venerdì 18 settembre 2009

Kabul, siamo là per la democrazia (ufficialmente)

Le stragi dei nostri soldati all'estero hanno, solitamente, oltre al naturale dolore e dispiacere per l'accaduto, l'effetto deleterio di provocare il solito sbrodolamento nauseabondo di dichiarazioni di solidarietà, contrizione, partecipazione, che nessuno sa dire di preciso quanto sia veramente sentito e quanto di circostanza.

Per il resto non so cosa si possa dire. I nostri soldati sono là, come in molte altre parti del mondo, ufficialmente in missione di pace, una definizione che ormai, da tempo, cercano accuratamente di evitare pure i ministri. Parlare di missione di pace in un paese come l'Afghanistan, infatti, lo capiscono anche loro che è una balla. Lì si è in guerra, punto e basta. E per cosa? Bella questa domanda. Qualcuno di voi per caso ha una risposta? (e non tiratemi fuori le solite menate su petrolio, gas e compagnia bella, che qui non c'entrano niente). E allora? Per cosa? Beh, ma è scontato: per difendere la pace, la libertà e la democrazia in Afghanistan, che cavolo di domanda è questa? Poi, ovviamente, nessuno fa caso alla contraddizione insita nel cercare di portare la libertà in un paese con la sua occupazione, ma questi sono dettagli.

Insomma, girando qua e là alla ricerca di risposte, mi pare, a naso, che quella più plausibile sia quella di peacereporter.net:

Non per la pace, perché i nostri soldati in Afghanistan stanno facendo la guerra.
Non per la libertà, perché i nostri soldati stanno occupando quel paese.
Non per la democrazia, perché i nostri soldati proteggono un governo-fantoccio che non ha nulla di democratico.
Non per la sicurezza internazionale, perché i nostri soldati stanno combattendo contro gli afgani, non contro il terrorismo islamico internazionale: a questo, semmai, stanno fornendo un pretesto per odiare e attaccare l'Occidente e anche il nostro paese.
E allora per cosa sono morti?
La risposta l'ha data il generale Fabio Mini, ex comandante del contingente Nato in Kosovo, intervenendo la scorsa settimana a un dibattito sull'Afghanistan tenutosi a Firenze e organizzato da Peacereporter:
"Ufficialmente lo scopo fondamentale, il center of gravity, della missione non è la ricostruzione, o la pacificazione né la democrazia: è la salvaguardia della coesione della Nato in un momento di crisi della stessa. Questo è lo scopo dichiarato, scritto nei documenti ufficiali della missione Isaf. La Nato è in Afghanistan esclusivamente per dimostrare che è coesa: lo scopo è essere insieme. Ecco perché gli Stati Uniti chiedono soldati in più: ma pensate davvero che manchino loro le forze per far da soli? Credete davvero che i nostri soldati o i lituani siano importanti? No! L'importante è che nessuno si sottragga a un impegno Nato. Ecco perché vengono chiesti continuamente uomini agli alleati".

Ecco, siamo in guerra in un paese che ci odia per aiutarlo a odiarci ancora di più. Ma là c'è un regime terribile, che soffoca ogni libertà, quello dei talebani, e noi dobbiamo aiutare gli afghani a liberarsene, è la frase che più spesso si sente dire per giustificare la nostra presenza. Ma chi l'ha detto? Ma dove sta scritto? Ma chi siamo noi per andare a impicciarci degli affari degli altri paesi? Ogni nazione non ha diritto di filarsi da sé la propria storia? A qualcuno risulta per caso che l'Afghanistan abbia chiesto aiuto a qualche nazione?

Anche in Iraq dovevamo fare la stessa cosa: liberarlo dalla dittatura di Saddam. Provate a guardare i sondaggi tra il popolo iraqeno per vedere se era meglio Saddam o l'occupazione americana per esportare la democrazia. Cosa vi fa pensare che anche in Afghanistan non sia la stessa cosa? Su, non raccontiamoci fesserie.

8 commenti:

  1. tralasciando giustamente le motivazioni economiche, che sinceramente non riesco a trovare, il fine potrebbe essere quello di assecondare gli Usa e i capricci di bush, nel fare una guerra contro i talebani, per motivi che non ancora non comprendo. La guerra fu pianificata prima dell'11 settembre quindi non era quello il motivo.
    Io azzarderei un'ipotesi, ma è solo tale, diciamo una teoria molto lontana.
    economicamente l'unica risorsa dell'afghanistan è la coltivazione del papavero da oppio.
    per caso tale motivazione può avere a che fare con la guerra?
    non capisco però come e perché..
    in ogni caso noi ci siamo accodati ad una risoluzione voluta dagli Usa e imposta all'ONU secondo la quale occorreva esportare (con le bombe)la democrazia in quel Paese.
    Parliamo di un Paese (la famosa Batriana di alessandro magno)cui il condottiero macedone ebbe grossi problemi per conquistarlo, in cui l'armata rossa, prese una solenne e colossale cantonata e fu sconfitta nettamente dopo 10 anni di fittizio controllo del territorio.
    l'Afghanistan ricorda un po' il vietnam: territorio impervio, sconosciuto, ignoto, tattiche militari campali contro milizie partigiane addestrate, armate e con una capillare conoscenza di ogni sasso e anfratto.
    solo che in vietnam le motivazioni erano coloniali e politiche (ex colonia francese da tenere unita, evitare che il Paese diventasse comunista ecc.).
    ma qui?
    mistero!
    e i nostri soldati ufficialmente solo qui solo per proteggere e aiutare la democrazia. ma quale democrazia? ma si può imporre la democrazia utilizzando un'occupazione militare, che in quanto tale è l'opposto della democrazia??
    si può portare la democrazia dall'esterno, quando in Europa ha richiesto, dall'interno, secoli e secoli di conflitti e scontri sociali??
    chi mi può rispondere? in tv non le dicono queste cose.
    tu lo puoi fare?
    se riesci a rispondere a tutte queste domande, allora puoi scrivere un libro di storia e diventare un politologo.
    l'editore te lo trovo io!!

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  2. >La guerra fu pianificata prima dell'11 settembre quindi non era quello il motivo

    Beh, forse, almeno inizialmente, non doveva essere una guerra, o almeno l'Isaf non è nata con questo intento. Si è trasformata in guerra col passare del tempo, quando ci si è accorti, probabilmente troppo tardi, di cosa voleva dire impegnarsi in un paese come quello.

    >se riesci a rispondere a tutte queste domande, allora puoi scrivere un libro di storia e diventare un politologo

    Non ambisco a tanto. Per adesso mi accontenterei di sapere i veri motivi, oltre a quelli ufficiali, per cui siamo lì. Ma mi sa che resterò senza risposta.

    Voglio comunque segnalare questo bellissimo articolo di Leonardo, che mi pare spieghi in maniera impeccabile i motivi per cui l'Afghanistan non sarà mai un paese democratico. Da parte mia più che condivisibile.

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  3. Siamo lì per sostenere un governo "amico", o più precisamente per non lasciare il governo ad un gruppo ostile.

    Il discorso della democrazia fa parte dell'ipocrisia necessaria nei paesi occidentali.

    Le motivazioni economiche sono solo i soliti luoghi comuni delle persone di sinistra, che vedono il petrolio dovunque.

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  4. >Siamo lì per sostenere un governo "amico", o più precisamente per non lasciare il governo ad un gruppo ostile

    Beh, converrai con me che qualunque sia il motivo per cui siamo in Afghanistan, forse sarebbe il caso di cominciare a fare un seria riflessione, anche alla luce dei risultati ottenuti dopo 8 anni di "siamo lì".

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  5. Certo che convengo con te. Che la strategia, se mai c'e' stata una, non sembra funzionare sembra ovvio.

    Rispondevo solo al tuo lettore che si faceva domande strane sui motivi della presenza. La spiegazione è molto semplice. Gli americani ci sono dovuti andare per forza, mentre noialtri per rispondere alle clausole della NATO, che abbiamo sottoscritto di nostra volonta. Diciamo che De Gasperi ha sottoscritto, ai suoi tempi.

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  6. in realta ha firmato Sforza, ma il governo era di De Gasperi.

    http://www.archives.gov/exhibits/featured_documents/north_atlantic_treaty/images/signature_page_03.jpg

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  7. >Diciamo che De Gasperi ha sottoscritto, ai suoi tempi

    Sì, anche se De Gasperi avrebbe di gran lunga preferito il CED. In ogni caso, a prescindere da chi materialmente firmò, l'ingresso dell'Italia nella NATO non è stato un passaggio indolore e tranquillo.

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  8. Certamente, molti Italiani volevano il patto di Varsavia, che offriva visite gratuite a Budapest e Praga. Con tutte le bellezze che ci sono da quelle parti ci sarebbero stati molti volontari ;-)

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