Da lì in poi è stato infatti tutto un susseguirsi di tentativi di imbavagliare la rete, messi in campo con una costanza e una determinazione che hanno qualcosa di commovente - pur avendo parlato qui di ognuno non li ricordo neppure tutti, mi vengono in mente solo alcuni nomi dei ministri promotori: Barbareschi, D'Alia, Carlucci, Alfano.
Oggi ne è arrivato un altro, presentato alla Commissione Giustizia della Camera dai due illustri ministri citati sopra. Anche questo, come i precedenti, un concentrato di ambiguità e di sciocchezze che sembra avere l'unico scopo, ancora una volta, di limitare la libertà di informazione in rete riportandoci indietro nel tempo di almeno 50 anni. Guido Scorza ne ha parlato esaustivamente sul suo blog e su Punto Informatico. Vi riporto qui sotto solo un breve estratto del suo articolo, la versione integrale la trovate qui. Io non aggiungo nient'altro: mi sono stancato. Vadano tutti a quel paese.
Sono bastati 101 caratteri, spazi inclusi, all'On. Pecorella per surclassare il Ministro Alfano che, prima dell'estate, aveva inserito nel DDL intercettazioni una disposizione volta ad estendere a tutti i "siti informatici" l'obbligo di rettifica previsto nella vecchia legge sulla stampa e salire, così, sulla cima più alta dell'Olimpo dei parlamentari italiani che minacciano - per scarsa conoscenza del fenomeno o tecnofobia - la libertà di comunicazione delle informazioni ed opinioni così come sancita all'art. 11 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino e all'art. 21 della Costituzione. Con una previsione di straordinaria sintesi e, ad un tempo, destinata - se approvata - a modificare, per sempre, il livello di libertà di informazione in Rete, infatti, l'On. Pecorella intende aggiungere un comma all'art. 1 della Legge sulla stampa - la legge n. 47 dell'8 febbraio 1948, scritta dalla stessa Assemblea Costituente - attraverso il quale prevedere che l'intera disciplina sulla stampa debba trovare applicazione anche "ai siti internet aventi natura editoriale".
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