Bene o male anche il 2007 ce lo siamo tolto dai piedi. Non so se verrà ricordato per qualcosa in particolare, sono più propenso a credere che oltrepasserà l'"orizzonte degli eventi" del buco nero del dimenticatoio come hanno fatto più o meno tutti i suoi predecessori. Volendo, si potrebbe segnalare - ho trovato la notizia leggendo qua e là - il fatto che il Tricolore ha compiuto nel 2007 210 anni, ma frega a qualcuno? Ha senso ricordarlo? Che grado di attualità ha ancora? Cosa rappresenta di preciso? Boh...
Non ho intenzione di fare analisi, consuntivi o bilanci su ciò che è accaduto in questo anno, ci pensano già a sufficienza giornali, tv e siti internet. E neppure lunghi e soporiferi discorsi: c'è già (per chi se la sente) il pistolotto di Napolitano di stasera a reti unificate. E comunque mi sono accorto che tra una cosa e l'altra in questo 2007 ho pubblicato più di 600 post, quindi, più o meno, quello che dovevo dire (e che mi stava lì) l'ho detto. Avrei voluto scrivere un post sulle recenti dichiarazioni della senatrice Binetti, ma lascio perdere, non vorrei beccarmi una querela per capodanno.
Se la cosa vi può interessare, per me è stato un anno come gli altri, né più né meno: la salute (che è la cosa più importante, checché ne dicano molti) fortunatamente non manca, i figli crescono, noi invecchiamo, insomma il solito tran tran.
Mi sarebbe piaciuto chiudere l'anno con una notizia lieta, rincuorante, magari che faccia ben sperare, ma alcuni media non hanno avuto pietà neppure a capodanno e hanno pubblicato il rapporto annuale di telefono antiplagio, con la relativa caduta di palle per terra.
E vabbè, è lo stesso.
Buon 2008 a tutti!
lunedì 31 dicembre 2007
domenica 30 dicembre 2007
Il settimo
Mi pare che sia la degna conclusione di un anno che su questo fronte non è certo stato migliore dei precedenti.
(via corriere.it)
Netscape ci lascia
Probabilmente qualcuno avrà già letto la notizia in rete: a partire dal primo febbraio 2008 al celebre browser di AOL verrà "staccata la spina". Non so quanti di quelli che stanno leggendo questo post lo conoscono, lo usano o l'abbiano mai usato: io no, per il semplice fatto che quando il leggendario browser imperava (inizi anni '90) il sottoscritto non aveva ancora messo le mani su un pc. Scrivo due righe perché il suo progressivo declino è iniziato con l'inserimento di default nei sistemi operativi Microsoft di Internet Explorer (anche se questa è stata una concausa, non il motivo principale); per certi versi, quindi, Netscape potrebbe essere visto come una delle prime vittime sacrificali dell'accoppiata Win98/IE.
Netscape nasce come applicazione indipendente nel 1994. Il successo del browser è immediato e planetario: era tecnicamente un ottimo prodotto (fu il primo ad esempio a supportare il protocollo SSL) e, cosa da non sottovalutare, la concorrenza era poca e qualitativamente non paragonabile. A quel tempo Internet Explorer esisteva già (anche se ancora tengono banco diatribe e discussioni su quale delle due applicazioni sia nata prima, discussioni a mio parere - oggi - prive di senso), ma non era integrato inscindibilmente nei sistemi Windows di allora. In pratica, se si voleva utilizzare andava scaricato e installato a parte; un po' come si fa oggi coi vari Firefox, Opera, ecc...
Questo consentiva una libera scelta che determinò il successo di Netscape, il quale, come già evidenziato, era tecnicamente superiore al browser di zio Bill. Le cose cambiarono in peggio dopo l'uscita nel 1997 di Windows 98, sistema operativo che integrava di default al suo interno una nuova versione di Internet Explorer. La conseguenza principale di questa operazione di marketing fu che l'utenza, trovandosi già preinstallato il browser nel sistema operativo non si preoccupò più di andare a scaricare e installare altri prodotti.
Questo, unito al fatto che Netscape fu acquistata un paio d'anni dopo dal provider statunitense AOL (che non si preoccupò mai veramente di supportarne seriamente lo sviluppo), fu ciò che determinò l'inizio del declino definitivo del browser. Declino (e agonia, aggiungerei io) a cui oggi gli stessi vertici del maggior internet service provider d'America hanno deciso di mettere fine.
Netscape nasce come applicazione indipendente nel 1994. Il successo del browser è immediato e planetario: era tecnicamente un ottimo prodotto (fu il primo ad esempio a supportare il protocollo SSL) e, cosa da non sottovalutare, la concorrenza era poca e qualitativamente non paragonabile. A quel tempo Internet Explorer esisteva già (anche se ancora tengono banco diatribe e discussioni su quale delle due applicazioni sia nata prima, discussioni a mio parere - oggi - prive di senso), ma non era integrato inscindibilmente nei sistemi Windows di allora. In pratica, se si voleva utilizzare andava scaricato e installato a parte; un po' come si fa oggi coi vari Firefox, Opera, ecc...
Questo consentiva una libera scelta che determinò il successo di Netscape, il quale, come già evidenziato, era tecnicamente superiore al browser di zio Bill. Le cose cambiarono in peggio dopo l'uscita nel 1997 di Windows 98, sistema operativo che integrava di default al suo interno una nuova versione di Internet Explorer. La conseguenza principale di questa operazione di marketing fu che l'utenza, trovandosi già preinstallato il browser nel sistema operativo non si preoccupò più di andare a scaricare e installare altri prodotti.
Questo, unito al fatto che Netscape fu acquistata un paio d'anni dopo dal provider statunitense AOL (che non si preoccupò mai veramente di supportarne seriamente lo sviluppo), fu ciò che determinò l'inizio del declino definitivo del browser. Declino (e agonia, aggiungerei io) a cui oggi gli stessi vertici del maggior internet service provider d'America hanno deciso di mettere fine.
sabato 29 dicembre 2007
Il futuro delle applicazioni? In rete
Capita piuttosto spesso di leggere, su siti specializzati e non, di statistiche e previsioni circa l'evoluzione delle applicazioni e dei programmi che normalmente utilizziamo per lavoro o per svago. E non è infrequente che molte di queste previsioni indichino che in un prossimo futuro buona parte sarà prerogativa quasi esclusiva della rete.
Gli esempi ovviamente non mancano e di molti di questi ho spesso parlato anch'io in questo blog o nel mio sito: penso ad esempio agli hard disk virtuali, che consentono di archiviare dati senza occupare spazio sul proprio disco fisso, oppure ai siti che consentono la conversione direttamente via internet dei formati dei files, per arrivare alla possibilità di effettuare operazioni di fotoritocco direttamente online e alle emulazioni di vere e proprie suite da ufficio (word processor, fogli di calcolo, presentazioni, ecc...), per chiudere con la possibilità di utilizzare veri e propri sistemi operativi virtuali.
I vantaggi di questo modo di intendere l'utilizzo delle applicazioni sono molteplici, primo fra tutti quello di avere sempre a disposizione i propri lavori. E' sufficiente un semplice collegamento a internet per avere accesso ai propri file da qualsiasi computer, in qualunque posto ci si trovi.
Una delle applicazioni di questo tipo che sto cominciando a usare con una certa frequenza (e sulla quale sto progressivamente migrando molti dei miei lavori) è Google Docs e Spreadsheets, una vera e propria suite da ufficio che permette di creare documenti, fogli di calcolo e presentazioni senza installare niente sul pc:
La sto utilizzando da un certo periodo di tempo e devo dire che, pur trattandosi ovviamente di una versione "semplificata", per il normale utilizzo non fa certo rimpiangere i più blasonati Microsoft Office e OpenOffice.org, senza contare gli indubbi vantaggi per gli utenti (come il sottoscritto) che utilizzano pc dalle caratteristiche hardware non proprio all'ultimo grido (volete mettere aprire OOo con 256 MB di ram rispetto a una nuova scheda del browser col documento caricato?).
Altro aspetto interessante della questione, in genere sempre piuttosto sottovalutato dall'utenza in generale, è quello dell'eliminazione dell'obbligo di fare il periodico backup dei dati (anche se non è certo malvagia l'idea di farsene comunque uno in locale). Si sente e si legge spesso, infatti, di persone disperate perché magari l'hard disk ha deciso di passare a miglior vita portandosi con sé la tesi di laurea, la collezione mp3, o le foto dell'ultima vacanza in Polinesia. Beh, da questo punto di vista rischi non ce ne sono in quanto i nostri files sono in questo modo saldamente archiviati su server ubicati altrove.
E' ancora presto, ovviamente, per fare previsioni sull'evoluzione che avrà in futuro questo modo di lavorare con le applicazioni, ma, così a occhio, mi pare che gli elementi per poterne ipotizzare il successo non manchino.
Gli esempi ovviamente non mancano e di molti di questi ho spesso parlato anch'io in questo blog o nel mio sito: penso ad esempio agli hard disk virtuali, che consentono di archiviare dati senza occupare spazio sul proprio disco fisso, oppure ai siti che consentono la conversione direttamente via internet dei formati dei files, per arrivare alla possibilità di effettuare operazioni di fotoritocco direttamente online e alle emulazioni di vere e proprie suite da ufficio (word processor, fogli di calcolo, presentazioni, ecc...), per chiudere con la possibilità di utilizzare veri e propri sistemi operativi virtuali.
I vantaggi di questo modo di intendere l'utilizzo delle applicazioni sono molteplici, primo fra tutti quello di avere sempre a disposizione i propri lavori. E' sufficiente un semplice collegamento a internet per avere accesso ai propri file da qualsiasi computer, in qualunque posto ci si trovi.
Una delle applicazioni di questo tipo che sto cominciando a usare con una certa frequenza (e sulla quale sto progressivamente migrando molti dei miei lavori) è Google Docs e Spreadsheets, una vera e propria suite da ufficio che permette di creare documenti, fogli di calcolo e presentazioni senza installare niente sul pc:
La sto utilizzando da un certo periodo di tempo e devo dire che, pur trattandosi ovviamente di una versione "semplificata", per il normale utilizzo non fa certo rimpiangere i più blasonati Microsoft Office e OpenOffice.org, senza contare gli indubbi vantaggi per gli utenti (come il sottoscritto) che utilizzano pc dalle caratteristiche hardware non proprio all'ultimo grido (volete mettere aprire OOo con 256 MB di ram rispetto a una nuova scheda del browser col documento caricato?).
Altro aspetto interessante della questione, in genere sempre piuttosto sottovalutato dall'utenza in generale, è quello dell'eliminazione dell'obbligo di fare il periodico backup dei dati (anche se non è certo malvagia l'idea di farsene comunque uno in locale). Si sente e si legge spesso, infatti, di persone disperate perché magari l'hard disk ha deciso di passare a miglior vita portandosi con sé la tesi di laurea, la collezione mp3, o le foto dell'ultima vacanza in Polinesia. Beh, da questo punto di vista rischi non ce ne sono in quanto i nostri files sono in questo modo saldamente archiviati su server ubicati altrove.
E' ancora presto, ovviamente, per fare previsioni sull'evoluzione che avrà in futuro questo modo di lavorare con le applicazioni, ma, così a occhio, mi pare che gli elementi per poterne ipotizzare il successo non manchino.
venerdì 28 dicembre 2007
Incontri ai centri commerciali
Qualche tempo fa, mio padre, reduce assieme a mia madre da una capatina in un noto centro commerciale qui della zona, mi ha detto piuttosto divertito: "Sai Andrea, in un angolo del centro commerciale abbiamo notato una certa ressa. Ci siamo avvicinati incuriositi e abbiamo visto Bruno Vespa che promuoveva l'ultimo libro autografando le copie a chi era interessato".
"Davvero?" ho replicato io. "Certo, è stata una cosa bellissima!" mi fa lui. "Come bellissima?" gli ho risposto io un po' stupito. "Sì, bellissima, perché la gente era tutta concentrata lì e quindi abbiamo potuto girare per tutto il centro commerciale liberamente."
"Ma erano molti quelli che acquistavano il libro?" gli ho fatto io incuriosito. "Certo, alcuni anche più di uno. Chissà, forse per regalarlo agli amici..."
A distanza di tempo, ripensando all'episodio che mi ha raccontato mio padre, mi è venuto in mente che sarebbe stato bello che quel giorno ci fosse stato anche Piero Ricca, lì. Piero Ricca è un tipo "pane al pane e vino al vino", uno di quelli che in genere non le manda a dire, ma va direttamente dagli interessati (a volte non senza qualche disavventura): è capitato con Berlusconi, Sgarbi, Fede, Vespa... Già, Vespa.
A tal proposito mi sono ricordato di un video, uno dei tanti suoi caricati su youtube, di un incontro ravvicinato (molto ravvicinato) tra lui e Vespa in occasione della presentazione di un libro di quest'ultimo. Ho dovuto cercare un po', ma alla fine l'ho trovato. Penso ne sia valsa la pena.
(video)
"Davvero?" ho replicato io. "Certo, è stata una cosa bellissima!" mi fa lui. "Come bellissima?" gli ho risposto io un po' stupito. "Sì, bellissima, perché la gente era tutta concentrata lì e quindi abbiamo potuto girare per tutto il centro commerciale liberamente."
"Ma erano molti quelli che acquistavano il libro?" gli ho fatto io incuriosito. "Certo, alcuni anche più di uno. Chissà, forse per regalarlo agli amici..."
A distanza di tempo, ripensando all'episodio che mi ha raccontato mio padre, mi è venuto in mente che sarebbe stato bello che quel giorno ci fosse stato anche Piero Ricca, lì. Piero Ricca è un tipo "pane al pane e vino al vino", uno di quelli che in genere non le manda a dire, ma va direttamente dagli interessati (a volte non senza qualche disavventura): è capitato con Berlusconi, Sgarbi, Fede, Vespa... Già, Vespa.
A tal proposito mi sono ricordato di un video, uno dei tanti suoi caricati su youtube, di un incontro ravvicinato (molto ravvicinato) tra lui e Vespa in occasione della presentazione di un libro di quest'ultimo. Ho dovuto cercare un po', ma alla fine l'ho trovato. Penso ne sia valsa la pena.
(video)
giovedì 27 dicembre 2007
Una legge di cui abbiamo bisogno
In Italia, si sa, ci sarebbe bisogno di molte cose, anche dal punto di vista legislativo: leggi più giuste, più eque, magari meno ad personam. L'elenco sarebbe piuttosto lungo. Che poi, a ben pensarci, non è che servirebbero solo nuove leggi, ma sarebbe già un bel passo avanti far rispettare (e applicare) quelle già esistenti.
Ad esempio sarebbe utile una legge che imponga che venga osservato l'art. 3 della Costituzione Italiana, visto che - così, a occhio - pare sia prassi piuttosto abituale far finta che non esista.
Bene. Mi sembra utile, quindi, segnalare una proposta di legge avanzata da un personaggio che ha una sua visibilità in un paio di ambienti ben specifici: quello del porno e quello dei Circoli della Libertà di berlusconiana ispirazione (evito possibili battute sull'eventuale mancanza di differenza tra i due ambiti). Si tratta di Federica Zarri (sito qui).
Leggo su Panorama che la signora in questione (pornostar con all'attivo un buon numero di film di un certo spessore, tra cui: "Tre italiane assatanate", "Gatte in calore", "Scambi di coppie" e "O' animale a Barcellona"), avrebbe intenzione di presentare una legge con l'intento di riformare un po' il settore hard.
Cito a tal proposito, qui di seguito, due punti elaborati dall'intraprendente signora, così come riportati da questo articolo di Panorama:
Ad esempio sarebbe utile una legge che imponga che venga osservato l'art. 3 della Costituzione Italiana, visto che - così, a occhio - pare sia prassi piuttosto abituale far finta che non esista.
Bene. Mi sembra utile, quindi, segnalare una proposta di legge avanzata da un personaggio che ha una sua visibilità in un paio di ambienti ben specifici: quello del porno e quello dei Circoli della Libertà di berlusconiana ispirazione (evito possibili battute sull'eventuale mancanza di differenza tra i due ambiti). Si tratta di Federica Zarri (sito qui).
Leggo su Panorama che la signora in questione (pornostar con all'attivo un buon numero di film di un certo spessore, tra cui: "Tre italiane assatanate", "Gatte in calore", "Scambi di coppie" e "O' animale a Barcellona"), avrebbe intenzione di presentare una legge con l'intento di riformare un po' il settore hard.
Cito a tal proposito, qui di seguito, due punti elaborati dall'intraprendente signora, così come riportati da questo articolo di Panorama:
- "che in Italia si possano svolgere festival di film hard sotto il patrocinio del ministero dei beni culturali"
- "abolire la legge che, attualmente, vieta di girare film pornografici nel nostro Paese”. Tutti gli attori sul set dovranno essere muniti di certificato medico, che sarà controllato prima di iniziare le riprese. “Per ogni film, non si potranno girare più di tre scene di sesso ed il compenso per gli attori sarà minimo di seimila euro per le donne e cinquemila per gli uomini"
mercoledì 26 dicembre 2007
Valentin che muore dal freddo (sotto false spoglie)
A partire dal 1999 un certo Valentin Michailin, dalla Russia, ha mandato e-mail di spam a mezzo mondo. In pratica, spacciandosi per un povero studente alle prese con una difficoltosa situazione economica e famigliare, ha convinto migliaia di persone a mandargli ogni sorta di prodotto: dai soldi alle coperte, alle stufe, al cibo.
Non scendo nei dettagli; una descrizione dettagliata di tutta la vicenda la trovate sul sito di Attivissimo.
A cadenza ciclica il misterioso spammer si rifà vivo. Cambia magari il mittente e la descrizione delle caratteristiche del personaggio, ma è sempre lui. Siccome una di queste e-mail ha bypassato l'altro ieri la spamfolder della mia webmail, ve la ripropongo, così se eventualmente doveste riceverla sapete con cosa avete a che fare.
Ecco quindi il testo dell'ultima variante, nella quale il noto spammer ha addirittura cambiato sesso. Il mittente della mail, infatti, è a nome "Elena":
Hi,
My name is Elena, I have 31 years old and I live in Russian province.
I have 6-years old daughter, her father abandoned us and we live with my mother. Recently my mother lost job due to old age and our situation became very difficult.
During the last months the prices for gas and electricity became very high in our region and we cannot use it to heat our home anymore.
The winter becomes colder each day, we very afraid and we don't know what to do.
The only accessible way for us heat our home is to use portable stove which give heat with burning wood. We have a lot wood in our region and this stove will heat our home all winter for minimal charges.
I work in library and after my job I allowed to use computer. I finded your address in internet and may be you can help us.
We need portable wood burning stove, but we cannot buy it in our local market because it is expensive for us. May be you have any portable stove which you don?t use anymore, we will be very grateful to you if you can donate its to us and organize transport of its to our address. This stoves are different, and they weight between 70-150kg.
I downloaded picture of me and my daughter to the free website and you can see it here:
http://mailrus.ru/free/users/elenafed/ourpicture.jpg
It is not very good quality, but it will show you how we look like.
I hope what you reply to my message.
Elena.
Russia.
Brevemente, in questo appello la presunta Elena descrive la sua situazione attuale: difficoltà finanziarie, bambina piccola da mantenere, inverno incombente, marito che le ha abbandonate, ecc...
Certo, apparentemente nulla impedisce che possa trattarsi di un messaggio autentico, ma alcuni elementi fanno riflettere. In primo luogo, se si dà un'occhiata all'header dell'e-mail si nota che il fuso orario del server dal quale è partito il messaggio (+300) è quello di Mosca, che guarda a caso corrisponde a quello da cui sono partite tutte le varianti attribuite a Valentin.
Anche il dominio dell'indirizzo di posta del mittente (elenfg@mailrus.ru) è compreso nell'elenco dei domini utilizzati nel corso del tempo da Valentin. In più va segnalato che il suddetto messaggio è già stato notato circolare in rete dal mese di ottobre di quest'anno.
Insomma, direi che gli ingredienti per capire che si tratta di una fregatura ben orchestrata ci sono tutti, non ultimo il fatto che una recrudescenza di questo tipo di messaggi si ha proprio nel periodo che precede le feste del Natale, periodo in cui, si sa, ci si sente tutti più buoni.
Occhi aperti, quindi.
Non scendo nei dettagli; una descrizione dettagliata di tutta la vicenda la trovate sul sito di Attivissimo.
A cadenza ciclica il misterioso spammer si rifà vivo. Cambia magari il mittente e la descrizione delle caratteristiche del personaggio, ma è sempre lui. Siccome una di queste e-mail ha bypassato l'altro ieri la spamfolder della mia webmail, ve la ripropongo, così se eventualmente doveste riceverla sapete con cosa avete a che fare.
Ecco quindi il testo dell'ultima variante, nella quale il noto spammer ha addirittura cambiato sesso. Il mittente della mail, infatti, è a nome "Elena":
Hi,
My name is Elena, I have 31 years old and I live in Russian province.
I have 6-years old daughter, her father abandoned us and we live with my mother. Recently my mother lost job due to old age and our situation became very difficult.
During the last months the prices for gas and electricity became very high in our region and we cannot use it to heat our home anymore.
The winter becomes colder each day, we very afraid and we don't know what to do.
The only accessible way for us heat our home is to use portable stove which give heat with burning wood. We have a lot wood in our region and this stove will heat our home all winter for minimal charges.
I work in library and after my job I allowed to use computer. I finded your address in internet and may be you can help us.
We need portable wood burning stove, but we cannot buy it in our local market because it is expensive for us. May be you have any portable stove which you don?t use anymore, we will be very grateful to you if you can donate its to us and organize transport of its to our address. This stoves are different, and they weight between 70-150kg.
I downloaded picture of me and my daughter to the free website and you can see it here:
http://mailrus.ru/free/users/elenafed/ourpicture.jpg
It is not very good quality, but it will show you how we look like.
I hope what you reply to my message.
Elena.
Russia.
Brevemente, in questo appello la presunta Elena descrive la sua situazione attuale: difficoltà finanziarie, bambina piccola da mantenere, inverno incombente, marito che le ha abbandonate, ecc...
Certo, apparentemente nulla impedisce che possa trattarsi di un messaggio autentico, ma alcuni elementi fanno riflettere. In primo luogo, se si dà un'occhiata all'header dell'e-mail si nota che il fuso orario del server dal quale è partito il messaggio (+300) è quello di Mosca, che guarda a caso corrisponde a quello da cui sono partite tutte le varianti attribuite a Valentin.
Anche il dominio dell'indirizzo di posta del mittente (elenfg@mailrus.ru) è compreso nell'elenco dei domini utilizzati nel corso del tempo da Valentin. In più va segnalato che il suddetto messaggio è già stato notato circolare in rete dal mese di ottobre di quest'anno.
Insomma, direi che gli ingredienti per capire che si tratta di una fregatura ben orchestrata ci sono tutti, non ultimo il fatto che una recrudescenza di questo tipo di messaggi si ha proprio nel periodo che precede le feste del Natale, periodo in cui, si sa, ci si sente tutti più buoni.
Occhi aperti, quindi.
martedì 25 dicembre 2007
L'annosa (e spinosa) questione delle intercettazioni
Lo so, qualcuno dirà: "Ma come? Anche per Natale?" E vabbè, che ci volete fare? Ieri sera avevo un pò di tempo libero e ho deciso di scrivere due righe sulla famosa (e triste) vicenda della telefonata tra Berlusconi e Saccà, anche se - lo ammetto - non ho le idee chiare fino in fondo in merito. Quindi niente di "impegnativo", mi limito a mettere qui di seguito solo qualche spunto e alcune riflessioni, che ovviamente chi vuole può tranquillamente commentare, ampliare o controbattere.
Ho girato parecchio in questi giorni in rete, e mi sono anche - se è possibile - divertito nel leggere le varie reazioni alla pubblicazione di questa intercettazione telefonica. E devo dire che, tutto sommato, i commenti sono equamente divisi tra chi la condanna nel modo più assoluto, appellandosi all'arcinota questione del diritto alla privacy, e chi invece plaude all'iniziativa, adducendo il fatto che la denuncia di un (finora presunto) illecito è invece prioritaria.
Che dire? Io in linea di principio sono a favore della tutela della privacy. Non trovo giusto, cioè, che vengano messe in piazza arbitrariamente (in questo caso) intercettazioni telefoniche tra persone ignare di essere "sotto controllo". Cerchiamo di non essere ipocriti: se qualcuno intercettasse una vostra telefonata e la pubblicasse a vostra insaputa voi sareste contenti? Non penso. Già a me girano le balle quando ad esempio mi telefonano quelli di Sky o di Tele2 per propormi le loro demenziali offerte; tanto è vero che chiedo loro ogni volta chi li ha autorizzati a trattare i miei dati personali (numero di telefono) visto che io non l'ho fatto. Figurarsi quindi se qualcuno mettesse in piazza una mia conversazione telefonica.
Ovviamente qui la cosa è un tantino diversa e sicuramente più grave, che fondamentalmente si può riassumere nella domanda: ha fatto bene l'Espresso a pubblicare questa intercettazione?
I detrattori dell'iniziativa non si sono certo risparmiati in merito, affermando a rotazione che "certi limiti non vanno superati", "è stato reso un pessimo servizio alla qualità dell'informazione", "l'informazione è stata ridotta al rango di scoop", "è frutto della smania di successo in cui è caduta [l'informazione]", "si è oltrepassato ciò che è normalmente concesso in nome del diritto di cronaca", "l'Espresso ha palesemente violato le norme vigenti in materia di privacy" e altre cose.
Chi invece sostiene la legittimità della pubblicazione, adduce come motivazione il fatto che è giusto che si denuncino pubblicamente gli inciuci, i mercanteggiamenti vari, il malaffare, le raccomandazioni - insomma, in una parola, gli "intrallazzi" - tra molti dei vari autorevoli esponenti della vita pubblica (in questo caso un politico e un responsabile di rete televisiva). Qui, forse, risiede uno dei motivi per cui alla fin fine - nonostante ciò che ho scritto all'inizio - penso che l'Espresso abbia fatto bene a pubblicare questa intercettazione. Voglio dire, molto semplicemente, che se qualcuno per ipotesi intercettasse una mia conversazione telefonica e la pubblicasse arbitrariamente su un giornale o su un sito internet, ovviamente un pò mi incavolerei; ma la suddetta incavolatura deriverebbe unicamente dal fatto che così facendo è stato violato il mio sacrosanto diritto a parlare al telefono con chi mi pare senza che il mondo lo venga a sapere, e non dal fatto che tale telefonata sia la prova di un mio presunto illecito penalmente rilevante (cosa che sarebbe oltremodo impossibile ravvisare in qualunque mia telefonata).
Questo, forse (anzi probabilmente), è stato il vero motivo per cui il cavaliere ha avuto una delle sue scomposte reazioni (alle quali siamo in verità abbastanza abituati) riportata dai giornali. Reazioni se vogliamo abbastanza ridicole e, a mio avviso, controproducenti. Anche perché, sinceramente, è inutile girare intorno alla cosa: l'intercettazione è reale e dimostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, su cosa si basa, come funziona e come viene gestita la "cosa pubblica" (in questo caso un vomitevole miscuglio tra tv, attrici raccomandate, favori e politica: e cioè quanto di più squallido ci possa essere).
Non mi soffermo sul fatto se l'Espresso abbia commesso o no un reato a pubblicare questa intercettazione (le versioni sono discordanti, c'è chi dice sì e chi no), quanto piuttosto sulla mia intima convinzione che l'operazione sia stata purtroppo inutile e che non sarà foriera di nessun cambiamento degno di nota dell'andazzo generale. Lo dimostra la storia. E' cambiato qualcosa ad esempio dopo mani pulite? Lì per lì apparentemente sì, ma poi è tornato tutto come prima se non peggio, basta guardare quello che succede oggi. E pensate che la pubblicazione di una misera intercettazione serva da deterrente contro il dilagare del malaffare? Pensate che sia sufficiente a scardinare il sistema? Ridicolo, basta guardare l'esemplare caso Moggi. Inutile quindi illudersi.
Tutto al più sarà di stimolo ai "protagonisti" a fare più attenzione a ciò che dicono (chissà, magari si vedranno di persona).
Ho girato parecchio in questi giorni in rete, e mi sono anche - se è possibile - divertito nel leggere le varie reazioni alla pubblicazione di questa intercettazione telefonica. E devo dire che, tutto sommato, i commenti sono equamente divisi tra chi la condanna nel modo più assoluto, appellandosi all'arcinota questione del diritto alla privacy, e chi invece plaude all'iniziativa, adducendo il fatto che la denuncia di un (finora presunto) illecito è invece prioritaria.
Che dire? Io in linea di principio sono a favore della tutela della privacy. Non trovo giusto, cioè, che vengano messe in piazza arbitrariamente (in questo caso) intercettazioni telefoniche tra persone ignare di essere "sotto controllo". Cerchiamo di non essere ipocriti: se qualcuno intercettasse una vostra telefonata e la pubblicasse a vostra insaputa voi sareste contenti? Non penso. Già a me girano le balle quando ad esempio mi telefonano quelli di Sky o di Tele2 per propormi le loro demenziali offerte; tanto è vero che chiedo loro ogni volta chi li ha autorizzati a trattare i miei dati personali (numero di telefono) visto che io non l'ho fatto. Figurarsi quindi se qualcuno mettesse in piazza una mia conversazione telefonica.
Ovviamente qui la cosa è un tantino diversa e sicuramente più grave, che fondamentalmente si può riassumere nella domanda: ha fatto bene l'Espresso a pubblicare questa intercettazione?
I detrattori dell'iniziativa non si sono certo risparmiati in merito, affermando a rotazione che "certi limiti non vanno superati", "è stato reso un pessimo servizio alla qualità dell'informazione", "l'informazione è stata ridotta al rango di scoop", "è frutto della smania di successo in cui è caduta [l'informazione]", "si è oltrepassato ciò che è normalmente concesso in nome del diritto di cronaca", "l'Espresso ha palesemente violato le norme vigenti in materia di privacy" e altre cose.
Chi invece sostiene la legittimità della pubblicazione, adduce come motivazione il fatto che è giusto che si denuncino pubblicamente gli inciuci, i mercanteggiamenti vari, il malaffare, le raccomandazioni - insomma, in una parola, gli "intrallazzi" - tra molti dei vari autorevoli esponenti della vita pubblica (in questo caso un politico e un responsabile di rete televisiva). Qui, forse, risiede uno dei motivi per cui alla fin fine - nonostante ciò che ho scritto all'inizio - penso che l'Espresso abbia fatto bene a pubblicare questa intercettazione. Voglio dire, molto semplicemente, che se qualcuno per ipotesi intercettasse una mia conversazione telefonica e la pubblicasse arbitrariamente su un giornale o su un sito internet, ovviamente un pò mi incavolerei; ma la suddetta incavolatura deriverebbe unicamente dal fatto che così facendo è stato violato il mio sacrosanto diritto a parlare al telefono con chi mi pare senza che il mondo lo venga a sapere, e non dal fatto che tale telefonata sia la prova di un mio presunto illecito penalmente rilevante (cosa che sarebbe oltremodo impossibile ravvisare in qualunque mia telefonata).
Questo, forse (anzi probabilmente), è stato il vero motivo per cui il cavaliere ha avuto una delle sue scomposte reazioni (alle quali siamo in verità abbastanza abituati) riportata dai giornali. Reazioni se vogliamo abbastanza ridicole e, a mio avviso, controproducenti. Anche perché, sinceramente, è inutile girare intorno alla cosa: l'intercettazione è reale e dimostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, su cosa si basa, come funziona e come viene gestita la "cosa pubblica" (in questo caso un vomitevole miscuglio tra tv, attrici raccomandate, favori e politica: e cioè quanto di più squallido ci possa essere).
Non mi soffermo sul fatto se l'Espresso abbia commesso o no un reato a pubblicare questa intercettazione (le versioni sono discordanti, c'è chi dice sì e chi no), quanto piuttosto sulla mia intima convinzione che l'operazione sia stata purtroppo inutile e che non sarà foriera di nessun cambiamento degno di nota dell'andazzo generale. Lo dimostra la storia. E' cambiato qualcosa ad esempio dopo mani pulite? Lì per lì apparentemente sì, ma poi è tornato tutto come prima se non peggio, basta guardare quello che succede oggi. E pensate che la pubblicazione di una misera intercettazione serva da deterrente contro il dilagare del malaffare? Pensate che sia sufficiente a scardinare il sistema? Ridicolo, basta guardare l'esemplare caso Moggi. Inutile quindi illudersi.
Tutto al più sarà di stimolo ai "protagonisti" a fare più attenzione a ciò che dicono (chissà, magari si vedranno di persona).
lunedì 24 dicembre 2007
Buon Natale
Beh, che dire? Probabilmente è la cosa più banale che si fa a Natale, ma in fondo chi se ne frega? L'importante è che sia fatta col cuore.
Auguri a tutti voi, cari amici e amiche, e non solo di buon Natale (che in fondo dura poco) ma di buon tutto. E per tutta la vita.
Auguri a tutti voi, cari amici e amiche, e non solo di buon Natale (che in fondo dura poco) ma di buon tutto. E per tutta la vita.
domenica 23 dicembre 2007
[libri] Colorado Kid [/libri]
Beh, è stata dura, ma sono riuscito a finalmente a terminare questo libro. Il problema è sempre quello: mancanza di tempo. Alcune veloci considerazioni.
Il romanzo esula dal normale modo di scrivere di King, e anche dai suoi temi e argomenti preferiti (quelli che in definitiva l'hanno reso uno degli scrittori più venduti e pagati del pianeta). Brevemente, la storia narra le vicende di Stephanie McCann, una giovane ragazza appena uscita dalla scuola di giornalismo intenta a svolgere uno stage presso la sede di un piccolo quotidiano di provincia di una piccola isoletta del Maine.
Un giorno i due arzilli vecchietti, titolari del giornale, decidono di raccontarle una vecchia storia accaduta proprio lì più di 25 anni prima: la storia di un cadavere - Colorado Kid, appunto - rinvenuto per caso una mattina sulla piccola spiaggia dell'isola. Una morte misteriosa, incomprensibile, senza movente, senza alibi, con tempi e dinamica apparentemente sballati. Un mistero irrisolto da più di 25 anni, ma di cui ancora hanno memoria gli abitanti dell'isola.
I due decidono appunto un pomeriggio di raccontare tutta la storia, per filo e per segno, alla giovane "Steffi", la quale dimostrerà tutte le sue doti di intelligenza, sagacia e perspicacia, aggiungendo al tutto considerazioni e intuizioni a cui nessuno aveva pensato in precedenza eriuscendo infine a svelare l'enigma. Eh no, questo non ve lo posso confermare, sennò che gusto c'è? ;)
Sono sincero, il romanzo, pur piacevole e scorrevole nella lettura, non mi ha entusiasmato. Preferisco il King abituale (quello del gotico e dell'orrore) che ho imparato ad apprezzare da giovane (e i cui influssi su di me si vedono ancora oggi, dicono molti ^^). Il King del mistero forse non è ancora maturo (per me).
Il romanzo esula dal normale modo di scrivere di King, e anche dai suoi temi e argomenti preferiti (quelli che in definitiva l'hanno reso uno degli scrittori più venduti e pagati del pianeta). Brevemente, la storia narra le vicende di Stephanie McCann, una giovane ragazza appena uscita dalla scuola di giornalismo intenta a svolgere uno stage presso la sede di un piccolo quotidiano di provincia di una piccola isoletta del Maine.
Un giorno i due arzilli vecchietti, titolari del giornale, decidono di raccontarle una vecchia storia accaduta proprio lì più di 25 anni prima: la storia di un cadavere - Colorado Kid, appunto - rinvenuto per caso una mattina sulla piccola spiaggia dell'isola. Una morte misteriosa, incomprensibile, senza movente, senza alibi, con tempi e dinamica apparentemente sballati. Un mistero irrisolto da più di 25 anni, ma di cui ancora hanno memoria gli abitanti dell'isola.
I due decidono appunto un pomeriggio di raccontare tutta la storia, per filo e per segno, alla giovane "Steffi", la quale dimostrerà tutte le sue doti di intelligenza, sagacia e perspicacia, aggiungendo al tutto considerazioni e intuizioni a cui nessuno aveva pensato in precedenza e
Sono sincero, il romanzo, pur piacevole e scorrevole nella lettura, non mi ha entusiasmato. Preferisco il King abituale (quello del gotico e dell'orrore) che ho imparato ad apprezzare da giovane (e i cui influssi su di me si vedono ancora oggi, dicono molti ^^). Il King del mistero forse non è ancora maturo (per me).
Cambiamenti (cambiamenti?) in corso
Non so se ci avete fatto caso, ma nel recente periodo sono sorti un certo numero di partiti nuovi (nuovi, insomma...), mentre altri hanno cambiato nome: Forza Italia è diventato il Popolo della Libertà (con risultati per ora così così), AN si chiamerà Allenza per L'Italia, sono nati il PD, La Destra (Storace) e Sinistra Arcobaleno.
Insomma c'è trambusto e aria di cambiamento nella politica nostrana. L'unico problema è che le facce sono sempre quelle. La vedo un po' come mettere una carrozzeria nuova a una macchina che ha sempre lo stesso vecchio motore e lo stesso numero di km.
Voi che ne dite?
Insomma c'è trambusto e aria di cambiamento nella politica nostrana. L'unico problema è che le facce sono sempre quelle. La vedo un po' come mettere una carrozzeria nuova a una macchina che ha sempre lo stesso vecchio motore e lo stesso numero di km.
Voi che ne dite?
sabato 22 dicembre 2007
Il computer nella vicenda di Garlasco
Non è che mi interessino più di tanto gli sviluppi della vicenda (telenovela) di Garlasco, ma ieri mattina, dopo aver letto su Repubblica dei file pedopornografici rinvenuti nel pc del principale indagato, mi sono detto: "Ma come, il pc è stato uno dei primi elementi analizzati dagli investigatori e questa storia salta fuori solo ora, dopo 4 mesi dal fattaccio?".
Poi, girovagando in rete, mi sono accorto che Alessandro si è posto la stessa domanda (assieme ad altre molto interessanti). Non mi resta quindi che linkare il suo post, in cui - su questi ultimi sviluppi - esprime 4 perplessità che sono anche le mie.
Poi, girovagando in rete, mi sono accorto che Alessandro si è posto la stessa domanda (assieme ad altre molto interessanti). Non mi resta quindi che linkare il suo post, in cui - su questi ultimi sviluppi - esprime 4 perplessità che sono anche le mie.
venerdì 21 dicembre 2007
Se a qualcuno interessa
Tra una pausa della telenovela Garlasco e l'infinito tira e molla sulla fiducia alla finanziaria (che sa di telenovela anche questa), qualche organo di informazione ha infilato qua e là la notizia della morte del sesto operaio nel rogo delle acciaierie ThyssenKrupp.
Lo so, qualcuno si potrebbe annoiare a sentire parlare ancora di questa storia (come osserva giustamente Romina nel suo blog), ma davanti a fatti di questa gravità il rischio va corso (senza contare che qui sono a casa mia e scrivo quello che mi pare).
La notizia, dicevo, ha avuto meno risalto rispetto agli inizi: in fondo ormai sono cose che non è che interessino granché. L'ultimo di quelli che ad aprile di quest'anno Prodi definiva "martiri" si chiamava Rosario e aveva 26 anni. Con lui il conto è arrivato a 1019. Un numero così elevato di persone (la media giornaliera la lascio fare a voi) che in questo disgraziato 2007 (più o meno in linea con gli altri anni) hanno lasciato la pelle nel posto di lavoro, diventano effettivamente quasi la normalità.
Forse è per questo che ormai la cosa fa meno "audience".
Lo so, qualcuno si potrebbe annoiare a sentire parlare ancora di questa storia (come osserva giustamente Romina nel suo blog), ma davanti a fatti di questa gravità il rischio va corso (senza contare che qui sono a casa mia e scrivo quello che mi pare).
La notizia, dicevo, ha avuto meno risalto rispetto agli inizi: in fondo ormai sono cose che non è che interessino granché. L'ultimo di quelli che ad aprile di quest'anno Prodi definiva "martiri" si chiamava Rosario e aveva 26 anni. Con lui il conto è arrivato a 1019. Un numero così elevato di persone (la media giornaliera la lascio fare a voi) che in questo disgraziato 2007 (più o meno in linea con gli altri anni) hanno lasciato la pelle nel posto di lavoro, diventano effettivamente quasi la normalità.
Forse è per questo che ormai la cosa fa meno "audience".
giovedì 20 dicembre 2007
Polluzioni notturne
Certo che dev'essere stata dura per quelli del Corriere confezionare un titolo come quello che vedete qui sopra senza dare adito a "pericolose" interpretazioni (vedi Wikipedia).
Infatti, probabilmente in seguito a qualche segnalazione da parte degli utenti, nel corso della giornata il suddetto titolo è stato modificato in questo:
Il risultato però non è che cambi granché. Forse per tagliare la testa al toro una volta per tutte potevano scrivere: "il 60% ignora perché dopo il giorno viene la notte".
Come avete notato l'ho buttata sull'ironico, ma se quanto scritto nell'articolo del Corriere corrisponde al vero, mi sa che c'è poco da ridere.
I telegiornali sono attendibili?
I telegiornali sono attendibili? Io ovviamente ho una mia idea in proposito; idea che si è rafforzata dopo aver letto qualche tempo fa questo libro di Travaglio. Ma cosa si intende esattamente col termine "attendibile"? Se leggiamo ciò che riporta il dizionario troviamo come prima definizione "degno di fede", "credibile". Quindi, ovviamente, banalizzando, se un tiggì è attendibile riporta le cose come realmente sono, altrimenti no.
Perché questo preambolo? Occorre fare un passo indietro. Se avete seguito un pò gli avvenimenti di questo ultimo periodo, vi sarete accorti che i giornali hanno dato un certo risalto a questo articolo pubblicato qualche giorno fa dal New York Times. Qui viene fatta un'analisi piuttosto impietosa del "sistema Italia". Il nostro viene sostanzialmente presentato come un paese in declino, in cui c'è malessere diffuso, e vengono elencate tutta una serie di situazioni - di cui peraltro siamo già a perfetta conoscenza - tipo i costi della politica, la disaffezione della gente verso la stessa, la fuga dei cervelli, l'economia caludicante, i trentenni e quarantenni ancora coi genitori, ecc...
Nel suddetto articolo, alcuni paragrafi vengono anche dedicati a Beppe Grillo, il quale viene dipinto come l'alfiere dell'antipolitica (si parla anche del V-Day e delle firme raccolte). Ecco il paragrafo relativo così com'è pubblicato dal NYT:
Ed ecco come ne hanno parlato Repubblica (qui):
E Corriere (qui):
Insomma, mi pare che sia Repubblica che Corriere abbiano interpretato correttamente ciò che ha voluto dire il prestigioso giornale americano. Ovviamente di ciò hanno parlato anche alcuni telegiornali, e, tra questi, uno si è particolarmente distinto. Il video del servizio, al momento ancora su youtube, è qui.
Ora, ognuno può trarre le conclusioni che vuole. Conclusioni che comunque la si pensi non possono prescindere da elementi inoppugnabili, tra cui un articolo ancora presente in rete (quello del NYT) e un servizio televisivo (presente in rete anch'esso).
Faccio a questo punto due brevissime considerazioni. Attraverso la rete (Grillo ne ha parlato qui) è piuttosto facile venire a conoscenza di queste cose. E' facile cioè scoprire magagne e cose che qualcuno vuole darci da intendere che magari non corrispondono a realtà. La rete è trasparente. Se una cosa che sentiamo raccontare ci puzza, è sufficiente un minuto di ricerca per scoprire come stanno realmente le cose.
Ora, però, mettiamoci nei panni di chi non la utilizza. Prendiamo ad esempio il simpatico vecchietto in pensione, che non ha il pc e che prende da decenni il telegiornale come fosse la bibbia (magari paga pure il canone). Cosa apprende da un servizio simile? Che gli italiani hanno messo i politici (Beppe Grillo compreso) sotto accusa ritenendoli i maggiori responsabili del declino del paese. Due castronerie in una: (a) Beppe Grillo un politico e (b) corresponsabile del famoso declino.
Il nostro amico pensionato (che non ha altre fonti a cui attingere) potrebbe quindi pensare: "Guarda un po' quel Grillo: pareva il liberatore della patria e invece neppure gli italiani hanno fiducia in lui...". Attenzione non sto dicendo che non sia vera questa cosa, non fraintendetemi. Può darsi benissimo, infatti, che veramente - a parte quelli che hanno partecipato al V-day - la maggioranza della popolazione non si fidi di Grillo, ma non è questo il punto. Il punto è che un telegiornale (e non uno qualsiasi) ha distorto (volutamente?) una notizia.
Mi chiedo quindi - e chiudo - due cose: quante sono le notizie e i fatti che ci vengono presentati "modificati" rispetto alla realtà? E' verosimile che si debba applicare ad essi (i tiggì) il principio che ciò che raccontano sono bufale fino a prova contraria?
In definitiva, come rispondereste voi al titolo di questo post?
Perché questo preambolo? Occorre fare un passo indietro. Se avete seguito un pò gli avvenimenti di questo ultimo periodo, vi sarete accorti che i giornali hanno dato un certo risalto a questo articolo pubblicato qualche giorno fa dal New York Times. Qui viene fatta un'analisi piuttosto impietosa del "sistema Italia". Il nostro viene sostanzialmente presentato come un paese in declino, in cui c'è malessere diffuso, e vengono elencate tutta una serie di situazioni - di cui peraltro siamo già a perfetta conoscenza - tipo i costi della politica, la disaffezione della gente verso la stessa, la fuga dei cervelli, l'economia caludicante, i trentenni e quarantenni ancora coi genitori, ecc...
Nel suddetto articolo, alcuni paragrafi vengono anche dedicati a Beppe Grillo, il quale viene dipinto come l'alfiere dell'antipolitica (si parla anche del V-Day e delle firme raccolte). Ecco il paragrafo relativo così com'è pubblicato dal NYT:
“Basta! Basta! Basta!” Beppe Grillo, a 59-year-old comic and blogger with swooping gray hair, howled in an interview. The word means “enough,” and he repeated it to make his point to Italy’s political class clear.
In recent months, Mr. Grillo has become the defining personification of Italy’s foul mood. On Sept. 8, he gave that mood a loud voice when he called for a day of rage, to scream across Piazza Maggiore in Bologna an obscenity politely translated as “Take a hike!”
A few thousand people were expected. But 50,000 jammed into the piazza, and 250,000 signed a petition for changes like term limits and the direct election of lawmakers. (Voters now cast their ballots for parties, which then choose who serves in Parliament, without the voters’ consent.)
His message was enough inaction and excess (Italian lawmakers are the best paid in Europe, driven around by the Continent’s largest fleet of chauffeured cars), enough convicted criminals in Parliament (there are 24), enough of the same, tired old faces.
“The whole kettle of fish stinks to high heaven!” he yelled. “The stench rises from the sewers and swirls around and you can’t cope.”
Mr. Grillo leans to the political left, but he spares neither side in his sold-out shows and popular blog. The problem, he said, is the system itself.
Ed ecco come ne hanno parlato Repubblica (qui):
Che, invece, ha allineato [l'articolo del NYT, ndr] una sequenza di elementi a noi tutti molto noti. L'invecchiamento della popolazione, il calo demografico, i cervelli costretti a emigrare, il sistema politico bloccato, la fatica di fare riforme, il peso del debito pubblico, il distacco dei cittadini dalla classe politica, simbolizzato da Beppe Grillo.
E Corriere (qui):
Un malessere che spiega, secondo il giornale americano, l'ascesa di Beppe Grillo «il personaggio che più di ogni altro identifica lo stato d'animo degli italiani»
Insomma, mi pare che sia Repubblica che Corriere abbiano interpretato correttamente ciò che ha voluto dire il prestigioso giornale americano. Ovviamente di ciò hanno parlato anche alcuni telegiornali, e, tra questi, uno si è particolarmente distinto. Il video del servizio, al momento ancora su youtube, è qui.
Ora, ognuno può trarre le conclusioni che vuole. Conclusioni che comunque la si pensi non possono prescindere da elementi inoppugnabili, tra cui un articolo ancora presente in rete (quello del NYT) e un servizio televisivo (presente in rete anch'esso).
Faccio a questo punto due brevissime considerazioni. Attraverso la rete (Grillo ne ha parlato qui) è piuttosto facile venire a conoscenza di queste cose. E' facile cioè scoprire magagne e cose che qualcuno vuole darci da intendere che magari non corrispondono a realtà. La rete è trasparente. Se una cosa che sentiamo raccontare ci puzza, è sufficiente un minuto di ricerca per scoprire come stanno realmente le cose.
Ora, però, mettiamoci nei panni di chi non la utilizza. Prendiamo ad esempio il simpatico vecchietto in pensione, che non ha il pc e che prende da decenni il telegiornale come fosse la bibbia (magari paga pure il canone). Cosa apprende da un servizio simile? Che gli italiani hanno messo i politici (Beppe Grillo compreso) sotto accusa ritenendoli i maggiori responsabili del declino del paese. Due castronerie in una: (a) Beppe Grillo un politico e (b) corresponsabile del famoso declino.
Il nostro amico pensionato (che non ha altre fonti a cui attingere) potrebbe quindi pensare: "Guarda un po' quel Grillo: pareva il liberatore della patria e invece neppure gli italiani hanno fiducia in lui...". Attenzione non sto dicendo che non sia vera questa cosa, non fraintendetemi. Può darsi benissimo, infatti, che veramente - a parte quelli che hanno partecipato al V-day - la maggioranza della popolazione non si fidi di Grillo, ma non è questo il punto. Il punto è che un telegiornale (e non uno qualsiasi) ha distorto (volutamente?) una notizia.
Mi chiedo quindi - e chiudo - due cose: quante sono le notizie e i fatti che ci vengono presentati "modificati" rispetto alla realtà? E' verosimile che si debba applicare ad essi (i tiggì) il principio che ciò che raccontano sono bufale fino a prova contraria?
In definitiva, come rispondereste voi al titolo di questo post?
mercoledì 19 dicembre 2007
Scoprirsi ignorante a 37 anni
Beh, adesso non prendete alla lettera il titolo, cercate di essere comprensivi. No, il problema vero è che quando uno pensa di sapere tutto ecco che subito viene impietosamente smentito (a me è capitato più di una volta e probabilmente capiterà ancora).
In questo caso la questione è grammaticale. In pratica mi sono accorto solo ora che per 37 anni ho messo l'accento in un posto che non ci andava, ovviamente sbagliando. Scrivere ad esempio "voglio un po' di pane" è corretto ("po'" in questo caso sarebbe la troncatura di "poco"), scrivere "voglio un pò di pane" (come ho appunto fatto negli ultimi 37 anni) è sbagliato. E io che pensavo di essere un grande scrittore... ;)
E vabbè, me ne farò una ragione. L'unica (magra) consolazione è che non sono il solo a sbagliare (almeno così dice spellweb.com):
Mi piacerebbe sapere quante castronerie continuo tranquillamente a scrivere senza accorgermene.
In questo caso la questione è grammaticale. In pratica mi sono accorto solo ora che per 37 anni ho messo l'accento in un posto che non ci andava, ovviamente sbagliando. Scrivere ad esempio "voglio un po' di pane" è corretto ("po'" in questo caso sarebbe la troncatura di "poco"), scrivere "voglio un pò di pane" (come ho appunto fatto negli ultimi 37 anni) è sbagliato. E io che pensavo di essere un grande scrittore... ;)
E vabbè, me ne farò una ragione. L'unica (magra) consolazione è che non sono il solo a sbagliare (almeno così dice spellweb.com):
Mi piacerebbe sapere quante castronerie continuo tranquillamente a scrivere senza accorgermene.
martedì 18 dicembre 2007
Postcard.com ci prova con me. Illusi! :)
Date un'occhiata a questa e-mail che mi sono trovato nella casella di posta. Dopo vi dico alcune cosine:
Hello friend ! You have just received a postcard from someone who cares about you!
This is a part of the message:
"Hy there! It has been a long time since I haven't heared about you!
I've just found out about this service from Claire, a friend of mine who also told me that..." If you'd like to see the rest of the message click here to receive your animated postcard!
===================
Thank you for using www.yourpostcard.com 's services !!!
Please take this opportunity to let your friends hear about us by sending them a postcard from our collection !
==================
Brevemente, per chi avesse poca dimestichezza con l'inglese, questo messaggio dice che un mio fantomatico amico, che a suo dire non ha notizie di me da un bel po' di tempo, mi ha inviato una cartolina. Ovviamente, per vederla e leggere il resto del messaggio, devo cliccare sul link ("click here") contenuto nell'e-mail.
Questi messaggi, che apparentemente contengono auguri, cartoline e finti amici che si fanno vivi dopo tanto tempo, vengono messi in circolazione in modo massiccio proprio nei periodi di festa (giusto l'anno scorso - coincidenza - pubblicavo sul mio sito internet la spiegazione di un'altra variante di queste simpatiche e-mail). Il motivo è che i mittenti contano sul fatto che la gente, vedendosi arrivare auguri e cartoline, tende ad abbassare la normale soglia di diffidenza e buon senso (il famoso social engineering) che sono le prime e più importanti difese di fronte a questi tentativi di infezione.
Ma torniamo all'e-mail in questione. Il metodo di infezione è di quelli classici (link a un sito veicola-virus), ma è interessante perché ricorre a un espediente piuttosto in voga alcuni anni fa: quello della doppia estensione del file. Abbiate pazienza, occorre una brevissima spiegazione.
Ogni file ha un'estensione che ne identifica la tipologia e che consente al sistema operativo di aprirlo col programma apposito. Così un file chiamato ad esempio pippo.txt sarà un file di testo e verrà automaticamente associato, se si usa Windows, al Blocco Note. Pippo.jpg sarà invece un'immagine e verrà associata al relativo programma per la visualizzazione delle immagini, e così via.
Una delle assurdità più note e inspiegabili che hanno da sempre contraddistinto i sistemi Windows (almeno fino a Xp, Vista non saprei), è quella di nascondere per impostazione predefinita l'estensione dei file più comuni. Ovviamente l'opzione è modificabile, ma solo a posteriori (magari quando il danno è ormai fatto). Questa "leggerezza" è stata la causa nel corso del tempo di un'infinita serie di disastri informatici, provocati da chi ha sfruttato proprio questa assurda impostazione per ingannare gli utenti. Forse un esempio può chiarire meglio il tutto.
Guardate cosa succede se clicco sul link contenuto nell'e-mail in esame (ovviamente è una cosa da non fare mai, lo faccio solo a scopo dimostrativo):
Salvo il file sul desktop. Ecco come si presenta:
Ecco qua: si tratta di un eseguibile Windows, ma con una particolarità che sta proprio nel nome: play.gif.exe. Piccola appendice al discorso di prima sulle estensioni: in un file che contempla nel proprio nome più di un'estensione, vale sempre l'ultima menzionata. Così, tornando all'esempio di prima, un eventuale pippo.jpg.exe.mp3 sarà una traccia musicale, mentre pippo.jpg.mp3.txt sarà un file di testo.
Come vedete nell'immagine sopra, il mio sistema Linux, che per impostazione predefinita visualizza tutte le estensioni di un file, mi permette di capire senza dare adito a pericolose ambivalenze che si tratta di un .exe, ossia un eseguibile (un tipo di file al quale Windows in genere dice: "prego faccia pure tutto ciò che vuole!").
Bene. Ora trasferisco il file, tramite una chiavetta usb, sulla partizione del disco fisso in cui è installato Xp. Ecco come si presenta:
"Beh, anche Windows lo visualizza con l'estensione completa", potrebbe giustamente obiettare qualcuno. Certo, ma solo perché la modifica alle impostazioni di visualizzazione l'ho apportata io. Proviamo a tornare alle impostazioni di default. In una qualsiasi finestra clicchiamo, nel menù in alto, su strumenti > opzioni cartella > visualizzazione. Una volta qui mettiamo il segno di spunta sulla voce Nascondi le estensioni per i tipi di file conosciuti:
Salviamo quindi il tutto e chiudiamo la finestra: abbiamo così riportato Windows alle impostazioni predefinite. Vediamo adesso come si presenta il nostro famoso file:
Ecco l'infelice magia: non visualizzando l'estensione, un pericoloso (e in questo caso infetto) eseguibile (.exe) è diventato una innocua immagine .gif, uno dei formati per immagini di tipo bitmap più utilizzati nel web. Un qualsiasi utente non particolarmente accorto, vedendo un'estensione di questo tipo (che normalmente identifica appunto un'immagine) potrebbe senza tanti problemi aprire il file pensando di vedere ciò che gli ha spedito il presunto amico.
Le conseguenze sono facilmente immaginabili, viste le particolari peculiarità che si scoprono facendo analizzare il file da un antivirus aggiornato:
A questo punto mi sembra arrivato il momento di tirare alcune conclusioni: mi limito a quelle più semplici e banali:
Lo so, come soluzione può sembrare un pò troppo radicale, ma consente di risolvere in un colpo solo tutti i problemi di sicurezza (e non solo) che affliggono i sistemi di zio Bill.
Hello friend ! You have just received a postcard from someone who cares about you!
This is a part of the message:
"Hy there! It has been a long time since I haven't heared about you!
I've just found out about this service from Claire, a friend of mine who also told me that..." If you'd like to see the rest of the message click here to receive your animated postcard!
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Thank you for using www.yourpostcard.com 's services !!!
Please take this opportunity to let your friends hear about us by sending them a postcard from our collection !
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Brevemente, per chi avesse poca dimestichezza con l'inglese, questo messaggio dice che un mio fantomatico amico, che a suo dire non ha notizie di me da un bel po' di tempo, mi ha inviato una cartolina. Ovviamente, per vederla e leggere il resto del messaggio, devo cliccare sul link ("click here") contenuto nell'e-mail.
Questi messaggi, che apparentemente contengono auguri, cartoline e finti amici che si fanno vivi dopo tanto tempo, vengono messi in circolazione in modo massiccio proprio nei periodi di festa (giusto l'anno scorso - coincidenza - pubblicavo sul mio sito internet la spiegazione di un'altra variante di queste simpatiche e-mail). Il motivo è che i mittenti contano sul fatto che la gente, vedendosi arrivare auguri e cartoline, tende ad abbassare la normale soglia di diffidenza e buon senso (il famoso social engineering) che sono le prime e più importanti difese di fronte a questi tentativi di infezione.
Ma torniamo all'e-mail in questione. Il metodo di infezione è di quelli classici (link a un sito veicola-virus), ma è interessante perché ricorre a un espediente piuttosto in voga alcuni anni fa: quello della doppia estensione del file. Abbiate pazienza, occorre una brevissima spiegazione.
Ogni file ha un'estensione che ne identifica la tipologia e che consente al sistema operativo di aprirlo col programma apposito. Così un file chiamato ad esempio pippo.txt sarà un file di testo e verrà automaticamente associato, se si usa Windows, al Blocco Note. Pippo.jpg sarà invece un'immagine e verrà associata al relativo programma per la visualizzazione delle immagini, e così via.
Una delle assurdità più note e inspiegabili che hanno da sempre contraddistinto i sistemi Windows (almeno fino a Xp, Vista non saprei), è quella di nascondere per impostazione predefinita l'estensione dei file più comuni. Ovviamente l'opzione è modificabile, ma solo a posteriori (magari quando il danno è ormai fatto). Questa "leggerezza" è stata la causa nel corso del tempo di un'infinita serie di disastri informatici, provocati da chi ha sfruttato proprio questa assurda impostazione per ingannare gli utenti. Forse un esempio può chiarire meglio il tutto.
Guardate cosa succede se clicco sul link contenuto nell'e-mail in esame (ovviamente è una cosa da non fare mai, lo faccio solo a scopo dimostrativo):
Salvo il file sul desktop. Ecco come si presenta:
Ecco qua: si tratta di un eseguibile Windows, ma con una particolarità che sta proprio nel nome: play.gif.exe. Piccola appendice al discorso di prima sulle estensioni: in un file che contempla nel proprio nome più di un'estensione, vale sempre l'ultima menzionata. Così, tornando all'esempio di prima, un eventuale pippo.jpg.exe.mp3 sarà una traccia musicale, mentre pippo.jpg.mp3.txt sarà un file di testo.
Come vedete nell'immagine sopra, il mio sistema Linux, che per impostazione predefinita visualizza tutte le estensioni di un file, mi permette di capire senza dare adito a pericolose ambivalenze che si tratta di un .exe, ossia un eseguibile (un tipo di file al quale Windows in genere dice: "prego faccia pure tutto ciò che vuole!").
Bene. Ora trasferisco il file, tramite una chiavetta usb, sulla partizione del disco fisso in cui è installato Xp. Ecco come si presenta:
"Beh, anche Windows lo visualizza con l'estensione completa", potrebbe giustamente obiettare qualcuno. Certo, ma solo perché la modifica alle impostazioni di visualizzazione l'ho apportata io. Proviamo a tornare alle impostazioni di default. In una qualsiasi finestra clicchiamo, nel menù in alto, su strumenti > opzioni cartella > visualizzazione. Una volta qui mettiamo il segno di spunta sulla voce Nascondi le estensioni per i tipi di file conosciuti:
Salviamo quindi il tutto e chiudiamo la finestra: abbiamo così riportato Windows alle impostazioni predefinite. Vediamo adesso come si presenta il nostro famoso file:
Ecco l'infelice magia: non visualizzando l'estensione, un pericoloso (e in questo caso infetto) eseguibile (.exe) è diventato una innocua immagine .gif, uno dei formati per immagini di tipo bitmap più utilizzati nel web. Un qualsiasi utente non particolarmente accorto, vedendo un'estensione di questo tipo (che normalmente identifica appunto un'immagine) potrebbe senza tanti problemi aprire il file pensando di vedere ciò che gli ha spedito il presunto amico.
Le conseguenze sono facilmente immaginabili, viste le particolari peculiarità che si scoprono facendo analizzare il file da un antivirus aggiornato:
A questo punto mi sembra arrivato il momento di tirare alcune conclusioni: mi limito a quelle più semplici e banali:
- impostate Windows in modo che visualizzi tutte le estensioni dei file. E' il modo migliore per riconoscere quelli pericolosi
- non cliccate mai sui link che vi giungono all'interno di e-mail da sconosciuti. E non fatelo neppure se il mittente vi sembra noto: al limite contattate telefonicamente chi credete che vi abbia spedito il messaggio per sincerarvi che realmente l'abbia fatto
- le raccomandazioni del punto precedente vanno applicate anche agli allegati
- se usate Windows installate un antivirus (uno qualsiasi, non ha importanza, basta che lo aggiorniate regolarmente)
Lo so, come soluzione può sembrare un pò troppo radicale, ma consente di risolvere in un colpo solo tutti i problemi di sicurezza (e non solo) che affliggono i sistemi di zio Bill.
lunedì 17 dicembre 2007
Serve un'altra Wikipedia?
La notizia è già da qualche giorno di dominio pubblico (da quando Google ne ha dato l'annuncio sul suo blog). Il colosso di Mountain View ha ufficialmente dato il via al progetto Knol, (da Knowledge, "conoscenza") e cioè una sorta di enciclopedia online redatta grazie al contributo degli utenti.
Lo so, molti di voi diranno che questa cosa esiste già, come effettivamente è, ma il progetto in questione sarà per alcuni aspetti diverso dalla creatura di punta della Wikimedia Foundation. Vediamone qualche aspetto in dettaglio.
Innanzitutto ogni utente che pubblicherà un proprio articolo dovrà firmarlo, e questa è un po' considerata la novità più importante di tutto il progetto. In pratica, a differenza di quanto accade ora con Wikipedia, nella quale gli articoli sono messi in rete da volontari e possono essere successivamente modificati da chiunque, la nuova creatura di Google permetterà sempre la modifica da parte di tutti a patto però che sia sempre riconducibile a un referente con nome e cognome. Si punta quindi molto all'aspetto della "responsabilizzazione", che, a detta dei promotori del progetto, dovrebbe automaticamente significare una maggiore attendibilità dei contenuti e un migliore utilizzo da parte degli utenti. Vedremo.
La prima delle domande che mi sorgono spontanee (che è poi ciò che si stanno chiedendo molti) è: era necessaria un'altra Wikipedia? Google è ormai potentissimo, dispone infatti di ogni genere di servizio online: mappe, newsgroup, notizie, video e chi più ne ha più ne metta, e il rischio quindi di un nuovo monopolio in stile zio Bill non è poi tanto remoto: vuole forse completare l'opera con questo progetto?
Qualcuno si potrebbe chiedere anche, a questo punto, come mai il colosso Google non abbia inglobato (magari a suon di qualche milioncino di dollari) direttamente la Wikipedia, come ha già fatto con Blogger, Youtube o uno qualsiasi dei tanti portali e servizi che hanno contribuito nel corso degli anni ad accrescere il monopolio di cui parlavo prima. Sarà mica perché Wikipedia non è in vendita e non si presta volentieri ad essere la Youtube di turno? Potrebbe essere una potenziale risposta. Assieme a un'altra, piuttosto probabile, che si deduce leggendo tra le righe dell'articolo del blog di Google che ho linkato a inizio articolo:
Imperdonabile al giorno d'oggi.
Lo so, molti di voi diranno che questa cosa esiste già, come effettivamente è, ma il progetto in questione sarà per alcuni aspetti diverso dalla creatura di punta della Wikimedia Foundation. Vediamone qualche aspetto in dettaglio.
Innanzitutto ogni utente che pubblicherà un proprio articolo dovrà firmarlo, e questa è un po' considerata la novità più importante di tutto il progetto. In pratica, a differenza di quanto accade ora con Wikipedia, nella quale gli articoli sono messi in rete da volontari e possono essere successivamente modificati da chiunque, la nuova creatura di Google permetterà sempre la modifica da parte di tutti a patto però che sia sempre riconducibile a un referente con nome e cognome. Si punta quindi molto all'aspetto della "responsabilizzazione", che, a detta dei promotori del progetto, dovrebbe automaticamente significare una maggiore attendibilità dei contenuti e un migliore utilizzo da parte degli utenti. Vedremo.
La prima delle domande che mi sorgono spontanee (che è poi ciò che si stanno chiedendo molti) è: era necessaria un'altra Wikipedia? Google è ormai potentissimo, dispone infatti di ogni genere di servizio online: mappe, newsgroup, notizie, video e chi più ne ha più ne metta, e il rischio quindi di un nuovo monopolio in stile zio Bill non è poi tanto remoto: vuole forse completare l'opera con questo progetto?
Qualcuno si potrebbe chiedere anche, a questo punto, come mai il colosso Google non abbia inglobato (magari a suon di qualche milioncino di dollari) direttamente la Wikipedia, come ha già fatto con Blogger, Youtube o uno qualsiasi dei tanti portali e servizi che hanno contribuito nel corso degli anni ad accrescere il monopolio di cui parlavo prima. Sarà mica perché Wikipedia non è in vendita e non si presta volentieri ad essere la Youtube di turno? Potrebbe essere una potenziale risposta. Assieme a un'altra, piuttosto probabile, che si deduce leggendo tra le righe dell'articolo del blog di Google che ho linkato a inizio articolo:
If an author chooses to include ads, Google will provide the author with substantial revenue share from the proceeds of those ads.Ok, a questo punto è tutto chiaro: c'era bisogno di un'altra Wikipedia perché la prima è senza pubblicità ed è di tutti.
Imperdonabile al giorno d'oggi.
domenica 16 dicembre 2007
"Papà, cos'è la politica?"
Eh, benedetti figli: vogliono sempre sapere tutto. Il problema è che a volte non sai come rispondere. La domanda che leggete nel titolo mi è stata rivolta l'altra sera a tavola dalla più grande delle mie figlie, Michela, prima media. D'istinto mi sarebbe venuto di risponderle - estensivamente - che la politica è quell'insieme di questioni e fatti che riguardano la vita pubblica e la gestione dello stato. Un qualcosa insomma che ha (dovrebbe avere) come fine ultimo l'interesse dei cittadini. Ma ai figli non si può mentire.
Per mia natura, quando parlo o scrivo, cerco sempre di argomentare e di presentare le cose sotto un profilo positivo. Sono fondamentalmente un ottimista (o un ingenuo, dipende). Capite da voi, però, che parlare di politica (e soprattutto tentare di spiegarla ai figli) sotto un profilo positivo è praticamente impossibile. Ho utilizzato quindi la cosiddetta formula dubitativa, spiegando che la politica dovrebbe essere quello che ho scritto nel paragrafo precedente, ma che in realtà non è così, in quanto, spesso (molto), chi l'amministra tende a usarla più per l'interesse personale che per quello collettivo.
Ovviamente ho evitato di dirle esplicitamente che oggi, fondamentalmente, non è nient'altro che una specie di demenziale circo in cui regna la logica dell'interesse personale, in cui i vari componenti fanno a gara per apparire in tv e si spostano - con una disinvoltura degna di ben altra circostanza - da uno schieramento all'altro in funzione di come tira il vento (l'importante è la pancia piena). E ho anche evitato di dirle che molti appartenenti a questa strana categoria dovrebbero, alla luce della loro fedina penale, trovarsi in un altro posto. Ma temo non avrebbe compreso.
Istintivamente avrei voluto anche consigliarle - per il futuro - di non interessarsi di politica, così, giusto per evitare incazzature, ma mi sono trattenuto. In fondo perché cominciare ad angustiarli così presto? In prima media io pensavo a tutto tranne che alla politica. E infatti, dopo un "Ah!" molto eloquente, ha subito cambiato discorso.
Per mia natura, quando parlo o scrivo, cerco sempre di argomentare e di presentare le cose sotto un profilo positivo. Sono fondamentalmente un ottimista (o un ingenuo, dipende). Capite da voi, però, che parlare di politica (e soprattutto tentare di spiegarla ai figli) sotto un profilo positivo è praticamente impossibile. Ho utilizzato quindi la cosiddetta formula dubitativa, spiegando che la politica dovrebbe essere quello che ho scritto nel paragrafo precedente, ma che in realtà non è così, in quanto, spesso (molto), chi l'amministra tende a usarla più per l'interesse personale che per quello collettivo.
Ovviamente ho evitato di dirle esplicitamente che oggi, fondamentalmente, non è nient'altro che una specie di demenziale circo in cui regna la logica dell'interesse personale, in cui i vari componenti fanno a gara per apparire in tv e si spostano - con una disinvoltura degna di ben altra circostanza - da uno schieramento all'altro in funzione di come tira il vento (l'importante è la pancia piena). E ho anche evitato di dirle che molti appartenenti a questa strana categoria dovrebbero, alla luce della loro fedina penale, trovarsi in un altro posto. Ma temo non avrebbe compreso.
Istintivamente avrei voluto anche consigliarle - per il futuro - di non interessarsi di politica, così, giusto per evitare incazzature, ma mi sono trattenuto. In fondo perché cominciare ad angustiarli così presto? In prima media io pensavo a tutto tranne che alla politica. E infatti, dopo un "Ah!" molto eloquente, ha subito cambiato discorso.
sabato 15 dicembre 2007
Scatoloni
Ieri Beppe Grillo è approdato in Senato, dove ha consegnato a Marini (foto) le firme raccolte al V-Day (video 1 e 2). Come ricorderete, io sono uno dei tanti che si è recato in uno dei gazebo allestiti dagli organizzatori per la raccolta delle firme per la presentazione della legge popolare (i tre punti qui).
Beh, ora quelle firme sono a destinazione. Questo naturalmente non significa niente, almeno a livello pratico, in quanto, come scrive lo stesso Grillo sul suo blog: [...]"le tre proposte di legge, nel pieno rispetto dell’iter costituzionale-parlamentare, potrebbero essere subito affossate dalle commissioni parlamentari senza neppure una discussione in aula".[...]
E vabbè, non è che si potesse pretendere chissaché. La cosa più importante penso sia quella di aver contribuito a far capire a lorsignori che una certa parte di italiani è schifata all'idea che persone condannate in via definitiva per reati anche piuttosto gravi, tra i quali corruzione, truffa, evasione fiscale, bancarotta fraudolenta, tangenti e frode fiscale, stia lì a legiferare.
Ora non resta che aspettare e vedere come evolve la cosa.
venerdì 14 dicembre 2007
Lui non è sereno?
C'è qualcosa che mi ha colpito nelle reazioni (scomposte) del cavaliere alla notizia dell'indagine avviata dalla procura di Napoli: e cioè il fatto che lui, al contrario di tutti gli altri, non sia sereno. Non so se ci avete fatto caso, ma la tendenza generale dei personaggi di spicco della politica (e non solo) quando vengono a conoscenza di coinvolgimenti in inchieste giudiziarie, è sempre quella: "sono sereno", oppure "ho fiducia nella magistratura".
Lo hanno ribadito ad esempio Prodi e Mastella quando hanno saputo di essere indagati nell'ambito dell'inchiesta Why Not, lo ha affermato tranquillamente D'Alema nell'inchiesta sulla scalata Bnl-Unipol ("Del resto [...] io ho fiducia nella magistratura"), e non è stata da meno la Moratti alla notizia di essere stata iscritta nel registro degli indagati in merito alla questione degli "incarichi d'oro" al comune di Milano.
Insomma, da destra a sinistra, sono tutti tranquilli. Indagati ma sereni.
Lui invece no, pare proprio di no. Tanto è vero che dopo aver appreso la notizia ha tirato in ballo - com'è sua usanza fare - nell'ordine: l'armata rossa, la giustizia a orologeria, il sabotaggio e oscuri tentativi di impedire il dialogo e l'alleanza con la nuova fiamma Veltroni.
No, evidentemente lui non è sereno.
Lo hanno ribadito ad esempio Prodi e Mastella quando hanno saputo di essere indagati nell'ambito dell'inchiesta Why Not, lo ha affermato tranquillamente D'Alema nell'inchiesta sulla scalata Bnl-Unipol ("Del resto [...] io ho fiducia nella magistratura"), e non è stata da meno la Moratti alla notizia di essere stata iscritta nel registro degli indagati in merito alla questione degli "incarichi d'oro" al comune di Milano.
Insomma, da destra a sinistra, sono tutti tranquilli. Indagati ma sereni.
Lui invece no, pare proprio di no. Tanto è vero che dopo aver appreso la notizia ha tirato in ballo - com'è sua usanza fare - nell'ordine: l'armata rossa, la giustizia a orologeria, il sabotaggio e oscuri tentativi di impedire il dialogo e l'alleanza con la nuova fiamma Veltroni.
No, evidentemente lui non è sereno.
giovedì 13 dicembre 2007
Xubuntu 7.10
Memore di questo post di qualche tempo fa del buon Zappa, mi sono scaricato (da qui) l'immagine .iso di Xubuntu 7.10 (nell'immagine qui sotto vedete il desktop):
Beh, sono stupefatto. Ci ho smanettato un po' (ci sto scrivendo questo post) e non ho mai visto una distro live così veloce (come ha sottolineato giustamente Andrea nel suo post). Oltretutto la sto testando sul mio pc (256 MB Ram, 1,67 GH cpu), che poveretto fa ormai quello che può.
Ovviamente non sto a fare una descrizione dettagliata come per Knoppix o Mandriva, mi limito a elencare schematicamente qualche pro e qualche contro.
Pro:
Beh, sono stupefatto. Ci ho smanettato un po' (ci sto scrivendo questo post) e non ho mai visto una distro live così veloce (come ha sottolineato giustamente Andrea nel suo post). Oltretutto la sto testando sul mio pc (256 MB Ram, 1,67 GH cpu), che poveretto fa ormai quello che può.
Ovviamente non sto a fare una descrizione dettagliata come per Knoppix o Mandriva, mi limito a elencare schematicamente qualche pro e qualche contro.
Pro:
- configurazione internet non necessaria. Praticamente il sistema è già online appena avviato
- velocità di esecuzione dei programmi e delle applicazioni molto elevata (considerato che - come ho già detto - si tratta di sistema operativo su live cd)
- ottimo riconoscimento periferiche (telefonino, fotocamera, lettore usb di memory cards, ecc...)
- aspetto grafico spartano ma gradevole (molto simile a Gnome)
- elevatissima quantità di pacchetti software nei repo (c'è solo l'imbarazzo della scelta)
- player audio video
- possibilità di salvare le impostazioni per il successivo riavvio con un semplice clic
- mancanza di OOo (c'è a parte nei repo)
- plugin java per Firefox da scaricare e installare separatamente
- codec per mp3 idem
Strane sensazioni
Ieri mattina presto, mentre ero in giro col furgone aziendale per il mio solito giro di consegna dei giornali alle edicole, mi sentivo strano, anzi, direi quasi "osservato". Forse perché camion e furgoni in giro non ce n'erano a causa dello sciopero dei camionisti. Mi è anche capitato di sentirmi dire, da un arzillo vecchietto mentre ero intento alle operazioni di scarico a un'edicola di San Marino: "Oh, com'è bravo lei che non fa sciopero...".
Il poveretto, evidentemente, non sapeva che io con lo sciopero non c'entravo niente in quanto è stato proclamato dalle associazioni di categoria dei padroncini, ossia dei proprietari dei mezzi. In ogni modo, per non dargli una delusione, mi sono preso su il mio "bravo", ho ringraziato e ho proseguito.
Mi pare comunque che l'episodio che mi è capitato sia sintomatico di quello che sta succedendo in queste ore a causa della protesta degli autotrasportatori. Ora, su questa protesta sono già stati spesi fiumi di parole e di inchiostro e quindi non è che io possa aggiungere granché. Loro, sicuramente, avranno le loro buone ragioni per scioperare, nessuno lo mette in dubbio, rimane da vedere (domanda che ci si pone ogni volta che a scioperare è una categoria fondamentale per l'economia del paese) se il metodo adottato sia corretto. Se sia giusto cioè lasciare la gente senza beni di prima necessità (la foto che vedete in alto l'ho scattata in uno dei pochi distributori aperti che ho trovato nella mattinata di ieri durante il mio giro di consegne).
Certamente tutto ciò ha dimostrato (se mai ce ne fosse ancora bisogno) quanto sia fragile tutto il meccanismo su cui si regge la normalità della vita quotidiana. Se bastano infatti due giorni di sciopero di una sola categoria di lavoratori per impedire che ci si possa recare in un negozio di alimentari ad acquistare il pane, qualche interrogativo dovrebbe sorgere.
Il poveretto, evidentemente, non sapeva che io con lo sciopero non c'entravo niente in quanto è stato proclamato dalle associazioni di categoria dei padroncini, ossia dei proprietari dei mezzi. In ogni modo, per non dargli una delusione, mi sono preso su il mio "bravo", ho ringraziato e ho proseguito.
Mi pare comunque che l'episodio che mi è capitato sia sintomatico di quello che sta succedendo in queste ore a causa della protesta degli autotrasportatori. Ora, su questa protesta sono già stati spesi fiumi di parole e di inchiostro e quindi non è che io possa aggiungere granché. Loro, sicuramente, avranno le loro buone ragioni per scioperare, nessuno lo mette in dubbio, rimane da vedere (domanda che ci si pone ogni volta che a scioperare è una categoria fondamentale per l'economia del paese) se il metodo adottato sia corretto. Se sia giusto cioè lasciare la gente senza beni di prima necessità (la foto che vedete in alto l'ho scattata in uno dei pochi distributori aperti che ho trovato nella mattinata di ieri durante il mio giro di consegne).
Certamente tutto ciò ha dimostrato (se mai ce ne fosse ancora bisogno) quanto sia fragile tutto il meccanismo su cui si regge la normalità della vita quotidiana. Se bastano infatti due giorni di sciopero di una sola categoria di lavoratori per impedire che ci si possa recare in un negozio di alimentari ad acquistare il pane, qualche interrogativo dovrebbe sorgere.
mercoledì 12 dicembre 2007
Volete provare Linux senza timore di combinare disastri? Knoppix!
Lo so, molti di voi vorrebbero provare a usare Linux ma hanno paura di non essere all'altezza, oppure di combinare "disastri" durante l'installazione, oppure pensano (vecchie dicerie senza senso) che sia difficile.
Niente di tutto questo. Oggi Linux è alla portata di tutti, anche degli utenti di "primo pelo". Siccome molti continuano a chiedermi cos'è 'sto Linux, come funziona, cosa ci si può fare e via dicendo, ho pubblicato sul mio sito internet alcune pagine in cui illustro brevemente il funzionamento di Knoppix, dal download ai programmi principali.
Knoppix non è nient'altro che un sistema operativo Linux completo, basato sulla distribuzione Debian, che gira interamente su cdrom, senza che sia necessario installare niente e senza intaccare in nessun modo il disco fisso del pc. Oggi sono molte le distribuzioni Linux che offrono la possibilità di utilizzare versioni "live" dei propri sistemi operativi: Knoppix è stato il primo ed è nato con questo preciso intento (e tra le altre cose è stato quello con cui anch'io ho fatto conoscenza col mondo del pinguino).
Esiste una migliore occasione per provare Linux sul proprio pc senza far danni? Beh, se la cosa vi intriga venite a fare un girettino qui.
Niente di tutto questo. Oggi Linux è alla portata di tutti, anche degli utenti di "primo pelo". Siccome molti continuano a chiedermi cos'è 'sto Linux, come funziona, cosa ci si può fare e via dicendo, ho pubblicato sul mio sito internet alcune pagine in cui illustro brevemente il funzionamento di Knoppix, dal download ai programmi principali.
Knoppix non è nient'altro che un sistema operativo Linux completo, basato sulla distribuzione Debian, che gira interamente su cdrom, senza che sia necessario installare niente e senza intaccare in nessun modo il disco fisso del pc. Oggi sono molte le distribuzioni Linux che offrono la possibilità di utilizzare versioni "live" dei propri sistemi operativi: Knoppix è stato il primo ed è nato con questo preciso intento (e tra le altre cose è stato quello con cui anch'io ho fatto conoscenza col mondo del pinguino).
Esiste una migliore occasione per provare Linux sul proprio pc senza far danni? Beh, se la cosa vi intriga venite a fare un girettino qui.
martedì 11 dicembre 2007
Corso online di PHP
Il mio amico e vicino di casa Rocco (uno che da piccolo invece di Topolino leggeva manuali di programmazione ^^), ha attivato un corso online di PHP.
Molto brevemente, il PHP è un linguaggio di scripting open source che consente la realizzazione di pagine web dinamiche, ossia pagine in cui una parte del contenuto viene generato sul momento dal server. L'esatto contrario della staticità delle pagine web classiche costruite in html puro (vedi ad esempio il mio sito internet).
Io ci provo. Se qualcuno vuole venire il corso è qui.
Molto brevemente, il PHP è un linguaggio di scripting open source che consente la realizzazione di pagine web dinamiche, ossia pagine in cui una parte del contenuto viene generato sul momento dal server. L'esatto contrario della staticità delle pagine web classiche costruite in html puro (vedi ad esempio il mio sito internet).
Io ci provo. Se qualcuno vuole venire il corso è qui.
Chi fa violenza alle donne?
Il rapporto Istat (qui in pdf), riportato ieri dai media, mi pare che permetta di vedere sotto una luce un pò diversa molti dei fatti che ogni tanto riempiono le cronache (tipo questo), e consenta altresì di sfatare qualche luogo comune.
Il primo di questi è sicuramente quello di identificare lo stupratore medio con l'immigrato, idea sempre piuttosto radicata nelle italiche menti (che è probabilmente frutto anche di certe campagne giornalistiche e televisive). Il dato infatti che dice che il 70% degli stupri avviene in ambito familiare ed è opera di partner, fidanzati e mariti, penso sia abbastanza eloquente.
Naturalmente il sondaggio, per stessa ammissione dell'Istat che l'ha svolto, va preso con le molle, perché la stragrande maggioranza (qualcosa come il 90%) delle donne che subiscono violenza evita di denunciarlo. Tutto sommato, però, almeno indicativamente, una sua valenza dovrebbe averla.
Alla luce di tutto ciò, converrete con me che suona un pò ipocrita lo strombazzamento sincronizzato di giornali e tv ogni volta che capitano fatti tipo quello di Tor di Quinto che linkavo a inizio articolo. Fermo restando, ovviamente (cosa che nessuno dei media ha sottolineato), che uno stupro è sempre uno stupro di troppo, a prescindere da chi lo faccia.
lunedì 10 dicembre 2007
Luttazzi (per la seconda volta)
La prima volta, ricorderete, fu il famoso editto bulgaro di Berlusconi. Questa volta il motivo della cacciata di Luttazzi (foto) da La7 sarebbe da ricercare in alcune frasi rivolte dal comico a Giuliano Ferrara (il video, finché non verrà tolto, è qui).
Piccole e brevi riflessioni. Non sono un estimatore di Luttazzi; la sua comicità non mi è mai piaciuta perché l'ho sempre ritenuta volgare (ricordo un episodio di qualche anno fa in cui simulava la coprofagia che sinceramente mi aveva un pò schifato). Fare satira va bene, ed è giusto, ma a me piace di più quella che suscita ilarità senza scadere nel volgare. Io, ad esempio, sono sincero, non ci ho trovato niente di comico nelle parole usate da Luttazzi nel video che ho linkato sopra.
Questo naturalmente non significa che non condivida pienamente ciò che ha voluto dire col suo monologo. Solo il modo in cui l'ha detto (che, ripeto, per me non ha niente di comico) non condivido.
Alla stessa maniera, però, mi dà fastidio la censura, sotto qualsiasi forma appaia o venga messa in atto. I vertici di La7, come si legge sul Corriere, erano a inizio estate addirittura entusiasti di riportare Luttazzi in tv, tanto che gli era stata data carta bianca sull'impostazione della trasmissione. Fino all'episodio di questi giorni. Un episodio sul quale ognuno (se ha seguito la vicenda) si sarà fatto una sua idea, ma che se è andato come dice lo stesso Luttazzi nel suo blog, dà effettivamente da pensare
Piccole e brevi riflessioni. Non sono un estimatore di Luttazzi; la sua comicità non mi è mai piaciuta perché l'ho sempre ritenuta volgare (ricordo un episodio di qualche anno fa in cui simulava la coprofagia che sinceramente mi aveva un pò schifato). Fare satira va bene, ed è giusto, ma a me piace di più quella che suscita ilarità senza scadere nel volgare. Io, ad esempio, sono sincero, non ci ho trovato niente di comico nelle parole usate da Luttazzi nel video che ho linkato sopra.
Questo naturalmente non significa che non condivida pienamente ciò che ha voluto dire col suo monologo. Solo il modo in cui l'ha detto (che, ripeto, per me non ha niente di comico) non condivido.
Alla stessa maniera, però, mi dà fastidio la censura, sotto qualsiasi forma appaia o venga messa in atto. I vertici di La7, come si legge sul Corriere, erano a inizio estate addirittura entusiasti di riportare Luttazzi in tv, tanto che gli era stata data carta bianca sull'impostazione della trasmissione. Fino all'episodio di questi giorni. Un episodio sul quale ognuno (se ha seguito la vicenda) si sarà fatto una sua idea, ma che se è andato come dice lo stesso Luttazzi nel suo blog, dà effettivamente da pensare
domenica 9 dicembre 2007
Incendio a San Marino
Ovviamente non si tratta di un incendio, ma di una particolare combinazione di luce e di nuvole. Ho scattato questa foto una mattina presto della settimana scorsa, mentre mi trovavo a San Marino dopo aver terminato il giro di consegna dei giornali alle edicole.
Purtroppo le foto le ho fatte di corsa col telefonino, e quindi, abbiate pazienza, la qualità è quella che è. Mi pare comunque che almeno l'idea la rendano bene. Ne trovate altre simili, scattate sempre la mattina stessa, in questa pagina di Picasa.
Il blog in un filmato
sabato 8 dicembre 2007
Cercando di tenere il conto
Ieri sera, quando ho iniziato a scrivere questo post, il conteggio della giornata era fermo a 5: tre a Torino, e altri due a Cassino e in Irpinia. Naturalmente intendo il conteggio di quelli che solo nella giornata di ieri hanno lasciato la pelle sul posto di lavoro.
In occasione della festa del 1° maggio 2007 (che tra l'altro aveva come tema proprio le morti bianche), forse qualcuno ricorderà gli accorati appelli di Napolitano e di molti esponenti di governo contro questa piaga. Da Prodi a D'Alema, da Bertinotti a Epifani, tutti insieme, appassionatamente indignati, contro questo flagello (i cui risultati sono l'ennesima dimostrazione che i problemi non si risolvono con le pubbliche indignazioni e neppure coi minuti di silenzio dalla Scala, dove un biglietto costa come un mese di stipendio di quelli che sono morti).
Ma c'è un pensiero che mi frulla in testa ogni volta che si sente parlare di morti bianche: i morti sul lavoro fanno parte del sistema? Cioè, è un prezzo ineluttabile da pagare a un sistema basato sul capitalismo e lo sfruttamento (sfruttamento inteso nel senso "buono" del termine) di forza lavoro? E' una componente "fisiologica"? Oppure c'è qualcos'altro?
Nel 2006 i deceduti sul lavoro sono stati 1302, e il trend per quest'anno non sembra suscettibile di grosse variazioni (siamo a 980). Insomma, grosso modo quasi 1200 morti all'anno (conteggio per difetto), li dobbiamo mettere in conto. Così come dobbiamo mettere in conto che (tanto per cambiare) siamo il paese che in Europa da questo punto di vista è messo peggio (basta dare un'occhiata a questa tabella relativa al 2004).
Adesso, per i fatti dell'acciaieria di Torino, la prassi sarà la solita: le inchieste, le indagini e i funerali - sotto l'occhio vigile dei tg - degli sfortunati operai; verrà quindi sicuramente alla luce più di una carenza in fatto di sicurezza (ci sono già varie testimonianze); alla fine qualche responsabile verrà condannato a un paio d'anni (condonati con l'indulto) e tutto finirà lì.
Almeno fino alla "disgrazia" successiva.
In occasione della festa del 1° maggio 2007 (che tra l'altro aveva come tema proprio le morti bianche), forse qualcuno ricorderà gli accorati appelli di Napolitano e di molti esponenti di governo contro questa piaga. Da Prodi a D'Alema, da Bertinotti a Epifani, tutti insieme, appassionatamente indignati, contro questo flagello (i cui risultati sono l'ennesima dimostrazione che i problemi non si risolvono con le pubbliche indignazioni e neppure coi minuti di silenzio dalla Scala, dove un biglietto costa come un mese di stipendio di quelli che sono morti).
Ma c'è un pensiero che mi frulla in testa ogni volta che si sente parlare di morti bianche: i morti sul lavoro fanno parte del sistema? Cioè, è un prezzo ineluttabile da pagare a un sistema basato sul capitalismo e lo sfruttamento (sfruttamento inteso nel senso "buono" del termine) di forza lavoro? E' una componente "fisiologica"? Oppure c'è qualcos'altro?
Nel 2006 i deceduti sul lavoro sono stati 1302, e il trend per quest'anno non sembra suscettibile di grosse variazioni (siamo a 980). Insomma, grosso modo quasi 1200 morti all'anno (conteggio per difetto), li dobbiamo mettere in conto. Così come dobbiamo mettere in conto che (tanto per cambiare) siamo il paese che in Europa da questo punto di vista è messo peggio (basta dare un'occhiata a questa tabella relativa al 2004).
Adesso, per i fatti dell'acciaieria di Torino, la prassi sarà la solita: le inchieste, le indagini e i funerali - sotto l'occhio vigile dei tg - degli sfortunati operai; verrà quindi sicuramente alla luce più di una carenza in fatto di sicurezza (ci sono già varie testimonianze); alla fine qualche responsabile verrà condannato a un paio d'anni (condonati con l'indulto) e tutto finirà lì.
Almeno fino alla "disgrazia" successiva.
venerdì 7 dicembre 2007
In pace col mondo
Molti dicono che la musica ha un potere terapeutico. Non lo so, non posso né affermarlo né escluderlo. Quello che so è che ci sono canzoni che hanno il potere di rimetterti in pace col mondo; non so se questo capita solo a me perché suono da quando avevo pochi anni e la musica ce l'ho dentro, ma non mi sento di escluderlo.
Comunque sia, una delle canzoni che hanno questo potere è Don Chisciotte, del grande Francesco (foto). In questo testo Guccini inventa un immaginario dialogo tra Don Chisciotte e Sancio Panza, il contadino a cui il prode cavaliere errante promette il governo di un'isola a patto che gli faccia da scudiero.
Il testo è molto bello, e sicuramente di estrema attualità. Ve lo riporto qui sotto, ma prima di leggerlo aprite, in una nuova scheda o finestra del browser, questa pagina di youtube per ascoltare la canzone in streaming e leggere il testo in contemporanea. Vi assicuro che merita.
[ Don Chisciotte ]
Ho letto millanta storie di cavalieri erranti,
di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti
per starmene ancora chiuso coi miei libri in questa stanza
come un vigliacco ozioso, sordo ad ogni sofferenza.
Nel mondo oggi più di ieri domina l'ingiustizia,
ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia;
proprio per questo, Sancho, c'è bisogno soprattutto
d'uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto:
vammi a prendere la sella, che il mio impegno ardimentoso
l'ho promesso alla mia bella, Dulcinea del Toboso,
e a te Sancho io prometto che guadagnerai un castello,
ma un rifiuto non l'accetto, forza sellami il cavallo !
Tu sarai il mio scudiero, la mia ombra confortante
e con questo cuore puro, col mio scudo e Ronzinante,
colpirò con la mia lancia l'ingiustizia giorno e notte,
com'è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte...
[ Sancho Panza ]
Questo folle non sta bene, ha bisogno di un dottore,
contraddirlo non conviene, non è mai di buon umore...
E' la più triste figura che sia apparsa sulla Terra,
cavalier senza paura di una solitaria guerra
cominciata per amore di una donna conosciuta
dentro a una locanda a ore dove fa la prostituta,
ma credendo di aver visto una vera principessa,
lui ha voluto ad ogni costo farle quella sua promessa.
E così da giorni abbiamo solo calci nel sedere,
non sappiamo dove siamo, senza pane e senza bere
e questo pazzo scatenato che è il più ingenuo dei bambini
proprio ieri si è stroncato fra le pale dei mulini...
E' un testardo, un idealista, troppi sogni ha nel cervello:
io che sono più realista mi accontento di un castello.
Mi farà Governatore e avrò terre in abbondanza,
quant'è vero che anch'io ho un cuore e che mi chiamo Sancho Panza...
[ Don Chisciotte ]
Salta in piedi, Sancho, è tardi, non vorrai dormire ancora,
solo i cinici e i codardi non si svegliano all'aurora:
per i primi è indifferenza e disprezzo dei valori
e per gli altri è riluttanza nei confronti dei doveri !
L'ingiustizia non è il solo male che divora il mondo,
anche l'anima dell'uomo ha toccato spesso il fondo,
ma dobbiamo fare presto perché più che il tempo passa
il nemico si fà d'ombra e s'ingarbuglia la matassa...
[ Sancho Panza ]
A proposito di questo farsi d'ombra delle cose,
l'altro giorno quando ha visto quelle pecore indifese
le ha attaccate come fossero un esercito di Mori,
ma che alla fine ci mordessero oltre i cani anche i pastori
era chiaro come il giorno, non è vero, mio Signore ?
Io sarò un codardo e dormo, ma non sono un traditore,
credo solo in quel che vedo e la realtà per me rimane
il solo metro che possiedo, com'è vero... che ora ho fame !
[ Don Chisciotte ]
Sancho ascoltami, ti prego, sono stato anch'io un realista,
ma ormai oggi me ne frego e, anche se ho una buona vista,
l'apparenza delle cose come vedi non m'inganna,
preferisco le sorprese di quest'anima tiranna
che trasforma coi suoi trucchi la realtà che hai lì davanti,
ma ti apre nuovi occhi e ti accende i sentimenti.
Prima d'oggi mi annoiavo e volevo anche morire,
ma ora sono un uomo nuovo che non teme di soffrire...
[ Sancho Panza ]
Mio Signore, io purtoppo sono un povero ignorante
e del suo discorso astratto ci ho capito poco o niente,
ma anche ammesso che il coraggio mi cancelli la pigrizia,
riusciremo noi da soli a riportare la giustizia ?
In un mondo dove il male è di casa e ha vinto sempre,
dove regna il "capitale", oggi più spietatamente,
riuscirà con questo brocco e questo inutile scudiero
al "potere" dare scacco e salvare il mondo intero ?
[ Don Chisciotte ]
Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro ?
Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà ?
[ Insieme ]
Il "potere" è l'immondizia della storia degli umani
e, anche se siamo soltanto due romantici rottami,
sputeremo il cuore in faccia all'ingiustizia giorno e notte:
siamo i "Grandi della Mancha",
Sancho Panza... e Don Chisciotte !
(P) & (C) 2000 EMI Music Italy S.p.A.
giovedì 6 dicembre 2007
Box.net, archiviare i file online
Da parecchio tempo ormai utilizzo Box.net, un comodo sistema che consente di archiviare i propri file on rete in modo che siano accessibili da qualunque pc connesso a internet. Nel mio caso una tale soluzione ha, tra gli altri, il vantaggio di poter trasferire i file e i dati che utilizzo tra i due pc di casa (il mio e quello di Chiara) e tra le partizioni e i vari sistemi operativi in essi installati.
Di servizi tipo questo ne esistono parecchi, e tutti più o meno con caratteristiche equivalenti. Lo spazio di archiviazione disponibile, se si utilizza la versione gratuita del programma, è di 1 GB.
Per poter utilizzare il programma occorre creare un account passando dall'home page, che è raggiungibile qui. Sempre dall'home page ci si potrà in seguito logare ogni volta che si vorrà accedere ai propri file. Per registrarsi occorre innanzitutto cliccare sul pulsante verde "Register for Box.net" che si trova nella pagina principale:
Si aprirà quindi la pagina in cui selezionare l'opzione "Lite" (versione gratuita del programma) e inserire i propri dati per poter completare la registrazione:
Ovviamente, ogni volta che si vuole accedere ai propri file occorre reinserire gli stessi dati nei form "username" e "password" cliccando poi su "login". Una volta entrati nel proprio spazio, per poter lavorare coi file archiviati occorre cliccare su "my files" nel menù in alto. Ecco come si presenta la pagina:
Qui si vedono ad esempio le cartelle e i file che ho caricato nel mio spazio. A questo punto il tutto funziona più o meno come se ci si trovasse nel normale pc di casa: è possibile creare cartelle e sottocartelle, spostarle, nidificarle, ecc... Tramite il pulsante "Upload" è possibile caricare nel nostro spazio i file prelevandoli direttamente dal pc, con "New folder" si creano nuove cartelle (e sottocartelle) e tramite il pulsante "New Doc" è possibile creare un documento di testo o un foglio di calcolo partendo da zero:
Una volta terminato il lavoro è possibile salvarlo nel formato desiderato (.doc, .odt, .pdf, .sxw, ecc...) in una cartella qualsiasi del proprio account, oppure scaricarlo direttamente nel pc, magari per rielaborarlo in seguito col normale word processor installato nel computer.
Per poter effettuare le varie operazioni coi propri file e cartelle (eliminazione, cambio di nome, download sul pc, ecc...) è sufficiente passare col mouse sopra il file che si vuole modificare: apparirà nella parte alta a destra un quadratino colorato cliccando sul quale sarà possibile fare ogni operazione.
Questi sono ovviamente solo alcuni appunti frettolosi con cui descrivo alcune delle funzionalità del programma. Ognuno, poi, se lo ritiene utile, scoprirà facilmente le altre da sé.
Di servizi tipo questo ne esistono parecchi, e tutti più o meno con caratteristiche equivalenti. Lo spazio di archiviazione disponibile, se si utilizza la versione gratuita del programma, è di 1 GB.
Per poter utilizzare il programma occorre creare un account passando dall'home page, che è raggiungibile qui. Sempre dall'home page ci si potrà in seguito logare ogni volta che si vorrà accedere ai propri file. Per registrarsi occorre innanzitutto cliccare sul pulsante verde "Register for Box.net" che si trova nella pagina principale:
Si aprirà quindi la pagina in cui selezionare l'opzione "Lite" (versione gratuita del programma) e inserire i propri dati per poter completare la registrazione:
Ovviamente, ogni volta che si vuole accedere ai propri file occorre reinserire gli stessi dati nei form "username" e "password" cliccando poi su "login". Una volta entrati nel proprio spazio, per poter lavorare coi file archiviati occorre cliccare su "my files" nel menù in alto. Ecco come si presenta la pagina:
Qui si vedono ad esempio le cartelle e i file che ho caricato nel mio spazio. A questo punto il tutto funziona più o meno come se ci si trovasse nel normale pc di casa: è possibile creare cartelle e sottocartelle, spostarle, nidificarle, ecc... Tramite il pulsante "Upload" è possibile caricare nel nostro spazio i file prelevandoli direttamente dal pc, con "New folder" si creano nuove cartelle (e sottocartelle) e tramite il pulsante "New Doc" è possibile creare un documento di testo o un foglio di calcolo partendo da zero:
Una volta terminato il lavoro è possibile salvarlo nel formato desiderato (.doc, .odt, .pdf, .sxw, ecc...) in una cartella qualsiasi del proprio account, oppure scaricarlo direttamente nel pc, magari per rielaborarlo in seguito col normale word processor installato nel computer.
Per poter effettuare le varie operazioni coi propri file e cartelle (eliminazione, cambio di nome, download sul pc, ecc...) è sufficiente passare col mouse sopra il file che si vuole modificare: apparirà nella parte alta a destra un quadratino colorato cliccando sul quale sarà possibile fare ogni operazione.
Questi sono ovviamente solo alcuni appunti frettolosi con cui descrivo alcune delle funzionalità del programma. Ognuno, poi, se lo ritiene utile, scoprirà facilmente le altre da sé.
mercoledì 5 dicembre 2007
E alla fine trasferimento fu
Beh, insomma, da come si erano messe le cose direi che erano poche le speranze che la vicenda non finisse in questo modo. Clementina Forleo, il magistrato milanese che indaga (indagava) su tutto l'intreccio che ruota attorno a Unipol, Bnl, D'Alema, Latorre, Consorte, si appresta a essere trasferita (decisione del CSM) per "incompatibilità ambientale".
C'è poco da dire che non sia già stato detto, sia su questa vicenda come su quella di De Magistris: certo, le carte, le motivazioni, i tecnicismi burocratici che stanno alla base di questi provvedimenti daranno un'aura di legittimità alla decisione (che a livello formale sarà sicuramente inoppugnabile).
Quello che non potranno però mai eliminare è un certo senso di nausea e disgusto. Assieme al dubbio circa la validità di quel cartello che si vede appeso alle spalle dei giudici nelle aule di giustizia.
C'è poco da dire che non sia già stato detto, sia su questa vicenda come su quella di De Magistris: certo, le carte, le motivazioni, i tecnicismi burocratici che stanno alla base di questi provvedimenti daranno un'aura di legittimità alla decisione (che a livello formale sarà sicuramente inoppugnabile).
Quello che non potranno però mai eliminare è un certo senso di nausea e disgusto. Assieme al dubbio circa la validità di quel cartello che si vede appeso alle spalle dei giudici nelle aule di giustizia.
martedì 4 dicembre 2007
Spot blasfemo? Dove?
Leggo su Corriere.it che un sacerdote siciliano ha scritto una vivace e-mail di protesta alla Red Bull per via di uno spot pubblicitario (di cui vedete una schermata qui a fianco) in cui sono raffigurati 4 magi invece dei tradizionali 3. Per curiosità sono andato a cercarmi la pubblicità in questione (che avrebbe dovuto essere trasmessa sulle reti mediaset dal 1 dicembre), e l'ho trovata su youtube (qui).
A me sembra che non contenga niente di blasfemo. Al contrario mi pare sia piuttosto simpatica. Il parroco si è indignato per un Re Magio di troppo? Ma chi l'ha detto che i Re magi erano tre? Anzi, dove sta scritto che i Re magi sono esistiti?
[...] "Il passo di Matteo non fornisce il numero esatto dei Magi ma la tradizione più diffusa, basandosi sul fatto che vengono citati tre doni, parla di tre uomini. In realtà, il testo greco non ne indica né il numero né tantomeno i nomi; parla solo di alcuni Magi dall'oriente". [...] (fonte)
Se il parroco volesse indignarsi veramente farebbe meglio a guardare altre cose, magari sempre restando nell'ambito ecclesiale: avrebbe solo l'imbarazzo della scelta.
A me sembra che non contenga niente di blasfemo. Al contrario mi pare sia piuttosto simpatica. Il parroco si è indignato per un Re Magio di troppo? Ma chi l'ha detto che i Re magi erano tre? Anzi, dove sta scritto che i Re magi sono esistiti?
[...] "Il passo di Matteo non fornisce il numero esatto dei Magi ma la tradizione più diffusa, basandosi sul fatto che vengono citati tre doni, parla di tre uomini. In realtà, il testo greco non ne indica né il numero né tantomeno i nomi; parla solo di alcuni Magi dall'oriente". [...] (fonte)
Se il parroco volesse indignarsi veramente farebbe meglio a guardare altre cose, magari sempre restando nell'ambito ecclesiale: avrebbe solo l'imbarazzo della scelta.
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