mercoledì 30 settembre 2009

Capitali criminali

Tra le considerazioni fatte ieri da Tremonti a sostegno del suo scudo fiscale, ce n'è una che lascia piuttosto perplessi.

"I capitali criminali non saranno rimpatriati"
[...]
"Non credo che la criminalità si servirà di questo strumento. I capitali criminali o sono in Italia perfettamente sbiancati o continueranno la loro attività all'estero".

Ora, un ministro dell'economia che fa una dichiarazione simile si presume che la faccia con cognizione di causa. Certo, c'è quel "non credo" che dà adito a qualche dubbio, però, insomma, se lui dice così, sarà così. Eppure no, non può essere così, e per un motivo molto semplice. Se si va a guardare tra le pieghe di questo benedetto scudo, si vede chiaramente che a chi riporta in Italia capitali illecitamente detenuti all'estero è garantito l'anonimato. Scrive il Sole24Ore in proposito:

Grazie, poi, a un emendamento approvato dal Senato, è stato precisato che le operazioni di regolarizzazione e di rimpatrio non comportano l'obbligo di segnalazione di operazioni sospette in materia di antiriciclaggio.

E ancora:

Da segnalare, ancora, come i dati e le notizie comunicati dal contribuente agli intermediari per l'operazione di rimpatrio o di regolarizzazione non possono costituire elemento utilizzabile a sfavore del contribuente, in via autonoma o addizionale, in ogni sede amministrativa o giudiziaria.

Ovviamente gli "intermediari" copra citati sono le banche, i soggetti cioè materialmente deputati a ricevere questo denaro frutto di evasione fiscale. Allora, visto che il tutto si svolge in maniera perfettamente anonima e che le banche hanno in sostanza la facoltà piena di garantire questo anonimato, come fa Tremonti a dire che non saranno rimpatriati capitali di provenienza criminale? Ecco, forse, spiegato quel "non credo". A tal proposito vale la pena segnalare un articolo molto particolareggiato ed esplicativo, pubblicato stamattina su il Fatto da Roberto Scarpinato, pubblico ministero alla DIA di Palermo. Ne risporto qualche stralcio.

Per valutare le possibili ricadute della prossima approvazione del nuovo scudo fiscale, può essere utile ricordare alcuni degli effetti negativi conseguenti all’entrata in vigore del precedente scudo: quello introdotto dal decreto legge 350/2001. In quell’occasione fu regolarizzata una somma globale di circa 73 miliardi di euro. A fronte di tale enorme massa di capitale, furono effettuate meno di trecento segnalazioni di operazioni sospette in tutt’Italia, di cui nessuna che riguardava la Sicilia. Grazie alle garanzie di anonimato accordate da quella legge, non fu possibile selezionare e intercettare il denaro sporco frutto di gravi delitti, ben diversi da quelli di natura fiscale per i quali era stata accordata la non punibilità.
[...]
Per evitare che la legislazione antimafia diventi un’eterna tela di Penelope (...) sarebbe il caso che questa volta non si ripetessero gli errori del passato e, dunque, si dotasse la magistratura di strumenti idonei per intercettare quelli tra i capitali rientrati che non sono frutto di reati condonabili, ma di altre attività criminose.
[...]
Attualmente tale obbligo è previsto solo da una semplice circolare del 2007, che già in tanti si sono affrettati a ritenere non applicabile in quanto non espressamente richiamata dal decreto legge 78/2009 che prevede il nuovo scudo fiscale.
[...]
D’altra parte rendere immediatamente “visibili” alla magistratura i nominativi dei soggetti scudati, offrirebbe la possibilità di verificare - nei modi e con le garanzie previste per le indagini penali - se tra costoro si celino prestanome e riciclatori di indagati per reati di mafia ed altri gravi reati, e di sventare così il tentativo di approfittare indebitamente dell’opportunità offerta dalla nuova legge per “ripulire” sotto banco denaro sporco. Continuare invece a garantire l’anonimato ai soggetti scudati, affievolire per gli intermediari finanziari o addirittura eliminare l’obbligo di segnalare le operazioni sospette potrebbe essere frainteso come un pericoloso cedimento alla cultura dell’omertà, oltre che aprire di fatto un varco incontrollabile al riciclaggio di capitali illegali. (fonte)

A questo punto direi che solo il tempo dirà se ha ragione Tremonti o se, piuttosto, sono fondati i timori del magistrato di Palermo. Io una mezza idea ce l'ho.

2 commenti:

  1. banca etica ha detto che non accetterà soldi fatti rientrare con lo scudo fiscale

    almeno non direttamente, poi uno che ha fatto rientrare dei capitali dall'estero tramite una banca ed averli ripuliti li può mettere in qualunque banca stante l'anonimato sull'operazione

    però è apprezzabile che la banca etica rinunci ai guadagni che il servizio di assistenza sullo scudo fiscale potrebbe farle guadagnare

    http://www.bancaetica.com/Content.ep3?ID=783293

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  2. >banca etica ha detto che non accetterà soldi fatti rientrare con lo scudo fiscale

    Beh, sai, una banca con quel nome... Anche solo per coerenza. :-)

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