sabato 23 aprile 2011

Il papa sulla tragedia del Giappone: "non abbiamo risposte"

Alla bambina che chiedeva al papa il perché della catastrofe giapponese, quest'ultimo ha risposto per due volte: "non abbiamo risposte". Certo, la conclusione del pontefice può sembrare un po' paracula, ma è sempre meglio dei deliri di De Mattei, il quale, incurante di essersi ripetutamente coperto di ridicolo, aveva detto prima che la disgrazia Giapponese "è una voce paterna della volontà di Dio", e poi che i terremoti di Messina e Varsavia sono stati causati rispettivamente dall'ateismo della prima e dagli aborti della seconda.

Siccome il papa, nonostante tutto, un po' di raziocinio e di senso del ridicolo ancora lo conserva, ha preferito rimanere sul vago, e in questa vaghezza complessiva che permea tutta la sua risposta ha riesumato il ritornello tipico per queste occasioni. Cose tipo "un giorno potremo anche capire perché" e "dietro di essa [la sofferenza, ndr] c'è un progetto buono". Ecco, fateci caso: ogni volta che succede una disgrazia, un lutto, un evento triste che come prima reazione istintiva ti fa chiedere "perché Dio lo permette?", insomma ti insinua il dubbio che questo benedetto Dio sia una balla o magari proprio in quel momento si sia girato dall'altra parte, zac!, la risposta: non ti preoccupare, c'è un disegno dietro che adesso noi non capiamo, ma lo capiremo dopo.

Beh, mi spiace, tenetevi pure il vostro non capire. Tenetevi pure il vostro disegno che capiremo dopo. Tenetevi pure le vostre illusioni. Preferisco di gran lunga avere a che fare con la realtà, sia pure una realtà che provoca indignazione, senza cullarmi e cercare riparo e risposte dietro un improbabile progetto a lunga scadenza, buono solo per cercare di lenire le nostre tribolazioni. Sarà sempre meglio delle non-risposte del papa.

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