martedì 9 giugno 2009

In Cina la censura ha la scusa del porno

I siti porno, si sa, costituiscono da sempre una potenziale e seria minaccia al corretto sviluppo psichico degli adolescenti (o almeno questo è quello che si sente sovente dire in giro). Più in generale, poi, è noto che la massiccia presenza di pornografia a buon mercato, se non quando totalmente gratuita, che si trova in rete, spesso e volentieri dà vita a fenomeni di vera e propria dipendenza.

In Cina pare che abbiamo preso particolarmente a cuore questo problema, tanto che per combattere questa pericolosa piaga hanno pure inventato un software. Dal primo luglio prossimo, infatti, scrive il Wall Street Journal, assieme ai nuovi pc venduti nei negozi verrà fornito all'acquirente un software in grado di bloccare da remoto l'accesso a particolari siti web. Il software si appoggia a una sorta di blacklist, continuamente aggiornata via internet, che blocca appunto l'accesso a siti ritenuti pericolosi. Il Wall Street Journal precisa - anche se qui le versioni sono contrastanti - che il software non verrebbe fornito già preinstallato nel pc, ma su un cd a parte che lascerebbe all'utente la facoltà di utilizzarlo oppure no.

In Cina, come è noto, internet è controllata dallo stato, il quale arbitrariamente decide quali sono le informazioni che possono circolare e quali no (un sogno nel cassetto di qualcuno anche qua da noi), e quindi la notizia sta facendo il giro del mondo non per l'aspetto "tecnologico" della stessa, ma perché è fondato il sospetto che la famosa blacklist, oltre a chiudere l'accesso ai suddetti siti porno - che poi anche qui ci sarebbe da discutere: con quale diritto una terza persona decide per me quali siti sono pericolosi e quali no? - chiuda anche l'accesso a notizie potenzialmente scomode al regime.

Per ora è naturalmente solo un sospetto, ma visti i precedenti non stupirebbe che alla fine si dimostrasse più che fondato.

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