mercoledì 17 novembre 2021

La scuola breve

Mi è capitato sott'occhio questo articolo del Post, dove si parla di un decreto governativo tramite il quale si vorrebbe estendere la sperimentazione del cosiddetto "liceo breve", ossia la possibilità di conseguire la maturità con un ciclo di studi di quattro anni invece dei canonici cinque. Non entro nel merito delle motivazioni che spingono, da anni, vari governi a muoversi in questa direzione, mi limito solo a chiedermi come si possa pensare di diminuire l'istruzione in un paese, il nostro, dove il tasso di ignoranza è più alto rispetto a tutti gli altri paesi d'Europa.

Non è un assunto retorico. Questa classifica viene redatta ogni anni dall'istituto Ipsos e la rilevazione pubblicata nel 2018 ha certificato che l'Italia è il paese col maggior tasso di ignoranza in Europa, ed è addirittura al dodicesimo posto nel mondo. Ignoranza intesa nel senso letterale del termine, cioè la non conoscenza delle cose del mondo. Come se non bastasse, qualche anno fa l'Ocse aveva certificato che gli italiani sono all'ultimo posto in Europa nella comprensione di un testo scritto. Che non significa non sapere leggere, ma leggere senza capire ciò che si legge. Basterebbe solo questo a spingere verso un allungamento del periodo scolastico e magari a un aumento della qualità dell'offerta formativa. E invece, di fronte a questo dramma, cosa si fa? Si pensa di accorciare ulteriormente la scuola.

Sorrido pensando a chi blatera continuamente di democrazia. Come possiamo pretendere di essere un paese democratico senza cultura? Senza cultura non può esserci democrazia, questa cosa la diceva già Platone. Se non si ha conoscenza delle cose non dico del mondo, ma almeno del proprio paese; se non si hanno le basi per capire le dinamiche degli accadimenti di una società che è sempre più complessa, come si può essere in democrazia? Mancanza di cultura significa mancanza dei basilari strumenti per capire la differenza tra un politico e un imbonitore. Poi, dopo, non è che ci si può lamentare della qualità della classe politica o del fatto che sui vaccini si preferisce ascoltare Red Ronnie o la signora Brigliadori piuttosto che uno scienziato.

Boh, non so, non vedo prospettive rosee per il futuro.

24 commenti:

  1. Solo una cosa: i Paesi che ci "battono" hanno scuole superiori di 4 anni. Maggiore durata non è sinonimo di migliore qualità.

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    1. Probabilmente è solo un aspetto del problema, anche perché, comunque, il progetto ha coinvolto un numero molto limitato di scuole. Magari le cause sono da ricercare anche altrove. Credo sia significativo, ad esempio, anche il fatto che nel nostro paese si legga pochissimo. Non ricordo i dati precisi, ma mi sembra di ricordare che la stragrande maggioranza degli italiani non legge nemmeno un libro all'anno. Insomma, il disastro culturale del nostro paese ha probabilmente molte cause.

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  2. Pessimisticamente parlando, la progressiva eliminazione della cultura è propedeutica all'eliminazione della democrazia. L'unico motivo che spinge qualunque nostro "governo", e anche quello attuale merita in pieno le virgolette, in ogni caso è far quadrare i conti "perché ce lo chiede l'europa", così si va a tagliare sempre sulle solite cose: istruzione e cultura, trasporti, sanità, pensioni, lavoro.

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    1. Quanto scrive Daidum mi trova d'accordo.
      Dopo anni di tagli,rari concorsi, mancate assunzioni di personale, ministri improvvisati, stipendi ed insegnanti non adeguati, di mancanza di materiale didattico, di materie eliminate e di svilimento dell'istruzione, come stupire del nostro rimanere indietro? Un tempo eravamo all'apice, tanto che nelle nostre scuole arrivavano delegazioni straniere atte ad apprendere metodi virtuosi. Ora no. Amen.
      Ciao.

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    2. Sì, è così, Sari. La scuola, assieme alla sanità e ad altri servizi pubblici, cade regolarmente sotto la mannaia dei famosi "tagli lineari" che ogni governo impone per tentare di fare quadrare i bilanci. Triste ma è così.
      Ciao Sari.

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  3. Ieri sera era tardi e ho scritto solo una cosa al volo. Ora argomento meglio.

    La scuola obbligatoria e finanziata dallo stato ("gratuita" non rende giustizia all'investimento di soldi pubblici) è nata più per soddisfare le esigenze di un sistema produttivo in evoluzione che per questioni etiche: alle classi dirigenti fa molto comodo avere una massa di analfabeti incapaci di leggere un testo scritto e farsi un'idea autonoma. Tanto è vero che le scuole destinate alla formazione delle classi lavoratrici (uso questa orrida definizione solo per farla breve: lavorano anche gli appartenenti alle classi dirigenti!) non davano (e non danno neppure ora) molto spazio a quelle discipline che più di altre insegnano ad analizzare criticamente tesi e testi: filosofia, latino, matematica...
    Sī: matematica. Se studiata bene, la matematica insegna eccome ad analizzare criticamente tesi e testi; però non viene insegnata bene: nella stragrande maggioranza delle scuole viene presentata come una collezione di regole da imparare a memoria e da applicare "perchè si fa così" Si comincia a vedere qualcosa alla fine del liceo, per poi scoprire tutta la sua ricchezza solo all'università ma a quel punto i giochi sono fatti: se non sei dentro, sarai per sempre fuori!

    Detto questo, e per tornare a bomba, non è tanto questione di liceo di 4 o 5 anni, dipende da cosa ci metti dentro. In Europa si diplomano a 19 anni praticamente solo i ragazzi italiani ma i risultati di un anno di formazione in più sono deprimenti.
    Qualcuno sostiene che non sia a causa di una minore preparazione, ma per via di una minore preparazione ai test a crocette. Non credo.
    Forse, più banalmente, la nostra scuola focalizza l'attenzione sul passato; al liceo ho studiato gli Ittiti e "Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti", ma niente del secondo dopoguerra, niente Calvino o Pasolini o Pavesi, niente problem solving, niente fisica/chimica quantistica con le loro implicazioni filosofiche sulla natura del mondo e della conoscenza, niente coding. A 18 anni e mezzo non ero pronta a vivere nel mio mondo.
    Esempio scemo: la geografia studiata alle medie.
    In Italia si prende il libro e si comincia a studiare, Paese per Paese, quello che c'è scritto sopra.
    In UK l'insegnante assegna a ciascun ragazzino un paese con il compito di preparare una brochure per un'agenzia turistica. Il ragazzino in questione va in rete (in rete😳), sceglie i materiali, compone i suoi testi con powerpoint o cose simili, finendo poi per presentare alla classe il risultato del suo lavoro. Cosa ha imparato? Sa qualcosa solo di un Paese mentre i nostri sanno qualcosa di tanti Paesi, giusto?
    No: sbagliato.
    A parte il fatto che il ragazzino inglese si è divertito, e è stato creativo e autonomo (ha "scelto" i materiali, ha "impostato' una presentazione scritta e orale...), a parte tutto questo, il ragazzino inglese ha soprattutto imparato a cercare e selezionare le informazioni che gli servono, e questa abilità vale più di tutte le capitali e tutti i fiumi imparati a memoria.

    Non importa se la scuola dura 4 o 5 anni, dipende da cosa ci metti dentro. Non basta accorciare di un anno la scuola superiore italiana, è necessario ripensarne gli obiettivi.

    Ieri ho scritto una frase, oggi un papiro 😩 chiedo venia

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    1. Non vedo di cosa ti debba scusare. Il problema è che non posso replicare perché ho i minuti contati (sono in pausa pranzo al lavoro). Lo farò nel pomeriggio con calma.

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    2. >alle classi dirigenti fa molto comodo avere una massa di analfabeti incapaci di leggere un testo scritto e farsi un'idea autonoma

      Questo è sicuramente vero. E la dimostrazione credo stia nel fatto che i paesi culturalmente più avanzati sono quelli con una classe politica di maggiore qualità. Penso ad esempio alla Francia o alla Norvegia, paesi culturalmente più avanti di noi e in cui si legge tanto. Ma anche la Germania è messa così. La cultura fa sempre la differenza.

      >il ragazzino inglese ha soprattutto imparato a cercare e selezionare le informazioni che gli servono, e questa abilità vale più di tutte le capitali e tutti i fiumi imparati a memoria.

      Verissimo. Non ricordo chi l'abbia detto (forse Umberto Eco ma non sono sicuro): cultura non è sapere a memoria nomi di fiumi o date di nascita dei personaggi storici, ma è avere la capacità e l'abilità di sapere reperire l'informazione che serve nel momento in cui serve.

      >Non importa se la scuola dura 4 o 5 anni, dipende da cosa ci metti dentro

      Vero anche questo. Il dubbio che ho io è che, nel caso italiano, un accorciamento temporale dei cicli scolastici non corrisponda a un miglioramento della qualità dell'offerta scolastica. Ma magari sbaglio. Comunque grazie delle delucidazioni su come funziona la scuola in UK, non lo sapevo. Ho imparato una cosa nuova.

      Ciao :-)

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  4. Neanch'io vedo prospettive rosee...
    Tra l'altro proprio stamattina, a Prima Pagina di Radio 3, Tonia Mastrobuoni ha letto quest'articolo gustosissimo dal quotidiano Domani. Purtroppo non è leggibile in chiaro, ma se riesci a reperirlo te lo consiglio vivamente:

    https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/lappello-contro-gli-scritti-allesame-mostra-che-e-necessario-mantenerli-rm4atqan

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    1. Proverò in qualche modo. Grazie Siu ;-)

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    2. Purtroppo non sono riuscito a leggere l'articolo, Siu, ho letto solo l'inizio, dove si parla di un appello rivolto dagli studenti del quinto anno al Ministro dell'istruzione affinché vengano tolte le prove scritte dall'esame di maturità.
      Io, sinceramente, sarei per l'abolizione dell'esame di maturità tout court. I dati dicono che, in media, all'esame di maturità viene promosso il 99,7% di chi lo sostiene. In pratica vengono promossi tutti. Ma che senso ha? A me viene da pensare che in quel 99,7% ci siano sia quelli che si sono impegnati, che hanno studiato, sia quelli che non hanno mai avuto voglia di fare niente ma sono stati promossi lo stesso. Ma se uno studente studia, si impegna, magari perde delle notti di sonno per farlo, e poi vede che il suo amico che invece di studiare è andato tutte le sere a ballare e viene promosso lo stesso, come può essere incentivato a impegnarsi? A me sembra che un esame di Stato in cui tutti vengono promossi, e l'impegno e la fatica valgono quanto il menefreghismo, sia una farsa. Quindi, tanto vale abolirlo.

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    3. Ti segnalavo l'articolo perchè analizza il testo di quell'appello in modo puntuale e divertente, rilevando con acutezza tutte le manchevolezze che contiene quanto a grammatica, sintassi, punteggiatura ecc., così mettendo in evidenza che proprio chi chiede l'abolizione della prova scritta dimostra di non saper scrivere correttamente.

      Il discorso sull'esame di maturità è complesso... Premesso che lo studente che va tutte le sere a ballare invece di studiare, all'esame almeno in teoria non dovrebbe essere ammesso, resta il fatto che se da un lato è vero che l'esame di maturità non ha più una vera utilità, dall'altro è o dovrebbe essere l'unica prova seria e impegnativa che un giovane si trova a dover affrontare, e in questo senso mi sembrerebbe ancora auspicabile e necessario. Insomma c'è da discutere...

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    4. In effetti sì, l'argomento è complesso. Per quanto riguarda l'abolizione della prova scritta, il fatto che a chiederlo siano anche quelli che hanno poca dimestichezza con scrittura mi fa sorridere. È un po' come se tutti quelli che hanno difficoltà a guidare chiedessero che venisse abilito l'esame per il conseguimento della patente. È un sorriso amaro, ovviamente.

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  5. Sono contrario a qualunque riduzione dei corsi di studi, manovre fatte, si diceva in origine, per allinearsi a un'Europa che di allineato ha soltanto la moneta unica, e forse manco quella.
    Non si possono trasmettere le nozioni necessarie riducendo i tempi, tanto in campo scolastico quanto universitario, dove corsi di laurea dai piani di studi quinquennali prestigiosi (faccio l'esempio di Ingegneria che ho seguito) sono stati ridicolizzati con un 3+2 dove dopo 3 anni hai una frettolosa infarinatura per forza di cose teorica, mentre nel +2 riprendi gli argomenti - tanti! - accantonati! Come si fanno ad acquisire in un anno accademico le nozioni di 12 esami propedeutici alle materie professionali?? Grazie al cielo ho terminato i miei studi discutendo la tesi nella penultima sessione disponibile per lauree quinquennali, avessi tardato un po', avrei discusso con i primi 3+2 e il mio corso di studi sarebbe stato "convertito" con una necessaria operazione "di segreteria" per accedere alla seduta.

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    1. In linea di principio anche io sono contrario a qualsiasi riduzione dei corsi di studio. Potrei essere favorevole in caso si dimostrasse che, effettivamente, i quattro anni invece di cinque delle superiori fossero organizzati in modo da compensare qualitativamente l'accorciamento. Ma ho pochissima fiducia che ciò possa avvenire.

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    2. Avevo letto di un progetto, anni fa, che in definitiva mirava strizzare in 4 anni il programma di 5.
      Una fesseria.
      Il punto è che non è la durata, a essere diversa, sono gli obiettivi. E, finché non si decide di affrontare questo aspetto, ogni tentativo di allineamento con gli altri Paesi europei sarà fallimentare.
      Aggiungo che, a mio parere, questo allineamento è fondamentale: la concorrenza nel mercato del lavoro é feroce, non possiamo giocarcela se partiamo in svantaggio (i ragazzi inglesi si laureano a 21 anni. I nostri?)

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    3. C'è da dire, comunque, che anche l'Europa viaggia in ordine sparso ed è frammentata. Leggo nell'articolo del Post che ho linkato: "L’Europa si divide in sostanza a metà tra paesi in cui il ciclo scolastico si conclude a 18 anni, per esempio Francia e Spagna, e paesi in cui si conclude a 19, come gli stati scandinavi."

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    4. In alcuni l'obbligo inizia dai 7 anni... Insomma, avanti in ordine sparso (alla faccia dell'unità)

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    5. Se la scuola non è competitiva nello sfornare competenze non dipende tanto dalla durata dei corsi ma dalla passione e professionalità dei docenti. Parlo per esperienza diretta da ex studente e ora docente in corsi di formazione... Per molti insegnare a scuola equivale a ottenere innanzitutto il famigerato posto fisso, eppure nei concetti disseminati nelle discipline dei 24 CFU si parla di tutt'altro!

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  6. Sono anni che ci sono i licei senza il latino e la filosofia,ma vuoi mettere la soddisfazione di poter dire "mio figlio va allo scientifico"?

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    1. Eh, le care vecchie materie umanistiche sulla via dell'estinzione...

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    2. Un attempato medico prossimo alla pensione, conosciuto un paio di anni fa, sosteneva "Se non hai fatto il Classico non hai imparato niente che ti serve davvero nella vita." 😁

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    3. Salvini e Di Maio hanno fatto il classico.

      Se fosse una scuola così formativa, avremmo la migliore classe dirigente del mondo...

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  7. Il problema non sono tanti gli anni ma i contenuti. I ragazzi hanno poca cultura perchè non hanno voglia di studiare e di leggere. Sono nati stanchi. Quindi diciamo che per un procedimento inverso, a parte rare situazioni, si sta andando verso l'ignoranza sociale. Saranno sicuramente più manovrabili e alla massoneria va bene così. E' stato già tutto pianificato.
    Mi dispiace solo che i pochi ragazzi che eccellono nelle materie manuali non siano aiutati in quel senso. Nell'alberghiero le ore di cucina sono ancora fortemente inferiori all'italiano e alla preparazione alla vita.

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