Quelli del Post, in seguito alle polemiche nate dopo l'uscita del ministro Cingolani, hanno pubblicato un riassunto fatto molto bene della storia delle guerre puniche. Non so come faccia a dire, il ministro, che a scuola si studino quattro volte, a me pare a malapena di averne sentito parlare una volta sola, e neppure sono sicuro se alle medie o alle superiori. Ricordi molto vaghi, comunque, e principalmente legati alla celeberrima impresa di Annibale e i suoi elefanti che, partendo dalla Spagna, arrivarono qua da noi attraversando la catena alpina e arrivando poi fino in Puglia.
Per quanto riguarda l'uscita del ministro, non si capisce il motivo di tanta polemica. Ha semplicemente detto ciò che ormai sanno anche i sassi, e cioè che studiare le guerre puniche, e in senso lato la storia, oggi non serve a niente, dal momento che abbiamo strutturato la società in modo che la cultura umanistica sia considerata qualcosa meno di un inutile e fastidioso orpello. Anni e anni fa, quando Giulio Tremonti disse che con la cultura non si mangia, rese perfettamente l'idea di questo. Discorso chiuso.
Se l'intento fosse stato quello di promuovere l'istruzione tecnica, poteva esprimersi in modo meno rozzo.
RispondiEliminaBeh, è un ministro, non è che si possa pretendere chissaché
Elimina😂😂😂
EliminaAbbiamo visto di peggio!
EliminaPersonalmente mi sono sentita dire a un tavolo sindacale da un sindacalista che la mia laurea (filosofia) non vale niente. Ora che ci penso, potevo menarlo.
Menarlo non so, ma temo che il sindacalista avesse ragione (e lo dico con rammarico, intendiamoci). Guardiamo la realtà. Uno, oggi, si laurea in filosofia, e poi? Fino agli anni Sessanta o Settanta chi laureava in filosofia avrebbe avuto buone probabilità di incappare in un concorso e di andare a fare il professore di filosofia in un liceo. Oggi chi si laurea in filosofia sa già in partenza che non farà mai il professore di filosofia. Non dico che una laurea in filosofia offra solo questo sbocco, certo, ma quali altri?
EliminaAl sindacalista io risposi che potevo pur sempre fare il segretario nazionale della Cgil o il ministro dei Beni Culturali ( quelli in carica all'epoca in effetti avevano questa laurea).
EliminaSo solo che le accise per i risarcimenti di tali guerre gravano ancora sui carburanti.
RispondiElimina😁
EliminaAhahah
EliminaVorrei dire giusto due cose.
RispondiEliminaLa prima: sarebbe ora di superare la classificazione della cultura in "alta" (la classica, col suo latinorum, il greco e tutte le varie storie -della letteratura, della filosofia, di quello che ti pare) e tutto il resto, come se tutto il resto fosse robaccia per poveretti. Se si parlasse di cultura tout court, il discorso del ministro non servirebbe più.
La seconda: con la cultura non si mangia, ma si vive. Senza cultura (umanistica E scientifica) la vita sarebbe solo una successione di giorni.
Avrei anchebun punto 3 (la filosofia) e un 4 (la matematica è scoperta o invenzione?) e anche un 5 (che relazione c'è fra matematica e filosofia?) ma vi risparmio.
Per ora 🙃
Perché ci risparmi? A me interesserebbe un sacco :-)
EliminaOK, long story (not so) short.
EliminaDi tutta la cultura sedicente classica, l'unica disciplina che vorrei vedere obbligatoria a partire dalle elementari (sic) è la filosofia. Non la storia della filosofia, la filosofia quella vera, fatta di domande difficili (oppure di domande facili ma analizzate a fondo, tanto da renderle difficili), di tempi di riflessione lunghi, di dibattiti aperti e liberi, di argomentazioni rigorose.
Ho visto questo approccio sia in Francia (la prima prova della maturità francese è un tema di filosofia) che in UK; in quest'ultimo Paese, in particolare, si analizzano i grandi temi (epistemologia, morale, eccetera -qui un esempio https://www.aqa.org.uk/subjects/philosophy/a-level/philosophy-7172/subject-content) sia nella loro evoluzione storica sia usandoli come temi di discussione personali. E si scrivono testi, argomentando le proprie personali posizioni (Esiste la conoscenza innata? È moralmente accettabile massimizzare l'utilitarismo? sono esempi tratti da prove d'esame).
La filosofia con la sua logica porta dritto dritto allo sviluppo della matematica, che ne è uno dei frutti più squisiti: tutta la matematica è stata elaborata (non scoperta, a mio avviso) da menti straordinarie, basandosi su pochissimi assiomi e operando su questi con logica rigorosa. Una delle meravigliose opere del genio umano delle quali parlavo di là.
Ho letto da qualche parte (se ritrovo la fonte, la aggiungerò in calce) che, alle grandi domande, l'umanità ha risposto prima coi miti (le risposte magiche), poi con le religioni (le risposte trascendenti), poi con la filosofia (le risposte immanenti). Filosofia che è diventata scienza a mano a mano che le nostre capacità di osservazione e manipolazione della realtà si affinavano. E man mano che si affinava il linguaggio necessario alla descrizione dei fenomeni naturali: la matematica appunto.
Ancora alla fine del XVII secolo, Newton intitolava il suo libro "Principi Matematici di Filosofia Naturale", a lui non fregava niente di distinguere fra cultura classica e cultura scientifica: la cultura è cultura e basta (e a Oxford ci sono corsi di laurea in "Matematica e Filosofia" e "Fisica e Filosofia" per la stessa ragione.)
Aggiungo solo che, quando i bambini si pongono delle domande, poi cercano anche le risposte; sarà per questo che agli adolescenti la scuola non piace più, perché gli si forniscono risposte anziché porre domande?
Ho abusato delle tua pazienza, e sono pure andata fuori tema 😩
Non hai abusato della mia pazienza, ma ho letto il tuo commento solo adesso, mentre sono praticamente già tra le braccia di Morfeo. Domani, con calma (e con più lucidità) proverò a replicare.
EliminaCiao.
>l'unica disciplina che vorrei vedere obbligatoria a partire dalle elementari (sic) è la filosofia
EliminaAnch'io. Invece si studia, quando si studia, solo alle superiori e in maniera abbastanza "leggera". Probabilmente perché è, apparentemente, materia complessa. Mi ricordo una cosa che amava ripetere Gianni Rodari: Non date ai bambini problemi semplici, ché quelli li sanno risolvere tutti, date a loro problemi difficili.
>quando i bambini si pongono delle domande, poi cercano anche le risposte
Certo, e quelle risposte bisogna fornirgliele, anche se non si sa cosa rispondere. In un libro di Umberto Galimberti ho letto una volta una storia. Due mamme camminano per strada a Milano, una di esse accompagna per mano il figlioletto di pochi anni. A un certo punto il bimbo chiede a sua madre: "Come fa a esistere Dio se non ha la mamma?" La madre ride e fa all'amica: "Vedi che figlio intelligente che ho?" Ma non sa cosa rispondere e tira dritto. Sbagliatissimo, perché il bambino con quella domanda sta cercando di stabilire il rapporto causa-effetto tra le due cose, e quella risposta gliela devi dare anche se non sai cosa rispondere, perché la spiegazione a ciò che non si capisce aiuta a ridurre l'angoscia e acquistare sicurezza. Tutto questo per dire che non è sbagliato fornire risposte, ma come conseguenza di una domanda, non per eludere la domanda stessa.
Vabbe', sono andato fuori tema anch'io, ma in fondo chi se ne frega? :-)
La meraviglia é che loro cercano risposte, talvolta senza richiederle da noi.
EliminaE, sì, é importante anche saper dire "non lo so, cerchiamo inseme la risposta!"
E io scemo che nella seconda e nella terza guerra punica vedo dei paralleli con la storia attuale...
RispondiEliminaAh sì? Tipo?
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