lunedì 27 ottobre 2008

Caro Silvio...

Caro Silvio,

chi ti scrive è un cittadino come tanti, uno di quelli semplici, che ha una sua vita normale più o meno simile a quella di tanti altri, e che come tutti (o quasi) si sbatte tra le mille cose e le mille incombenze di tutti i giorni: famiglia, figli, lavoro, ecc...

Però, a differenza di alcuni (molti) altri, è un cittadino pensante (o almeno crede di esserlo), che si informa, che riflette, e al quale - conseguentemente - è molto difficile dare a bere qualcosa, e che quindi non ci sta a essere trattato come una pecorella da portare al pascolo. Ovviamente, pur essendo simbolicamente indirizzata a te, questa lettera è rivolta a tutti gli appartenenti alla cosiddetta "casta", termine che non si può ovviamente riferire a una singola categoria, ma che nell'immaginario collettivo identifica ormai inquivocabilmente voi, i politici, quelli a cui gli italiani (escluso me, che alle ultime elezioni non mi sono presentato) affidano regolarmente (non si capisce ancora bene perché) i loro problemi e le loro speranze.

Perché ti scrivo questa lettera? Ecco, vedi, il fatto è che anche tu in fondo sei un essere umano (anche se in passato ho letto qua e là che hai avuto un contenzioso con qualcuno che sta un po' più in alto), e quindi anche tu, ogni tanto, spari le tue belle castronerie o prendi qualche cantonata. Niente di male in tutto questo: "errare humanum est" dicevano gli antichi latini, ricordi? Ora, che nel tuo specifico caso la cosa abbia un andamento ciclico piuttosto frequente è sicuramente casuale, e quindi non stiamo a badarci più di tanto. C'è però qualcos'altro che forse è un tantino più grave e che merita attenzione.

Qualche giorno fa, ad esempio, hai detto che avresti utilizzato le forze dell'ordine per evitare l'occupazione delle scuole in segno di protesta contro la legge di riforma del sistema scolastico; legge voluta dal ministro Gelmini. Ora, non sto a discutere sulla bontà o meno dell'idea, anche se qualche riserva ce l'avrei, quanto sul fatto di non trovare corretto che appena il giorno seguente tu te ne sia uscito fuori smentendo di aver detto questa cosa. Non sta bene nei confronti dei tanti che hanno sentito chiaramente quello che hai detto.

Vedi, a mio modesto parere, questo atteggiamento (che qualcuno dice essere frutto di una precisa strategia) non è segno di maturità o di responsabilità, perché negare di fronte all'evidenza appartiene ai bambini dell'asilo o delle elementari. Probabilmente - ipotesi - tu hai contato sul fatto che giornali e tv, riportando la tua smentita, non avrebbero mai fatto la "fatica" di confrontare le tue dichiarazioni di oggi con quelle di ieri (come non hanno, eccetto pochi casi, effettivamente fatto); e poi, via - avrai sicuramente pensato -, chi vuoi che si prenda la briga di recarsi in edicola ad acquistare il giornale del giorno prima per comparare le dichiarazioni? E i telegiornali? Quanti lo hanno fatto? Ovviamente nessuno.

Probabilmente tu ancora non lo sai perché di queste cose ci capisci poco (non ti arrabbiare, l'hai detto tu, ricordi?), ma c'è oggi un mezzo alla portata di tutti che a tutti consente di fare proprio quel lavoro che dovrebbe essere appannaggio di un'informazione libera e coerente: e cioè mettere a nudo le vostre contraddizioni. Tu hai detto che sei un anziano signore che ancora scrive a mano su fogli di carta i suoi discorsi e i suoi interventi. Istintivamente mi chiedo, con queste prerogative, come possa tu occupare il posto che occupi; ma a parte questo quale è la differenza tra noi due? Anche io ho l'abitudine di scrivere (e parecchio, come puoi vedere), ma a differenza di te non scrivo su fogli di carta che possono andare a finire nel cestino o, nella migliore delle ipotesi, essere chiusi in un cassetto a impolverarsi; ma su un blog, un posto dove le cose rimangono a futura memoria. Così come a futura memoria rimane (in rete) ogni vostra dichiarazione e relativa smentita.

Ecco perché non è bello che tu faccia così. Perché al massimo potrai darla a bere a chi si fida esclusivamente della tv o dei giornali, ma difficilmente potrai ingannare gli altri. E' così, purtroppo (si fa per dire); e bisogna che tu e tutti quelli della cricca cominciate a mettervelo in testa. Oggi i governi e i partiti non hanno più il controllo dell'informazione come poteva essere anche solo fino a 10 o 15 anni fa, perché l'informazione la fanno (e la cercano) i cittadini. E ti assicuro che non è per niente complicato: basta un pc e un collegamento a internet. Punto. Lo so, l'idea non ti piace, altrimenti non avresti denunciato Google, e non ti posso biasimare. D'altra parte mi rendo conto che cominciare a dover misurare quello che si dice perché in qualsiasi momento può venir pubblicamente smentito, è un esercizio che richiede un certo impegno. Coraggio, vi abituerete. Anche perché è ora che cominciate (anche per evitare figuracce future) a rendervi conto che sono sempre di meno i cittadini disposti a farsi abbindolare dai comunicati stampa di palazzo Chigi.

Quando ti sei accorto di averla sparata troppo grossa, sarebbe stato sufficiente che il giorno dopo avessi detto semplicemente: "Scusate, mi sono sbagliato, non pensavo quello che ho detto". Non trovi che avrebbe fatto un effetto migliore sull'opinione pubblica e ti avrebbe reso un po' più simpatico anche a quelli che non ti possono vedere a causa della tua supponenza?

Prometti che la prossima volta ci penserai?


Con simpatia (insomma...),

Andrea Sacchini.


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