E il motivo è molto semplice: il premier è fatto così, ha un suo modo di intendere e vivere la vita e poco ci si può fare. Il problema, semmai, è appurare se questo suo modo di intendere la vita sia compatibile o no col ruolo che ricopre. A me, di primo acchito, parrebbe di no. Certo, la politica ormai è noto a tutti a cosa è ridotta, e non certo da adesso (ricordate Guccini che già nel '66 cantava "una politica che è solo far carriera"?), e tuttavia è impensabile pretendere o aspettarsi un cambiamento finché chi dovrebbe essere da esempio e fare da viatico a questo cambiamento continua a tenere questi atteggiamenti.
E allora la stampa, la critica, gli organismi che ancora sono liberi, hanno certamente il dovere di martellare, di far notare a quante più persone possibili queste incongruenze. Tuttavia penso che ci sia un limite oltre il quale i nobili intenti sbandierati dalla cosiddetta stampa libera e non asservita diventano qualcos'altro, che così, su due piedi, non saprei neppure bene come definire. Ecco, istintivamente, in alcuni momenti, mi viene da pensare che questo limite sia stato superato.
Poi però, in altri momenti, penso che i media, perlomeno quelli capaci ancora di fare un giornalismo degno di questo nome, dovrebbero andarci giù ancora più duro, mettere in piazza tutto, senza sconti, pure a costo di stancare l'opinione pubblica e di essere additati come eversori dai destinatari delle loro attenzioni. Perché se un premier come quello che ci ritroviamo può continuare tranquillamente a svolgere questa funzione, laddove in qualsiasi altro paese del mondo sarebbe da tempo a fare il nonno e a occuparsi del giardino, il ringraziamento va a tutto il complesso dei media (principalmente stampa e tv) che negli ultimi 20 anni hanno contribuito a inculcare l'idea che in fondo la politica è fatta così, che la moralità, il pubblico decoro e il buon esempio sono concetti sui quali è lecito soprassedere.
E il risultato è appunto quello che quando la stampa - prassi normale in tutti i paesi del mondo - parla o cerca di far notare queste cose, ecco l'eversione, il complotto. Un complotto al quale ormai cominciano a non credere neppure i soggetti storicamente più vicini al cavaliere. Ieri, ad esempio, Giuliano Ferrara, direttore di uno dei quotidiani da sempre più vicini al premier, ha pubblicato un articolo per certi versi rivoluzionario, del quale riporto un breve estratto qui sotto.
Il presidente del Consiglio dei ministri, per quanto sfolgoranti siano le sue doti anomale di leader di un’Italia politica sburocratizzata, inventiva, orgogliosa, liberale, giocosa e un po’ pazza, non può comportarsi come un deputato di provincia preso con le mani nel vasetto della marmellata. Se non vuole stendere un velo di penosa incompetenza sull’insieme del suo lavoro di uomo di stato, per molti aspetti ottimo, Berlusconi deve liberarsi della molta stupidità e inesperienza politico-istituzionale che lo circonda, e deve decidersi: o accetta di naufragare in un lieto fine fatto di feste e belle ragazze oppure si mette in testa di ridare, senza perdere più un solo colpo, il senso e la dignità di una grande avventura politica all’insieme della sua opera e delle sue funzioni. Il premier non si fa rappresentare da dichiarazioni slabbrate, non naviga per settimane tra mezze bugie che alimentano sospetti anche e soprattutto sugli aspetti più candidi del suo comportamento, non si dà per accessibile al primo che passa: un capo di governo parla al paese, agisce sulle cose che contano, evita di farsi intrappolare nello scandalismo, parla un linguaggio di verità capace di indurre il grosso della nazione, o quella parte di essa che non ha portato il cervello all’ammasso dell’antiberlusconismo più fazioso, a voltare pagina e stroncare le provocazioni.
Ora, lasciando perdere le striscianti e malcelate sviolinate di cui è infarcito l'estratto che ho riportato qui sopra, che tra l'altro in larga parte non condivido, è indubbio che Ferrara, del quale tutto si può dire tranne appunto che non sia un berluscones doc, ha perfettamente colto nel segno. E lo ha fatto individuando il mandante pricipale del presunto complotto ai danni di Berlusconi in... Berlusconi stesso.
Esattamente quello che, pur in altri termini e toni, stanno dicendo da tempo quei pochi giornali che ancora, seppur tra mille difficoltà, fanno giornalismo con la G maiuscola. O quasi.
> giornalismo con la G maiuscola
RispondiEliminaEffettivamente sui giornali di G maiuscola trovo solo l'omonimo punto... :D
Scusa, ma non sono riuscito a trattenermi!!!!
Saluti.
BigFab.
bene
RispondiEliminacambiando argomento volevo dirvi che fra 2 giorni si vota, come ben sapete. qui da me si vota per il rinnovo del presidente della provincia e della giunta e - ovviamente - per il referendum.
Ora il problema è il seguente. io vorrei votare solo per il ballottaggio dell'elezione del presidente della provincia ma, a quanto pare, due domeniche fa è successo un casino perché un uomo aveva rifiutato la scheda delle europee.
Ora mi chiedo e vi chiedo: posso io rifiutare la scheda del referendum e scegliere di votare solo per il ballottaggio, evitando l'arresto e l'interrogatorio che quel povero Cristo di 2 domeniche fa, si è dovuto sorbire per aver fatto lo stesso con la scheda delle europee?
oppure a sto punto mi conviene prendere le due schede e votare scheda bianca al referendum?
e vi chiedo ancora: ma in una democrazia si è obbligati a prendere una scheda tra molte, anche se non si vuole o è reato penale?
sapevo che era reato in alcuni Paesi africani, in Grecia e in Iran.
ma qui non siamo in Iran.
scusa se ho colto così totalmente il tuo invito di parlare d'altro ma la cosa mi sembra interessante!
@Bigfab
RispondiEliminaMmh... può essere, ma forse tu alludi a giornali tipo questo. :-)
@adal
Certo che puoi rifiutarti di ritirare le schede per il referendum. E' un tuo preciso diritto sancito dalla Costituzione. Addirittura, visto che ci sono tre schede diverse, una per ogni singolo quesito referendario, hai anche la possibilità di scegliere di ritirane solo una, oppure due.
Purtroppo è necessario parlare di Berlusconi perché l'ultima vicenda mette in luce un dato grave: la probabile ricattabilità del premier. E un premier non deve mai rendersi ricattabile, perché ciò potrebbe causare gravi danni alla nazione.
RispondiEliminaNon è quindi soltanto una questione morale e basta (che ovviamente ha la sua grande importanza), ma ha implicazioni più vaste e sottili.
L’Italia è poi parte della Nato, e ciò implica, per esempio, che il premier italiano è in possesso dei nullaosta dell’Alleanza atlantica che danno accesso ai segreti degli armamenti nucleari. Per questo l'eventuale ricattabilità del Cavaliere è una questione che oltrepassa la nostra Penisola, e sulla quale stanno ora interrogandosi le testate straniere.
In breve: se un premier, a causa del suo stile di vita "disinvolto", si espone agli attacchi e ai ricatti di qualche escort da strapazzo, ciò significa che, in un senso più generale, non è affidabile.
Ci si chiede anche (e all'estero succede)se questo premier così esuberante non si lasci sfuggire, durante le sue "feste", segreti di Stato importanti. Vista la sua incontenibilità, non si sa mai cosa dica durante le sue riunioni particolari.
Ecco perché questa faccenda non è trascurabile, e perché non si tratta di gossip, come erroneamente credono tanti italiani.
Devo ammettere, Romina, che in effetti la questione di una eventuale ricattabilità del premier non l'ho tenuta in debita considerazione in fase di stesura dell'articolo.
RispondiEliminaProbabilmente perché quando l'ho scritto, ieri pomeriggio, ancora questo aspetto della vicenda non era venuto fuori (o forse è sfuggito a me, cosa più che probabile).
In ogni caso, ti dirò, comincio ad averne le scatole piene di quest'uomo, di quello che combina, dei suoi continui detti e contraddetti, delle continue affermazioni puntualmente seguite da smentite, dei reiterati e patetici tentativi degli appartenenti al suo entourage di prenderne le difese sempre e comunque.
Non vedo l'ora che 'sta storia finisca...