lunedì 9 agosto 2010

Le motivazioni della sentenza d'appello sui fatti della Diaz



Il 31 luglio scorso, nella indifferenza quasi generale dei media, sono state pubblicate le motivazione della sentenza d'appello per i fatti relativi al massacro avvenuto nella scuola Diaz durante il G8 del 2001, a Genova. Queste motivazioni sono pubbliche (117 pagine, pdf qui) e ieri, avendo un po' di tempo libero, ne ho letto un certo numero di pagine. Non c'è molto da commentare, ed è difficile anche elencare le sensazioni che si provano leggendo nello specifico gli episodi raccontati con dovizia di particolari.

C'è stupore, rabbia, senso di impotenza, indignazione, la sensazione di rivivere scene di certi film in cui si documentano abusi della Polizia contro i dissidenti in paesi sotto dittatura. E invece è successo in Italia, in uno dei paesi che è considerato tra i più avanzati e democratici del mondo. E proprio qui, in Italia, un tribunale ha accertato e documentato in appello che i vertici massimi della Polizia italiana hanno coperto e cercato di depistare quanto è avvenuto quella notte: ragazzi inermi, in piedi contro i muri con le mani alzate e documenti in mano, presi brutalmente a manganellate senza nessun motivo; sangue sui muri e sui termosifoni (la famosa "macelleria messicana" evocata da un funzionario di Polizia al processo); violazione sistematica e immotivata di qualsiasi diritto, che i funzionari dell'ordine pubblico sono tra l'altro i primi che dovrebbero garantire.

Come ho scritto spesso in altri miei post in cui ho raccontato di abusi da parte di esponenti dello stato, sottolineo anche questa volta che singoli episodi e singoli autori non vanno confusi con la stragrande maggioranza di quelli che compiono onestamente e correttamente il proprio dovere. Ma quella sentenza, a mio avviso, sarebbe dovuta restare per molto più tempo nelle prime pagine dei giornali; avrebbe dovuto avere ben più visibilità di quella che le è stata data. Certi avvenimenti è bene che rimangano nella memoria. Anche se fa male.

Le due schermate che vedete in alto (clicca per ingrandire), raccontano una parte dell'episodio del pestaggio del giornalista inglese Marc Kovell, episodio che potete leggere integralmente a partire dalla pag. 20 del pdf. La schermata qui sotto, invece, riporta la testimonianza, sempre contenuta nei verbali della sentenza, di Albrecht Daniel Thomas, e la trovate a pag. 23.


Qui sotto, invece, pubblico quelle che sono un po' le conclusioni della Corte, emesse alla richiesta da parte della difesa degli imputati delle attenuanti generiche (pag. 103). Non mi sembra ci sia altro da aggiungere. Forse è sufficiente tenere bene a mente.

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