sabato 16 maggio 2009

Il Pil e l'ottimismo

Comprendo molto bene Berlusconi. No, dico davvero, lo comprendo perché anche io, probabilmente, farei lo stesso: infondere fiducia e ottimismo. Il problema è che forse, passata questa fase, occorre cambiare strategia comunicativa, perché magari qualcuno comincia a mangiare la foglia e si rende conto che la questione dell'ottimismo ormai comincia a puzzare.

Ieri l'Istat ha pubblicato i dati di variazione del Prodotto Interno Lordo italiano, cioè la ricchezza che produce il paese, relativi ai primi tre mesi di quest'anno. Un crollo: -5,9%, con un bel -2,4% sul trimestre precedente. Secondo il Sole24ore per trovare un disastro simile bisogna tornare al 1992.

Ora, intendiamoci, nessuno, tantomeno io, è così sciocco da dare la colpa di quanto sta accadendo al governo. La crisi economica, è noto, è globale e avrebbe avuto gli stessi effetti sull'economia italiana indipendentemente da chi manda avanti la baracca. L'unico addebito che si può fare a questo governo è semmai quello di aver sempre cercato, anche con una certa ostinazione, di nascondere la crisi. Ricordate, no? All'inizio silenzio assoluto, poi quando evidentemente non poteva più essere nascosta è venuto fuori che era colpa dei media e che comunque si trattava sì di una crisi grave ma non tragica, e in ogni caso bisognava essere ottimisti e avere fiducia.

Adesso che questa benedetta crisi è lì, davanti agli occhi di tutti e in tutta la sua tragicità, è rimasto solo l'ottimismo. Ancora ieri Berlusconi diceva infatti che è vero, i dati sul pil sono un pelino peggiori di quanto preventivato dal governo, ma "vediamo il miglioramento". Il miglioramento dovrebbe essere la famosa luce in fondo al tunnel più volte annunciata in passato anche da Tremonti. Berlusconi prosegue poi affermando che «nella crisi il fattore massimo è quello psicologico e per questo il nostro compito è infondere fiducia e ottimismo».

Ora, io non sono un grosso esperto di economia, ma mi pare che il fattore psicologico faccia un po' a pugni coi numeri. Voglio dire, se l'Istat dà delle percentuali che sono lì, nero su bianco, ci si può filosofeggiare attorno quanto si vuole, ma i numeri rimangono quelli. Il fatto poi che da quando la crisi è venuta fuori (anche agli occhi del premier) si continui a dire che si "vede la luce", che "il miglioramento è lì" e che "è solo questione di tempo", mi fa sentire un po' preso in giro. Come dicevo sopra, io non sono un grosso esperto di crisi economiche e delle loro dinamiche, ma da quello che ho letto in giro e da vecchie reminescenze matematiche dei tempi di scuola, mi pare di poter dire con una certa sicurezza che così come non esiste una crescita all'infinito, allo stesso modo non esiste una decrescita infinita. Ovvio quindi, e su questo mi pare concordino tutti, che dalla crisi prima o poi, per forza o per amore, si uscirà. Ecco perché quando sento continuamente dire "si vede la luce", mi verrebbe da rispondere "grazie al c....".

Insomma, se il governo volesse mantenere un po' di quella credibilità di cui il premier va tanto fiero, dovrebbe smetterla con le balle. Dica semplicemente che la crisi c'è, è grave e non si sa quando se ne uscirà. Continuando a dichiarare che "la luce è lì" si potranno magari prendere in giro quelli che ancora vivono sulla Luna, e purtroppo ce ne sono, ma non tutti gli altri che per fortuna sono la maggioranza. Insomma, continuare a promettere un futuro roseo in totale assenza di segnali in tal senso, e l'ulteriore collasso del pil di questi giorni ne è la prova, alla lunga potrebbe anche compromettere la più bella delle lune di miele.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

questo è il governo degli spot elettorali, il governo mediatico per eccellenza, delle apparenze. Ci si potrebbe scrivere un libro, un romanzo su come siamo scesi in basso. Mi ricorda tanto i sepolcri imbiancati di cui si parla nei vangeli. Belli fuori e pieni di vermi dentro.

Andrea Sacchini ha detto...

>questo è il governo degli spot elettorali

Sì, molti sono spot elettorali, ma molti, purtroppo, sono provvedimenti reali, la maggioranza dei quali non condivido affatto. Penso ad esempio al testamento biologico, alle varie iniziative in tema di giustizia, sicurezza (vedi ronde), a tutti i tentativi di imbrigliare internet, e potrei proseguire.

Gli unici due provvedimenti che in qualche modo, e pur con molti distinguo, mi sento di condividere, sono (a) il lavoro che sta facendo Brunetta sulla questione del riordino della pubblica amministrazione, cosa che avevo già scritto in altri vecchi post, e (b) la questione della lotta all'immigrazione clandestina.

Su quest'ultima avrei molte cose da obbiettare, pur condividendone sostanzialmente l'impianto, ma sarebbe troppo lungo approfondire qui, lo farò semmai in uno dei prossimi articoli.

Tutto il resto mi pare che sia solo aria fritta, demagogia e provvedimenti anche pericolosi.

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