettori credono ancora che la Lega è un partito che si batte per la sicurezza e la legalità? Massì, lasciamo pure che continuino a crederlo, si saranno detti quelli della Padania.
mercoledì 13 aprile 2011
Il lungo elenco della prescrizione breve
Massimo Donadi, IdV, ha pubblicato sul suo blog l'elenco dei procedimenti di un certo impatto sull'opinione pubblica che potrebbero finire al macero con l'approvazione del processo breve.
Non c'è molto da aggiungere. Entro stasera, probabilmente, quella che verrà ricordata come una delle peggiori porcate della storia parlamentare italiana, sarà realtà. Napolitano permettendo.
Se siete forti di stomaco, la diretta dalla Camera è qui.
Enrico Berlinguer e l'onestà morale
Enrico Berlinguer (foto): "un uomo di profonda onestà morale e intellettuale, misurato e alieno dalla retorica". Per frasi come questa, la Carlucci e la Gelmini (e altri, purtroppo) hanno proposto l'istituzione di una commissione d'inchiesta per far luce su "tentativi subdoli di indottrinamento per plagiare le giovani generazioni a fini elettorali".
Insomma, le due solerti esponenti del governo Berlusconi, evidentemente a corto di cose più importanti cui dedicarsi, ritengono che in molti libri di testo scolastici "si osanna l'attuale schieramento di sinistra gettando fango sui loro avversari", ovviamente Berlusconi e soci.
Care Carlucci e Gelmini, state pure tranquille. Quando nei prossimi decenni gli storici analizzeranno il passato e metteranno a confronto personaggi come Berlinguer e Berlusconi (già l'accostamento dà i brividi), capiranno molto facilmente che non c'entra niente il fango, l'appartenenza politica o altre cose. Sarà solo una questione di biografia. Sarà sufficiente mettere a confronto la storia dei due personaggi: quello che hanno detto, quello che hanno fatto, chi maggiormente si è messo al servizio del paese piuttosto che del proprio, e basterà tirare le somme.
Io capisco che sia difficle, oggi, spiegare o anche solo cercare di inquadrare politici come Berlinguer, Pertini, Moro o altri di caratura morale simile. E' difficile perché oggi personaggi così, purtroppo, eccetto poche mosche bianche non ce li abbiamo più. Oggi abbiamo i Berlusconi, i Verdini, i D'Alema, le Brambille, le Gelmini e compagnia bella. Non c'entra niente il fango o i libri di scuola, c'entra la levatura morale, politica e umana di chi ci rappresenta, che di tale livello, oggi, si può ormai trovare traccia solo sui libri di storia.
martedì 12 aprile 2011
Non è questione di scuse
Adesso che la bufala dell'attentato a Belpietro è stata ufficializzata dalla procura di Milano, che ha chiesto al Gip di archiviare tutto, vorremmo semplicemente che in futuro i vari Capezzone, Cicchitto, Frattini e compagnia bella, prima di sparare a vanvera scemenze simili contassero almeno fino a 10.
lunedì 11 aprile 2011
Il Fatto nelle scuole? Non si può
Quelli de Il Fatto hanno lanciato una campagna di informazione andando nelle scuole, ovviamente su invito, per parlare di attualità e di quei fatti che in genere si fa di tutto per tenere da una parte.
Ovviamente quelli del Giornale non l'hanno presa bene per niente, tanto è vero che stamattina è comparso un bell'articolo dal titolo molto eloquente: "Propaganda senza limiti: e Il Fatto dà lezioni anche nelle scuole...". Tra le altre cose, all'interno vi si legge: "Un incubo. Provate a immaginare: tornate a scuola, la mattina arrivate in classe, spalancate la porta e davanti a voi seduto in cattedra c'è Marco Travaglio". Già, Travaglio; un bell'incubo, non c'è che dire. Forse se andasse Sallusti, chissà, l'impatto con i poveri studenti potrebbe essere meno traumatico. Sarebbe interessante provare.
"Ma il Fatto è un quotidiano schierato ferocemente contro il Cavaliere, un foglio che fa politica tutti i giorni e attacca, con colpi sotto la cintura, tutto ciò che è in odore di berlusconismo". Provate a ribaltare questa frase così: "Ma il Giornale è un quotidiano schierato a favore del Cavaliere, un foglio che fa politica tutti i giorni e attacca, con colpi sotto la cintura [vi dice niente Boffo?, ndr], tutto ciò che è in odore di antiberlusconismo". Non trovate che suoni bene?
In realtà, e quelli del Giornale lo sanno molto bene, il quotidiano di Padellaro e Travaglio racconta dei fatti, e li racconta anche quando non hanno a che fare con Berlusconi e coinvolgono personaggi che stanno dall'altra parte. Provate a chiedere ai vari D'Alema, Vendola ("a lui non farei amministrare neppure un condominio", scrisse Travaglio sulle vicende della sanità pugliese), Di Pietro quando appoggiò la candidatura a De Luca in Campania e compagnia bella. Il Fatto? "Niente a che vedere con l’imparzialità che dovrebbe avere chi sale in cattedra".
Bene, per non sbagliare mandiamo pure Il Giornale.
Ovviamente quelli del Giornale non l'hanno presa bene per niente, tanto è vero che stamattina è comparso un bell'articolo dal titolo molto eloquente: "Propaganda senza limiti: e Il Fatto dà lezioni anche nelle scuole...". Tra le altre cose, all'interno vi si legge: "Un incubo. Provate a immaginare: tornate a scuola, la mattina arrivate in classe, spalancate la porta e davanti a voi seduto in cattedra c'è Marco Travaglio". Già, Travaglio; un bell'incubo, non c'è che dire. Forse se andasse Sallusti, chissà, l'impatto con i poveri studenti potrebbe essere meno traumatico. Sarebbe interessante provare.
"Ma il Fatto è un quotidiano schierato ferocemente contro il Cavaliere, un foglio che fa politica tutti i giorni e attacca, con colpi sotto la cintura, tutto ciò che è in odore di berlusconismo". Provate a ribaltare questa frase così: "Ma il Giornale è un quotidiano schierato a favore del Cavaliere, un foglio che fa politica tutti i giorni e attacca, con colpi sotto la cintura [vi dice niente Boffo?, ndr], tutto ciò che è in odore di antiberlusconismo". Non trovate che suoni bene?
In realtà, e quelli del Giornale lo sanno molto bene, il quotidiano di Padellaro e Travaglio racconta dei fatti, e li racconta anche quando non hanno a che fare con Berlusconi e coinvolgono personaggi che stanno dall'altra parte. Provate a chiedere ai vari D'Alema, Vendola ("a lui non farei amministrare neppure un condominio", scrisse Travaglio sulle vicende della sanità pugliese), Di Pietro quando appoggiò la candidatura a De Luca in Campania e compagnia bella. Il Fatto? "Niente a che vedere con l’imparzialità che dovrebbe avere chi sale in cattedra".
Bene, per non sbagliare mandiamo pure Il Giornale.
Nota di servizio
Non ho intenzione di commentare in alcun modo la marea di cretinate dette stamattina da quello lì al tribunale di Milano.
domenica 10 aprile 2011
Oltre il milione
Poveretto. Già deve vedersela con 1.000.000 di persone che tutte le sere, quando appare, scappano a gambe levate da Raiuno. Adesso ci si mette anche Facebook. E' proprio un momentaccio...
Il quartier generale racconta/57
Questa mattina Il Giornale riprende con grande visibilità (ne parla anche Libero, ma in maniera più discreta) la notizia riportata ieri da Repubblica: la proposta di legge del tesoriere del Pd per dare ancora più soldi ai partiti - io avevo accennato qualcosa qui.
Ovviamente il Giornale ci ricama su alla grande, basta leggere il relativo articolo a firma Salvatore Tramontano: "La proposta schock che arriva dai vertici del Pd"; "il cavaliere è troppo ricco, per sconfiggerlo abbiamo bisogno di altri soldi" e via di questo passo. Insomma, la giustificazione - ridicola, a mio parere - che dà il relatore a questa proposta di legge è: siccome la sinistra non vince perché economicamente non può competere con Berlusconi, facciamo una legge per gonfiare ancora di più il portafoglio. Ovviamente questa cosa non sta in piedi, o almeno non del tutto, perché è vero che gran parte della fortuna politica di Berlusconi è conseguenza diretta del suo portafoglio, ma l'altra parte deriva dal vuoto quasi assoluto che ha sempre caratterizzato la cosiddetta opposizione.
Il buon Tramontano, però, se avesse voluto fare un articolo serio e completo, avrebbe dovuto, oltre a tirare in ballo i precari, i tempi di crisi e slogan vari, aggiungere un paio di particolari che invece si è ben guardato dal menzionare. Il primo è che è vero che questa roba è stata partorita da uno del Pd, ma è anche vero che dall'altra parte non è che si siano buttati via o si siano indignati pubblicamente in Parlamento, anzi - l'articolo di Repubblica è abbastanza chiaro: "sottoscritta da 58 deputati bipartisan".
Il secondo particolare è che nel febbraio 2006, ultimi scampoli del precedente governo Berlusconi, con una bella leggina anche questa assolutamente bipartisan (quando si tratta di soldi...) i partiti si sono regalati 300 milioni di euro di soldi pubblici eliminando la norma che imponeva il blocco dei finanziamenti con lo scioglimento delle camere. In pratica, rimborsi elettorali doppi: quelli della legislatura iniziata nel 2006 (la scadenza naturale sarebbe stata quest'anno) sommati a quella del 2008. Chissà dov'era il Giornale all'epoca?
sabato 9 aprile 2011
E io pago
Ugo Sposetti, tesoriere del Pd, si è fatto autore di una proposta di legge per dare ancora più soldi pubblici ai partiti. Come termine di paragone ha preso la Germania, dove la politica costerebbe ancora più che da noi. Vero, ma Sposetti dimentica che anche l'economia tedesca viaggia molto di più della nostra. Per non parlare del loro debito pubblico.
Ma a parte questo, è la giustificazione data dall'illustre esponente pidino a lasciare perplessi: "Dire troppi soldi ai partiti significa tagliare soldi ai partiti. E ci teniamo per altri 20 anni l'imprenditore miliardario Berlusconi". Sposetti, se Berlusconi ha fatto il bello e cattivo tempo per tutti questi anni, e potrebbe continuare ancora, non è (solo) perché ha televisioni e soldi, ma anche perché dall'altra parte c'è sempre stato il vuoto assoluto. Do you remember?
Ma a parte questo, è la giustificazione data dall'illustre esponente pidino a lasciare perplessi: "Dire troppi soldi ai partiti significa tagliare soldi ai partiti. E ci teniamo per altri 20 anni l'imprenditore miliardario Berlusconi". Sposetti, se Berlusconi ha fatto il bello e cattivo tempo per tutti questi anni, e potrebbe continuare ancora, non è (solo) perché ha televisioni e soldi, ma anche perché dall'altra parte c'è sempre stato il vuoto assoluto. Do you remember?
Ma la Padania no
Questa mattina tutti i quotidiani, ma proprio tutti, mettono in prima pagina la storia della Germania che si è incavolata con noi per aver dato i permessi temporanei agli immigrati. La Padania, unico caso, no. Dà grande rilievo all'accordo tra Maroni e la Francia sui pattugliamenti per fermare le partenze, ma dello scontro Italia-Germania neppure una misera riga.
Sarà mica perché "la voce del nord" non vuole che qualche insonnolito leghista si svegli e lo interpreti come un'accusa da parte della Merkel di essere stati troppo "buoni" coi clandestini?
Barbe
"La barba induce diffidenza nell'interlocutore, può nascondere una malformazione. Se troppo vasta può nascondere l'espressione del viso". Anche tre chili di catrame, cerone e capelli finti possono indurre diffidenza nell'interlocutore. Io, fossi stato in quello studente glielo avrei detto. Eccome.
venerdì 8 aprile 2011
E le scuse alla Boccassini?
Ieri, ingenuamente (e provocatoriamente), mi chiedevo se Sallusti si sarebbe oggi scusato con la Boccassini per tutte le balle raccontate sulla faccenda delle intercettazioni che secondo i berluscones non dovevano uscire.
Ovviamente, non solo le scuse non sono arrivate, ma addirittura il Giornale stamattina scriveva: "Caso Ruby, Boccassini e i pm sotto inchiesta per le telefonate del Cav pubblicate dai giornali".
In realtà non c'è nessuna inchiesta specifica contro la Boccassini e soci, ma semplicemente un accertamento conoscitivo disposto dal procuratore generale della Cassazione. E volete sapere chi è stato a mettere in moto questo accertamento? La procura stessa di Milano, che dopo aver depositato le famose intercettazioni presso la difesa di Berlusconi, ha informato il CSM del suo operato in seguito all'inutile cancan dei berluscones.
Ma c'è un bel passaggio dell'articolo del Giornale che merita di essere evidenziato: "Chi ha fatto mettere agli atti le conversazioni del premier, intercettato indirettamente mentre parlava con alcune amiche, senza che fosse stata chiesta l’autorizzazione alla Camera?".
Glielo spiegate voi a quelli del Giornale, e magari ai suoi lettori, che se il premier è stato "intercettato indirettamente", visto che i telefoni sotto controllo erano altri, l'autorizzazione della Camera c'entra come i cavoli a colazione?
Ovviamente, non solo le scuse non sono arrivate, ma addirittura il Giornale stamattina scriveva: "Caso Ruby, Boccassini e i pm sotto inchiesta per le telefonate del Cav pubblicate dai giornali".
In realtà non c'è nessuna inchiesta specifica contro la Boccassini e soci, ma semplicemente un accertamento conoscitivo disposto dal procuratore generale della Cassazione. E volete sapere chi è stato a mettere in moto questo accertamento? La procura stessa di Milano, che dopo aver depositato le famose intercettazioni presso la difesa di Berlusconi, ha informato il CSM del suo operato in seguito all'inutile cancan dei berluscones.
Ma c'è un bel passaggio dell'articolo del Giornale che merita di essere evidenziato: "Chi ha fatto mettere agli atti le conversazioni del premier, intercettato indirettamente mentre parlava con alcune amiche, senza che fosse stata chiesta l’autorizzazione alla Camera?".
Glielo spiegate voi a quelli del Giornale, e magari ai suoi lettori, che se il premier è stato "intercettato indirettamente", visto che i telefoni sotto controllo erano altri, l'autorizzazione della Camera c'entra come i cavoli a colazione?
Don Giorgio spiega
Mettiamola così: dalla questione dell'ictus mi dissocio completamente (Berlusconi vorrei vederlo morto politicamente, non fisicamente), ma vi confesso che con un prete così potrei anche rimettere piede in chiesa.
Secondo voi lo diranno?
Secondo voi, oggi, saranno più i telegiornali che spareranno questa notizia senza approfondire, magari lamentandosi pure della lentezza dei processi, o quelli che spiegheranno perché (e soprattutto grazie a chi) la prescrizione per i reati finanziari è stata segata così di brutto?
Do un aiutino a quelli che magari avessero dei dubbi. La risposta la trovate nascosta in questo elenco.
giovedì 7 aprile 2011
Il processo breve spiegato a quelli di Viareggio
Questa legge riguarderà tanti importanti processi come il nostro. I 38 indagati della strage di Viareggio sono quasi tutti persone incensurate e, quindi, molti di loro usufruiranno della riduzione della prescrizione, potranno essere esclusi dai dibattimenti e quindi uscire probabilmente impuniti. Nessun responsabile di quanto accaduto a Viareggio: è uno scenario del tutto plausibile.
(via inviatospeciale.it)
(via inviatospeciale.it)
Processate la Boccassini! (per cosa?)
Lo chiedeva Sallusti, ieri, dalla prima pagina del Giornale: "Processate la Boccassini". Oddio, cos'avrà combinato stavolta? Che abbia baciato un altro fidanzato sulla pubblica via? Peggio, molto peggio: è, evidentemente, la responsabile della pubblicazione sul Corriere dell'altro ieri di 3 intercettazioni telefoniche in cui c'è Berlusconi con alcune delle sue "pupille" ("ho finito la benzina", si lamenta una di queste). Intercettazioni che hanno sollevato un putiferio perché non dovevano essere pubblicate, dicono i berluscones tutti.
Insomma, l'ennesimo assalto delle famigerate toghe rosse. Naturalmente sono tutte balle. Come spiegano molto bene Marco Travaglio sul Fatto di oggi e Carlo Federico Grosso (insegna diritto penale all'università di Torino, qualcosa dovrebbe capirci) su La Stampa, il deposito di queste intercettazioni presso la difesa di Berlusconi è semplicemente un atto dovuto, tra l'altro a tutela degli imputati. E quando le parti vengono a conoscenza degli atti, questi diventano pubblici. Cosa dite, domani Sallusti chiederà scusa alla Boccassini?
E' meglio lungo o corto?
Prima che pensiate si tratti di un post su tematiche di tipo sessuale, vi dico subito che non è così. Molto più banalmente, si parla di processi, o meglio, di quello che stanno combinando in Parlamento in queste ore sul famoso processo breve.
Come sapete, alla Camera ci si sta scannando da giorni su questo benedetto processo breve, provvedimento che contiene al suo interno la ormai altrettanto famosa prescrizione breve, l'ennesima leggina ad personam che come al solito viene spacciata come utile a tutti ma che in realtà serve solo a tagliare definitivamente le gambe al processo Mills.
Mentre alla Camera si discute di processo breve, al Senato si discute di... processo breve, alla faccia di tutte le linguacce che continuano a dire che il governo è immobile (forse su tutto il resto, ma su quello che serve a lui viaggia, eccome se viaggia). A differenza però di quello che accade alla Camera, al Senato si sta discutendo di una norma che non serve ad accorciare i processi, ma ad allungarli all'infinito.
I solerti senatori pidiellini, infatti, sono andati a ritirare fuori dal loro magico cilindro un vecchio arnese giuridico che aveva visto brevemente la luce nel settembre scorso per poi, fortunatamente, essere messo subito nel dimenticatoio. Si tratta della norma che prevede che le sentenze difinitive per reato connesso (guarda a caso la corruzione) non possono essere utilizzate come prova. E in più, questa norma dà la facoltà alla difesa di chiamare a testimoniare un numero pressoché infinito di testimoni, anche se inutili, senza che il giudice possa dire bau.
Risultato? Allungamento del processo all'infinito, alla faccia di quello che ci hanno sempre raccontato circa la volontà di velocizzare i tempi della giustizia, e morte sicura dell'ormai celeberrimo processo Mills (e probabilmente anche degli altri pendenti su Berlusconi, riguardanti la compravendita dei diritti televisivi Mediaset). Probabilmente qualcuno si chiederà perché darsi tanto da fare, in un senso o nell'altro, per far fuori un processo, Mills, che è comunque destinato alla prescrizione già con le attuali leggi.
Lo spiega molto chiaramente il buon Travaglio.
(video integrale qui)
Come sapete, alla Camera ci si sta scannando da giorni su questo benedetto processo breve, provvedimento che contiene al suo interno la ormai altrettanto famosa prescrizione breve, l'ennesima leggina ad personam che come al solito viene spacciata come utile a tutti ma che in realtà serve solo a tagliare definitivamente le gambe al processo Mills.
Mentre alla Camera si discute di processo breve, al Senato si discute di... processo breve, alla faccia di tutte le linguacce che continuano a dire che il governo è immobile (forse su tutto il resto, ma su quello che serve a lui viaggia, eccome se viaggia). A differenza però di quello che accade alla Camera, al Senato si sta discutendo di una norma che non serve ad accorciare i processi, ma ad allungarli all'infinito.
I solerti senatori pidiellini, infatti, sono andati a ritirare fuori dal loro magico cilindro un vecchio arnese giuridico che aveva visto brevemente la luce nel settembre scorso per poi, fortunatamente, essere messo subito nel dimenticatoio. Si tratta della norma che prevede che le sentenze difinitive per reato connesso (guarda a caso la corruzione) non possono essere utilizzate come prova. E in più, questa norma dà la facoltà alla difesa di chiamare a testimoniare un numero pressoché infinito di testimoni, anche se inutili, senza che il giudice possa dire bau.
Risultato? Allungamento del processo all'infinito, alla faccia di quello che ci hanno sempre raccontato circa la volontà di velocizzare i tempi della giustizia, e morte sicura dell'ormai celeberrimo processo Mills (e probabilmente anche degli altri pendenti su Berlusconi, riguardanti la compravendita dei diritti televisivi Mediaset). Probabilmente qualcuno si chiederà perché darsi tanto da fare, in un senso o nell'altro, per far fuori un processo, Mills, che è comunque destinato alla prescrizione già con le attuali leggi.
Lo spiega molto chiaramente il buon Travaglio.
(video integrale qui)
Il siciliano nelle scuole
Correva il mese di luglio del 2009, e nel bel mezzo del solleone estivo la Lega partoriva una delle iniziative per le quali gode della fama che ha: insegnare il dialetto nelle scuole dell'obbligo.
Poi non se ne fece niente - il buonsenso, fortunatamente, alla fine prevalse. Siccome, però, come è noto le idiozie hanno il particolare dono di prestarsi con una certa facilità all'emulazione, ecco che ieri la proposta è stata ritirata fuori dall'oblio nel quale giustamente riposava. Per mano della Lega anche stavolta? No, per mano della commissione Cultura del parlamento regionale siciliano.
C'entrerà qualcosa il recente viaggio del trota alla ricerca delle sue radici?
Poi non se ne fece niente - il buonsenso, fortunatamente, alla fine prevalse. Siccome, però, come è noto le idiozie hanno il particolare dono di prestarsi con una certa facilità all'emulazione, ecco che ieri la proposta è stata ritirata fuori dall'oblio nel quale giustamente riposava. Per mano della Lega anche stavolta? No, per mano della commissione Cultura del parlamento regionale siciliano.
C'entrerà qualcosa il recente viaggio del trota alla ricerca delle sue radici?
mercoledì 6 aprile 2011
martedì 5 aprile 2011
Il conflitto di attribuzione della vergogna
A scanso di equivoci, vale la pena segnalare che quello che è successo oggi alla Camera non è vergognoso per la questione tecnico-giuridica in sé. Il processo Ruby, infatti, andrà avanti comunque, anche se la Camera ha sostanzialmente "sfiduciato" i giudici di Milano portando la questione davanti alla Consulta (ricorso che secondo la stragrande maggioranza dei costituzionalisti verrà comunque rigettato perché considerato inammissibile).
No, quello che è veramente vergognoso è il fatto che 314 deputati hanno avallato, consapevolmente, col loro voto, una menzogna, quella cioè che Berlusconi, la famosa notte in cui telefonò in questura a Milano per far liberare la ragazzina marocchina, abbia agito "nell'esercizio delle sue funzioni". Che cioè fosse veramente convinto della parentela tra la tipa e l'ex presidente egiziano; il tutto per evitare un incidente diplomatico Italia-Egitto.
Questa è la vergogna. Il degrado della politica, delle istituzioni e l'insulto dell'intelligenza di quelli che vanno a votare è tutto qui.
Ha finito la benzina
Raissa: «Amore ciao ciao, tutto bene, e tu?».
Berlusconi: «Abbastanza, sono pieno delle cose politiche che è una cosa pazzesca».
Raissa: «Eh, immaginato. Però ho tanta voglia di parlarti, ti prego! (...) E poi volevo chiederti... mi stanno finendo la benzina».
Berlusconi: «Come?».
Raissa: «Mi sta finendo la benzina».
Berlusconi: «Ah, ho capito. Va bene, lo dico a Spinelli. Va bene?».
Niente da fare. Non esiste intercettazione che non dimostri quanto il premier continui a lavorare instancabilmente per tutti noi. Sarà per questo che non smette di fare blitz per toglierle di mezzo.
Berlusconi: «Abbastanza, sono pieno delle cose politiche che è una cosa pazzesca».
Raissa: «Eh, immaginato. Però ho tanta voglia di parlarti, ti prego! (...) E poi volevo chiederti... mi stanno finendo la benzina».
Berlusconi: «Come?».
Raissa: «Mi sta finendo la benzina».
Berlusconi: «Ah, ho capito. Va bene, lo dico a Spinelli. Va bene?».
Niente da fare. Non esiste intercettazione che non dimostri quanto il premier continui a lavorare instancabilmente per tutti noi. Sarà per questo che non smette di fare blitz per toglierle di mezzo.
Salti di qualità
Pare che Lele Mora abbia rotto gli indugi. Fonderà un partito "che coinvolga tutte le persone che ingiustamente hanno avuto problemi di giustizia, nel 2013 vorrei diventare senatore". La politica italiana si appresta a fare un ulteriore salto di qualità.
Il niente oltre la propaganda
C'è voluto un po', ma alla fine se n'è accorto anche lui. Berlusconi, dico. Oddio, sicuramente qualcosa aveva già intuito da tempo, ma dopo tanti anni adesso l'ha anche palesato, definendo "irragionevole" l'atteggiamento della Lega sulla questione immigrati. Come è noto, infatti, il premier vorrebbe affrontare l'emergenza in una chiave più moderata e possibilista, consentendo ad esempio che i migranti usufruiscano del permesso di soggiorno temporaneo che consentirebbe il loro ingresso in Francia o in altri paesi europei senza trovarsi le frontiere sbarrate.
La Lega, invece, da questo orecchio proprio non ci sente, salvo un parziale ammorbidimento di linea di queste ultime ore, e vorrebbe continuare sulla falsa riga del famoso "fora di ball" di Bossi. "La propaganda che vince sul buon senso", pare abbia tuonato il cavaliere dopo la chiacchierata notturna coi vertici del carroccio. E se lo dice lui, che sulla propaganda ha costruito la sua fortuna politica, qualcosa di vero ci deve essere.
Beh, benvenuto tra quelli che avevano capito da sempre che la Lega oltre alla propaganda non ha niente. Ma proprio niente. Senza voler ripercorrere a ritroso i provvedimenti e le leggi volute negli anni da questa specie di movimento-barzelletta, basta citare l'ultima boutade: l'esercito regionale, che dovrebbe scimmiottare - secondo loro - la Guardia Nazionale statunitense. Io pensavo che questa idea fosse talmente idiota da non venire neppure presa in considerazione (l'ha cassata anche La Russa, il che è tutto dire). Invece vedo che stamattina tutti i giornali ne parlano.
La fortuna della lega è anche questa: ogni volta che danno fiato alle trombe con la prima idiozia che passa loro per la testa, tutti a darle visibilità. E in fondo al cavaliere questa cosa è sempre andata anche bene, dal momento che i leghisti in cambio si sono prodigati ad appoggiare la maggioranza anche quando è stato ora di firmare porcate tipo le intercettazioni, il lodo Alfano, il processo breve e simili, prendendo a calci anni di slogan all'insegna della sicurezza, della lotta alla criminalità e balle varie.
Adesso, però, qualcosa si è rotto. Bossi ha infatti detto chiaro e tondo che "su questa faccenda minaccia di far saltare il governo nel caso non si trovi una soluzione 'chiara e immediata' al problema dei clandestini". Ecco il motivo per cui il cavaliere è andato su tutte le furie, accusando appunto la Lega di fare solo propaganda. Benvenuto nel club di quelli che lo sapevano già.
La Lega, invece, da questo orecchio proprio non ci sente, salvo un parziale ammorbidimento di linea di queste ultime ore, e vorrebbe continuare sulla falsa riga del famoso "fora di ball" di Bossi. "La propaganda che vince sul buon senso", pare abbia tuonato il cavaliere dopo la chiacchierata notturna coi vertici del carroccio. E se lo dice lui, che sulla propaganda ha costruito la sua fortuna politica, qualcosa di vero ci deve essere.
Beh, benvenuto tra quelli che avevano capito da sempre che la Lega oltre alla propaganda non ha niente. Ma proprio niente. Senza voler ripercorrere a ritroso i provvedimenti e le leggi volute negli anni da questa specie di movimento-barzelletta, basta citare l'ultima boutade: l'esercito regionale, che dovrebbe scimmiottare - secondo loro - la Guardia Nazionale statunitense. Io pensavo che questa idea fosse talmente idiota da non venire neppure presa in considerazione (l'ha cassata anche La Russa, il che è tutto dire). Invece vedo che stamattina tutti i giornali ne parlano.
La fortuna della lega è anche questa: ogni volta che danno fiato alle trombe con la prima idiozia che passa loro per la testa, tutti a darle visibilità. E in fondo al cavaliere questa cosa è sempre andata anche bene, dal momento che i leghisti in cambio si sono prodigati ad appoggiare la maggioranza anche quando è stato ora di firmare porcate tipo le intercettazioni, il lodo Alfano, il processo breve e simili, prendendo a calci anni di slogan all'insegna della sicurezza, della lotta alla criminalità e balle varie.
Adesso, però, qualcosa si è rotto. Bossi ha infatti detto chiaro e tondo che "su questa faccenda minaccia di far saltare il governo nel caso non si trovi una soluzione 'chiara e immediata' al problema dei clandestini". Ecco il motivo per cui il cavaliere è andato su tutte le furie, accusando appunto la Lega di fare solo propaganda. Benvenuto nel club di quelli che lo sapevano già.
lunedì 4 aprile 2011
Ci si mettono pure i Muse e i Metallica
Tra i "denigratori" di Berlusconi, oltre a gran parte dei siti e dei giornali di mezzo mondo, pare ci siano anche due noti gruppi rock: i Muse e i Metallica. Lo rivela Klau Davi nel suo ultimo libro: Porca Italia.
"No, non abbiamo cambiato idea. Il vostro premier è un uomo imbarazzante. Da noi non potrebbe mai succedere quanto accade politicamente da voi". "Quell’uomo è pericoloso, ha troppo potere. Mi spaventa che Berlusconi possa allo stesso tempo possedere i media e guidare il Paese". "All’estero dicono tutti la stessa cosa: nessuno può credere che sia davvero lui il premier". Queste sono alcune delle dichiarazioni rilasciate da alcuni degli appartenenti ai due gruppi.
Naturalmente la cosa non poteva non sollevare le repliche indignate di qualcuno che evidentemente si è sentito tirato in causa. E' partita in quarta ad esempio la Mussolini ("Questi signori parlano evidentemente sotto l’effetto dei fumi"). Ma la reazione più bella è stata sicuramente quella del mitico Giovanardi: "Queste rockstar insultano il premier Berlusconi semplicemente perche' riecheggiano e danno voce a quanti nel nostro Paese passano il loro tempo a denigrare il proprio premier e di conseguenza il loro Paese".
Al povero Giovanardi, evidentemente, sfugge un piccolo particolare. Se pure le rockstar inglesi o americane sanno come siamo messi, è perché leggono quello che raccontano i loro media, non certo quelli del "nostro paese". Anzi, se leggessero questi ultimi, probabilmente non saprebbero un bel niente visto lo stato dell'informazione in Italia. Probabilmente seguono la CNN, la BBC, il Washington Post, Il Financial Times e compagnia bella. Tutti media, ovviamente comunisti, che raccontano al mondo cosa succede da noi e chi è il tipo che ci governa. E siccome nei rispettivi paesi non sarebbe permesso a un simile elemento neppure di essere assunto come postino, è naturale che si chiedano come possa da noi governare.
Qualcuno, per piacere, lo potrebbe spiegare a Giovanardi?
"No, non abbiamo cambiato idea. Il vostro premier è un uomo imbarazzante. Da noi non potrebbe mai succedere quanto accade politicamente da voi". "Quell’uomo è pericoloso, ha troppo potere. Mi spaventa che Berlusconi possa allo stesso tempo possedere i media e guidare il Paese". "All’estero dicono tutti la stessa cosa: nessuno può credere che sia davvero lui il premier". Queste sono alcune delle dichiarazioni rilasciate da alcuni degli appartenenti ai due gruppi.
Naturalmente la cosa non poteva non sollevare le repliche indignate di qualcuno che evidentemente si è sentito tirato in causa. E' partita in quarta ad esempio la Mussolini ("Questi signori parlano evidentemente sotto l’effetto dei fumi"). Ma la reazione più bella è stata sicuramente quella del mitico Giovanardi: "Queste rockstar insultano il premier Berlusconi semplicemente perche' riecheggiano e danno voce a quanti nel nostro Paese passano il loro tempo a denigrare il proprio premier e di conseguenza il loro Paese".
Al povero Giovanardi, evidentemente, sfugge un piccolo particolare. Se pure le rockstar inglesi o americane sanno come siamo messi, è perché leggono quello che raccontano i loro media, non certo quelli del "nostro paese". Anzi, se leggessero questi ultimi, probabilmente non saprebbero un bel niente visto lo stato dell'informazione in Italia. Probabilmente seguono la CNN, la BBC, il Washington Post, Il Financial Times e compagnia bella. Tutti media, ovviamente comunisti, che raccontano al mondo cosa succede da noi e chi è il tipo che ci governa. E siccome nei rispettivi paesi non sarebbe permesso a un simile elemento neppure di essere assunto come postino, è naturale che si chiedano come possa da noi governare.
Qualcuno, per piacere, lo potrebbe spiegare a Giovanardi?
Tocca a D'Alema
Quelli del Giornale hanno iniziato stamattina una bella campagna contro D'Alema, fingendo di ignore almeno due cose: 1) D'Alema è stato uno dei migliori alleati di Berlusconi, in questi ultimi 15 anni. 2) Alla maggior parte di quelli che votano a sinistra, probabilmente D'Alema sta sulle scatole almeno tanto quanto Berlusconi.
La Lega di qua e di là
Non so se avete fatto caso a com'è messa la Lega in questo particolare frangente. Da una parte c'è l'ala "combattente", diciamo così, quella che parla alla pancia al ritmo di slogan tipo il celeberrimo "fora di ball" (Bossi) o "difenderemo il nord dagli immigrati" (Calderoli). Dall'altra c'è l'ala "moderata", quella che sa che la questione immigrazione non si risolve con gli slogan, ma mettendo in campo provvedimenti concreti.
Nella fattispecie si tratta di Roberto Maroni, ministro dell'Interno (di tutta l'Italia, non solo della Padania), conscio dell'impossibilità di mettere in campo una sorta di linea gotica per recingere gli immigrati al sud. Maroni sa bene che questi, vuoi per stabilirsi temporaneamente (definitivamente?), vuoi anche solo come zona di passaggio per l'Europa, al nord arriveranno. Eccome. E non saranno certo gli improperi di Borghezio a fermarli. Ecco, Maroni si trova tra questi due fuochi: la Lega degli slogan e la Lega bene o male della realtà.
C'è un bell'editoriale, una volta tanto, di Galli Della Loggia, che stamattina sul Corriere mette in evidenza, riferito appunto alla Lega, la differenza tra stare al governo e governare.
E le amministrative sono dietro l'angolo.
Nella fattispecie si tratta di Roberto Maroni, ministro dell'Interno (di tutta l'Italia, non solo della Padania), conscio dell'impossibilità di mettere in campo una sorta di linea gotica per recingere gli immigrati al sud. Maroni sa bene che questi, vuoi per stabilirsi temporaneamente (definitivamente?), vuoi anche solo come zona di passaggio per l'Europa, al nord arriveranno. Eccome. E non saranno certo gli improperi di Borghezio a fermarli. Ecco, Maroni si trova tra questi due fuochi: la Lega degli slogan e la Lega bene o male della realtà.
C'è un bell'editoriale, una volta tanto, di Galli Della Loggia, che stamattina sul Corriere mette in evidenza, riferito appunto alla Lega, la differenza tra stare al governo e governare.
Bossi ha un bel dire agli immigrati «fuori dalle palle». Il suo ministro non è capace neppure di trattenerli dietro una rete: non dico neppure, naturalmente, di respingerli in mare lasciandoli al loro destino, così come invece, ascoltando le grida di Bossi, qualche ingenuo e feroce leghista forse si è immaginato che potesse accadere.
Ma evidentemente un conto sono i comizi a Pontida, un altro conto fare seguire alle parole i fatti.
La verità è che quanto accade in questi giorni sta mostrando l`impossibilità/incapacità della Lega ad essere un vero partito di governo. Con l`ideologia leghista si può essere ottimi sindaci di Varese e perfino di Verona, ma non si riesce a governare l`Italia. Non si riesce, cioè, a pensare davvero i problemi del Paese in quanto tale (non solo nella sua interezza, ma anche nella complessità dei suoi rapporti internazionali), e tanto meno immaginarne delle soluzioni. Con l`ideologia leghista al massimo si può stare al governo, che però è cosa del tutto diversa dal governare.
E le amministrative sono dietro l'angolo.
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