Tra una pausa della telenovela Garlasco e l'infinito tira e molla sulla fiducia alla finanziaria (che sa di telenovela anche questa), qualche organo di informazione ha infilato qua e là la notizia della morte del sesto operaio nel rogo delle acciaierie ThyssenKrupp.
Lo so, qualcuno si potrebbe annoiare a sentire parlare ancora di questa storia (come osserva giustamente Romina nel suo blog), ma davanti a fatti di questa gravità il rischio va corso (senza contare che qui sono a casa mia e scrivo quello che mi pare).
La notizia, dicevo, ha avuto meno risalto rispetto agli inizi: in fondo ormai sono cose che non è che interessino granché. L'ultimo di quelli che ad aprile di quest'anno Prodi definiva "martiri" si chiamava Rosario e aveva 26 anni. Con lui il conto è arrivato a 1019. Un numero così elevato di persone (la media giornaliera la lascio fare a voi) che in questo disgraziato 2007 (più o meno in linea con gli altri anni) hanno lasciato la pelle nel posto di lavoro, diventano effettivamente quasi la normalità.
Forse è per questo che ormai la cosa fa meno "audience".
"...e il mio maestro m'insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire..." (Franco Battiato)
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