venerdì 31 ottobre 2008

Nel 2030 dovremo migrare tutti su un altro pianeta?

Tendenzialmente non ho mai dato eccessiva importanza ai ripetuti allarmi che a intervalli più o meno regolari vengono lanciati dalle varie associazioni ambientaliste in merito allo stato di salute del nostro pianeta. In primo luogo perché mi pare che molte di queste siano caratterizzate - non so come dire - da una sorta di "integralismo ecologista" piuttosto fastidioso, e in secondo luogo perché ho sempre dubitato, per principio, di chi se ne va in giro prevedendo disgrazie e immaginando scenari futuri apocalittici (desertificazioni, aumenti devastanti del livello degli oceani, ecc...).

Più passa il tempo, però, e più - avrete notato anche voi - questi appelli e questi allarmi diventano numerosi e particolareggiati; il ché induce a pensare che forse quelle che ci raccontano non sono solo il frutto delle fantasie paranoiche di una ristretta cerchia di pseudoambientalisti, ma sono cose con cui bene o male ci troveremo a fare i conti. Tanto per fare un esempio, è difficilmente confutabile il fatto che i ghiacci del Polo Nord si siano drammaticamente ridotti, se è vero, come è vero, che oggi è praticamente possibile navigare attorno al Polo Nord come non era mai stato possibile fare prima.

Il mitico passaggio a nordovest, ad esempio, via di collegamento per le rotte dall'Atlantico al Pacifico è già navigabile addirittura dal 2000, mentre da quest'anno risulta addirittura totalmente sgombro dai ghiacci. Tutto questo a causa del famoso riscadamento globale, cioè l'aumento della temperatura del pianeta conseguente alla quantità di anidride carbonica e veleni che noi continuiamo a buttare indiscriminatamente nell'atmosfera.

(variazione della Calotta Artica fino al 2007. Fonte: Wikipedia.org)

Questo riscaldamento, unito all'esponenziale aumento della popolazione umana, che si stima raggiungerà gli 8 miliardi di individui nel 2025, sono i due motivi principali alla base delle preoccupazioni contenute nel Living Planet Report 2008 pubblicato dal WWF. Un rapporto che la nota associazione ambientalista pubblica ogni anno sulla base dei risultati delle analisi compiute da scienziati e ricercatori, e che dice in sostanza che probabilmente il point of no return, ossia il limite oltre il quale il nostro pianeta non sarà più in grado di generare le risorse che solo una piccola parte dell'umanità (quella più ricca) consuma e spreca indiscriminatamente ed egoisticamente, è probabilmente stato raggiunto. E se questa tendenza non sarà invertita subito, nel 2030 servirà un altro pianeta Terra da sfruttare.

Purtroppo, come è ben noto, di queste tematiche non è mai fregato niente a nessuno, in particolar modo a chi ha in mano le sorti del nostro futuro e del nostro pianeta. A questo proposito riporto qui sotto un paio di stralci di un editoriale di Giovanni Sartori pubblicato ieri sul Corriere:

Sulla salute del pianeta Terra noi facciamo da sempre gli struzzi. L'Italia ha sottoscritto a suo tempo gli accordi di Kyoto che ci imponevano di ridurre le emissioni di C02 — tra il 1990 e il 2012 — del 6.5%. Noi invece le emissioni di gas serra le abbiamo tranquillamente aumentate accumulando così un debito di circa 1,5 miliardi. Dunque, fin qui niente tagli, o meglio, siamo morosi e ci proponiamo di non pagare.
Dopodiché abbiamo annunciato che l'accordo europeo per il 2012-2020 che abbiamo testé firmato in gennaio (che prevede una riduzione delle emissioni del 20%) non ci sta più bene. Ipse dixit (Berlusconi): «Non possiamo, in un momento di crisi, caricarci il costo di qualcosa di irragionevole».
[...]
Il discorso è, allora, che siamo arrivati a essere più di 6 miliardi e mezzo di abitanti su un pianetino che oramai è come una casa pericolante, in imminente pericolo di crollo. Per le singole abitazioni di solito intervengono i pompieri che le fanno sgomberare. Ma il pianeta Terra non può essere salvato così. Non abbiamo a disposizione un pianetone contiguo dove ci possiamo trasferire. Se c'è dunque una priorità assoluta, inderogabile, e non differibile è questa. Lo sottolinea con allarme quasi tutto il sapere scientifico. Ma la nostra ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo ha ricevuto i suoi ordini e va all' assalto. L'accordo post-Kyoto sulla futura politica ecologica europea non è più accettabile. Chiediamo la dilazione di un anno (per quanti anni?), la diminuzione del nostro onere (che la nostra ministro ha artificiosamente esagerato), e un ricalcolo dei costi-benefici (perché ora e non quando abbiamo firmato?). Insomma, siamo alle solite. Siamo sleali, infidi, e facciamo i furbacchioni. (articolo integrale qui)

Già, facciamo i furbacchioni. Almeno finché ce lo possiamo permettere.

giovedì 30 ottobre 2008

Il radiogiornale secondo mia figlia

Ieri pomeriggio, come ogni mercoledì, ho accompagnato mia figlia più piccola, Francesca, a Santarcangelo alla sua lezione di danza classica. Saliti in macchina ho acceso l'autoradio, che tengo regolarmente sintonizzata su Radio24, a mio parere una delle emittenti radiofoniche più interessanti in circolazione.

Dopo un minuto Francesca, sbuffando, ha spinto verso l'interno la musicassetta dei Nomadi (ebbene sì, nella mia macchina ho ancora un'autoradio a mangianastri) che da qualche tempo è quella che va per la maggiore quando giriamo in macchina.

"Dai Franci, fammi sentire la radio", ho protestato io.

"No dai, babbo, sentiamo i Nomadi..."

"Ma Franci, quella cassetta lì la sentiamo sempre. Le canzoni sono sempre uguali! E poi sta per iniziare il radiogiornale."

"Ma babbo, anche le notizie che danno alla radio sono sempre uguali."

Ho lasciato la cassetta dei Nomadi.

mercoledì 29 ottobre 2008

Stefano Bazzo e compagni, forse si poteva fare qualcosa prima?

Si sono tenuti ieri, in forma strettamente privata (per espressa richiesta della famiglia), i funerali di Stefano Bazzo (foto), il capitano dell'Aereonautica deceduto insieme ad altri sette compagni nell'incidente accaduto giovedì scorso nei pressi di Strasburgo. Col passare del tempo si fa sempre più verosimile - almeno stando a quanto riporta la stampa - l'ipotesi del guasto tecnico, e precisamente un'avaria al rotore di coda che avrebbe reso impossibile governare l'elicottero in fase di atterraggio.

Ora, per precauzione, i vertici dell'Aereonautica hanno disposto il fermo di tutti i velivoli dello stesso tipo, almeno finché non saranno terminati gli accertamente tecnici predisposti dall'inchiesta avviata dalle Forze Armate. Fin qui i fatti. Ma il pensiero mio, come penso quello di molti altri che hanno seguito la vicenda, è: "Ma non si poteva fare qualcosa prima? Non era possibile prevedere che forse prima o poi sarebbe successo?".

Istintivamente, forse, non viene subito in mente questo pensiero, ma molti siti continuano a pubblicare notizie di un certo numero di segnali premonitori che forse (ripeto: forse) non sono stati tenuti nella dovuta considerazione da chi di dovere, e che, chissà, se magari fossero stati ascoltati le cose sarebbero andate diversamente. Ve ne cito alcuni. Repubblica, ad esempio, ne fa menzione in questo suo articolo pubblicato ieri:

Non sono bastati gli avvertimenti, lanciati persino nella relazione del capo di Stato maggiore della Difesa, il generale di squadra aerea Vincenzo Camporini, che alla commissione Difesa del Senato, aveva preannunciato le conseguenze dei tagli al bilancio delle Forze armate decretati nel tempo dalle manovre finanziarie: «La contrazione alle prevedibili disponibilità per l´investimento, comporterebbe un forte rallentamento dell´adeguamento tecnologico della Difesa - affermava il generale Camporini nella seduta del 23 luglio scorso - peraltro legato in moltissimi settori a sistemi acquisiti negli anni Settanta e quindi giunti al limite della vita tecnica».

A questo proposito va ricordato che il modello di elicottero precipitato, e di cui l'Aereonautica ha ordinato il fermo cautelare, è stato costruito nel '77 (qui trovate tutti i dati tecnici). Prosegue Repubblica:

Testimonianza che fa il paio con le dichiarazioni, rilasciate nel giorno dei funerali, di un parente del primo maresciallo Giuseppe Biscotti: «È la cronaca di una tragedia annunciata. Mentre era in volo Peppe aveva parlato di problemi all´elicottero per i quali avevano dovuto fermarsi». Preoccupazioni confermate da Angelo Marino, un motorista in servizio al Sar per 40 anni, oggi in pensione: «Chiara Bolin, la moglie del capitano Stefano Bazzo, non è una pazza. Che gli elicotteri HH-3F avessero dei problemi lo sapevano tutti».

La testimonianza di Angelo Marino, 40 anni di servizio al SAR come motorista, è riportata ampiamente da questo articolo de La Gazzetta del Mezzogiorno:

Di storie da raccontare [Angelo Marino, ndr] ne ha tantissime. A cominciare dagli incidenti degli HH-3F. L’ultimo, in ordine cronologico, è del 7 maggio di quest’anno: «C’era una esercitazione notturna, il mezzo volava sui colli Albani e si è trovato improvvisamente ad impattare con l’acqua, inabissandosi a 35 metri. L’equipaggio si è salvato per miracolo».
[...]
«Ricordo di aver assistito a Pratica di Mare ad un blocco idraulico, un’avaria improvvisa che manda in tilt l’HH-3F». Cosa può essere successo nel cielo di Francia? «Una cosa del genere. È molto importante la testimonianza di chi ha visto prima l’elicottero impennarsi verso l’alto e poi cadere al contrario. Forse, si è trattato di un blocco delle regolazioni delle valvole idrauliche. O di un problema ai martinetti principali della trasmissione. Già verificatosi in passato ad un altro mezzo: in quell’occasione si spaccò la testa del perno».

Di fronte a queste testimonianze (compresa quella non meno importante della vedova, secondo la quale da tempo Stefano Bazzo meditava di lasciare l'Aereonautica), capite anche voi che le dichiarazioni del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, secondo cui in ciò che è accaduto non c'era niente di prevedibile, lasciano un po' perplessi. Adesso, comunque, ci sono due inchieste aperte: una italiana e una francese che tenteranno (e speriamo che ci riescano) di fare piena luce su quanto accaduto.

L'impressione, comunque, è quella che forse sarebbe il caso di aggiornare il vecchio detto "finché non ci scappa il morto..." con "finché non ce ne scappano otto...".

martedì 28 ottobre 2008

Petrolio e benzina, chi scende di più?

E' proprio vero, fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce, come dice un vecchio detto che non ricordo più da dove venga. In questo caso, però, la foresta non cresce ma cala. E già, perché più o meno nell'indifferenza generale il petrolio è arrivato a costare meno della metà di quanto cosatava esattamente 4 mesi fa.

Questa era infatti la quotazione ufficiale riportata ieri da oil-price.net:



E qui sotto invece trovate quanto costava il petrolio il 30 giugno scorso: più di 140 dollari al barile. Il grafico tra l'altro è molto interessante perché mostra le variazioni dal 1999 a oggi:

(fonte immagine: petrolio.blogosfere.it)


Come è noto - almeno a chi si reca con una certa frequenza al distributore - la benzina non ha subito un calo di prezzo proporzionale a quello del greggio. O mi sbaglio? Certo, un pochino in questo ultimo periodo è calata, ma mi pare che la forbice che indica la differenza tra il calo della materia prima e il calo del prodotto finito, se così si può dire, sia decisamente squilibrata (ovviamente a nostro svantaggio).

Vado a memoria, ma mi pare che quando il greggio era alla sua quotazione massima - 147 e rotti $ a luglio - la benzina costasse circa un euro e mezzo. Oggi, col petrolio a 62, la benzina è poco sotto 1,30 (fonte). Insomma, i conti ve li potete fare da voi.

Come sapete io non sono un esperto di queste cose e mi limito semplicemente a riportare i dati che si trovano qua e là; ma, a parte le facili battute che si sentono in giro (tipo quella che quando il petrolio cala a questi livelli e la benzina rimane sostanzialmente lì significa che Moratti sta pensando di comprare qualcun altro), sarebbe interessante sapere con quale criterio le compagnie perolifere applicano alla pompa le variazioni del prezzo del greggio. E soprattutto come mai questo benedetto prezzo alla pompa cresce subito e velocemente quando cresce il petrolio, ma rimane sostanzialmente lì quando viceversa il petrolio cala.

Bisogna che mi ricordi di chiederlo al mio benzinaio la prossima volta che passo.

lunedì 27 ottobre 2008

Caro Silvio...

Caro Silvio,

chi ti scrive è un cittadino come tanti, uno di quelli semplici, che ha una sua vita normale più o meno simile a quella di tanti altri, e che come tutti (o quasi) si sbatte tra le mille cose e le mille incombenze di tutti i giorni: famiglia, figli, lavoro, ecc...

Però, a differenza di alcuni (molti) altri, è un cittadino pensante (o almeno crede di esserlo), che si informa, che riflette, e al quale - conseguentemente - è molto difficile dare a bere qualcosa, e che quindi non ci sta a essere trattato come una pecorella da portare al pascolo. Ovviamente, pur essendo simbolicamente indirizzata a te, questa lettera è rivolta a tutti gli appartenenti alla cosiddetta "casta", termine che non si può ovviamente riferire a una singola categoria, ma che nell'immaginario collettivo identifica ormai inquivocabilmente voi, i politici, quelli a cui gli italiani (escluso me, che alle ultime elezioni non mi sono presentato) affidano regolarmente (non si capisce ancora bene perché) i loro problemi e le loro speranze.

Perché ti scrivo questa lettera? Ecco, vedi, il fatto è che anche tu in fondo sei un essere umano (anche se in passato ho letto qua e là che hai avuto un contenzioso con qualcuno che sta un po' più in alto), e quindi anche tu, ogni tanto, spari le tue belle castronerie o prendi qualche cantonata. Niente di male in tutto questo: "errare humanum est" dicevano gli antichi latini, ricordi? Ora, che nel tuo specifico caso la cosa abbia un andamento ciclico piuttosto frequente è sicuramente casuale, e quindi non stiamo a badarci più di tanto. C'è però qualcos'altro che forse è un tantino più grave e che merita attenzione.

Qualche giorno fa, ad esempio, hai detto che avresti utilizzato le forze dell'ordine per evitare l'occupazione delle scuole in segno di protesta contro la legge di riforma del sistema scolastico; legge voluta dal ministro Gelmini. Ora, non sto a discutere sulla bontà o meno dell'idea, anche se qualche riserva ce l'avrei, quanto sul fatto di non trovare corretto che appena il giorno seguente tu te ne sia uscito fuori smentendo di aver detto questa cosa. Non sta bene nei confronti dei tanti che hanno sentito chiaramente quello che hai detto.

Vedi, a mio modesto parere, questo atteggiamento (che qualcuno dice essere frutto di una precisa strategia) non è segno di maturità o di responsabilità, perché negare di fronte all'evidenza appartiene ai bambini dell'asilo o delle elementari. Probabilmente - ipotesi - tu hai contato sul fatto che giornali e tv, riportando la tua smentita, non avrebbero mai fatto la "fatica" di confrontare le tue dichiarazioni di oggi con quelle di ieri (come non hanno, eccetto pochi casi, effettivamente fatto); e poi, via - avrai sicuramente pensato -, chi vuoi che si prenda la briga di recarsi in edicola ad acquistare il giornale del giorno prima per comparare le dichiarazioni? E i telegiornali? Quanti lo hanno fatto? Ovviamente nessuno.

Probabilmente tu ancora non lo sai perché di queste cose ci capisci poco (non ti arrabbiare, l'hai detto tu, ricordi?), ma c'è oggi un mezzo alla portata di tutti che a tutti consente di fare proprio quel lavoro che dovrebbe essere appannaggio di un'informazione libera e coerente: e cioè mettere a nudo le vostre contraddizioni. Tu hai detto che sei un anziano signore che ancora scrive a mano su fogli di carta i suoi discorsi e i suoi interventi. Istintivamente mi chiedo, con queste prerogative, come possa tu occupare il posto che occupi; ma a parte questo quale è la differenza tra noi due? Anche io ho l'abitudine di scrivere (e parecchio, come puoi vedere), ma a differenza di te non scrivo su fogli di carta che possono andare a finire nel cestino o, nella migliore delle ipotesi, essere chiusi in un cassetto a impolverarsi; ma su un blog, un posto dove le cose rimangono a futura memoria. Così come a futura memoria rimane (in rete) ogni vostra dichiarazione e relativa smentita.

Ecco perché non è bello che tu faccia così. Perché al massimo potrai darla a bere a chi si fida esclusivamente della tv o dei giornali, ma difficilmente potrai ingannare gli altri. E' così, purtroppo (si fa per dire); e bisogna che tu e tutti quelli della cricca cominciate a mettervelo in testa. Oggi i governi e i partiti non hanno più il controllo dell'informazione come poteva essere anche solo fino a 10 o 15 anni fa, perché l'informazione la fanno (e la cercano) i cittadini. E ti assicuro che non è per niente complicato: basta un pc e un collegamento a internet. Punto. Lo so, l'idea non ti piace, altrimenti non avresti denunciato Google, e non ti posso biasimare. D'altra parte mi rendo conto che cominciare a dover misurare quello che si dice perché in qualsiasi momento può venir pubblicamente smentito, è un esercizio che richiede un certo impegno. Coraggio, vi abituerete. Anche perché è ora che cominciate (anche per evitare figuracce future) a rendervi conto che sono sempre di meno i cittadini disposti a farsi abbindolare dai comunicati stampa di palazzo Chigi.

Quando ti sei accorto di averla sparata troppo grossa, sarebbe stato sufficiente che il giorno dopo avessi detto semplicemente: "Scusate, mi sono sbagliato, non pensavo quello che ho detto". Non trovi che avrebbe fatto un effetto migliore sull'opinione pubblica e ti avrebbe reso un po' più simpatico anche a quelli che non ti possono vedere a causa della tua supponenza?

Prometti che la prossima volta ci penserai?


Con simpatia (insomma...),

Andrea Sacchini.


domenica 26 ottobre 2008

Povera patria

Mi è venuta in mente questa canzone. Non so perché... (o forse sì)




Buona domenica.

sabato 25 ottobre 2008

Notizie in pillole (10)

Assoluzioni e telegiornali. Calogero Mannino, senatore in quota UDC, è stato assolto definitivamente dalla Cassazione dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Chiamano per le felicitazioni Berlusconi, Schifani e Casini. Piange dalla gioia Cuffaro. Grande strombazzamento di telegiornali (ampi servizi di tg5 e tg1 con dovizia di particolari). E' ufficialmente partita la beatificazione. Non mi pare di ricordare eguale clamore mediatico quando qualcuno di lorsignori viene invece condannato.


Aiuti di stato (cioè nostri) a tutti. Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, non l'ha presa bene la questione degli incentivi alle auto e agli elettrodomestici di cui parlavo alcuni giorni fa, e ha affermato a tal proposito che gli aiuti di stato vanno dati a tutte le imprese di tutti i settori. Naturale, tanto indovinate chi paga...


Sindaco condannato per razzismo. Flavio Tosi, sindaco di Verona, è stato definitivamente condannato a due mesi di galera per razzismo. La pena ovviamente è sospesa e in galera, naturalmente, non ci andrà.


Pene capitali. Secondo nessunotocchicaino.org nei primi 9 mesi di quest'anno sono state giustiziate in Iran ben 228 persone di cui 7 minorenni. Il paese del buon Ahmadinejad si conferma così al secondo posto nel mondo per numero di esecuzioni capitali. Davanti, ovviamente, solo la Cina, a proposito della quale va segnalato che solo l'altro ieri è stato messo a morte il sindaco di una cittadina dello Jiangsu per tangenti e appropriazione indebita, reati per i quali in genere qui da noi si conquista il diritto a entrare in Parlamento.


Jackpot del Superenalotto sequestrato? Il Codacons ha presentato tre giorni fa un esposto alla procura di Roma per chiedere il sequestro del favoloso montepremi di 100 e passa milioni di euro in palio al Superenalotto. Troppo tardi: il montepremi nel frattempo è stato vinto in quel di Catania (grazie agli hackers?).


Ma il peggio non era passato? Fine settimana nero per le borse europee, americane e asiatiche. Da Wall Street a Milano, passando per Francoforte e Parigi (senza tralasciare Tokyo), le perdite sono disastrose. La recessione mondiale comincia a essere qualcosa di più di un semplice spauracchio. Meno male che per qualcuno il peggio era ormai passato...


Manifestiamo? Grande manifestazione, oggi, al Circo Massimo organizzata dal Pd. Il problema è che ancora non è ben chiaro contro cosa si protesta. Forse contro la scomparsa della sinistra?

venerdì 24 ottobre 2008

La Gelmini, Berlusconi e la polizia: tutto e il contrario di tutto in una giornata



Questa volta ci ha messo un po' di più a dire tutto e il contrario di tutto: una giornata sola. Sta evidentemente perdendo colpi, visto che in qualche occasione precedente è bastata un'ora appena:




Ieri, infatti, puntuale, é arrivata la rettifica a quanto da lui affermato appena mercoledì scorso, e cioè (il neretto è mio):

«Non consentirò l’occupazione di università e di scuole, perchè non è dimostrazione e un’applicazione di libertà, non è un fatto di democrazia ma è pura violenza nei confronti degli altri studenti, delle famiglie, delle istituzioni e nei confronti dello Stato». E annuncia la convocazione del ministro dell’Interno per dargli «istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell’ordine per evitare che questo possa succedere») .

La colpa è evidentemente - secondo lui - dei giornalisti, colpevoli di avergli messo in bocca parole non sue e di aver frainteso quanto da lui detto. Certo, come si evince chiaramente dal filmato, la parola "polizia" il premier non l'ha detta esplicitamente, ma un presidente del consiglio che dà istruzioni al ministro dell'Interno su come intervenire attraverso le forze dell'ordine, a cosa pensate faccia riferimento, ai salumieri?

Fin qui le barzellette. Riguardo a questa benedetta "riforma Gelmini", elemento scatenante del can can di questi ultimi giorni, non ho molto da dire, se non che di riforma ha secondo me ben poco: mi pare che si tratti più che altro di tagli, pensati in maniera anche piuttosto indiscriminata. Da quando in qua i tagli si considerano riforme?

Per quanto riguarda le manifestazioni degli studenti, dirò una cosa forse impopolare, ma a scuola ci sono stato anch'io e non è difficile immaginare che accanto a una (sparuta?) minoranza di studenti che sanno veramente in cosa consiste questa benedetta riforma, e protestano quindi a ragion veduta, ce ne sono molti che non ne sanno assolutamente niente e che usano la protesta come scusa per cazzeggiare un po' e magari perdere qualche giornata di lezione. Sbaglio?

Gli scioperi degli studenti e le occupazioni scolastiche non sono una novità nata con la Gelmini, anche se forse dei livelli di esasperazione come quelli attuali è difficile ricordarli. Esattamente un anno fa, infatti, se ricordate, gli studenti scendevano in piazza contro il precedente ministro, Fioroni, per protestare contro la sua riforma e per chiedere più finanziamenti per la scuola pubblica. Prima di Fioroni è toccato alla Moratti, che nell'ottobre del 2005 ha assistito alla discesa in piazza di 250.000 studenti che protestavano contro la sua di riforma, quella del riordino delle superiori. Prima della Moratti è toccato, nel 1997 (governo D'Alema), al ministro Luigi Berlinguer e alla sua riforma. E si potrebbe continuare all'infinito andando a ritroso nel tempo. Io stesso ricordo perfettamente - facevo le superiori - gli scioperi niente meno che contro la Falcucci.

Insomma gli studenti, per un motivo o per un altro, hanno sempre protestato. A volte con motivazioni più plausibili, altre volte meno; nello specifico, come dicevo prima, penso che i tagli previsti - almeno da quel poco che ho potuto leggere - siano troppi e applicati senza un preciso criterio. Certo è che alcune situazioni che riguardano alcuni nostri atenei dànno un po' da pensare:

Oltre a produrremeno laureati del Cile e del Messico, non c’è un ateneo italiano tra i migliori 150 del mondo, 5 importanti università hanno buchi di bilancio enormi (Siena, Firenze, Pisa, Camerino, Urbino) che "avrebbero portato, se fossero state aziende, al licenziamento in tronco di chi le ha gestite per tanti anni". A dimostrazione della disorganizzazione basta ricordare che ci sono 37 corsi di laurea con un solo studente;
94 università e più di 320 sedi distaccate nei posti più disparati;
327 facoltà che non superano i 15 iscritti;
5.500 corsi di laurea (il doppio della media Ue);
170mila materie insegnate rispetto alle 90mila della media europea che hanno come unico vantaggio la moltiplicazione di cattedre e di posti per professori.
Infine, va ricordato che negli ultimi 7 anni sono stati banditi concorsi per 13.232 posti da associato ma i promossi sono stati 26mila: nel 99,3% dei casi sono stati promossi senza che ci fossero i posti disponibili facendo aumentare i costi di 300 milioni di euro. (fonte)

Io non ho mai avuto a che fare col mondo dell'università, e quindi non essendoci stato dentro mi baso su quello che leggo in giro. Che ci siano università economicamente più virtuose e altre meno è comunque indiscutibile, e forse proprio per questo una manovra più mirata avrebbe evitato di arrivare al punto in cui siamo.

giovedì 23 ottobre 2008

Come si cambia...

"Come si cambia" è il titolo di una nota canzone di parecchi anni fa interpretata da Fiorella Mannoia. Il ritornello fa così:

Come si cambia per non morire
come si cambia per amore,

come si cambia per non soffrire
come si cambia per ricominciare

Anche in politica si cambia spesso: alleanze, strategie, schieramenti, idee; si tratta di una prassi consolidata. Ma c'è un movimento (anzi, agli albori forse era un movimento, ora non più), la Lega, che è stato probabilmente più di qualunque altro un maestro in tutto ciò.

Non è mio intento polemizzare. Io non ce l'ho con la lega o con chi l'ha votata - per me ognuno è libero di votare chi vuole -, ma forse certe cose è bene ogni tanto riportarle alla memoria a chi se le è dimenticate, e farle conoscere a chi magari non le sapeva.


mercoledì 22 ottobre 2008

La Giornata Antipirateria di Microsoft

Ieri, martedì 21 ottobre, era la Giornata Globale Antipirateria proclamata da Microsoft. Una 24 ore in cui attraverso varie iniziative sparse per il globo il gigante di Redmond ha cercato di sensibilizzare utenti, stampa e aziende circa i danni economici provocati dalla pirateria software.

Il riferimento, ovviamente, va al sistema operativo tuttora più utilizzato (e piratato) della famiglia Windows, e cioè quell'Xp che nonostante da tempo i vertici Microsoft ne abbiano decretato la morte - ufficialmente dal 30 giugno scorso i produttori hardware hanno cominciato a sfornare i propri computer senza Xp a bordo -, continua imperterrito a essere il s.o. più utilizzato in assoluto nel mondo. Anche perché sui computer low cost tale termine è prorogato ad esempio fino al 30 giugno 2010.

Quando si tira in ballo Microsoft, ma non solo, fa comunque sempre un certo effetto parlare di pirateria, anche perché adesso - giustamente - l'azienda ci tiene a enumerare i danni economici - specialmente in termini di mancati guadagni e mancata possibilità di creare nuovi posti di lavoro - derivanti dalla pirateria software dei suoi prodotti, ma dimentica di menzionare, come spesso accade, che se oggi si trova nella posizione monopolistica che sappiamo, gran parte del merito è paradossalmente proprio della suddetta pirateria.

Insomma, se Windows gira sul 90% dei computer del mondo e l'Office di Microsoft è la suite per ufficio più utilizzata del pianeta - praticamente uno standard di fatto -, è perché fino a poco tempo fa il gigante di Redmond non ha mai posto in essere serie ed efficaci misure per contrastare il fenomeno, consapevole appunto che il mantenimento dello status quo non avrebbe fatto altro che consolidare questo monopolio. E non sarà facile, adesso, invertire questa tendenza. E' vero che negli ultimi due o tre anni il fenomeno (anche da noi) ha subito una riduzione, ma prima di arrivare all'estirpazione completa ne dovranno passare di giornate antipirateria. E pure di Genuine e compagnia bella.

Personalmente sono contro la pirateria software. Per carità, agli inizi i miei bei programmini (Nero e compagnia bella, per intenderci) li craccavo anch'io, sarebbe sciocco negarlo, ma poi col tempo mi sono accorto che nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di un'operazione perfettamente inutile, in quanto esistono nell'area dei programmi free e/o open source degli equivalenti ai programmi più blasonati e noti che non li fanno per nulla rimpiangere, anzi a volte sono pure migliori (c'è ad esempio qualcosa che K3b non fa rispetto a Nero?).

Microsoft, a mio avviso, non deve quindi preoccuparsi più di tanto della pirateria software (o almeno non solo di quella), ma semmai dell'avanzata - lenta ma inesorasile - della quota di utenti che abbandonano i vari Windows e programmi proprietari in genere in favore di quelli liberi, spesso, anzi quasi sempre, gratuiti e pure una spanna sopra gli altri.

martedì 21 ottobre 2008

Ma io devo consumare per forza?

I consumi sono da tempo al palo e la recessione, come ci viene costantemente ripetuto giorno dopo giorno, è alle porte. Anzi, è già qui, e quindi bisogna correre ai ripari. Bisogna fare in modo, cioè, che attraverso opportune misure la gente (io, voi, tutti) venga incentivata a spendere di più e conseguentemente a consumare di più (o viceversa? Boh!). Come fare per raggiungere questo obiettivo? Semplice, si vara un pacchetto da dieci miliardi di euro come incentivo per comprare più macchine e più elettrodomestici.

Per sostenerli [i consumi, ndr], il governo potrebbe varare un nuovo meccanismo di rottamazione per auto ed elettrodomestici. «Ci stiamo lavorando è un’ipotesi sul tavolo», diceva ieri una fonte del ministero dello Sviluppo. Per gli elettrodomestici potrebbe trattarsi di un bonus, mentre per le auto «oltre alle euro 0 ed euro 1, per l’acquisto di un’auto nuova euro 4 l’agevolazione potrebbe essere allargata alle euro 2».

Ora, non so se ci avete fatto caso, ma noi siamo vittime di un meccanismo perverso che prevede che se smettiamo di consumare (o consumiamo di meno) il nostro paese se ne va... a quel paese (la famosa recessione). Ma potremo noi consumare in eterno e sempre allo stesso ritmo? Incentivi ad auto ed elettrodomestici sono l'ultima trovata attualmente sul tappeto. Significa che questi beni per un certo periodo costeranno di meno e si sarà tutti maggiormente invogliati (incentivati) a sostituirli. E molti lo faranno magari anche se non ne hanno stretta necessità: visto che con gli incentivi costano di meno...

Terminati però questi incentivi si tornerà di nuovo al punto di partenza, e bisognerà quindi trovare qualche altro bene da "incentivare" perché altrimenti verrà a ricrearsi la situazione di prima. Insomma, non c'è alternativa: noi dobbiamo consumare, è il nostro destino, altrimenti saremo noi stessi a rimetterci. E' probabilmente la faccia peggiore (sempre ammesso che ne esista una migliore) di quello che a scuola ci veniva descritto come "consumismo".

Negli anni Sessanta, l'economia degli Stati Uniti e dei paesi dell'Europa occidentale attraversò un periodo di espansione. Questo fenomeno, unito alla promulgazione di leggi che, ispirate dal Welfare state britannico, ebbero l'effetto di diminuire le diseguaglianze economiche, fece raggiungere ai paesi occidentali un grado di prosperità fino ad allora sconosciuto. Vi fu un arricchimento generale, testimoniato dall'aumento della domanda di generi alimentari e dei beni di consumo (automobili, elettrodomestici, televisori, vestiti, etc...).

Ma il mantenimento di questa prosperità era strettamente legato alla continua espansione della domanda di beni, vale a dire al loro consumo. Perciò i cittadini cominciarono a essere indotti, in primo luogo dalla pubblicità, ad acquistare sempre di più, anche usando il mezzo delle rate e delle cambiali. Fu così che molte persone, anche se non benestanti, iniziarono ad acquistare beni che non servivano più a soddisfare bisogni precisi e reali, ma il cui possesso li faceva sentire al passo con i tempi. Ebbe inizio, in altre parole, quel fenomeno che fu detto consumismo e che dura tutt'oggi. (fonte)

Non voglio la macchina nuova, e neanche un elettrodomestico nuovo: voglio solo scendere!

lunedì 20 ottobre 2008

Roberto Saviano, ma chi glielo fa fare?

Non pensavo di dover dedicare un altro post a Roberto Saviano (foto), ma in realtà si tratta solo di un pretesto per fare alcune considerazioni di carattere più ampio scaturite proprio dagli sviluppi di questi giorni della sua vicenda.

Come ricorderete, lo scrittore è tornato recentemente alla ribalta della cronaca per le dichiarazioni di un pentito di camorra (poi pare parzialmente ritrattate), che avrebbe rivelato l'esistenza di un piano per farlo fuori prima di Natale. Circostanza confermata successivamente anche da fonti ufficiali della Polizia. Da qui l'esplosione del "caso Saviano": giornali, tv, internet e le immancabili prese di posizione dell'opinione pubblica, abbastanza equamente divise tra chi considera lo scrittore un eroe e chi un incosciente (per qualcuno anche opportunista e profittatore). Pure il ministro dell'Interno Maroni, in seguito al can can mediatico nato attorno alla vicenda, è intervenuto per mettere qualche puntino sulle "i", premurandosi di sottolineare che in Italia la lotta alla camorra non la fa Saviano, ma le forze dell'ordine e lo Stato. Poi, temendo di essere stato frainteso, ha corretto il tiro.

Il punto della questione a cui volevo arrivare, però, non è Maroni e i suoi detti e contraddetti, ma è l'idea che mi sono fatto leggendo qua e là quanto riportato dagli organi di informazione. Come dicevo prima, accanto a una considerevole fetta di opinione pubblica che sostiene lo scrittore e il suo lavoro (vedi ad esempio i messaggi sul sito dell'Espresso), ce n'è un'altra, probabilmente altrettanto considerevole, che lo ritiene un incosciente, se non di peggio. Non mi riferisco ovviamente a Maroni, che non ha detto niente di tutto ciò, ma a quanto ho potuto capire chiacchierando della vicenda con amici e conoscenti. Certo, la circostanza non fa testo, ma mi viene facile pensare che le opinioni che ho avuto modo di ascoltare di persona non siano ristrette alla sola cerchia delle persone con cui ho parlato.

E questo mi ha lasciato un po' sorpreso, perché io, istintivamente, ho sempre pensato, come ho anche scritto in un altro mio articolo, che se ce ne fossero un po' di più di persone come Saviano forse il nostro paese sarebbe migliore. Un pensiero questo che mi è venuto prima di qualsiasi altro. Prima di pensare se fosse un incosciente oppure no, e prima ancora di tutte le facili e sterili polemiche su quanto ha guadagnato col suo libro. E invece pare che non sia sempre così; il primo ragionamento di molti, infatti, è sul tenore del titolo che ho messo a questo post, e mi pare che tutto ciò sia conferma del persistere di una certa cultura imperante che tiene di più al quieto vivere piuttosto che al mettersi in gioco in prima persona. Che ritiene un fastidio inutile l'andare a scoprire e a mettere in piazza certe cose con un libro. Modo di pensare che - mi rendo conto - è più semplice, più comodo e che se non altro crea meno grattacapi.

Il problema è che proprio questo modo di pensare, questo sostanziale farsi i cavoli propri, questa apologia del quieto vivere e del mantenimento dello status quo ha fatto la fortuna della camorra e in generale di tutti i sistemi mafiosi che prosperano sul silenzio/assenso di buona parte dell'opinione pubblica e dei media. Ecco quindi che persone come Saviano, o Rosaria, o tutti gli altri che nel silenzio dei media continuano a rischiare in prima persona, quando vengono alla ribalta diventano dei disturbatori della "quiete pubblica", dei fastidi da evitare, quasi dei rompiballe. Molto meglio perciò mettere in atto una buona ed efficace campagna di delegittimazione (magari - perché no - insinuando pure qualche dubbio circa eventuali secondi fini) e continuare a parlare di gossip riempiendo pagine di giornali e telegiornali con Meredith o con Alberto Stasi, notizie innocue che stimolano la curiosità morbosa del popolo bue e che non danno fastidio.

Saviano è sotto scorta da due anni perché la camorra gliel'ha giurata? Beh, cosa vuole? Non se l'è cercata?


domenica 19 ottobre 2008

Against all odds

Nel 1984 un signore, tale Phil Collins, scriveva una certa canzone. Questo pezzo, originariamente inserito nella colonna sonora del film Due vite in gioco, è - a modesto parere del sottoscritto - una delle più belle canzoni d'amore mai scritte.

Eccola, cantata dallo stesso Collins, nella versione voce e pianoforte presentata al Live Aid del 1985.

Buona domenica.

sabato 18 ottobre 2008

Il Superenalotto è indipendente (dal passato)

Questo articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Oggi è sabato e non vi voglio tediare con uno dei miei soliti pistolotti sulla politica. Parliamo invece di una cosa più leggera: il Superenalotto. Perché? Beh, in primis perché in caso esca il 6, oggi pomeriggio qualcuno potrebbe mettersi in tasca 91 millioni di € (scusate se è poco), e secondo perché anche questa volta, come in tutti gli altri casi in cui il jackpot comincia a diventare "importante", il volume delle giocate si impenna, sia in termini di quantità che di qualità.

Io non sono assolutamente un affezionato di giochi, giochini, lotterie e affini, tuttavia non nego che spesso e volentieri, solamente il sabato, un misero euro (la giocata minima) al Superenalotto glielo dò. Un euro, non di più, e sempre uno, anche se il jackpot diventa come quello di oggi. Cosa che invece generalmente (e abbastanza inspiegabilmente) non avviene. Nel senso che, tendenzialmente, più il montepremi sale e più la gente aumenta il volume dei soldi investiti (cioè irrimediabilmente persi). Non trovate che sia curiosa e - perché no - un po' inquietante questa cosa?

E' un po' come quando nel normale Lotto aumentano esponenzialmente le giocate sui cosiddetti "ritardatari", nell'assurda e infondata convinzione che più un numero ritarda e maggiori sono le probabilità che esca la volta successiva. Questo sì è inquietante. Che un numero elevatissimo di persone non sappia (o magari ignori volutamente) che un numero uscito una settimana fa o un anno fa ha le stesse probabilità di uscire di nuovo. Possibile? Sì. Anzi, matematico.

I vari Lotto, Superenalotto e compagnia bella, infatti, cioè tutti i giochi basati sclusivamente sulla matematica, appartengono alla categoria dei cosiddetti giochi "indipendenti", ovvero dove non conta cosa è successo prima. Non esiste nessun legame di nessun tipo con quanto è già avvenuto.

La parola magica è cioè INDIPENDENTE. Avete perciò compreso la regola fondamentale:
Quando un evento è indipendente da quelli che l'hanno preceduto non conta la storia, quello che è successo prima. E allora perché ci sono un sacco di giocatori che sperano di sbancare il lotto o il superenalotto giocando sui numeri ritardatari sperando che questi abbiano più probabilità di uscita degli altri? Risposta: perché non conoscono la statistica! Quando il numero esce i media titolano: "il Lotto è stato sbancato", ma lo Stato, fingendo un tracollo, se la ride, considerando quanto ha incassato tutte le volte che il ritardatario non è uscito. In altri termini

è sciocco studiare il passato per ricavarne una regola per il presente quando si sa che il presente è indipendente dal passato!

Questa regola vale per tutti coloro che si definiscono sistemisti del superenalotto, lotto, roulette ecc. Il fatto poi che i media li portino alla ribalta è veramente un'ammissione di ignoranza della classe giornalistica italiana in termini di statistica. (fonte)

Insomma, oggi giocherò il mio solito eurino del sabato, più che mai convinto che se farò 6 non sarà merito di elaborati calcoli basati sullo studio delle probabilità o delle medie sui numeri già usciti, ma solo ed esclusivamente di una buona dose di... culo! :-)

Vi farò sapere.


Aggiornamento 21,10.

Niente da fare, ne avessi indovinato uno... :-(

venerdì 17 ottobre 2008

Notizie in pillole (9)

Nuove funzioni del Presidente del Consiglio. Dopo le dichiarazioni del premier di venerdì scorso (Il premier [...] consiglia agli italiani di «comprare Eni e Enel, perché le azioni con quei rendimenti dovranno ritornare al loro vero valore»), abbiamo battuto un nuovo record: abbiamo il primo, e per ora unico, presidente del consiglio di tutti i paesi del G7 che fa aggiotaggio. Qualcuno ha avvisato la Consob?


Halloween e gatti neri. L'Aidaa, in occasione della prossima festa di Halloween, organizzerà delle ronde nel milanese per cercare di evitare episodi di violenza e tortura nei confronti dei gatti neri. E' incredibile come nel terzo millennio ci sia ancora chi crede che il gatto nero porti sfiga, e ancora più incredibile è che nella notte di Halloween un certo numero di stupidi dia la caccia a questi felini per riti satanici. Episodi, questi, che la dicono lunga su molte cose.


Sovraffollamenti. Secondo l'OSAPP, una delle principali organizzazioni sindacali di Polizia Penitenziaria, la popolazione carceraria stipata nei nostri istituti di pena ha superato le 56.000 unità (9.000 sono quelli rientrati dopo aver beneficiato dell'ultimo indulto), a fronte di una capienza massima disponibile di 43.000 posti (qui tutti i dati in pdf). Considerato che circa un mesetto fa l'incredibile Alfano (quello dell'omonimo lodo) aveva proposto il ritorno ai mitici braccialetti elettronici per cercare di liberare un po' di posti, e considerato che poi l'ìdea si è rivelata essere una plateale cretinata, sarà mica il caso di pensare a un nuovo indulto?


Buoni esempi. Joerg Haider, il leader nazionalista austriaco deceduto alcune notti fa in un pauroso incidente stradale, pare stesse effettuando un sorpasso azzardato a forte velocità e fosse addirittura ubriaco dopo una notte in discoteca. Quando si dice il buon esempio.


Riduzione di C02. L'Europa insiste nel suo piano di riduzione delle emissioni di Co2 del 20% entro il 2020, e si scontra con Berlusconi e la Polonia. Secondo il nostro pimpante premier "E' una cosa veramente ridicola che credo veramente si debba cambiare", lasciando intendere che le aziende italiane, specie in questa particolare congiuntura economica, non avrebbero i mezzi finanziari per predisporre i cambiamenti necessari a perseguire l'obiettivo. Non lo so, quello che è certo è che dell'ambiente, in generale, non gliene è mai fregato niente a nessuno. Almeno qui da noi.


Fao e fondi. Nel 2005 pubblicavo sul mio sito questo articolo sulla Fao. Col tempo la situazione è evidentemente migliorata, come scriveva infatti ieri anche Repubblica in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione:

Solo il 10 per cento delle risorse promesse per la lotta contro la fame nel mondo sono arrivate a destinazione. Troppo poco per combattere un flagello che colpisce, secondo le stime della Banca Mondiale, 923 milioni di persone.

Nel frattempo continuano i costosi vertici internazionali a base di aragoste e foie gras in lussuosi alberghi a 5 stelle. Penso che si possano trarre le stesse conclusioni della questione co2 che menzionavo qui sopra.


Sondaggi e gradimenti. Il cavaliere vola abbondantemente sopra il 60% nei gradimenti degli italiani. Il Pd, in caduta libera, scende sotto il 30. Giusto così.

giovedì 16 ottobre 2008

Condanna per diffamazione, tocca a Travaglio

Eh sì, questa volta tocca a lui, a Marco Travaglio, uno dei giornalisti più "scomodi" e irriverenti attualmente in circolazione. Una bella condanna per diffamazione questa volta non gliela leva nessuno. Riporto in proposito quanto scritto ieri - appena uscita la notizia - dall'Ansa:

Il giornalista Marco Travaglio è stato condannato oggi dal giudice di Roma Roberta Di Gioia a otto mesi di reclusione, con sospensione della pena, e a 100 euro di multa per diffamazione nei confronti dell'ex deputato Cesare Previti. Il processo era scaturito da un servizio, intitolato 'Patto scellerato tra mafia e Forza Italia' apparso sul settimanale 'L'Espresso' il 3 ottobre del 2002.

A Travaglio, che dovrà risarcire Previti con 20 mila euro, è stata inflitta una pena addirittura superiore alle richieste del pm (500 euro di multa). Il giudice ha anche condannato Daniela Hamaui, all'epoca dei fatti direttore responsabile del settimanale, a cinque mesi di reclusione (anche per lei sospensione della pena) e 75 euro di multa.


L'articolo incriminato ("Patto scellerato tra mafia e Forza Italia") non sono riuscito a trovarlo online, e quindi dovrò aspettare i prossimi giorni per leggerlo (qualcuno lo metterà sicuramente in rete). A meno che qualche lettore abbia una copia dell'Espresso del 3 ottobre 2002 e sia così gentile da farmi la scansione dell'articolo e di inviarmelo via e-mail.

E' interessante notare che mentre sto scrivendo queste righe (sono le 19 circa) alcune testate online hanno pubblicato la notizia in posizione ben visibile in home page, mentre in altre non c'è (ancora) traccia. Per la precisione, quelle che hanno menzionato la cosa sono:

- Corriere della Sera - Ansa - Il Giornale (ma va?) - L'Unità (ma va?) - Quotidianonet.ilsole24ore.com - RaiNews24

Quelle che non ne hanno parlato:

- Repubblica - Panorama - Il Sole24Ore - Agi

Questa specie di tabella, ovviamente, non è esaustiva e non ha nessuna pretesa di dimostrare alcunché (anche perché cambierà sicuramente nelle prossime ore), si tratta solo di una curiosità mia che ho voluto rendere pubblica.

Qualcuno si chiederà perché abbia dedicato un post alla vicenda. Beh, in primo luogo perché la cosa - sono sincero - un po' mi dispiace, anche se in fondo era prevedibile che prima o poi sarebbe successo di nuovo (si sa come vanno queste cose, a volte si vince a volte si perde), e in secondo luogo in risposta a una bonaria provocazione che mi è arrivata, poco prima che iniziassi a scrivere questo articolo, da un amico con cui stavo chiacchierando in chat. Più o meno il tono era questo:

"Tiè, il tuo Travaglio s'è beccato una condanna, voglio vedere se lo scrivi sul tuo blog!".

A parte il fatto che - come è noto - Travaglio non è "il mio". In più, come ben sa chi mi legge da tempo, non ho e non ho mai avuto nessuna difficoltà a pubblicare notizie che qualcuno pensa che per me possano essere "scomode". Specie quando, come in questo caso, scomode non sono affatto. Io non devo avere niente da Travaglio e lui non deve avere niente da me. Semplicemente mi piace come scrive e ciò che scrive. Tutto qua.

Mi riservo naturalmente di leggere appena possibile l'articolo in questione per vedere cosa ci sia di diffamatorio. Sono proprio curioso.

mercoledì 15 ottobre 2008

Non solo Saviano

Ci sarebbe un piano della camorra per uccidere entro Natale Roberto Saviano (foto), l'autore di Gomorra, il libro-denuncia sulla camorra scritto nel 2006 la cui pubblicazione gli è costata l'obbligo di condurre da due anni a questa parte una vita (sempre ammesso che si possa definire tale) blindata, perennemente sotto scorta.

Figura scomoda, quella dello scrittore napoletano: dall'ottobre del 2006, per ordine dell'allora Ministro dell'Interno Giuliano Amato, vive sotto scorta lontano dalla sua Napoli, in luoghi segreti e ben protetti. La procura distrettuale antimafia del capoluogo campano ha già aperto un fascicolo per indagare sulle minacce allo scrittore, che però ormai da anni conduce una vita blindata. Aveva anche cercato di tornare a vivere a Napoli, ma non ha trovato una casa che lo ospitasse: nessuno voleva affittare un appartamento a Roberto Saviano, lo scrittore che con «Gomorra» aveva sfidato i clan. (fonte)

Accanto alla figura di Saviano, però, ce n'è un'altra che merita di essere menzionata. Una figura di cui non si occupano le cronache nazionali perché non ha la stessa notorietà dello scrittore napoletano, ma che è da tempo una spina nel fianco piuttosto fastidiosa per il clan dei casalesi: Rosaria Capacchione (foto qui a destra). Riporto qui sotto, per intero, un articolo sulla sua vicenda accaduta di recente pubblicata da articolo21.

Una sera (ieri sera, ad esempio) torni a casa dal lavoro e trovi le tue cose sparse per terra, i cassetti rovistati. Controlli il cofanetto delle gioie. E' sparita qualcosa, ma non gli oggetti di maggior valore. Strano. Corri alla scrivania e vedi che manca qualche foglio di appunti e una targa premio che ha solo un valore affettivo, simbolico. Ancora più strano. Eppure abiti in un appartamento non facile da derubare senza essere visti. E non si capisce come hanno fatto a entrare...
Chiunque di fronte a tutto questo si sente violato, ha l'impressione che la porta blindata sia diventata di burro, che i muri di casa siano inesistenti. Quello che provi è piu' terribile, se ti chiami Rosaria Capacchione e sei la cronista del Mattino di Caserta, la "capa tosta" che fa le bucce ai casalesi, che nonostante sia stata più volte minacciata ha continuato a farlo anche domenica scorsa per decifrare l'ultimo omicidio del clan: l'eliminazione dello zio del collaboratore di
giustizia Luigi Diana. Se sei Rosaria capisci che ti vogliono intimidire. Hanno voluto dirti che si fanno un baffo dei due agenti che ti scortano e di tutte le protezioni adottate. E allora con tutto il tuo coraggio provi paura, la paura dei coraggiosi, che non è codardia ma intelligenza dei fatti.
E noi altri, che facciamo? Magari mandiamo un telegramma di solidarietà. L'ennesimo. Sai che se ne fa Rosaria di un telegramma? Sei mesi fa ci siamo riempiti la bocca promettendo una "scorta mediatica" a Rosaria e a tutti i cronisti come lei che si ostinano a prendere il fuoco con le mani e grazie ai quali sappiamo quel che succede sui fronti più esposti alle minacce e alle recriminazioni. E' bella l'idea della scorta mediatica, di una solidarietà collettiva, concreta, continuativa che con la forza dei numeri dica a quei bastardi: Rosaria non è sola, siamo tutti Rosaria. Che gridi, come fecero i ragazzi della Locride dopo l'assassinio di Fortugno: e ora ammazzateci tutti! L'idea è bellissima, ma non vale niente se non si realizza veramente. (fonte)

Perché meritano attenzione i casi di Saviano e di Rosaria? Perché sono la dimostrazione in primo luogo che giornalisti e scrittori coraggiosi esistono ancora, e in secondo luogo sono la conferma che la criminalità organizzata teme l'informazione più di ogni altra cosa, forse più dello stato e della giustizia. Perché giornalisti e scrittori liberi che raccontano quello che sanno senza filtri, rischiando sulla propria pelle, non fanno altro che andare ad incrinare i due meccanismo perfetti e collaudati su cui si regge la criminalità organizzata: l'omertà e il silenzio.

Certo, agli occhi di molti i due personaggi - assieme a tutti gli altri che non balzeranno mai agli onori delle prima pagine dei giornali (troppo impegnati con Ratzinger e le oscillazioni della borsa) - possono sembrare più incoscienti che eroi, ma forse se di incoscienti così ce ne fossero di più (di eroi in fondo possiamo anche fare a meno) il mondo sarebbe un tantino diverso.

martedì 14 ottobre 2008

Francesca Mambro è libera

Non è rimasta nelle home page dei quotidiani più di tanto, mercoledì scorso, la notizia della concessione della libertà condizionale a Francesca Mambro (foto), la terrorista di estrema destra riconosciuta colpevole, con sentenza passata in giudicato, dell'omicidio di 85 persone. Probabilmente perché - penso io - certe notizie possono generare qualche malumore e magari qualche commento indignato. E quindi qualcuno potrebbe aver pensato che non fosse il caso di turbare più di tanto l'opinione pubblica, già abbastanza turbata da altre cose.

Una interpretazione che si può dare in merito alla decisione del tribunale, potrebbe essere quella che per una volta il carcere ha adempiuto correttamente alla funzione originaria per cui è stato pensato, e cioè quella di riabilitare i criminali, oltre che punirli. Si legge infatti nell'articolo del Corriere che ho linkato sopra:

Tre settimane fa il tribunale di sorveglianza ha accolto l'istanza dell'avvocato Michele Leonardi soprattutto perché, spiega il legale, negli ultimi dieci anni l'ex terrorista «si è ravveduta» e si è dedicata senza risparmiarsi «alla riconciliazione e pacificazione con i familiari delle vittime ». In particolare, a convincere i giudici, sarebbero state le due lettere scritte alla Mambro e a Valerio Fioravanti (che è in semilibertà da aprile 2004) da Anna Di Vittorio e Gian Carlo Calidori: una coppia che si è incontrata e innamorata in seguito alla bomba che aveva ucciso il fratello di lei, Mauro, e uno degli amici più cari di lui, Sergio Secci. «Ecco come i percorsi di sofferenza — chiosa l'avvocato Leonardi —- possono trasformarsi in percorsi di riconciliazione».

Insomma, la Mambro è un'altra persona e quindi, a giudizio del tribunale, merita che le sia concessa la libertà condizionale (in sostanza sarà in libertà vigilata per i prossimi 5 anni, dopodiché sarà completamente libera). Tutto è bene quel che finisce bene, quindi. O almeno così sembra. Eh sì, perché se uno prova a mettere un attimo da parte il lieto fine della vicenda e si sofferma un po' più attentamente a valutare chi è (o è stata) questa persona e cosa ha combinato, forse qualche dubbio non sulla legittimità formale (su quella non si può discutere), ma su quella morale forse viene.

La signora Mambro, infatti, pur essendo stata condannata a ben 6 ergastoli più altri 84 anni di carcere, se ne esce praticamente dopo soli 26 anni scontati, di cui 10 addirittura in semilibertà (fonte). In sostanza ha scontato poco più di un terzo della pena (se non si considerano i 6 ergastoli). Ora, fatta salva - come scrivevo prima - la legittimità formale del provvedimento, qualcuno forse sarà d'accordo con me quando penso che il suddetto provvedimento rappresenta semplicemente un oltraggio. Niente di più e niente di meno.

Per rendersene conto è sufficiente dare un'occhiata al "curriculum" - se così si può chiamare - della signora. Curriculum che contempla una parte attiva, tra le altre, nella pianificazione ed esecuzione di quella che è la strage per eccellenza (se così si può chiamare) della nostra storia recente: quella alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 (85 morti e oltre 200 feriti). Mi pare che l'epilogo della vicenda sia sintomatico di un certo modo in cui funzionano le cose in Italia, specialmente in ambito giustizia: lei è libera e assurge agli onori della cronaca, mentre chi per mano sua ci ha lasciato la pelle è nel dimenticatoio.

lunedì 13 ottobre 2008

Torno Subito (appena ho finito di scaricarlo)

Si possono scaricare i film da internet? Certo che no... o forse sì? Beh, in questo caso sì, e pure legalmente e gratuitamente. Certo, nel cast non c'è la Bellucci o De Niro, e il film non è neppure passato al Festival di Venezia, ma può darsi che questi siano tutti motivi in più per guardarlo.

Questo breve preambolo per segnalare - e nel contempo invitare chi vuole al passa parola - il film "Torno Subito", un lungometraggio che ha alcune peculiarità che lo distinguono nettamente dai film tradizionali che troviamo al cinema. Il film in questione è infatti il risultato del lavoro di squadra di un gruppo di appassionati, che hanno messo liberamente e gratuitamente a disposizione il loro tempo, i loro strumenti, la loro professionalità e la loro capacità per creare un prodotto di qualità. E il tutto - udite udite - senza spendere una lira. Il risultato è appunto questo "Torno Subito" che, come dicevo, è liberamente e gratuitamente visionabile in streaming e/o scaricabile addirittura in alta definizione.

Pensate agli incubi che avrebbero le major cinematografiche se la moda di autoprodursi i film e di distribuirli esclusivamente via internet prendesse piede. Ovviamente questo è solo un esperimento, ma non sarebbe una cattiva idea quella di utilizzare la rete per mettere a disposizione di tutti il proprio lavoro. Pure facendosi pagare, perché no? Invitando ad esempio quelli che giudicano il film meritevole a donare liberamente qualcosa. Badate che non è un'assurdità come potrebbe sembrare. In campo musicale qualcosa di simile sta già avvenendo da tempo, e con successo.

L'anno scorso, solo per citare un esempio, i Radiohead - forse qualcuno ricorderà - misero il loro nuovo album in rete lasciando che il prezzo lo facessero gli utenti e prevedendo addirittura la possibilità di scaricarlo a prezzo zero. E le cose non andarono affatto male. Cosa significa questo? Quello che è ormai da tempo sotto gli occhi di tutti (tranne che dei magnati dei media): e cioè che buona parte degli utenti sono disposti a pagare per un prodotto di qualità. Concetto che si esprime attraverso il termine meritocrazia al posto di sponsorizzazione.

Il download, assieme alle notizie sulla produzione, gli strumenti utilizzati, lo staff, gli attori che hanno partecipato, le motivazioni e tutto il resto, lo trovate qui.

Buona visione.

domenica 12 ottobre 2008

Khorakhanè

Il termine Khorakhanè indica un'etnia rom. Ma indica anche una bellissima e struggente canzone del compianto e mai dimenticato Fabrizio de André, il mitico cantautore genovese scomparso nel '99.

Questo pezzo è inserito nell'ultimo album in studio - Anime Salve - pubblicato da Fabrizio prima di lasciarci. E' una canzone che si ispira proprio al popolo rom, per il quale lo stesso De André ebbe a dichiarare in un concerto al Brancaccio di Roma: "Sarebbe un popolo da insignire con il Nobel per la pace per il solo fatto di girare per il mondo senza armi da oltre 2000 anni".

Vabbè, oggi una posizione di questo tipo non troverebbe molti sostenitori, ma d'altra parte la quasi totalità della sua poetica e delle sue composizioni hanno sempre avuto come centro gli emarginati, i reietti, i dimenticati. Gli sfigati, insomma, come diremmo oggi.

Buona domenica.

sabato 11 ottobre 2008

In tv tira aria di crisi?

Tramite questo post, pubblicato da Romina sul suo blog qualche giorno fa, sono arrivato a questo articolo pubblicato da La Stampa. Il titolo è eloquente: "La tv del nostro scontento", un'analisi impietosa che tenta di spiegare i motivi dell'emorragia di spettatori dal piccolo schermo. Non che ci sia da scervellarsi per capire i motivi di questa fuga di massa, si intende, basta riuscire a resistere un'oretta alla sera davanti alla tv per rendersene conto.

La tv perde pubblico. Niente più ascolti plebiscitari, un bacino di utenza in calo costante, una prima serata inguardabile. Non soltanto sulle reti generaliste: anche le tv a pagamento inzeppano di spot e si ripetono senza sosta, complici la modularietà tipica del palinsesto tematico e, per i telefilm, lo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood. Delle parole di Fiorello ["Basta con la tv sempre uguale!", ndr] si sono stupiti soltanto coloro che non guardano mai la tv. Gli altri, tutti i Tipografi di Trino e le Casalinghe di Voghera d’Italia hanno finalmente trovato conferma al loro tormentone: alla tele non c’è più niente da vedere. Per trovare qualcosa dove non si gridi, non si guardi dal buco della serratura o non si reciti male, bisogna sopportare tre ore di réclame.

Il discorso qui è ovviamente generalizzato e riferito alla televisione nel suo insieme. Ma c'è - entrando un po' più nello specifico - una conferma di quanto sta accadendo piuttosto interessante e significativa: la crisi di Canale 5, la rete ammiraglia Mediaset. Una crisi di ascolti, anche qui generalizzata, che coinvolge quasi tutte le principali trasmissioni programmate sul canale di punta Mediaset. A tal proposito riporto un estratto di un articolo piuttosto eloquente pubblicato su cinetv.com:

Andiamo con ordine: cambia la domenica. Non ci sarà più il film Vacanze di Natale 2000, annunciato settimana scorsa al posto de Il ballo delle debuttanti e nemmeno Terra!, programma bistrattato a cui bisognerà trovare una nuova collocazione: al loro posto sarà trasmesso VIP, anticipato da Martedì alla domenica per evitare lo scontro con il programma della Clerici (vero e proprio spauracchio) e Il Maurizio Costanzo Show, per evitare di sovrapporsi con La Talpa 3. Lunedì è stato confermato Zelig, che è in crisi (battuto dalla fiction di Raiuno, ha rischiato il pareggio con L’isola dei famosi), mentre martedì andrà in onda il film in prima tv Ti odio, ti lascio, ti… con Jennifer Anniston e mercoledì, come già vi ho anticipato all’inizio, Anna e i cinque. Giovedì rimane la sera di Distretto di Polizia 8 che, seppur perda ogni volta con Provaci ancora prof 3, non delude le aspettative. Venerdì si spera che il ritorno di Paperissima regali un po’ di soddisfazioni, ma battere I migliori anni è veramente dura. Sabato rimane ad appannaggio di C’è posta per te, l’unico programma che non risente della crisi.
Se a questi annunci aggiungiamo la chiusura di Pomeriggio Cinque, a novembre, a causa dei bassi ascolti (14% di share, contro il 24% de La vita in diretta), Il milionario che continua a perdere contro L’eredità e la battuta d’arresto di Amici di Maria De Filippi nel pomeriggio domenicale contro L’arena di Massimo Giletti, possiamo veramente parlare, possiamo parlare di una caporetto per la rete ammiraglia Mediaset. (fonte)

Premesso che di tutte le trasmissioni elencate nell'articolo non ne conosco neppure una, se non per sentito dire, trovo che sia comunque rincuorante questa cosa. Un trend che fa ben sperare in un lento ma progressivo risveglio e "ritorno alla vita" della gente. Una specie di presa di coscienza che la televisione ha finito un ciclo, è alla frutta, non ha più niente da dire (ne ha mai avuto?) né da dare (idem).

Un ciclo che sta terminando per mano esclusiva di sé stessa, ormai incapace di proporre qualcosa di innovativo, incapace di rischiare, di andare controcorrente. E la gente piano piano comincia ad accorgersene, a svegliarsi, a rompersi le scatole di pubblicità (anche dove si paga il canone), spot, televendite cretine fatte da imbonitori della peggior risma, trasmissioni piene di luccichii e pailettes ma irrimediabilmente vuote, che non trasmettono niente. Una televisione che nell'ultimo ventennio ha avuto un ruolo principe nella corsa all'anestetizzazione di massa delle coscienze e nell'uccisione sul nascere dello scopo principe per cui è stata creata: informare, non solo intrattenere.

Ma come può svolgere al meglio un ruolo così delicato e importante - quale è quello di informare correttamente - una televisione che nella sua versione privata è in mano a uno che è anche Presidente del Consiglio mentre nella sua versione pubblica da decenni viene politicamente lottizzata a seconda di chi governa? Semplice: non può. Ecco il motivo per cui continua, escluse poche eccezione, a riempirci di telegiornali che raccontano balle e di trasmissioni condotte da presentatori scendiletto.

Beh, forse la festa sta per finire.

venerdì 10 ottobre 2008

Salviamoli tutti e non se ne parli più

Questo articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

All'inizio era la norma salva-premier, quella che per bloccare un processo solo intendeva bloccarne 100.000. Poi qualcuno si è accorto che forse 100.000 processi rinviati di un anno potevano dare troppo nell'occhio (oltre a provocare la paralisi definitiva del già sconquassato sistema giudiziario) e la cosa è fortunatamente morta lì.

E' arrivato quindi il lodo Alfano, il provvedimento che facendosi beffe dell'articolo 3 della Costituzione rende immuni le 4 più alte cariche dello stato dai processi penali durante la legislatura (tra l'altro, delle 4, solo una è sotto processo - indovinate chi - e quindi non si capisce bene cosa ci sia da immunizzare).

Quindi ha fatto capolino il lodo Consolo, perché giustamente i ministri "normali" si sono detti: "Come, loro sì e noi no? Non è giusto!". Anche questo, palesemente grottesco, è morto sul nascere (unico merito: l'apparente risveglio dal coma profondo del Pd).

Ieri, l'ultima perla partorita da questo governo di stacanovisti, che nel decreto Alitalia ha infilato - quatto quatto - un codicillo (art. 7bis) che modifica la già strapazzata legge Marzano sul salvataggio delle grandi imprese, e che sostanzialmente sospende indefinitamente i processi per i vari Tanzi, Cragnotti, Geronzi, Giacomelli e compagnia bella, cioè i responsabili dei maggiori crac finanziari della storia recente.

Fortunatamente una giornalista, la Gabanelli (quella di Report), ha portato alla luce l'inghippo provocando la reazione di Tremonti ("O va via l'emendamento o va via il ministro dell'Economia"). Detto, fatto. Nel definitivo passaggio alla Camera l'emendamento dovrebbe quindi venire eliminbato.

La domanda sorge spontanea: chi saranno i prossimi da salvare?


Aggiornamento 16,57.

Su alcuni siti internet viene riportato come l'atteggiamento di Giulio Tremonti sia stato un po' ambiguo in tutta la vicenda, in quanto egli stesso appare tra i firmatari - in prima battuta, al Senato - del provvedimento stesso. Scrive ad esempio osservatoriosullalegalita.org:

Attenzione! Tremonti appare tra i firmatari del decreto Alitalia che contiene anche la norma salvacondotto. Ha dichiarato che o la norma veniva cancellata o lui si sarebbe dimesso. Ma alla luce della realtà dei fatti, forse la cosa migliore sarebbe che il governo cancellasse la norma e lui desse le dimissioni, perché delle due l’una: o Tremonti sapeva della norma e dei suoi effetti nefasti sui processi in corso ed allora ha firmato consapevolmente (e quindi non e’ il caso che rimanga al suo posto per sua stessa dichiarazione) oppure ha firmato senza rendersi conto di quello che firmava. Ed allora abbiamo un ministro che firma a cuor leggero qualsiasi cosa che gli venga messa sotto il naso. Meglio per noi tutti, vista l’attuale situazione di tempesta finanziaria ed economica, che il suo posto sia occupato da persona più accorta.

Pendiamo atto.

giovedì 9 ottobre 2008

Crisi finanziaria, diversità di vedute tra la tv e internet

Se non avete trascorso gli ultimi 15 giorni in qualche landa desolata fuori dal mondo, vi sarete sicuramente accorti che è in corso una crisi finanziaria globale di dimensioni tutt'altro che trascurabili. Una crisi che ci viene presentata in tutta la sua gravità, certo, ma che viene però addolcita dalla filosofica calma (apparente) e dalle tranquillizzanti parole dei politici e degli economisti di turno, che da tv e giornali continuano a ripetere che per gli investitori e correntisti italiani non c'è alcun pericolo, che noi siamo su un pianeta diverso, ecc...

Qualcuno, notoriamente avvezzo a spararle di un certo calibro, qualche giorno fa si è addirittura spinto dove nessuno aveva ancora osato:


Noi, ovviamente, prendiamo per buono tutto ciò che ci viene detto, e quindi siamo sostanzialmente tranquilli, specialmente se in banca abbiamo sul c/c meno di 100.000 €.

Come è noto, però, l'informazione viaggia in genere sempre su due binari separati che raramente si toccano: una è quella che ci arriva da stampa e tv e l'altra è quella che viaggia su internet. Qui, a differenza di quello che accade all'interno dell'informazione "ufficiale", le notizie che circolano in merito alla suddetta crisi sono di un tenore leggermente diverso e di stampo molto più pessimistico circa l'evolversi della situazione.

E' uno dei pochissimi casi in cui spero ardentemente che, almeno per una volta, i "gufi" della rete abbiano torto e la televisione abbia ragione.

Rifarei tutto

Indipendentemente da quale sarà la sentenza, dire "Rifarei ciò che ho fatto", "Rifarei tutto" ecc., cosa che si sente sp...