martedì 7 ottobre 2025

Abbandoni

Dal punto di vista del mero galateo, se vogliamo metterla su questo piano, l'abbandono di Francesca Albanese della trasmissione In Onda può anche dare adito a critiche. Diciamo che non è stato il massimo dell'eleganza. Purtroppo i talk show, non tutti ma gran parte sì, sono strutturati in modo da agevolare la conflittualità tra gli ospiti perché quest'ultima fa ascolti, e questo spiega perché per anni ci siamo trovati gente come Sgarbi in ogni trasmissione.

Se guardiamo i contenuti, la Albanese ha fatto benissimo ad andarsene perché la discussione tra lei e Giubilei non si svolgeva su un piano paritario. La signora Albanese esponeva le ragioni, documentate da sentenze di vari organismi, che spiegavano perché a Gaza è in corso un genocidio, Giubilei si muoveva furbescamente non citando sentenze e pareri di organismi autorevoli, ma riportando il parere della signora Segre, che sul piano della "scientificità", diciamo così, vale quanto il mio.

Insomma, da una parte c'era la razionalità empirica, dall'altra la mozione degli affetti che provoca reazioni emotive di nessuna validità sul piano fattuale. Quindi non mi sento assolutamente di biasimare Francesca Albanese. Ha fatto benissimo ad andarsene.

12 commenti:

  1. Scusa, Andrea, ma non me lo tengo più: la Segre ha rotto i coglioni ed è l'emblema - tipico di persone come lei - di come si possano usare due pesi e due misure

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    1. Non userei questa espressione. La signora Segre, a cui va tutto il mio rispetto per la sua storia, vede la questione genocidio sì/genocidio no (una questione che tra l'altro ha ormai ampiamente stancato) dal suo punto di vista di persona appartenente allo stesso gruppo che sta sterminando un popolo. Quindi la sua valutazione passa per quella chiave di lettura lì, che è personale, sentimentale, se vogliamo dire così.
      Altra cosa è la documentazione scientifica a cui si appoggiano gli esperti e gli organismi internazionale per valutare ciò che sta succedendo a Gaza.

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  2. I genocidi sono tutti uguali, non esistono popoli eletti. Bisogna prendere posizione, Moni Ovadia ha sempre esposto il problema e anche la Segre non può negare l'evidenza.

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    1. Purtroppo, a volte, i genocidi e più in generale i massacri vengono valutati non per quello che sono, ma a partire dalle proprie personali visioni e chiavi di lettura.
      Il problema è questo.

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  3. Non sono d’accordo, Francesca Albanese sarebbe dovuta rimanere facendo notare che un’opinione per quanto autorevole non spostava di un millimetro la realtà dei fatti che lei aveva documentato. Non ho visto la trasmissione per cui non so il clima in cui si svolgeva, ma se davvero ha poi affermato che la Segre non è lucida, beh allora ha avuto anche una grave caduta di stile.
    massimolegnani

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    1. La trasmissione non l'ho vista neanche io (non guardo più la TV da anni), mi sono solo imbattuto nella vicenda tramite un reel su Facebook. Ribadisco quanto ho scritto nel post: se uno studioso, una persona competente, si trova a dibattere con persone prive di argomentazioni nel merito ma che utilizzano l'arma della provocazione, ha tutto il diritto di andarsene.
      Per quanto riguarda la Segre, Francesca Albanese, il giorno dopo, ha spiegato di nutrire una immensa stima per la signora Segre. Nello stesso tempo ha detto che, secondo lei, il dolore che ha vissuto non la rende lucida nelle sue valutazioni. Non ha detto genericamente che Liliana Segre non è lucida in generale. Ha detto, con altre, parole ciò che ho scritto io nel post, e cioè che la signora Segre vede la questione del genocidio con le sue personali chiavi di lettura.
      Le parole esatte usate da Francesca Albanese, parole che condivido, sono qui.

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  4. Andrea, hai perfettamente ragione.
    La storia è piena di casi in cui chi porta prove e documenti è costretto a difendersi da chi porta emozioni e slogan. Nel 1966 Bertrand Russell fu ridicolizzato per il suo Tribunale sul Vietnam, nonostante le prove dei bombardamenti su civili. Nel 2003 Hans Blix, capo degli ispettori ONU, dimostrò che in Iraq non c’erano armi di distruzione di massa, ma venne ignorato perché l’opinione pubblica preferiva la narrativa eroica dell’“intervento liberatore”. Nel 1982, a Sabra e Shatila, chi denunciava il massacro palestinese fu accusato di antisemitismo, e il Rapporto Goldstone del 2009 fece la stessa fine: minimizzato, attaccato, infine sepolto sotto la retorica. Perfino Rachel Corrie, la giovane americana uccisa a Rafah da un bulldozer mentre difendeva una casa palestinese, è stata cancellata dalla memoria collettiva in nome di una sensibilità selettiva.
    La dinamica è sempre la stessa: chi documenta viene contrapposto a chi emoziona. È la vecchia storia di Galileo, con le luci dei talk show al posto del Sant’Uffizio. E così anche oggi, chi parla di diritto internazionale a Gaza si trova di fronte non giuristi, ma commentatori che brandiscono la memoria come scudo morale. In questi contesti non si dibatte: si recita.
    Francesca Albanese ha fatto bene ad andarsene. Restare avrebbe significato legittimare un copione scritto per annullare la verità. Il suo gesto non è stato una fuga, ma un atto di igiene intellettuale.

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  5. Restare avrebbe significato soltanto dare una mano agli autori a chiudere la puntata in crescendo.

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  6. ad ogni modo io non ho alcun rispetto per chi nega il genocidio di Gaza (Segre in primis)

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    1. Per me non è importante più di tanto la definizione. Ognuno lo chiami come vuole, ciò che importa è prendere coscienza di ciò che succede e cominciare seriamente a fare qualcosa.

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  7. Finalmente la pace in Palestina.

    Giornata storica.

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