Questo interessantissimo articolo del Post (se avete cinque minuti leggetelo fino in fondo: merita davvero) mi ha fatto venire in mente due cose. La prima è una delle maggiori critiche che venivano rivolte a Stephen King agli inizi della sua carriera e cioè di essere un esponente della corrente della "prosa post-alfabetizzata", una critica che ovviamente lui prendeva tutt'altro che bene. Non c'entra col tema dell'articolo del Post, ma forse un po' sì. La seconda è un paragrafo molto interessante del libro Il marketing dell'ignoranza, che sto leggendo in questi giorni:
Oltre alle profonde conseguenze politiche ed economiche di questa situazione, i sottoprodotti socioculturali che sono derivati dall'esplosione incontrollata in particolare dei social media sono in gran parte inquietanti per il futuro dell'intera umanità. Solo per fare un esempio emblematico, dal quale scaturiscono peraltro numerose implicazioni gravemente preoccupanti, si stima che nel 2020 il tempo medio di attenzione degli utenti sui social network fosse di 8 secondi (contro i 12 del 2000, peraltro) e quello continuativo dedicato a leggere un articolo online fosse di 15 secondi. Informare e informarsi è impegnativo e faticoso, ed è quindi incompatibile con simili tempi. Questo è un problema, perché si tratta di attività essenziali per la democrazia e in generale per il benessere e lo sviluppo della società.
Senza che probabilmente gran parte delle persone se ne accorga, la nostra società sta attraversando un cambiamento antropologico di notevoli dimensioni: il passaggio dalla società della lentezza a quella della velocità, ciò che Umberto Galimberti chiama la velocizzazione del tempo. Tutte le società umane che ci hanno preceduto sono vissute nel tempo, noi viviamo nella velocizzazione del tempo. Il problema è che la dimensione naturale per l'essere umano è la lentezza: si legge lentamente, si studia lentamente, si apprende lentamente. La nostra dimensione antropologica è la lentezza, non la velocità.
I social media, internet, la televisione sono invece strutturati per agevolare la velocità, la quale però non permette l'approfondimento. Si scrolla compulsivamente lo smartphone e si leggono velocemente i titoli delle notizie. Per la lettura fisica dei giornali è ormai la stessa cosa: si scorrono i titoli, si sfogliano velocemente le pagine e finita lì. Sono un abituale frequentatore del bar - oggi i bar sono anche sale da lettura - e non ricordo di aver mai visto nessuno leggere un articolo da cima a fondo. Ho ricordi molto vividi di mio babbo, il quale arrivava a casa tutto contento dopo essere stato in edicola a comprare i giornali. Si sedeva alla tavola e cominciava a leggerli con calma, non saltando titoli e pagine ma leggendo da cima a fondo gli articoli che lo interessavano, cosa che fa ancora oggi, peraltro.
Questo cambiamento sociale e antropologico che stiamo vivendo credo sia anche la causa del fatto che i libri non vengono più letti. Leggere libri è gratificante, ma è anche un'attività che richiede tempo, lentezza, concentrazione. I libri sono dei corpi estranei nella società di oggi, ma questo mettere ai margini i libri e la lettura, che significa mettere ai margini la capacità di approfondire e analizzare le cose, significa alla fine rischiare di non capire la società stessa e, di conseguenza, come muoversi all'interno di essa.
Si tratta di una cosa non solo tristissima, ma tragica, da qualsiasi lato la si guardi. Si prefigura un progressivo quanto inesorabile abbassamento del livello dell'intelligenza umana, nonchè della capacità (e volontà) di comprendere il mondo e d'incidere nella realtà. Per non parlare del crescente deterioramento dei rapporti interpersonali, e in conclusione di un sensibile e generalizzato decadimento della società. Allegria.
RispondiEliminaPurtroppo è così. L'Italia, tra l'altro, è anche uno dei paesi in Europa in cui questo decadimento è più marcato rispetto a tutti gli altri. Il 30 per cento di persone dai 25 ai 65 anni che non sono in grado di capire un testo scritto è un dramma. I risultati poi si vedono anche da certi governi che ci ritroviamo.
EliminaBoh, non so, non la vedo bene.
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