martedì 16 giugno 2009

Il ddl intercettazioni e l'obbligo di rettifica per i "siti informatici"

La definizione di "sito informatico" è talmente generica, a ennesima conferma di quanto poco (o forse troppo?) ci capiscano di internet e tecnologia i nostri zelanti legislatori, che al suo interno può essere racchiuso tutto: blog, siti di informazione, siti personali, social network e chi più ne ha più ne metta.

Ma come, direte voi, ancora qua a parlare di questo benedetto ddl intercettazioni? Beh, cosa credete, che a me non piacerebbe parlare d'altro? Invece purtroppo mi tocca tornarci sopra, perché al suo interno, oltre a tutto quello che ho già raccontato nei giorni scorsi, è contenuto un articolo che riguarda, tanto per cambiare, chiunque abbia a che fare a vario titolo con siti o blog.

In particolare, l'attenzione degli internauti si è concentrata sull'articolo denominato "obbligo di rettifica", una breve ma pericolosissima norma che, nel caso diventasse legge, obbligherebbe i gestori di qualsiasi sito o blog a pubblicare una rettifica a quanto scritto, o pubblicato in altro modo, entro 48 ore dall'e-mail di notifica.

«Per i siti informatici, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono». (fonte)

In pratica, questa aberrazione prevede che chiunque possa spedire un'e-mail a chiunque (fosse pure YouTube) per chiedere la rettifica di un contenuto ritenuto non veritiero o lesivo della reputazione di chichessia. La sanzione per il mancato ottemperamento della richiesta va da 15 a 25 milioni delle vecchie lire.

Della cosa si è pure interessata Google Italia, la quale, in un articolo apparso sul suo blog ufficiale, scrive:

Questa norma mira ad estendere anche ai “siti informatici” le procedure di rettifica delle informazioni ritenute non veritiere o lesive della reputazione dei soggetti coinvolti, finora applicate ai mezzi di informazione tradizionali". In pratica un blogger amatoriale viene equiparato come responsabilità al direttore responsabile di un qualsiasi quotidiano nazionale...
L’utilizzo dell’espressione generica “siti informatici” è molto preoccupante, in quanto sembra comprendere sia tutti coloro che producono contenuti, siano essi operatori professionali (ad esempio, la testate giornalistiche online) o semplici utenti (ad esempio, i blogger amatoriali), sia le piattaforme che ospitano questi contenuti, come ad esempio i motori di ricerca, le piattaforme di contenuti creati dagli utenti come YouTube ed i social network come Facebook.

In pratica, con questa legge si ritorna al vecchio dilemma se i siti e i blog, compresi quelli amatoriali, debbano essere equiparati a una testata giornalistica professionale, che prevede appunto, tra le altre cose, l'obbligo di rettifica e la figura di un direttore responsabile.

Scriveva Guido Scorza su PI quanche giorno fa:

L'intervento normativo in commento mira, nella sostanza, a rendere applicabile a qualsiasi forma di comunicazione o diffusione di informazioni online - avvenga essa in un contesto amatoriale o professionale e per scopo personale, informativo o piuttosto commerciale - la vecchia disciplina sulla stampa dettata con la Legge n. 47 dell'8 febbraio 1948 e, in particolare, il suo art. 8 relativo ad uno degli istituti più controversi introdotti nel nostro ordinamento con tale legge: l'obbligo di rettifica.

Sostanzialmente, quindi, questa legge pretende di regolare le moderne forme di comunicazione elettronica interattiva con le stesse norme con cui si regolava la stampa 60 anni fa.

Ora, intendiamoci, nessuno, tanto meno io, dice che sia giusto che chi gestisce un sito o un blog sia automaticamente autorizzato a scrivere disinvoltamente qualsiasi cretinata gli passi per la testa, ma è palese che la forma di regolamentazione che prevede questa assurda legge non è applicabile ad esempio a un blog amatoriale, il quale non ha evidentemente né i mezzi né le possibilità di poter in qualche modo "combattere" alla pari di una testata giornalistica professionale. E questo Scorza lo dice chiaramente.

The web is not the press (or tv) si potrebbe dire con uno slogan e non è, pertanto, possibile né opportuno applicare ad ogni forma di comunicazione online la speciale disciplina dettata per l'informazione professionale. Dovrebbe essere evidente ma così non è. Gestire le richieste di rettifica, valutarne la fondatezza e, eventualmente, darvi seguito è un'attività onerosa che mal si concilia con la dimensione "amatoriale" della più parte dei blog che costituiscono la blogosfera e rischia di costituire un elemento disincentivante per un blogger che, pur di sottrarsi a tali incombenti e alle eventuali responsabilità da ritardo (una multa da 25 milioni di vecchie lire per aver tardato a leggere la posta significa la chiusura di un blog!), preferirà tornare a limitarsi a leggere il giornale o, piuttosto postare solo su argomenti a basso impatto mediatico, politico e sociale e, come tali, insuscettibili di "disturbare" chicchessia. Allo stesso modo, il gestore di una piattaforma di condivisione di contenuti o, piuttosto, di social networking che, per definizione, non produce le informazioni che diffonde, ricevuta una richiesta di rettifica non potrà, in nessun caso, in 48 ore, verificare con l'autore del contenuto la veridicità dell'informazione diffusa e, quindi, l'effettiva sussistenza o meno dell'azionato diritto di rettifica.

Insomma, prendetela come impressione personale, ma mi pare che da qualunque parte la si guardi, questa mostruosità giuridica abbia - come ha osservato giustamente Anna Masera su La Stampa - un solo intento: la censura del web.

2 commenti:

  1. la situazione è veramente inquietante. Chissà se almeno anche i blog di estrema destra e i cretini che scrivono commenti osceni verranno censurati.

    per esempio questo viene scritto da un utente
    in un blog che considero nazista

    "mentre una volta erano gli ebrei ad essere perseguitati,
    oggi in Italia sono gli estremisti di destra ad essere perseguitati, nel momento in cui la loro colpa è solo essere iscritti ad un partito e nient'altro...! Quindi in questi casi particolari, sono loro i martiri, e tutti gli altri i razzisti carnefici."

    questa frase da incorniciare tra le aberrazioni della mente umana rientrerà forse nelle varie e stupide censure del web che ci propineranno oppure saranno tollerate?

    certo che quando una persona arriva a scrivere e a pensare che i naziskin e gli estremisti di destra sono oggi dei perseguitati allora vuol dire che la memoria storica del nostro Paese è finita.

    RispondiElimina
  2. >la situazione è veramente inquietante. Chissà se almeno anche i blog di estrema destra e i cretini che scrivono commenti osceni verranno censurati

    Che in fondo non sarebbe nenche tanto grave. Quello che mi preoccupa è che questo provvedimento, qualora appunto diventasse legge a tutti gli effetti, reppresenterebbe probabilmente la pietra tombale sulla libertà di espressione in rete.

    Ed è triste constatare, purtroppo, che non si tratta del primo tentativo in questo senso, e probabilmente non sarà neanche l'ultimo. E' infatti dalla famigerata legge n. 62 del 2001 che ogni governo (destra o sinistra che sia) ha messo in campo iniziative di questo tipo. E prima o poi ce la faranno, la rete libera è troppo scomoda per loro.

    Ah, disturbatore, fammi un favore: i commenti che trovi su siti neonazisti, neofascisti o simili, lasciali dove sono, io in questo blog non voglio averci niente a che fare. Grazie.

    RispondiElimina

Il post sentenza

La sbornia post sentenza OpenArms ha dato la stura a dichiarazioni giubilanti che a tratti sembrano leggermente fuori dalla realtà. Cominci...