martedì 19 maggio 2009

Pubblicate le motivazioni del processo Berlusconi-Mills, i pericolosi giudici comunisti all'attacco

Sono uscite oggi le motivazioni della sentenza di primo grado con cui il tribunale di Milano ha condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione l'avvocato inglese David Mills (qui in pdf), e subito è partito il coro cantante, che si sente ogni volta che un tribunale prende in esame il povero premier, dei teorici della "giustizia a orologeria", del "sempre sotto elezioni" e compagnia bella. Il ritornello è noto, e per rendersene conto è sufficiente leggere alcuni dei commenti lasciati dai lettori sul sito de Il Giornale, il principale house organ del premier. Articolo che già dal titolo, "Caso Mills, magistrati contro Berlusconi", inquadra perfettamente la situazione.

Ora, indipendentemente da ciò che ognuno può legittimamente pensare, ciò che conta sono i fatti. E i fatti ci dicono che il processo Mills, alla faccia di quelli che teorizzano un complotto dei pericolosi giudici comunisti, è nato in Inghilterra, neppure in Italia, e precisamente dalle dichiarazioni dell'avvocato David Mills, consulente finanziario della Fininvest per il Regno Unito, che ha confessato al suo commercialista di aver ricevuto i famosi 600.000 $ per testimoniare il falso in due processi in cui era imputato Berlusconi, quello relativo ai fondi neri All Iberian e quello per le tangenti alla Guardia di Finanza. Siccome in Inghilterra i commercialisti, e in genere la maggior parte dei liberi professionisti, hanno ancora quella che si chiama deontologia professionale, il suddetto commercialista, al contrario di quanto probabilmente avverrebbe in Italia, invece di compiacersi col suo cliente ha denunciato tutto al fisco inglese dando il via al processo. Gli atti, essendo imputato nel suddetto processo Silvio Berlusconi, sono stati poi trasmessi per competenza alla procura di Milano. Ecco che basta un minimo di conoscenza dei fatti per capire che la storiella dei pericolosi giudici comunisti casca miseramente come un castello di carte davanti a un ventilatore.

La questione poi della giustizia a orologeria fa ridere a crepapelle. A qualcuno risulta che il premier sia mai stato danneggiato politicamente da qualcuna delle sentenze a suo carico pubblicate nel corso degli anni? In un paese normale, forse, si potrebbe teorizzare una cosa simile, ma non certo in Italia, dove - basta guardare in Parlamento - più si hanno noie con la giustizia e più si sale di "grado" in politica. Da questo punto di vista, anzi, si potrebbe tranquillamente dire che le pericolose toghe rosse abbiano fatto un clamoroso autogol, se prendiamo per buone le fantasie del plotone cantante al seguito.

Comunque sia, le motivazioni pubblicate dai giudici mi pare diano adito a ben pochi fraintendimenti. Ecco alcuni stralci:

«Mills ha agito certamente da falso testimone. Da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse o almeno il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute fino a quella data. Dall'altro lato per perseguire il proprio vantaggio economico»
[...]
David Mills, scrivono tra l'altro i magistrati, «ha realizzato una delle sue più raffinate e criminali attività di riciclaggio» nel tentativo di occultare la somma di 600mila dollari (oggetto della corruzione secondo l'accusa, ndr). Secondo l'accusa, Mills avrebbe ricevuto somme di denaro da Berlusconi per non dire il vero nell'ambito delle sue testimonianze in due processi celebrati a Milano che vedevano il premier imputato. «Il prezzo della corruzione di Mills - scrivono ancora i giudici - comprendeva anche «il "disturbo" per tutte le operazioni di riciclaggio che egli avrebbe dovuto compiere per nascondere, mascherare, trasformare, schermare la somma che gli veniva illecitamente corrisposta e tutta l'attività era già prevista, voluta e stabilita nell'accordo, lasciando alle capacità di Mills il compito di individuare di volta in volta le modalità esecutive per la riuscita dell'impresa»
[...]
«Il fulcro della reticenza di David Mills, in ciascuna delle sue deposizioni, sta nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest e non alla persona di Silvio Berlusconi, la proprietà delle società offshore (con base, quindi, nei paradisi fiscali) in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti... È risultato in questo dibattimento - aggiungono i giudici - che la condotta di Mills era dettata appunto dalla necessità di distanziare la persona di Silvio Berlusconi da tali società al fine di eludere il fisco e la normativa anticoncentrazione, consentendo anche, in tal modo, il mantenimento della proprietà di ingenti profitti illecitamente conseguiti all'estero, la destinazione di una parte degli stessi a Marina e Pier Silvio Berlusconi» (fonte)

Questi sono i fatti. Le considerazioni aggiuntive che si potrebbero fare sono tantissime; si potrebbe pensare cosa succederebbe se un fatto di tale portata fosse successo in un qualsiasi altro paese a parte l'Italia, come avrebbe reagito qualsiasi altra opinione pubblica, a parte quella italiana, se il proprio capo di governo si fosse fatto una legge per non farsi processare, e via discorrendo.

Ma, come dicevo, siamo in Italia, l'informazione, a parte pochi cani sciolti, minimizzerà come al solito la cosa, la "casta" partirà lancia in resta nell'opera di demonizzazione e sistematica delegittimazione dei giudici, la gente, alla quale di queste cose generalmente non può fregare di meno, ci crederà, e tutto finirà come al solito a tarallucci e vino.

Viva l'Italia!

3 commenti:

Michele de Cerbo ha detto...

ma affermazioni e critiche che sta facendo 'quello lì' a giudici, magistratura e così via non vi sarebbere gli estremi del vilipendio?

Andrea Sacchini ha detto...

Non saprei. Certo è che accusare un giudice di imparzialità potrebbe tranquillamente rasentare la diffamazione.

Ma tanto lui è "coperto" da tutto.

Michele de Cerbo ha detto...

vedo che la pensiamo uguale...

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