lunedì 27 aprile 2009

Repubblichini e partigiani

Sono perfettamente conscio che al momento ci sarebbero cose più urgenti a cui dedicare un post, ma volevo brevemente fare un paio di riflessioni, possibilmente senza polemiche, sulla proposta di legge (qui in pdf) presentata dal parlamentare Lucio Barani, Pdl. Un disegno di legge che prevede la costituzione di un nuovo ordine onorifico, l'Ordine del Tricolore, e l'assegnazione del titolo di Cavaliere agli appartenenti alle forze armate italiane di ogni tipo che hanno combattuto nel periodo '40-'45. Onorificenza che di fatto, così prevede il disegno, sarebbe insignita, tra gli altri, sia ai partigiani che ai repubblichini, istituendo di fatto una sorta di equiparazione storica tra le due categorie.

Una progetto che, come spiega lo stesso relatore, si appoggia e cerca di trovare giustificazione nel clima di pacificazione ormai raggiunto dopo che sono trascorsi oltre 60 anni dai fatti.

Ora, per inquadrare bene la questione occorrerebbe una conoscenza storica piuttosto approfondita di quello che avvenne in quel periodo, cosa di cui io non sono in possesso e che, qualora anche fosse, non potrei certo esporre nello spazio di un post. Sintetizzando brutalmente, a beneficio anche di chi magari non ha ben chiaro di cosa si sta parlando, per partigiani si intendono i gruppi armati irregolari che durante la seconda guerra mondiale combatterono per la Liberazione dell'Italia dal nazifascismo. Col termine "repubblichini", invece, si intendono gli appartenenti alla famosa Repubblica Sociale Italiana, o Repubblica di Salò, lo stato fondato da Mussolini nel '43 e terminato di fatto con l'impiccagione dello stesso fondatore, assieme ad altri esponenti del Partito Fascista, a piazzale Loreto, a Milano, nell'aprile del '45.

Perché la proposta del parlamentare del Pdl ha creato piuttosto rumore, assieme alle ire di Franceschini? Perché gli appartenenti a questo stato, i famosi repubblichini di cui tanto si parla in questi giorni, di fatto appoggiarono Hitler, il nazismo, la sua politica, le sue idee, contribuendo materialmente pure alla deportazione degli ebrei che si trovavano nel nostro territorio verso le camere a gas in Polonia e in Germania, e ingaggiando spesso aspri conflitti con gli stessi alleati americani durante la loro avanzata verso il nord Italia.

L'instaurazione della Repubblica Sociale Italiana sotto diretta tutela della Germania fu l'inizio della caccia all'ebreo anche in territorio italiano, cui contribuirono attivamente gli apparati della Repubblica Sociale. Secondo Liliana Picciotto Fargion, risulta che del totale degli ebrei italiani deportati, il 35,49% venne catturato da funzionari o militari italiani della Repubblica Sociale Italiana, il 4,44% da tedeschi ed italiani insieme e il 35,49% solo da tedeschi (il dato è ignoto per il 32,99% degli arrestati).

Fra le retate completamente organizzate ed eseguite da italiani della RSI assume particolare rilievo il rastrellamento di Venezia del 5-6 dicembre 1943: 150 ebrei furono arrestati in una sola notte. La stessa triste vicenda del rastrellamento e della deportazione degli ebrei romani (effettuata dai tedeschi sotto il comando di Herbert Kappler) vide l'attiva collaborazione delle autorità della Repubblica Sociale Italiana, in primis nella persona del capo dell'Ufficio Razza presso la Questura di Roma, Gennaro Cappa. (fonte)

Ci sono stati storicamente diversi tentativi di giustificare gli italiani che aderirono alla RSI, tutti - questi tentativi - principalmente facenti capo alla sostanziale buona fede della maggioranza degli stessi repubblichini. Concetto questo richiamato più volte, durante le celebrazioni di sabato, sia da Napolitano che da Berlusconi. Ora, per correttezza, va precisato che anche l'operato del movimento dei partigiani, come è noto, non è stato esente da errori e da macchie (chi ha letto ad esempio "Il sangue dei vinti" lo sa), ma è indubbio che questi, pur con tutti gli errori che hanno commesso, hanno combattuto dalla parte giusta, come è usanza dire, mentre i repubblichini per converso no.

Ecco, più o meno in questo quadro si inserisce la proposta di legge presentata dall'on. Barani - da segnalare che mentre scrivevo questo articolo è apparsa la notizia che Berlusconi provvederà a farla ritirare -, quella che ha dato il via alle polemiche e alle prese di posizione del segretario del Pd, Franceschini. Prese di posizione che mi trovano d'accordo. E' vero, sono passati tanti anni dai fatti, ma questi rimangono, non si possono cancellare con una legge che sostanzialmente è come se volesse mettere una pietra sopra a tutto in perfetto stile chi s'è visto s'è visto.

Pur facendo salva la famosa buona fede di buona parte di quelli che aderirono alla RSI, infatti, non si può comunque passare sopra a quello che è successo. Non si dice sempre che la storia ha poca memoria, e che questa memoria serve a evitare che gli errori del passato si ripetano nel presente? Se prendiamo per buono questo assunto, e non vedo sinceramente il motivo per non farlo, direi che l'equiparazione per legge tra repubblichini e partigiani è meglio lasciarla nel cassetto ancora per molti anni.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

io ho fatto degli studi universitari su partigiani e repubblichini e anche una tesina per un esame sulla seconda guerra mondiale.
La cosa veramente oscena della proposta di legge è l'equiparazione tra repubblichini e partigiani in base ad una presunta buona fede.
Qui il discorso andrebbe esteso ulteriormente. I repubblichini propriamente detti si riferiscono ai combattenti della cosiddetta repubblica di Salò. Questo però non deve far pensare che prima di quel periodo non esistessero reparti "scelti" affiancati ai nazisti ed opposti ai partigiani. Gruppi partigiani erano presenti fin dal 1942 in Italia e gruppi fascisti inquadrati in reparti tedeschi erano presenti da quell'anno e anche prima in Italia.
Successivamente furono creati dei combattenti inquadrati nella repubblica di salò. Dei militari agli ordini di mussolini ma istituiti di fatto dai tedeschi.

Poi vi erano i collaborazionisti. Sempre militari che coadiuvavano gli eccidi (Marzabotto, Sant'Anna di Stazzema) e le retate contro partigiani e parte della popolazione.
A sant' anna tra i tedeschi che uccisero la popolazione vi erano diversi fascisti in uniforme militare, lo stesso in altre località italiane.
Molti di questi erano volontari o inquadrati in reparti scelti, erano di comprovata fede fascista e sapevano bene cosa facevano; essendo in supporto ai tedeschi potevano rifiutarsi di compiere massacri di popolazione ma non lo fecero.
e in questo sinceramente non vedo dove sia la buona fede.
i fascisti erano razzisti, erano facinorosi, e tra di loro vi era un gran numero di avanzi di galera e violenti, sbandati e delinquenti. Sapevano di esserlo e erano coscienti di ciò che facevano. non c'era posto per la buona fede.
Equiparare questa gente ai partigiani (per 1 terzo comunisti, e per il resto socialisti, del PDa, osovani - cioè cattolici - anarchici ecc ecc) vuol dire non conoscere la storia e permettersi di fare è il caso di dire "di tutta l'erba un fascio" insultando la memoria di chi ha combattuto contro la follia nazista e fascista.

vi erano poi gli imboscati coloro che forzatamente si davano alla macchia pur non appartenendo a gruppi partigiani, a volte operavano azioni di sabotaggio verso i fascisti prima - e i soldati tedeschi poi - agendo sempre o quasi sempre singolarmente.
Mio nonno era un imboscato per esempio.
ecco credo di aver fatto il punto

Anonimo ha detto...

un'altra cosa che non ho specificato. i collaborazionisti potevano essere sia militari che civili. di solito con questo termine si indica dei civili che collaboravano con i tedeschi in cambio di soldi.
vi erano però dei militari che collaboravano in operazioni di supporto con i tedeschi, appartenenti a reparti scelti.
io mi riferivo a questi ultimi.

Andrea Sacchini ha detto...

>La cosa veramente oscena della proposta di legge è l'equiparazione tra repubblichini e partigiani in base ad una presunta buona fede.

Anche secondo me, come ho scritto nel post, la questione della "buona fede" mi pare una forzatura. Qualcun altro, comunque, pare non la pensi così, e mi riferisco ad Alessandra Mussolini, che proprio oggi ha affermato che se Berlusconi ritirerà la proposta di legge loro la ripresenteranno subito.

Siccome ho visto che tu sei particolarmente ferrato in materia, mi piacerebbe avere un tuo parere su quanto ha raccontato Pansa nel libro che ho linkato nel post. So che all'epoca ci sono state parecchie polemiche, e lo stesso giornalista è stato più volte contestato pubblicamente in occasione delle varie presentazioni del libro.

Come vedi tu la questione?

Riccardo ha detto...

Io credo che sia ormai tempo per rileggere il nostro passato, al riparo dei nomignoli e con una maggiore dose di buona volontà. Quale partigiano se la prenderebbe a male nell'essere equiparato ad un sedicenne morto senza divisa, senza scarpe dall'altra parte del confine? Sono due facce della stessa medaglia.
Dopotutto anche Dario Fo era un repubblichino... http://riciardengo.blogspot.com/2009/04/eppure-io-non-ci-vedrei-niente-di-male.html

Anonimo ha detto...

@andrea

non trovo il link? e non conosco quel libro. gli posso dare una letta veloce ma non trovo il link

@riccardo

evidentemente non conosci la storia o non te ne frega niente ma se mi dici che un repubblichino e un partigiano sono due facce della stessa medaglia hai una forte carenza storica di quel drammatico periodo della nostra storia.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

posso dirti cmq di diffidare
da giornalisti e sedicenti storici revisionisti che iniziano premettendo che il fascismo aveva un ampio consenso.


questo è falso. totalmente falso. Il fascismo aveva creato una gigantesca macchina di propagando come in ogni regime e questa macchina doveva mostrare un grande consenso anche se nella realtà non esisteva affatto.
Inoltre tutti erano costretti ad essere iscritti al partito se volevano trovare degli impieghi decenti. Chi non era tesserato al partito - in un primo momento non era obbligatorio - si trova emarginato sia socialmente che nel campo del lavoro.
i fascisti consideravano l'iscrizione al partito come segno di consenso. Così non era. Gran parte del ceto borghese, degli scrittori, degli storici, dei professori e degli accademici erano contro il fascismo.
la popolazione di ceti meno abbienti era prevalentemente legata al partito popolare di ispirazione cattolica e ai partiti comunista e socialista.

Andrea Sacchini ha detto...

>posso dirti cmq di diffidare
da giornalisti e sedicenti storici revisionisti che iniziano premettendo che il fascismo aveva un ampio consenso<

Mah, guarda, in genere io ho l'abitudine di diffidare di tutto: sono diffidente per natura... :-)

Ora, le mie conoscenze storiche su quello che è stata la resistenza, con tutti gli annessi e connessi, si basano su vecchie reminescenze scolastiche e su quello che ho trovato di documentazione in rete. In base a tutto ciò, come del resto ho anche scritto chiaramente nel post, io sono il primo a dire che la proposta di equiparare repubblichini e partigiani è fondamentalmente insensata.

Ma la mia curiosità, quella che ho espresso nei commenti qui sopra, si è spinta oltre a questo aspetto, che, come ho detto, lo dò per assodato, e comprende gli aspetti "scomodi", se così si può dire, dell'attività di una parte marginale (e ripeto: marginale) del movimento partigiano. E mi riferisco appunto ai crimini commessi, e mi pare anche questi ormai storicamente provati, da una parte pur minorotaria degli appartenenti ai suddetti partigiani. Tutto qua.

Quello che mi interessava avere da te, adal, era semplicemente un commento riguardo a questo aspetto, che, seppur marginale, non è stato sicuramente molto nobile. Tutto qua.

Anonimo ha detto...

crimini commessi ve ne furono da parte di alcuni gruppi di partigiani rossi. Specie in alcune regioni del nord-est ma anche in regioni storicamente rosse come in Toscana, Emilia e Umbria. Non erano massacri rivolti contro la popolazione ma spesso regolamenti di conti tra opposti schieramenti partigiani.
In friuli erano attivi invece gruppi partigiani jugoslavi e furono questi a dar luogo agli eccidi delle foibe, compiuti contro civili italiani residenti in dalmazia e intorno a Trieste.
dopo la guerra e subito prima vi furono eccidi contro cittadini ritenuti vicini al fascismo, collaborazionisti e proprietari terrieri.
Ovviamente sono atteggiamenti da condannare che sfociarono in una sorta di vero e proprio "banditaggio", spesso da parte di gruppi al di fuori di ogni controllo che agivano in uno stato di disordine e caos estremo.
vi furono anche omicidi e razzie nei confronti di proprietari terrieri e di ex fascisti nel periodo tra il 1945 e il 1950.
addirittura si parla di centinaia di omicidi ma dati certi da parte delle forze dell'ordine sono imprecisi vista la situazione in cui versava il nostro Paese in quel periodo.
E' ovvio che condanni questo genere di comportamento. la guerra partigiana molte volte condusse ad eventi che oggi potremmo definire di terrorismo, anche se tali casi furono delimitati a gruppi estremisti di sinistra.

Anonimo ha detto...

Vi consiglio di leggere questo articolo sui repubblichini:
http://thepopuli.com/?p=1149
Ci sono delle interessanti riflessioni che si intrecciano con quelle poste in questo articolo.
Saluti

La querela

Luciano Canfora querelato da Giorgia Meloni. Un gigante del pensiero e un intellettuale dalla cultura sconfinata, conosciuto in ...