Cinquecento anni prima di Cristo (493 per l’esattezza) – dunque duemilacinquecento anni fa, giorno più giorno meno – un manager di nome Menenio Agrippa (si studia ancora a scuola?) convinse gli operai dell’epoca a non scioperare, a collaborare, a subire qualunque sopruso grazie a una metafora davvero assai poco geniale, eppure dallo strepitoso successo internazionale: quella del corpo umano. Siamo tutti indispensabili, il braccio fa una cosa, la mente un’altra ma servono entrambi, io sono un Patrizio e voi Plebei, io guadagno tremila volte più di voi, io comando voi ubbidite, ma non è importante, la cosa importante è che la Fiat – no, non disse la Fiat, disse Roma, credo – possa andare avanti, e se no come si fa, e se no peggio per voi in fondo a me cosa me ne frega, e poi siamo tutti sulla stessa barca, siamo una famiglia bla bla bla…
I Plebei se la bevettero e vissero infelici e scontenti.
Se la bevettero molti altri poveri disgraziati – piegati dalla necessità e dall’arroganza del potere – nel corso dei secoli.
Ma che qualcuno cerchi di farcela bere ancora oggi, ragazzi, no, io non ci posso credere.
(P. Paterlini via piovonorane.it)
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