lunedì 22 marzo 2010

Il quartier generale racconta/7


Oggi dobbiamo accontentarci di quello che racconta Il Giornale (Libero non esce di lunedì). "Effetto Silvio, il vento è cambiato", titola a tutta pagina il quotidiano del fratello del premier. "La piazza scuote il centrodestra", troviamo invece scritto nell'occhiello. Che il centrodestra abbia avuto una scossa da quello che è successo sabato in piazza è fuor di dubbio. Probabilmente però non è quel tipo di scossa a cui allude il Giornale, e si capisce benissimo da quel "Quanti erano davvero?" pronunciato dal premier appena sceso dal palco. Finché, a mettere la parola fine sulla reale entità dei partecipanti alla manifestazione di sabato arriva oggi lo stesso Maroni: 120, massimo 140.000 e non se ne parli più. Con buona pace dei Cicchitto e dei Gasparri che per una giornata intera hanno voluto cavalcare una polemica che è servita solo a dimostrare la loro ottusità e incapacità di arrendersi pure di fronte alle evidenze. Ma fin qui niente di nuovo. Veniamo adesso a quello che scrive il solito Sallusti nel suo editoriale, perché anche oggi c'è da divertirsi.

"I giornali di ieri hanno sezionato e radiografato la piazza di centrodestra che sabato a Roma ha acclamato Silvio Berlusconi. La prima è stata promossa (persino Scalfari nell'omelia domenicale su Repubblica ne ha riconosciuto il valore), il secondo, ovviamente bocciato. Non sorprende. La prova della malafede e dell'odio sta proprio nel non riconoscere mai, direi a prescindere, il ben che minimo merito all'uomo di Arcore". Ovviamente non è vero: che Berlusconi sia ad esempio il più grande (tele)imbonitore della storia politica in Italia la sinistra l'ha detto spesso. Non è un merito questo? No, perché se ce ne sono altri che si possono evidenziare da quel famoso 1994 in qua, francamente mi sfuggono. "Ieri alcuni esperti della politica italiana hanno bocciato come «buffonata populista» l'intervento di Berlusconi". Perché, era qualcosa di diverso? Una manifestazione che si conclude recitando in coro l'equivalente del Credo che si recita alla messa domenicale non è populismo? "A chiudere il cerchio ci ha pensato Bersani appassionandosi alla polemica su quanti fossero davvero in piazza. Un milione o duecentomila?". Attenzione, perché qui c'è il primo colpo forte della giornata: Sallusti prende in considerazione per la prima volta l'ipotesi che in piazza fossero effettivamente 200.000 (che sarebbe comunque sempre di più di quanto certificato dalla questura e da Maroni). Non è male come mezza ammissione, considerando i titoloni sul milione di ieri.

"Come se la cosa (taroccare le cifre delle manifestazioni è uno sport nazionale inventato dalla Cgil) avesse la ben che minima importanza". Qui Sallusti scopre l'acqua calda, e cioè che ogni organizzazione, di qualunque provenienza e orientamento, ha sempre gonfiato le cifre sulle partecipazioni alle manifestazioni, cifre che regolarmente la questura e/o il Viminale ridimensionano. Cosa verissima. Peccato che l'arguto editorialista eviti accuratamente di menzionare il fatto che non risulta che ci sia mai stato nessuno, a memoria d'uomo (e di cronaca), che abbia messo in dubbio la credibilità di questi organismi, tantomeno dando dell'ubriaco a qualche suo funzionario. Ma al Pdl, si sa, tutto è concesso.

Ma lasciamo l'editoriale di Sallusti e addentriamoci all'interno del prestigioso quotidiano, perché subito a pag. 2 troviamo un articolo del noto docente di Estetica, Stefano Zecchi, dal titolo che è tutto un programma: "Ecco come riesce a stregare la folla". Ve ne riporto un passaggio; il resto, se siete abbastanza forti, potete leggervelo da soli. "Il linguaggio di Berlusconi, quando parla dal palco di fronte al suo popolo, è simile a un petardo: non si capisce dove andrà a cadere, ma si sa perfettamente che esploderà. Chi ascolta, finisce per immedesimarsi nell’oratore, perché è come se partecipasse a un rito di cui egli stesso, con la sua presenza, è una parte decisiva. Questo coinvolgimento elimina la barriera tra la parola e il suo ascolto. È il segreto dei grandi oratori, consapevoli che la loro efficacia dipende dal grado di coinvolgimento del proprio uditorio. Un segreto di pulcinella, ma questo non significa affatto che, svelato l’arcano, si diventi automaticamente abili comunicatori". Bellissima analisi; peccato che la spiegazione sull'immedesimazione di chi ascolta sia un tantino più semplice.

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