Forse il ministro Alfano non immaginava che la sua intervista, rilasciata ieri al Corriere, avrebbe sollevato tanto polverone, come si vede da molte delle prime pagine di stamattina. Certo, ad alimentare le "fiamme" ha contribuito sicuramente anche la replica, sacrosanta e doverosa, dell'ANM, l'unica voce che si è levata per smentire le balle raccontate dal ministro sul provvedimento. C'è un interessante articolo in proposito, apparso stamattina su Repubblica a firma Francesco Bei e dal titolo piuttosto eloquente.
In sostanza, il giornalista spiega come sul processo breve non gravino solo le incognite dei finiani, ma anche, cosa molto più importante, la firma del capo dello Stato, il quale già a gennaio, quando il processo breve è stato approvato in Senato, ebbe parecchio da ridire. Insomma, l'approvazione di questa porcata da parte di Napolitano è tutt'altro che scontata, e l'eventuale rinvio alle Camere di tutta la legge significherebbe la fine politica di Berlusconi.
Insomma, il processo breve, come ha fatto notare ieri l'ANM, non è una priorità e non è di nessuna utilità per gli italiani. Le utilità sono come al solito per qualcun altro.
La cosa divertente - divertente si fa per dire - di tutta la vicenda, è che alle rimostranze dei magistrati contro l'inutilità del processo breve, Alfano ha replicato definendoli una "casta" che difende i propri interesse. Avete capito bene, no? Secondo Angelino la casta non è rappresentata da chi è riuscito a collezionare 18 salvacondotti su misura in 15 anni, ma di chi ne denuncia il diciannovesimo.
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Tireranno fuori l'ennesimo dossier che spaventa il capo dello stato e lo costringeranno a firmare.
RispondiEliminaScommetto.
da uno che trasporta i giornali non possiamo pretendere che capisca cosa scrivono ...
RispondiElimina@Maurizio
RispondiEliminanon credo, l'avrebbero già fatto quando la Consulta ha bocciato il lodo Alfano e Berlusconi se l'è presa anche col capo dello stato.
@anonimo
beh, possiamo sempre farcelo spiegare dai commentatori che non hanno neppure il coraggio di firmarsi e che leggono i blog di quelli che trasportano i giornali.