mercoledì 18 agosto 2010

Il quartier generale racconta/36


In un paio di miei post precedenti (l'ultimo qui) esprimevo qualche timore sulle sorti di don Sciortino, il direttore di Famiglia Cristiana. La vicenda Boffo tutto sommato è ancora abbastanza fresca, e alcuni degli ultimi editoriali del noto settimanale cattolico sono ben più "pesanti" di quelli che l'ex direttore di Avvenire pubblicava sul quotidiano della Cei - sostanzialmente si trattava di velate critiche sulla moralità di alcuni atteggiamenti di Berlusconi.

Finora, da parte degli house organ di casa nessuno aveva ancora replicato in maniera esplicita (né, finora, ha fatto capolino qualche scottante dossier). Questa mattina, però, Vittorio Feltri, evidentemente spazientito, si è fatto sentire dalla prima pagina del "suo" Giornale con l'editoriale dal titolo che vedete qui sopra. Alcune "chicche" sono sicuramente da commentare.

E' cambiato tutto. Oggi Famiglia Cristiana, per dimostrare di esistere ancora nonostante la magra tiratura, partecipa con foga alla rissa politica come un qualsiasi fogliaccio di partito. Chi la dirige non si accorge del cattivo servizio che rende ai suoi residuali lettori.

Chissà quali parametri di riferimento ha preso (se li ha presi) Feltri per indicare Famiglia Cristiana un mensile di bassa tiratura. Se si vanno a vedere i dati, infatti, si scopre che dopo Sorrisi e Canzoni, che con oltre un milione di copie è il settimanale più venduto (sic!), più o meno a pari copie (attorno al mezzo milione) si piazzano alcuni dei più noti e blasonati settimanali italiani, e tra questi, guarda un po', c'è anche Famiglia Cristiana.

Famiglia Cristiana, poi, secondo Feltri è rea di non aver per niente evidenziato che grazie al governo l'Italia si è salvata dalle conseguenze della crisi economica - curioso che a lementarsi di questo siano proprio quelli che la crisi l'hanno nascosta fino all'altro giorno. Ma non è finita qui, perché poi il settimanale dei paolini se la prende col metodo usato dal Giornale per disfarsi di Boffo. E anche qui Feltri replica a modo suo:

All`autore della nota non viene in mente che il «metodo Boffo» è da rinfacciare non a noi, bensì a chi ha accolto - sbagliando - le dimissioni presentate del direttore del quotidiano cattolico. Già, perché poi quelle dimissioni sono state accettate?

Hai capito? Il Giornale in questa storia non c'entra niente. Mica è sua la colpa delle dimissioni di Boffo, ma di chi le ha accettate. Infatti non è stato il Giornale a rompere le scatole per una ventina di giorni con la storia della presunta omosessualità del direttore di Avvenire e con la famosa "nota informativa" rivelatasi poi una bufala.

E poi, scusate, se la colpa delle dimissioni di Boffo non è del Giornale ma di chi le ha accettate, perché è stato Feltri a scusarsi pubblicamente con lui? Si sarebbero dovuti scusare quelli che hanno accettato le dimissioni, visto che la colpa è la loro... Vabbè, a questo punto aspettiamo pure il dossier.

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