domenica 7 novembre 2021

Due o tre cose

Quando dialogo con qualcuno ho l'abitudine di aspettare che quel qualcuno, chiunque sia, finisca di parlare prima che io ribatta. La differenza tra me e il mio interlocutore è che, tranne poche eccezioni, lui non aspetta che io finisca di dire la mia per poi replicare, no, lui comincia a replicare prima che io abbia terminato di ribattere. Questo atteggiamento, diffusissimo, lo trovo molto fastidioso, oltre che connotato da una certa maleducazione. Quando facevo le medie ricordo che una volta l'insegnante di italiano ci disse che una delle principali norme di buona educazione è non interrompere chi sta parlando. Non dico questa cosa per farmi bello o per dire quanto sono bravo, quanto sono educato io che non interrompo e cose così; non mi frega assolutamente niente, lo dico solo perché si tratta di una mia abitudine, tutto qua. Tuttavia, controbattere interrompendo è un atteggiamento comprensibile, specie quando il dialogo ha per oggetto un argomento su cui io e il mio interlocutore siamo in disaccordo. Io non interrompo, come ho detto, ma non posso negare che la tentazione di farlo, ogni volta che il mio interlocutore espone concetti con cui non concordo, c'è, ed è anche piuttosto pressante. 

Mi chiedevo perché, in genere, le persone non facciano altrettanto e una possibile spiegazione che mi sono dato potrebbe essere nel fatto che i miei interlocutori guardano la televisione, cosa che io ho abolito da tempo. Guardo volentieri film e serie TV su internet, ma questo è un altro discorso. Non guardo la televisione generalista e in particolare evito come la peste i talk show. I talk show sono quella perversa forma di comunicazione dove ci sono due o più persone che dibattono tra loro e lo fanno in modo scomposto, interrompendosi continuamente a vicenda e facendo a gara, spesso, a chi alza maggiormente la voce. Questo modo di interloquire è la regola, o almeno era la regola quando i talk show li guardavo io, oggi non so. Siccome la televisione è purtroppo una grande maestra e una subdola veicolatrice di modi di pensare e di atteggiarsi, la pessima abitudine di interrompere chi sta parlando potrebbe nascere proprio da lì, come inconscia emulazione di atteggiamenti che la scatola magica propina ogni giorno. Però non lo so, è una idea che mi è venuta così, prendetela per quello che vale. In ogni caso, la mia vecchia professoressa di italiano avrebbe parecchio di ridire, oggi, riguardo al dilagare di questa sgradevole abitudine.

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Da un paio di giorni Blogger ha deciso di eliminare le notifiche via mail dei commenti lasciati nei blog ospitati su tale piattaforma, come quello su cui state leggendo queste righe. Me ne sono accorto casualmente andando nella bacheca di controllo del blog alla sezione "commenti", dove ho appunto trovato commenti di alcuni lettori che Gmail non mi aveva notificato. Ho fatto un giretto nella sezione delle impostazioni e ho scoperto che, effettivamente, l'opzione di notifica via mail non esiste più. Peccato, era di una certa comodità, soprattutto perché, arrivandomi una mail con relativa notifica sonora a ogni commento, avevo la possibilità di replicare in maniera più celere. Ignoro i motivi di questa scelta di Blogger ma mi adeguo, che altro posso fare?

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Ho terminato il saggio Il tribunale della storia, di Paolo Mieli, e ho iniziato il romanzo L'assassinio del commendatore, dello scrittore giapponese Haruki Murakami. Il libro di Mieli mi è piaciuto abbastanza (di alcune vicende narrate nel saggio ho parlato in qualche post su queste pagine), ma mi è piaciuta soprattutto la morale che sottende l'intera opera (ebbene sì, anche i saggi possono avere una morale), e cioè che la storia, così come la scienza, non è mai definitiva ma è sempre relativa. Le vicende storiche, cioè, molto spesso, in seguito a scoperte di nuovi documenti o nuove fonti possono risultare diverse da come sono arrivate a noi o da come noi le abbiamo sempre conosciute. Nuove indagini, nuove scoperte, nuovi approfondimenti, nuovi studi possono a volte ribaltare totalmente fatti e vicende ormai dati per assodati. Per quanto riguarda Murakami, il romanzo in questione non è un poliziesco o un noir, come potrebbe sembrare dal titolo. L'assassinio del commendatore è il nome di un quadro, oltre che il titolo del romanzo, e la vicenda narrata nel corposo libro (oltre 800 pagine) è caratterizzata da tinte psicologiche e drammatiche. Ho letto solo un centinaio di pagine, finora, e lo sto trovando molto interessante soprattutto perché mi riconosco in molti aspetti caratteriali del protagonista, un pittore solitario che ama passare le sue giornate in casa a dipingere.


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Oggi piove. Le domeniche piovose sono sempre gravemente malinconiche, ma i libri sono sempre un buon rimedio. Qua a Santarcangelo è iniziato il periodo confusionario della fiera di San Martino, e oggi, prima domenica del mese, ci doveva essere anche il tradizionale mercatino dell'usato, dove su certe bancarelle di libri ho trovato a volte vere e proprie chicche. Invece piove, quindi immagino che non ci sarà niente. Peccato, un giretto l'avrei fatto volentieri.

8 commenti:

Guido P. ha detto...

I talk show ormai anch'io li evito come la peste: una delle robe più inutili e snervanti che ci propina la tv generalista.
Sai che di Murakami ho un po' di cose ancora da leggere? Mi fermai tempo fa a "1Q84", che mi rapì letteralmente per buona metà dell'opera, per poi deludermi, e tanto, nell'ultima parte...

Gwendalyne ha detto...

A me le notifiche via email dei commenti risultano ancora attive: mi è arrivata quella del tuo commento di stamattina, e pure quella della risposta che ho inviato poco fa. Boh...
A proposito del modo di comunicare nei talk show, ecco un battibecco a suo modo esemplare tra l'ineffabile Paolo Brosio e il virologo Fabrizio Pregliasco, che di solito è oltremodo pacato ma questa volta ha perso proprio le staffe!

Andrea Sacchini ha detto...

Di Murakami avevo letto in passato After dark e non mi era dispiaciuto. Questo per ora mi sta piacendo molto, ma 840 pagine sono tante, quindi ha ancora tutto il tempo per... diventare brutto :-)

Andrea Sacchini ha detto...

A me, invece, non funzionano più, e nella dashboard, seguendo il percorso "impostazioni" > "commenti" > "email per notifica commenti", mi compare questo form che non è né cliccabile né compilabile, mentre una volta lo era.
Ho fatto qualche ricerca per vedere se qualcun altro ha segnalato questo problema ma non ho trovato niente. Peccato, era comodo.

Per quanto riguarda Brosio, che dire? Io penso che il tutto sia dovuto all'esperienza traumatica della mole di "maltrattamenti mediatici" di cui l'ha sommerso Emilio Fede ai tempi in cui era cronista di strada per il tg4. Non vedo altra spiegazione :-)

Se vuoi tienimi aggiornato, se per caso la faccenda della scomparsa delle notifiche via mail dovesse capitare anche a te. Grazie.

Sara ha detto...

Ciao Andrea, forse ti riferisci a me? Potrebbe essere benissimo, perchè è la modalità di comunicazione che mi sembra più immediata, ma è al tempo stesso un limite di quando ci si rapporta all'attraverso lo schermo.

Andrea Sacchini ha detto...

No, non mi riferisco a te, mi riferisco a tutti quelli che commentano qui sul mio blog. Fino a qualche giorno fa, ad ogni commento che veniva lasciato mi arrivava una mail che me lo notificava, anche sul cellulare, ora il collegamento con le mail non c'è più e i commenti li vedo solo quando apro il blog.

Flo ha detto...

Per ora a me le notifiche arrivano. Spero che continuino, altrimenti mi perderò tutto il bello

Andrea Sacchini ha detto...

A me non arrivano. In realtà non è un problema grossissimo perché le vedo dalla bacheca di blogger. La differenza sta nel fatto che prima, tramite la notifica sonora della mail, li leggevo subito, ora per vederli devo aprire la bacheca di Blogger. Il tuo qui sopra, ad esempio, l'ho visto ora; se ci fosse ancora la notifica via mail l'avrei letto subito. Vabbe'...

Ritrovamenti

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