Cosa si celi di preciso, però, dietro queste parole, sono sincero, non mi è del tutto chiaro. Scrive Repubblica: "Per Sergio Marchionne [...] il sistema italiano deve superare definitivamente il conflitto 'operai-padrone', ma soprattutto deve innovarsi, aprirsi alla globalizzazione, capire che non si può investire se i lavoratori non tengono fermi gli impegni assunti. 'Fino a quando non ci lasciamo alle spalle i vecchi schemi non ci sarà mai spazio per vedere nuovi orizzonti', ha affermato Marchionne".
Mi pare difficile dire in poche parole cosa sia il conflitto operai-padrone, da dove derivi e quali ne siano le cause. Riassumendo brutalmente, si può dire che a partire dagli anni del boom industriale, dal secondo dopoguerra in qua per intenderci, i lavoratori hanno costantemente lottato per guadagnarsi alcuni diritti. Molti di questi, che oggi sembrano naturali e si danno per scontati, fino a non molti anni fa infatti non lo erano. La lotta di cui parla Marchionne è appunto questo cercare di ottenere maggiori diritti.
Il pensiero di Marchionne - abbandonare la lotta operai-padroni -, quindi, si presta, a mio avviso, a essere interpretato in due modi:
- Gli operai devono smettere di lottare per cercare di avere sempre più diritti perché se no non si va da nessuna parte.
- Le imprese devono smettere di mettere i bastoni tra le ruote agli operai che lottano per avere più diritti.
A quale delle due ipotesi, secondo voi, pensava Marchionne? Secondo me alla prima. D'altra parte lo aveva detto chiaramente in occasione del referendum indetto tra gli operai di Pomigliano per l'accettazione o meno del famoso piano Fiat, quello che garantiva il posto di lavoro in cambio della rinuncia ad alcuni diritti. Come forse ricorderete, la maggioranza degli operai si è espressa per il sì, ma non è stata una maggioranza plebiscitaria, anzi tutt'altro. E in quell'occasione Marchionne disse: "Io costruisco auto e se non le produco lì [Pomigliano, ndr] le produrrò da un'altra parte. Ci sono un sacco di posti che amerebbero avere la produzione di auto. La Serbia, per esempio o la Polonia".
Insomma, la linea di Marchionne mi sembra chiara: se gli operai smettono di rompere, bene, altrimenti tanti saluti. Ah, bei tempi quelli della lotta di classe.
4 commenti:
Il presidente dell'ASIT (Associazione stupratori italiani torinesi) ritiene che occorra superare definitivamente il conflitto stuprato-stupratore altrimenti se non è possibile stuprare in Italia allora si va a stuprare all'estero
Originale come metafora: io non ci sarei mai arrivato... :-)
Se tra i diritti c'è il sabotaggio, allora ha ragione Marchionne.
Hai detto bene: se. Siccome però questa cosa non è stata stabilita dal tribunale (manca ancora la sentenza d'appello), io avrei impostato il mio discorso diversamente.
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