Non so quanto la cosa vi possa interessare, ma è in corso una curiosa querelle tra il ministro Brunetta e Michele Placido, il noto attore e regista. In realtà non è semplicemente una querelle - siamo già alle vie legali - e forse non è neppure molto interessante, ma offre senz'altro alcuni spunti di riflessione. Breve riassunto della vicenda. Il ministro Brunetta, quello che passerà alla storia come il castigamatti dei fannulloni nella pubblica amministrazione, sì è lanciato l'altro ieri, durante un incontro pubblico a Gubbio, in una dura reprimenda contro le sovvenzioni pubbliche date al cinema e alla cultura. Laute sovvenzioni che, secondo lui, quasi mai hanno prodotto introiti proporzionati a quanto investito.
Nella foga delle sue esternazioni, però, si è lasciato scappare una frase in cui dichiara che al Lido - il riferimento è alla mostra del cinema appena conclusa a Venezia - c'è "un pezzo d'Italia molto placida" e "leggermente schifosa". Frase a seguito della quale Michele Placido si è sentito tirato in causa: da qui la querela nei confronti del ministro. Se avete voglia, qui sotto c'è il video cone le parole precise (min. 5,30 circa).
Ora, se vogliamo dirla tutta, il ministro non ha a mio avviso sbagliato tutto, non ha detto solo castronerie, ma, nel più classico stile che si richiama alla nota parabola evangelica della pagliuzza e della trave, ha guardato solamente un lato della questione risorse pubbliche, dimenticandone molti altri. Vediamo qualcuno di questi altri.
Al min. 1 circa del video, Brunetta lamenta il fatto che molti registi hanno ricevuto 30 o 40 milioni di euro per fare i loro film senza che questi ottenessero poi grossi ritorni economici; e comunque infinitamente inferiori a quanto speso, generando quindi un notevolissimo squilibrio tra soldi (pubblici) investiti e incassi. Non contesto i dati esposti dal ministro. Quello che semmai contesto è questa pretesa un po' bizzarra, tipica comunque della cultura imperante, di monetizzare la cultura, di usare come parametro di attribuzione del valore culturale di un'opera il denaro. Certo, può darsi benissimo che molti film - quali? Perché Brunetta non fa qualche nome? - siano davvero delle emerite schifezze, magari prodotti e girati solo per spillare risorse pubbliche, ma non è detto che sia la regola. Insomma, un po' più di chiarezza da parte del ministro non avrebbe guastato. Andiamo avanti.
Un'altra perla è quel "loro non hanno mai lavorato per un'Italia migliore" (min. 1,30), riferito ovviamente sempre ai registi e ai cineasti. Certo che una frase del genere pronunciata da un politico fa sempre un certo effetto. Anche qui, come al solito, generalizzare non è mai cosa buona. Ci saranno sicuramente registi che non hanno mai lavorato per un'Italia migliore, certo, ma mi pare che il cinema italiano possa vantare i Michelangelo Antonioni, i Vittorio de Sica, i Roberto Rossellini, i Luchino Visconti, e magari qualche altro registucolo scalcinato che tra un filmetto di serie b e l'altro ha anche trovato il tempo di dare un pochino di lustro all'Italia davanti al mondo. Certo, non un lustro ai livelli di quello che sta dando attualmente il presidente del Consiglio, ma insomma... A tal proposito, visto che è stato Brunetta a tirare fuori l'argomento, mi pare che neppure un congruo numero di quelli che appartengono alla sua categoria - i politici, tanto per intenderci - sia mai passato alla storia per aver contribuito a un'Italia migliore. La presente legislatura in questo senso rappresenta sicuramente un'eccezione, visto che è guidata dal miglior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni, ma si tratta appunto di un'eccezione.
Merita una menzione pure l'elogio a Bondi (min. 3,30), meritevole di continuare a girare la chiave dei soldi destinati alla cultura e allo spettacolo. Bravo Bondi: 100 milioni di euro in meno alla cultura, che in un paese dove già il livello culturale generale è ai livelli che sappiamo, sono una bella cifra, una cifra che fa sicuramente levare molti applausi. Basta coi soldi gettati nel cesso, e che diamine! Peccato che sia Bondi che Brunetta appartengano con orgoglio allo stesso governo che non più tardi di un anno fa ha stanziato 140 milioni di euro a fondo perduto per salvare Catania dalla bancarotta. Catania, comune amministrato per anni dal centrodestra, che a causa di un decennio all'insegna della corruzione, della gestione clientelare della cosa pubblica e dello spreco è riuscito a fare bancarotta e a dilapidare più di 800 milioni di euro di soldi pubblici per opere iniziate e mai finite. Lo stesso governo, sempre quello degli attuali Bondi e Brunetta, sotto il quale nel febbraio del 2006 è passata una norma, quella dei rimborsi elettorali doppi, che stabilisce l'elargizione dei soldi pubblici ai partiti anche in caso di scioglimento anticipato della camere, cosa che ha comportato un aggravio per le casse dello stato di circa 300 milioni di euro.
Perché Brunetta queste cose non le dice? Certo, l'auto-incensazione è molto gratificante, strappa molti applausi perché alle persone poco informate, tipo quelle che in platea applaudivano alla vena istrionica del prode ammazza-sprechi, nessuno probabilmente ha mai raccontato queste cose. Ma, si sa, da che mondo è mondo è sempre stato infinitamente più facile e più comodo guardare solo la famosa pagliuzza e lasciar perdere la trave.
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