Immediatamente, pur coi dovuti distinguo, mi è venuto in mente quanto sta succedendo in Iran. Pure là la censura di stato impone di non parlare di quello che sta accadendo, e pure là, come qui, internet è l'unico mezzo che permette il libero circolare delle informazioni e lo scavalcamento del tg1 e di altri telegiornali o presunti tali. Minzolini, nel video in cui spiega le ragioni per cui ha scelto il blackout totale sulle vicende di Bari, si giustifica dicendo che si tratta di gossip, di fantasie, di chiacchiericcio che non merita la prima pagina perché sono ben altre le notizie che la meritano. Può darsi che abbia ragione, certo, ma alcuni fatti sono da tenere in considerazione.
Innanzitutto, è giusto che un direttore di telegiornale si arroghi il diritto di decidere cosa è una notizia e cosa non lo è? Io penso che la notizia, specie se ha le ripercussioni e le implicazioni del cosiddetto Bari-gate, vada data; saranno semmai gli utenti a decidere se sia una notizia oppure no. E poi, sinceramente, non mi pare che ci siano molti dubbi in proposito. Non si spiegherebbe altrimenti la presa di posizione dei giornalisti e dei vari comitati di redazione di tutti i tg della Rai, che in un documento comune hanno denunciato e condannato unanimemente la disinformazione diffusa dal principale tiggì della tv pubblica di stato.
"Siamo tutti Tg1, siamo tutti, noi giornalisti della Rai, contro le scelte editoriali di chi occulta le notizie e rende agli italiani un pessimo servizio pubblico radiotelevisivo".
[...]
"...è ora che egli 'comprenda', sottolineano i rappresentanti sindacali dei giornalisti, qual è il compito del direttore di una testata del servizio pubblico, tenuta a raccontare e rappresentare, con tutti i punti di vista, i fatti che hanno rilevanza nella vita del Paese. Un impegno che mai può venir meno e mai può permettersi di tacere notizie o impedire una loro corretta e completa lettura".
A questo va naturalmente aggiunto che della vicenda Berlusconi-D'Addario si stanno occupando incessantemente, come scrivevo prima, praticamente tutte le testate del mondo. Siamo arrivati al punto, insomma, che un italiano che volesse avere notizie dettagliate sulla vicenda dovrebbe recarsi... all'estero. Oppure usare internet.
Molti potrebbero pensare che le vicende private del cavaliere non devono interessare gli italiani, che lui in fondo è libero di andare a letto con gli pare e, se gli va, pure di pagare per farlo. Questo ragionamento apparentemente non fa una piega, ma se le cose stanno così, coerenza vorrebbe che almeno evitasse di presentarsi al Family Day.
E poi non so se ricordate, ma qualche tempo fa, nel pieno della bufera, venne fuori che l'ingresso a Palazzo Grazioli non era minimamente sorvegliato; chiunque, in pratica, poteva entrare o uscire senza essere sottoposto al benché minimo controllo dagli apparati di sicurezza. E probabilmente è anche a causa di questo lassismo che la famosa D'Addario ha potuto - dice lei - documentare la notte di sesso col premier con tanto di registrazione audio e foto scattate alla camera da letto.
E se l'ha fatto lei senza problemi, quante persone possono ipoteticamente aver fatto filmini o foto utilizzando un semplice telefonino? E siamo quindi ancora così sicuri che la faccenda, come afferma Minzolini, debba essere catalogata come semplice gossip o chiacchiericcio e che debba riguardare esclusivamente la vita privata del premier? Qualcuno qualche dubbio comincia ad averlo.
ho letto ieri su Repubblica che quel tizio di Bari che forniva le escort a Berlusconi è indicato pure per spaccio di stupefacenti. gli inquirenti stanno cercando di dimostrare che oltre a fornire signorine, forniva anche cocaina che girava a fiumi in diverse ville tra cui quella dell'amato Silvio.
RispondiEliminaLo strumento utilizzato è proprio quello delle intercettazioni. Forse una delle ultime intercettazioni prima di riportare indietro il diritto penale di 50 anni.
>Forse una delle ultime intercettazioni prima di riportare indietro il diritto penale di 50 anni
RispondiEliminaQuanto hai ragione...