martedì 5 maggio 2009

Se Facebook ti butta fuori senza spiegarti perché

Questo articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

No, non preoccupatevi, non è successo al mio account, ancora, anche se a questo punto è lecito aspettarsi di tutto. Mi riferisco a quanto successo a Vittorio Zambardino, giornalista di Repubblica e noto blogger, che si è visto di punto in bianco eliminare il suo account assieme a tutti gli 800 e passa contatti che aveva.

Ora, certo, è legittimo pensare che nella vita ci sono disgrazie più grosse di un banale oscuramento di un profilo su un social network per larga parte utilizzato per chiacchiere e pettegolezzi, ma la vicenda forse ha implicazioni più ampie di quello che potrebbe sembrare a un primo sommario esame. Implicazioni che il giornalista ha deciso di analizzare fino in fondo, ricorrendo pure alle vie legali se serve, come ha scritto egli stesso sul suo blog.

Chi gestisce un sito, un blog, o, perché no, un account su Facebook, pensa (legittimamente) di avere il controllo dei contenuti che mette in rete, siano essi fotografie, scritti, filmati o quello che volete voi. Episodi come questo dimostrano invece che, purtroppo, non sempre è così, non sempre questo diritto viene rispettato. Eliminare di punto in bianco un account con tutto il suo contenuto, potrebbe benissimo essere visto come l'equivalente digitale di quello che fanno tuttora certi regimi in certi paesi. Non è una cosa di poco conto.

Intendiamoci, nessuno mette in discussione il diritto di Facebook di eliminare un account sgradito, diciamo così, ma logica, buon senso e correttezza vorrebbero che il gesto fosse motivato. Se Facebook mi chiude l'account mi spieghi almeno perché, quali termini di licenza ho violato, cosa che non è avvenuta nel caso in questione. Zambardino ha ripetutamente chiesto lumi ai gestori del portale, ha inviato e-mail, ha sollecitato chiarimenti, ma niente ha avuto come risposta se non una mail spedita in automatico che lo invita a leggere i termini della licenza.

Ovviamente scrivo subito all’indirizzo che mi è stato dato, in italiano e, poiché conosco i miei polli, anche in inglese. Pochi minuti e mi arriva una mail (in inglese). Evidentemente automatica. Dice che hanno ricevuto la mia segnalazione, ma che nel frattempo mi consigliano di leggere i termini d’uso - come per dire: hai la coscienza sporca, guardati dentro. E io li rileggo - l’avevo già fatto, perché mi occupo di questo campo da 17 anni - e ho la conferma di ciò che già so: non ho violato nessuna delle regole d’uso di Facebook.

Ma non posso fare a meno di notare la follia di un documento scritto in parte in italiano ed in parte in inglese. I passi nella nostra lingua non sono stati nemmeno rivisti da un correttore: ci sono parentesi che non si chiudono, errori di lessico e qualche passaggio in puro italiano “broccolino”. Sembra di stare nel Padrino con Marlon Brando.

Sarà interessante, nei prossimi giorni, vedere come evolve la vicenda, che, da qualsiasi parte la si guardi, non può che lasciare perlomeno perplessi.


Aggiornamento 13,55.

L'account di Zambardino è tornato improvvisamente e inspiegabilmente online. Dettagli qui.

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