
In sostanza, il giornalista spiega come sul processo breve non gravino solo le incognite dei finiani, ma anche, cosa molto più importante, la firma del capo dello Stato, il quale già a gennaio, quando il processo breve è stato approvato in Senato, ebbe parecchio da ridire. Insomma, l'approvazione di questa porcata da parte di Napolitano è tutt'altro che scontata, e l'eventuale rinvio alle Camere di tutta la legge significherebbe la fine politica di Berlusconi.


Insomma, il processo breve, come ha fatto notare ieri l'ANM, non è una priorità e non è di nessuna utilità per gli italiani. Le utilità sono come al solito per qualcun altro.

La cosa divertente - divertente si fa per dire - di tutta la vicenda, è che alle rimostranze dei magistrati contro l'inutilità del processo breve, Alfano ha replicato definendoli una "casta" che difende i propri interesse. Avete capito bene, no? Secondo Angelino la casta non è rappresentata da chi è riuscito a collezionare 18 salvacondotti su misura in 15 anni, ma di chi ne denuncia il diciannovesimo.
Tireranno fuori l'ennesimo dossier che spaventa il capo dello stato e lo costringeranno a firmare.
RispondiEliminaScommetto.
da uno che trasporta i giornali non possiamo pretendere che capisca cosa scrivono ...
RispondiElimina@Maurizio
RispondiEliminanon credo, l'avrebbero già fatto quando la Consulta ha bocciato il lodo Alfano e Berlusconi se l'è presa anche col capo dello stato.
@anonimo
beh, possiamo sempre farcelo spiegare dai commentatori che non hanno neppure il coraggio di firmarsi e che leggono i blog di quelli che trasportano i giornali.