Ripubblico qui di seguito, integralmente, l'articolo dell'Ansa con le prese di posizione e le iniziative intenzionati a mettere in cantiere editori e giornalisti nel caso il vergognoso ddl bavaglio sulle intercettazioni dovesse diventare legge dello stato.
ROMA - Il mondo dell'editoria si mobilita contro il disegno di legge Alfano sulle intercettazioni, sul quale il governo ha appena incassato la fiducia alla Camera. Federazione nazionale della stampa italiana e Federazione italiana editori giornali firmano insieme un appello al Parlamento e a tutte le forze politiche contro un provvedimento giudicato anticostituzionale, chiedendo le "necessarie correzioni" e, in prospettiva, il sindacato dei giornalisti pensa allo sciopero, a forme di disobbedienza civile, al ricorso alla Consulta e alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Il provvedimento, avvertono Fieg e Fnsi in una nota congiunta inviata agli organi di stampa affinché venga pubblicata domani, introduce "limitazioni ingiustificate al diritto di cronaca" e "sanzioni sproporzionate a carico di giornalisti ed editori", previsioni che "violerebbero il fondamentale diritto della libertà d'informazione, garantito dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo".
Editori e giornalisti concordano sulla necessità di tutelare la privacy delle persone, specie se estranee alle indagini, "ma non possono accettare interventi che nulla hanno a che vedere con tale esigenza e che porterebbero ad un risultato abnorme e sproporzionato: limitare, e in taluni casi impedire del tutto, la cronaca di eventi rilevanti per la pubblica opinione, quali le indagini investigative". Nella stessa direzione vanno "le sanzioni detentive nei confronti dei giornalisti e la responsabilità oggettiva a carico degli editori". Di qui la richiesta di introdurre nel ddl "le correzioni necessarie alla tutela di valori essenziali per la democrazia". Nel pomeriggio Fnsi, Unione nazionale cronisti italiani, Ordine nazionale dei giornalisti e Associazione stampa romana hanno fatto il punto sulle iniziative di protesta contro il ddl in una conferenza stampa nella sede della stampa estera a Roma.
"Il maxiemendamento del governo - ha detto Guido Columba, presidente dell'Unci - modifica la legge in modo meno sfavorevole ai diritti dell'informazione, ma siamo ancora molto lontani dagli standard europei". "Se la legge sarà approvata così com'é - ha sottolineato il segretario della Fnsi, Franco Siddi - sarà violato il diritto dei cittadini a un'informazione piena, in particolare sulla cronaca giudiziaria, per la quale saranno introdotti pesanti limiti, se non divieti o censure". Di qui l'iniziativa con la Fieg, ma in prospettiva, ha aggiunto Siddi, il sindacato dei giornalisti è pronto "a portare avanti la sua battaglia utilizzando l'arma dello sciopero, nonché ricorrendo alla Corte Costituzionale e alla Corte europea dei diritti dell'uomo". Sono allo studio anche "forme di disobbedienza civile: dobbiamo trovare i modi affinché le notizie di interesse pubblico arrivino comunque al cittadino". D'accordo il presidente dell'Ordine nazionale, Lorenzo Del Boca, convinto che la nuova legge renda "l'informazione più debole", arrivando a "consentire agli editori di controllare quanto viene pubblicato per evitare eventuali sanzioni". Il presidente della Fnsi, Roberto Natale, ha citato un'intervista all'onorevole Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia della Camera e relatore del provvedimento: "Ha definito la prima versione del ddl un ritorno alla preistoria. Ma con il maxiemendamento siamo passati al Medioevo: non siamo ancora in una situazione di democrazia occidentale. Se la Camera darà un voto che riteniamo pessimo, continueremo la nostra battaglia, scioperando e rivolgendoci alla Consulta e alla Corte di Strasburgo". (ANSA).
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