Sta facendo parecchio rumore, in rete e anche fuori, la notizia che Obama vorrebbe rendere possibile per legge il tracciamento e l'intercettazione delle comunicazioni su internet (e-mail, chat, messaggi sui social network, ecc...). In realtà le cose stanno un pochino diversamente, e mi pare che molti degli allarmi sulla presunta violazione della privacy che porterebbe questa legge, tra l'altro ancora in fase embrionale - non è stata neppure presentata al Congresso -, siano sostanzialmente ingiustificati.
Basta infatti leggere un po' più approfonditamente come stanno le cose, per sfatare alcune leggende che già si leggono in giro. Prima tra tutte quella che questi tracciamenti sarebbero effettuati a discrezione del governo. Balle. Lo scriveva abbastanza chiaramente ieri Repubblica: "L'obiettivo è di imporre a tutti i servizi di comunicazione - tra cui Blackberry, Facebook e Skype - di essere tecnicamente in grado di poter fare intercettazioni sui propri clienti se richiesto dalle autorità".
Per "autorità" non si intende il governo, ma l'autorità giudiziaria, quella che già di sua iniziativa - un po' come accade anche da noi - mette sotto controllo i telefoni di chi ritiene sia implicato in faccende che potrebbero costituire reato. Ecco, se mai questa legge vedrà la luce, obbligherà gli internet service provider a mettere in campo le tecnologie necessarie affinché la magistratura possa intercettare, se lo ritiene necessario, le telefonate sui circuiti Voip, ad esempio. Che è cosa ben diversa dal generico e falsamente allarmistico "il governo potrà intercettare i messaggi privati su internet".
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