venerdì 31 ottobre 2025
Perché si arrabbia?
Allontanamenti
giovedì 30 ottobre 2025
"L'Atlantico, immenso, di fronte"
Occhiali nuovi
Questa lunga e interessantissima chiacchierata tra Gianluca Gazzoli e Dario Fabbri serve a smettere i soliti occhiali e a indossarne di nuovi, serve a vedere il mondo e le sue vicende cambiando angolazione e prospettiva. Poi non è detto che i nuovi occhiali consentano di vedere il mondo com'è realmente, così come non era detto indossando i vecchi. Ma i vari Fabbri, Barbero, Canfora, Cardini o chi volete voi, questo fanno: danno occhiali nuovi.
Innalzamenti di salario (in Germania)
martedì 28 ottobre 2025
Il problema dell'educazione affettiva e sessuale a scuola
Separazione (di carriere)
lunedì 27 ottobre 2025
Cambi d'orario
Ieri
sabato 25 ottobre 2025
Diversamente anziani
Votare?
Paolo Ercolani, nella sua conferenza di ieri sera, tra le tante cose interessantissime che ha detto ha menzionato l'inutilità di andare a votare - il dibattito sull'astensione è ormai vecchio quanto il fenomeno stesso dell'astensione. Il discorso è partito ovviamente da lontano, dall'antica Atene, e si è sviluppato fino a oggi evidenziando le vicissitudini storiche di ciò che comunemente definiamo democrazia. La teoria di Ercolani non si esaurisce ovviamente nella proposizione che andare a votare è inutile, ma anche in quella secondo cui il non voto è un segno di intelligenza perché anch'esso ha un significato, e nello specifico significa smarcarsi dal sistema politico-economico-sociale in cui siamo immersi, il quale sostanzialmente prevede il progressivo aumento delle diseguaglianze e della precarietà; un sistema che vede chi è già povero impoverirsi sempre di più e chi è ricco arricchirsi sempre di più.
Ercolani ha citato il progressivo smantellamento della sanità, portato avanti da tutti i governi; il fatto che i giganti del web (dati del 2024) hanno registrato 2.200 miliardi di euro di utile e vengono tassati con percentuali ridicole, quando invece i lavoratori vedono andarsene quasi metà del loro stipendio in tasse. Ecco, non votare significa anche rifiutarsi di continuare ad avallare questo sistema, è un tirarsi fuori. A questo proposito è interessante (si fa per dire) notare come alle regionali di una decina di giorni fa per la prima volta nella sua storia in Toscana oltre metà degli aventi diritto non si è recata alle urne. Per la precisione, il 52% degli elettori è rimasto a casa, un calo di quasi 15 punti percentuali rispetto a 5 anni fa. Un fenomeno che naturalmente ha molte cause, e tra queste ci sono certamente la disillusione, la stanchezza elettorale, ma anche altro.
Come alcuni analisti hanno fatto notare, in Toscana si è avuto nel tempo un progressivo deterioramento del livello qualitivo della sanità: liste d' attesa più lunghe, saturazione dei pronto soccorso. Secondo alcune rilevazioni del Sole24Ore, la soddisfazione per la sanità pubblica in Toscana è calata di 10 punti in cinque anni. A questo si aggiungono aumenti dei costi della vita e della casa, insufficienti servizi per anziani e famiglie, tagli e ritardi nei contributi sociali. Alcuni politologi come Antonio Floridia e Vincenzo de Sio hanno indicato tutti questi motivi come cause di una sorta di astensione consapevole generalizzata. In sostanza si è verificato ciò che ha descritto Paolo Ercolani nel suo intervento: l'astensione come forma di critica al sistema e volontà di tirarsene fuori, nella convinzione (illusione?) che anche non votare possa portare a un cambiamento.
Io, che sono un vecchio ingenuo e inguaribile romantico, continuo a pensare, nonostante tutto, che il voto sia forse l'ultima e unica arma che ci è rimasta per tentare di incidere in quale modo nella vita pubblica, anche se devo ammettere che la tentazione di starmene a casa è a ogni tornata elettorale sempre più forte.
Ah, dimenticavo. Il filosofo ha esposto anche alcune interessanti riflessioni sull'intelligenza artificiale e, casualmente, Guchi ha scritto questo post che al riguardo mi sembra molto interessante.
venerdì 24 ottobre 2025
Posti a teatro e parcheggi
L'indecisione ovviamente non c'è quando i posti a disposizione sono pochissimi, parcheggio o teatro che sia; in quel caso si prende ciò che si trova e si è ben contenti della fortuna capitata. In realtà il fenomeno della difficoltà di scelta è reale e studiato in psicologia. Si chiama "paralisi da scelta" e si verifica appunto quando le opzioni a disposizione sono molte. La difficoltà nasce da più di un fattore, ma il principale è che il nostro cervello è strutturato in modo da privilegiare le scelte con poche alternative in quanto è richiesta meno energia per la decisione. Quando le scelte sono tante la decisione richiede più energia e ciò determina le incertezze e i rallentamenti. Altri motivi sono:
Mancanza di punti di riferimento sociali. Se la sala è vuota non si hanno “indizi umani”: dove si siedono gli altri? Quali posti sembrano più comodi o con la visuale migliore? L’assenza di queste informazioni aumenta l’incertezza.
Paura di sbagliare posizione. C’è il pensiero fastidioso: “E se dopo arriva qualcuno che si mette proprio davanti?” o “E se troppo avanti è scomodo?” Così, invece di sedersi subito, si continua a guardare intorno.
Ricerca implicita di equilibrio. Le persone tendono inconsciamente a voler stare né troppo isolate né troppo esposte. Quando ci sono pochi altri spettatori è difficile trovare quel “giusto mezzo”.
Effetto “territoriale”. Scegliere un posto vuoto in una sala grande è anche una piccola affermazione di territorio. Il cervello valuta inconsciamente il controllo dello spazio, la distanza dagli altri, la visibilità, la facilità di fuga.
Tutto questo per dire che se dovesse capitarvi di essere indecisi di fronte a tante scelte, non c'è da preoccuparsi: siamo fatti così. Ora vado, ché la conferenza inizia :-)
(Ah, ovviamente di queste cose non sapevo niente, mi sono documentato al volo mentre aspettavo Ercolani.)
Louvre
giovedì 23 ottobre 2025
Canzoni di ieri e di oggi
Detesto i refusi
mercoledì 22 ottobre 2025
Vespa e Sinner
Impronte
martedì 21 ottobre 2025
Mieli
Se non ricordo male, in passato qualche saggio di Paolo Mieli l'ho letto. Ne ricordo uno che si chiama Il tribunale della storia e un altro dal titolo Le verità nascoste, due libri anche piuttosto interessanti. Ma li lessi prima dell'invasione dell'Ucraina e prima dell'attentato di Hamas contro gli israeliani e all'epoca non avevo una conoscenza approfondita dell'autore, ho imparato a conoscerlo un po' meglio dopo questi due eventi e a conoscerlo molto bene dopo la sua uscita di ieri.
lunedì 20 ottobre 2025
Fallimenti
domenica 19 ottobre 2025
Schiavismo
Questa pagina mi ha fatto venire in mente Umberto Galimberti quando scriveva che la lotta di classe è finita alcuni decenni fa quando padrone e servo (simbolicamente negli anni Settanta Agnelli da una parte e gli operai dall'altra) sono oggi dalla stessa parte e hanno come controparte il mercato e la tecnica. E come fai a prendertela con qualcuno? Chi è il mercato? Da cosa è rappresentato fisicamente?
Interessantissima anche la definizione di schiavismo moderno, non più basata sull'assunto che lo schiavo è colui che è gravato dalla fatica e dall'obbligo di lavorare per sopravvivere, ma è colui che da persona viene declassato a cosa, a strumento, indipendentemente dal grado di consapevolezza di ciò.
Sembra quasi incredibile che questo saggio sia stato scritto a metà degli anni Sessanta del secolo scorso. Si tratta di un libro molto difficile e impegnativo, almeno per me, ma estremamente interessante.
Herbert Marcuse
L'uomo a una dimensione, l'ideologia della società industriale avanzata
Ormai vale tutto
sabato 18 ottobre 2025
Perché quella battuta di 5/4?
Tra le cose di cui sicuramente non fregherà nulla ai miei 32 lettori ci sono i motivi per cui Franco Battiato ha inserito all'interno della canzone Voglio vederti danzare una battuta di 5/4 in un brano interamente in 4/4, cosa a cui ho pensato dopo averla riascoltata casualmente alla radio. Ma partiamo dall'inizio.
La canzone Voglio vederti danzare è inserita nell'album L'arca di Noè, pubblicato nel 1982. Questa è la copertina.
L'album uscì un anno dopo il leggendario La voce del padrone, che fu il primo vinile nella storia della musica italiana a raggiungere e superare il milione di copie vendute. L'arca di Noè si fermò invece a 550.000. All'interno di quest'album, in cui spiccano pezzi bellissimi ed evocativi come L'esodo e Clamori, c'è la già citata Voglio vederti danzare, qui in una bellissima versione dal vivo.
Ma perché Battiato ha creato questa asimmetria? Questa cosa me la chiedevo già da bambino ogni volta che ascoltavo il brano, e non sapevo come rispondere. Oggi la risposta la so. In primo luogo perché Battiato era un genio e i geni è noto che non stanno ai canoni della normalità (chi conosce il suo periodo di musica sperimentale a cavallo tra i Sessanta e i Settanta sa a cosa mi riferisco), in secondo luogo perché questa "sospensione" rende il ritmo più "etnico" e danzante, coerente col tema della canzone.
Ho mandato ChatGPT in giro per il web alla ricerca di dichiarazioni del cantautore che spiegassero le ragioni di questa scelta ma è tornata a mani vuote. La relativa pagina Wikipedia afferma che "la canzone svolge una funzione di celebrazione della danza in chiave etnica e sottolinea lo spirito dello 'spostamento' tra Est e Ovest." Alla fine, ciò che è sicuro è che non si tratta di un errore né di una imprecisione, è una scelta stilistica voluta la cui spiegazione stava solo nella mente geniale del grande cantautore.
venerdì 17 ottobre 2025
Ucraina, la guerra e la storia
giovedì 16 ottobre 2025
A chi importa del Nobel
Il male?
mercoledì 15 ottobre 2025
Il rifugio
martedì 14 ottobre 2025
Zichichi
Domani il grande Antonino Zichichi compirà 96 anni. Mi è sempre stato simpatico, Zichichi, forse un po' anche a causa di quei tratti somatici che ricordano alla lontana Albert Einstein. Ha avuto una grande carriera accademica e scientifica come fisico delle particelle, ma nel corso degli anni si è progressivamente spostato su posizioni che con la scienza cozzano non poco. È ad esempio un forte negazionista dell'impatto delle attività umane sul cambiamento climatico, ed è da sempre critico verso la teoria darwiniana dell'evoluzione.
Sul suo negazionismo circa la responsabilità dell'uomo sui cambiamenti climatici c'è poco da dire. Ne è convinta, con prove solidissime, la quasi totalità degli scienziati del pianeta, quindi l'opinione di Zichichi vale più o meno quanto la mia. Per quanto riguarda l'evoluzione darwiniana, la sua aspra critica si fonda sia sui famosi anelli mancanti, un argomento molto caro a papi, cardinali e creazionisti vari, sia sul fatto che mancherebbero solide basi scientifiche e matematiche che la dimostrano. In particolare non esisterebbe un'equazione in grado di spiegarla.
In realtà una base matematica a supporto della teoria darwiniana dell'evoluzione esiste ed è la cosiddetta legge di Hardy-Weinberg. Matematica a parte, oggi ci sono varie branche della scienza che hanno dimostrato la fondatezza della teoria darwiniana: paleontologia, biologia comparata, biogeografia, osservazioni dirette, ma soprattutto genetica e studio del DNA. Nell'epoca dell'Inghilterra vittoriana la genetica ancora non esisteva e quindi Darwin non la poteva conoscere, ma era un signore tanto intelligente e intuì cose che oggi la genetica ha dimostrato essere esatte, come ad esempio che tutti gli esseri viventi condividono un'origine comune e che le mutazioni genetiche sono la "materia prima" su cui la selezione naturale agisce.
Riguardo alla deriva antiscientifica del Zichichi degli ultimi decenni, Piergiorgio Odifreddi curò un simpatico libro, uscito nel 2003, chiamato le Zichicche, una raccolta di articoli a commento delle uscite più controverse del grande fisico delle particelle, che anche se mette sullo stesso piano l'oroscopo e Darwin rimane comunque simpatico.
Lucidità
Credo che il commento più lucido sul surreale comizio di Trump al parlamento israeliano sia quello di Marie Gouze.
lunedì 13 ottobre 2025
Era inevitabile che noi ci fossimo?
Chi segue un po' questi argomenti, che per me sono appassionanti, sa che in campo evoluzionistico la domanda delle domande è: la nostra specie, Homo Sapiens, è il risultato di un processo che avrebbe inevitabilmente portato a noi, oppure siamo arrivati qui in maniera del tutto fortuita? Le implicazioni di questa domanda sono ovviamente plurime e riguardano ad esempio l'eterna diatriba tra il cosiddetto disegno intelligente e il caso - il buon vecchio Darwin fu crocifisso per aver rimosso l'uomo dal piedistallo che si era costruito.
Comunque, lungimiranza di Darwin a parte, c'è unanime consenso tra gli scienziati sul fatto che noi siamo il frutto di processi contingenti e che la storia evolutiva che ci ha portati fin qui sarebbe potuta andare in infiniti altri modi. In altre parole, non c'era alcuna necessità che noi ci fossimo. Giacomo Moro Mauretto, con la simpatia e la competenza che lo contraddistinguono, riassume in questo breve e interessante video i tanti indizi che corroborano la teoria del caso.
Quale Fallaci
In risposta alla proposta della sindaca Funaro di concedere la cittadinanza onoraria di Firenze a Francesca Albanese, Salvini replica che semmai sarebbe da dare a Oriana Fallaci. Nella sua immensa ignoranza nemmeno sa che Oriana Fallaci era nata a Firenze e quindi era già cittadina di quella città.
Ma, a parte questo, sarebbe interessante sapere a quale Oriana Fallaci Salvini vorrebbe dare la cittadinanza. Perché di Oriana Fallaci non ce n'è stata solo una. C'era la Fallaci post-11 settembre che non distingueva più l'islam religioso da quello politico e ne divenne profonda odiatrice, ma in precedenza c'è stata anche la Fallaci che fece la Resistenza, la Fallaci laica, progressista e femminista (anni dai Sessanta agli Ottanta); negli anni Novanta abbiamo avuto la Fallaci che considerava la lega "un covo di pericolosi ignoranti" (difficile darle torto, mi pare). Quindi abbiamo avuto più Fallaci.
Ovviamente, quando di ogni ramo dello scibile umano non si sa niente di niente, può capitare di chiedere la cittadinanza onoraria per qualcuno che in quella città ci è nato, oppure di prendere di un personaggio complesso e articolato come la Fallaci la parte che fa comodo e glissare su tutto il resto.
Tanto, ignoranza per ignoranza, l'elettorato a cui ci si rivolge è quello lì.
sabato 11 ottobre 2025
Tregua
Chi cerca di capire e di interpretare gli avvenimenti del mondo basandosi su quanto dicono e scrivono gli esperti e gli studiosi (in questo caso di geopolitica), non capisce bene cosa ci sia da festeggiare riguardo al raggiungimento della tregua tra Hamas e Israele. C'è sollievo, ovvio. Si vedono le immagini dall'alto delle centinaia di migliaia di sfollati palestinesi che tornano a casa loro e queste immagini commuovono. Sfollati che tornano perché immaginano che durante questa tregua nessuno gli sparerà più addosso mentre sono in fila per un piatto di minestra e nessuno bombarderà più le loro case. Quelle case che non esistono più, dal momento che il 90 per certo del territorio di Gaza è raso al suolo. Letteralmente.
Ma la tregua raggiunta, che non si sa quanto durerà, è il primo passo di altri cento che ci sono da fare prima di essere sicuri che si arrivi a qualcosa di definitivo. Siamo all'uno per cento del percorso da fare.
Personalmente gioirò quando Netanyahu sarà tradotto in galera per il resto della sua vita per ciò che ha fatto, assieme ai suoi ministri della destra religiosa radicale che non hanno firmato gli accordi e si rifiutano di farlo. Festeggerò quando si comincerà ad andare oltre il primo punto di partenza che è questa tregua, estremamente fragile e dagli esiti incerti. Festeggerò quando la Cisgiordania sarà liberata dalle violenze brutali dei coloni israeliani, che la occupano illegalmente da decenni in barba a ogni risoluzione ONU. Festeggerò quando finalmente i palestinesi potranno vivere nel loro territorio senza essere circondati da ogni lato dai carri armati israeliani. Ma ce n'è di strada da fare, ancora.
Festeggerò quando anche l'Europa risponderà dei due anni di connivenza silenziosa con lo sterminio dei palestinesi. La donnetta urlante a capo del nostro governo è già salita sul carro dei vincitori (vincitori di cosa?) dichiarando che per il raggiungimento di questa tregua l'Italia ha svolto "un lavoro silenzioso". Falso. L'unico lavoro silenzioso che ha fatto l'Italia è stato supportare in tutto e per tutto il genocidio dei palestinesi per due anni. Nient'altro. Festeggerò anche quando questa fabbricatrice seriale di menzogne se ne sarà andata a casa e, in un sussulto di dignità e orgoglio, la maggioranza degli italiani rassegnati e sfiduciati manderà al governo qualcuno che sia veramente degno di rappresentarli. Ma anche qui c'è ancora il 99 per cento di lavoro da fare.
venerdì 10 ottobre 2025
Sospetti
Ho il sospetto che parte del fiume di fango che da tempo stanno riversando su Francesca Albanese sia generato da mero maschilismo. Forse molti maschietti nostrani rimangono un po' urtati dal fatto che una donna sia in possesso di un curriculum accademico del genere e ricopra un ruolo di rilievo all'interno di una istituzione come l'ONU.
Forse il sospetto non è cosi implausibile, dal momento che viviamo in una società che per larga parte vede ancora la donna come la vede Camillo Langone del Foglio.
giovedì 9 ottobre 2025
Concorsi
Se esistesse un concorso chiamato, che ne so?, Titolo ingannevole del giorno, oggi la Stampa vincerebbe a mani basse, non ci sarebbe partita con nessuno. Per smontarlo basta collegare un paio di neuroni. Se infatti fosse vero ciò che titola il quotidiano di Torino, significherebbe che Israele, dopo due anni di sterminio sistematico dei palestinesi con la scusa di dare la caccia ai terroristi di Hamas, libererebbe tutti o una parte di questi terroristi.
In realtà i quasi 2000 detenuti (la maggior parte dei quali senza alcun processo) che Israele libererà, in cambio della liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, fanno verosimilmente parte degli oltre 11.000 palestinesi tenuti prigionieri nelle carceri militari israeliani, prigionieri composti di persone accusate di essere più o meno direttamente affiliate a gruppi terroristici ma anche, in larga parte, composti di oppositori politici, attivisti, donne e bambini (i bambini reclusi si stima siano più di 400). Sono innumerevoli i rapporti di Amnesty International che da anni documentano le violenze, le torture, le sevizie a cui (specialmente le donne) molti di questi detenuti vengono sottoposti.
Naturalmente chi ha confezionato quel titolo queste cose le sa benissimo. Avrebbe potuto fare un titolo onesto, qualcosa tipo: "Sì allo scambio tra ostaggi israeliani e ostaggi palestinesi". Ha preferito confezionare un titolo falso e ingannevole per veicolare surrettiziamente l'idea che i buoni sono da una parte e i cattivi dall'altra, conscio anche del fatto che la maggioranza di chi ancora legge un giornale si limita a scorrere i titoli e a girare pagina. Piccolo consiglio che ormai tutti dovremmo aver fatto nostro da tempo: quando leggiamo un titolo di una testata mainstream, mettiamo sempre in conto che nove volte su dieci è falso, o comunque non rispecchia il contenuto del relativo articolo.
Il marketing dell'ignoranza
Ho girato l'ultima pagina di questo libro con un senso di tristezza, nonostante sia stato scritto con uno stile spesso ironico e graffiante. In questo lavoro l'autore analizza i princìpi ispiratori, i meccanismi di funzionamento e anche le conseguenze sociali del baratro culturale in cui il nostro Paese è precipitato, supportando il tutto con esempi concreti tratti dalla vita reale nella società. Ne esce un quadro piuttosto desolante ma a suo modo, paradossalmente, anche interessante, perché svela come questo marketing sia presente in tanti ambiti, spesso senza dare nell'occhio: informazione, social media, politica, economia, tecnologia... Quindi, indirettamente, fornisce anche suggerimenti su come cercare di arginare nel nostro piccolo questa deriva.
L'unica soluzione vera per tentare di uscire da questo baratro sarebbe investire tantissimo in cultura, cosa che non si fa. Si trovano soldi per la sicurezza, il riarmo, si aumenta la percentuale di PIL per gli armamenti, ma per l'unico investimento potenzialmente in grado di risollevare il Paese i soldi non ci sono.
Una approfondita analisi delle cause del declino dell'Italia ha certificato che il regresso economico, civile e culturale sono tra loro interdipendenti. "Un paese di ignoranti," scrive l'autore, "è destinato al collasso economico e al degrado civile." Queste cose ricordo che le scriveva già Umberto Galimberti nel bellissimo saggio I miti del nostro tempo, in cui spiegava, documentandolo, che le nazioni progrediscono a partire dal livello culturale e, senza eccezioni, quelle con livelli culturali più elevati sono anche quelle con condizioni economiche e sociali migliori.
È un libro, dicevo, che lascia un po' di tristezza ma che è utile leggere per capire e "vedere" cose di cui altrimenti può essere difficile rendersi conto.
martedì 7 ottobre 2025
Abbandoni
Dal punto di vista del mero galateo, se vogliamo metterla su questo piano, l'abbandono di Francesca Albanese della trasmissione In Onda può anche dare adito a critiche. Diciamo che non è stato il massimo dell'eleganza. Purtroppo i talk show, non tutti ma gran parte sì, sono strutturati in modo da agevolare la conflittualità tra gli ospiti perché quest'ultima fa ascolti, e questo spiega perché per anni ci siamo trovati gente come Sgarbi in ogni trasmissione.
Se guardiamo i contenuti, la Albanese ha fatto benissimo ad andarsene perché la discussione tra lei e Giubilei non si svolgeva su un piano paritario. La signora Albanese esponeva le ragioni, documentate da sentenze di vari organismi, che spiegavano perché a Gaza è in corso un genocidio, Giubilei si muoveva furbescamente non citando sentenze e pareri di organismi autorevoli, ma riportando il parere della signora Segre, che sul piano della "scientificità", diciamo così, vale quanto il mio.
Insomma, da una parte c'era la razionalità empirica, dall'altra la mozione degli affetti che provoca reazioni emotive di nessuna validità sul piano fattuale. Quindi non mi sento assolutamente di biasimare Francesca Albanese. Ha fatto benissimo ad andarsene.
Fine dell'esperimento
lunedì 6 ottobre 2025
Post-literate society
Oltre alle profonde conseguenze politiche ed economiche di questa situazione, i sottoprodotti socioculturali che sono derivati dall'esplosione incontrollata in particolare dei social media sono in gran parte inquietanti per il futuro dell'intera umanità. Solo per fare un esempio emblematico, dal quale scaturiscono peraltro numerose implicazioni gravemente preoccupanti, si stima che nel 2020 il tempo medio di attenzione degli utenti sui social network fosse di 8 secondi (contro i 12 del 2000, peraltro) e quello continuativo dedicato a leggere un articolo online fosse di 15 secondi. Informare e informarsi è impegnativo e faticoso, ed è quindi incompatibile con simili tempi. Questo è un problema, perché si tratta di attività essenziali per la democrazia e in generale per il benessere e lo sviluppo della società.
domenica 5 ottobre 2025
TdG
Mi sono imbattuto in due Testimoni di Geova sulla porta di casa, due persone gentilissime e cordiali, come lo sono sempre (dei TdG si può dire tutto, ad esempio che sono dei gran rompicoglioni, tranne che non siano gentili ed educati). Dopo dieci minuti di piacevole chiacchierata se ne sono andati senza cavare un ragno dal buco, cioè anche stavolta non sono riusciti a portarmi dentro. Ritenta, sarai più fortunato, ho pensato dentro di me.
La domanda scelta per rompere il ghiaccio è la classica che fanno a chiunque incontrino per strada: "Buongiono, le possiamo chiedere se lei ha qualche soluzione per risolvere il problema delle guerre in cui siamo precipitati?"
"Temo che sia un problema senza soluzione" rispondo.
"Perché?"
"In primo luogo perché, come spiega l'antropologia, la conflittualità è da sempre la principale forma di interazione tra gli esseri umani. In secondo luogo perché anche se dal 1945 in qua in Europa abbiamo dormito, convinti che la storia fosse finita e che le guerre fossero antichi retaggi del passato, in realtà gran parte del resto del mondo ha continuato tranquillamente a farsi guerre di ogni tipo. Il problema è che noi, tutti presi dalle apericene e dalle serie tv, non ci facevamo caso."
Probabilmente i due si aspettavano una risposta tipo: "Boh, non lo so" o qualcosa di simile. Infatti la replica di uno dei due è stata: "Mi faccia indovinare, lei è professore di qualcosa e insegna da qualche parte, l'ho capito dalla sua risposta."
"No, guardi, si sbaglia. Ho mollato le superiori al terzo anno, quando mi è arrivata la chiamata per i militari, quindi non insegno da nessuna parte. Ho solo il vizio di leggere molto."
Visto che sulla soluzione al problema delle guerre non c'era più niente da dire, hanno virato sulla teologia: Bibbia, Gesù, Giovanni, il battesimo, l'assurdità di alcuni dogmi della chiesa cattolica (e qui siamo tutti d'accordo) ecc. Fino alla domanda fatale: "Secondo lei Dio esiste? E cosa pensa al riguardo?"
"Guardi, non se ne abbia a male," ho risposto, "ma a differenza di chi crede, io sono sicuro che Dio non esiste. Quindi sono altrettanto sicuro che non è stato lui che ci ha creati, ma siamo stati noi a creare lui."
"Ah beh, certo, comprendiamo il suo punto di vista, è più che legittimo. Adesso noi dobbiamo andare, è stato un piacere. Possiamo lasciarle un volantino e una copia della nostra rivista?"
"No, grazie, ho già fin troppi libri in arretrato sul comodino."
Alla fine i TdG non sono così terribili come sembra, basta saperli prendere :-)
venerdì 3 ottobre 2025
Premessa
Dalla parte giusta
Ovunque ci sono immagini di piazze piene. Alcuni commentatori, più o meno sempre i soliti, alzano le spalle, irridono, sfottono e dicono che le manifestazioni in piazza non servono a nulla e che anche la missione della Flotilla non è servita a nulla, e continuano una sistematica opera di delegittimazione sia delle piazze che della missione.
Invece servono, servono eccome queste manifestazioni. Servono a riconoscere chi sta dalla parte giusta della storia da chi sta da quella sbagliata. Servono a smarcarsi e a mettere le distanze tra chi ha ancora un minimo senso di umanità da chi l'ha perduto definitivamente. Tra chi se ne frega dello sterminio del popolo palestinese e chi ritiene disumano e intollerabile che un esercito spari su bambini in fila per un pezzo di pane e un po' d'acqua. Queste manifestazioni servono a distinguere chi è morto dentro da chi ancora ha un cuore.
È notizia di qualche giorno fa che l'organo israeliano che ha il compito di controllare l'ingresso degli aiuti a Gaza (Cogat) obbliga i donatori di alimenti a rimuovere dai loro carichi biscotti, miele e vasetti di marmellata, perché considerati troppo energetici per i bambini, quei bambini e quelle donne che stanno morendo di fame. Ecco, quelle piazze e quella missione servono a separare chi rifiuta tutto questo da chi lo accetta, chi ritiene che non si possono ammazzare centomila persone e radere al suolo un paese intero e chi invece pensa che si possa fare. Il discrimine è tutto qui, il resto è solo fumo negli occhi.
mercoledì 1 ottobre 2025
Nessunə è normale
Ci sono libri che quando li leggi danno la sensazione di respirare aria pulita, come quando si apre la finestra di una stanza rimasta chiusa per troppo tempo. Questo libro è quella finestra che si apre.
Chi è normale? Cosa è normale? In base a quali parametri definiamo cosa/chi è normale e cosa/chi non lo è? E chi ha definito quei parametri? È possibile che i concetti di normalità e di norma non siano altro che strumenti di un gruppo dominante per esercitare forme di potere e prevaricazione su gruppi meno forti, come ad esempio le donne, i migranti, i poveri, le persone con orientamenti sessuali diversi da quello "normale"?
Non credo che guarderò molti aspetti della nostra società con gli stessi occhi di prima, dopo questo libro. E d'altra parte i libri servono anche a questo: vedere cose che prima non si vedevano.
La parte con cui stare
Ovviamente si tratta di una scemenza colossale, ma sappiamo bene, e soprattutto la Meloni lo sa bene, che su un certo tipo di elettorato le sue uscite hanno sempre buona presa.
Quello che effettivamente è incredibile è che questi 500 attivisti, di cui 60 sono italiani, oltre ai possibili e molto probabili attacchi militari che potrebbero arrivare dalla marina israeliana devono guardarsi dagli attacchi che arrivano dalla stampa, da una parte cospicua parte della società e dalle più alte cariche istituzionali, Mattarella compreso.
Questi atteggiamenti sono incredibili perché la scelta è tra due situazioni. Da una parte ci sono 500 attivisti che partecipano a un'iniziativa umanitaria internazionale con l'obiettivo di rompere il blocco navale israeliano (illegale, secondo la quasi totalità degli esperti) della Striscia di Gaza, rifornire di viveri e medicinali la popolazione palestinese che muore letteralmente di fame e istituire un corridoio umanitario permanente che consenta di supportare i superstiti allo sterminio portato avanti da Israele. Dall'altra parte ci sono gli autori dello sterminio. Com'è possibile non essere dalla parte dei primi?
Poi, ovvio, sappiamo tutti, e lo sanno bene anche gli attivisti, che poche decine di tonnellate di cibo e medicinali sono una goccia nel mare di quella disperazione, ma l'iniziativa prima ancora che umanitaria è politica e serve a dire al mondo (Europa in particolare): Signori, mentre voi da due anni non muovete un dito contro il genocidio dei palestinesi, e anzi ne siete in larga parte anche complici, noi cerchiamo di porre un argine alla vostra ignavia.
Com'è possibile non stare da questa parte senza se e senza ma?
Stomaci forti
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