Ieri sera, cedendo alla mia ben nota e morbosa curiosità, ho guardato una buona parte di Anno Zero (no, non tutta, non ce l'ho fatta). Santoro, come ho anche scritto in post precedenti, non è che mi stia particolarmente simpatico, ma va dato atto alla sua trasmissione di essere una delle poche non allineate al coro filogovernativo che contraddistingue quasi tutte le altre.
L'ho guardata perché, da quello che si poteva intuire già dai giorni prima e dal titolo stesso della trasmissione ("il complotto"), pareva dovesse svelare definitivamente e inequivocabilmente tutti i retroscena che hanno portato la Lario a chiedere il divorzio.
Beh, del Santoro che fa giornalismo d'inchiesta, a cui bene o male siamo abituati, non s'è visto un bel niente. Tutta la puntata è stato un patetico e improduttivo scavare, tramite anche servizi esterni, per cercare di definire bene i rapporti tra il premier e il padre della ragazza. Una trasmissione che sembrava una versione mal riuscita de La vita in diretta (non ricordo neppure se si chiama così), ossia gossip allo stato puro. Tanto che l'unico dei presenti in studio che ha avuto gioco facile a fare bella figura, è stato, pensate un po', Niccolò Ghedini, l'avvocato occhialuto del premier, che, pur continuando in maniera un po' patetica a sostenere la tesi del complotto della sinistra, ha messo in rilievo benissimo la pochezza della puntata e la pateticità di certi collegamenti esterni.
L'unica, oltre a Ghedini, ad aver fatto bella figura, se non altro dicendo cose a mio avviso estremamente sensate, è stata la Bonino, tanto che alle prossime europee, sempre ammesso che mi rechi alle urne, mi verrebbe quasi voglia di votarla.
C'è da chiedersi, a margine, se il nostro è un paese che con tutto quello che accade si merita, nella stessa settimana, due trasmissioni giornalistiche, Porta a Porta e Anno Zero, totalmente dedite a capire cosa ci facesse il premier a una festa di compleanno. C'è da sperare che almeno Report, domenica prossima, parli d'altro.
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