La sala d'aspetto è deserta, ci sono solo io. In sottofondo c'è una musica suadente, ripetitiva, tipo certe nenie in stile new age. Al di là di una porta si avverte, ovattata, la voce di qualcuno che parla con qualcun altro. Mentre sono seduto qui penso alla sala d'attesa come metafora della vita; anche la vita, in fondo, è come una grande sala d'attesa. Aspettiamo sempre qualcosa, qualcuno, oppure siamo noi stessi oggetto di un'attesa.
Leopardi, nel Sabato del villaggio, descrive come si trascorre un sabato a Recanati, e quell'idillio è anche simbolo dell'attesa della felicità. Io, più prosaicamente, aspetto il mio turno.
Quel quadro con la rosa stazzonata mi incuriosisce.
RispondiEliminaDa amante di piante e fiori, ci sta :-)
RispondiEliminaC'è da augurarsi che i momenti della nostra vita siano un po' meglio di questa sala (..?..) d'aspetto ;-))
RispondiEliminaCiao Andrea!
Forse dipende anche un po' da noi.
EliminaBuongiorno Siu :-)
Occupare i tempi morti, anche con un post filosofico, ed ecco che l'attesa si rianima.
RispondiEliminaAnche se filosofare nel mio caso è una parola grossa :-)
RispondiEliminaBelle le sale d'attesa ai tempi del Covid. Dalle mie parti non lasciano entrare proprio nessuno...
RispondiEliminaDipende dalle strutture, almeno qua. In quelle pubbliche (ospedali ecc.) sono molto rigidi, in quelle private c'è più lassismo. Poi non so se sia così dappertutto.
Eliminabella questa metafora dell'attesa della felicità... ma in fondo è vero
RispondiEliminaTutto sta a vedere se questa felicità alla fine arriverà.
EliminaQuanto tempo che ho trascorso nelle sale d'aspetto per i miei genitori, per me stesso e anche per la mia compagna. Durante la malattia di mia madre ho letto libri interi. Quando tornavo nel mio paese in era pre-covid e accompagnavo mio padre dal dottore mi saliva un'ansia terribile per tutte le domande che ricevevo dai presenti. Ho finito per aspettare fuori :)
RispondiEliminaIn era pre-covid quella di aspettare fuori era una scelta. Ora non più.
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