mercoledì 17 marzo 2010

Il quartier generale racconta/4


Il principale "sparatutto" di casa Berlusconi - il Giornale appunto - apre oggi in maniera quasi scioccante: "Ecco le telefonate di Silvio". Uno dice: ma come, non ne hanno sempre dette di cotte e di crude contro le intercettazioni? E adesso che fanno, riportano quelle del premier? Beh, in effetti la cosa a prima vista appare abbastanza strana, ma una spiegazione c'è e si trova evidenziata nel cerchietto rosso: "Berlusconi non dice niente di sconvolgente". A dirlo è ancora una volta il buon Sallusti nel relativo articolo. E badate che sotto certi punti di vista ha anche ragione; a ben pensarci, infatti, se si sfoglia la storia giudiziaria del presidente del Consiglio, si vede chiaramente come questo tipo di telefonate non rappresentino niente di nuovo rispetto al suo normale modo di fare. Scrive Sallusti: "Due indagati, Giancarlo Innocenzi dell'Agcom e Augusto Minzolini, direttore del Tg1, interrogati dai pm di Trani negano di avere ricevuto minacce da Silvio Berlusconi per chiudere Annozero. Ai magistrati non basta, e non basta neppure che Santoro sia sempre andato in onda in piena libertà". Beh, sul fatto che Santoro "sia sempre andato in onda in piena libertà" mi pare che l'interessato abbia qualcosa da ridire, ma si sa che lui è un rompipalle brontolone. "Quindi non ci sono testimoni del presunto crimine, ma soprattutto non c'è il reato né parti lese o vittime". Ecco qua, il buon Sallusti, che evidentemente oltre a essere giornalista è anche magistrato, ha già fatto tutto da solo: non c'è il reato, non ci sono parti lese, non ci sono vittime, oggi non piove e stasera piadina e salsiccia. Alé! Lo dice lui, siamo a posto, che ci stanno a fare i magistrati quando c'è Sallusti? "Ma loro, i pm, non ci stanno ad accettare questa banale verità". Eh già, 'sti maledetti pm, sempre così ligi a quanto prescrive la Costituzione (vedi ad esempio l'obbligatorietà dell'azione penale) da non "accettare questa banale verità" che per Sallusti è quanto di più lampante ci possa essere.

"Ma i magistrati di Trani vogliono avere il loro momento di gloria e vanno avanti. Sanno che in ogni caso non possono tenersi l'inchiesta perché non sono competenti". Il magistrato Sallusti, nonostante l'indagine sia ancora nelle fasi preliminari e nessuno abbia ancora affrontato il capitolo della competenza territoriale, sentenzia già che Trani non è competente. Su cosa si basa per dirlo? Ecco pronta la risposta: "I fatti non li riguardano per nulla, ma proprio nulla. Berlusconi sta a Roma, Minzolini e Innocenzi pure. Annozero, come noto, non va in onda dalla Puglia ma dalla capitale. E allora? I magistrati, per non passare l'inchiesta-bufala a Roma, si attaccano al fatto che una telefonata di Minzolini parte dalla piazza principale di Trani e che quindi tutto è di loro competenza". Stavolta Sallusti ci ha preso. Pare infatti che la cella da cui è stata intercettata la telefonata di Minzolini sia proprio a Trani, ragion per cui i magistrati rivendicano la competenza territoriale dell'indagine. Naturalmente non conta niente il fatto che a Trani ci siano gli ispettori prontamente inviati da Alfano e che sono lì apposta per verificare anche questo; ma va là, l'ha già detto Sallusti, non si capisce perché Alfano non li richiami; che bisogno c'è di continuare a star lì a perdere tempo?

"Ieri il Csm ha infatti aperto un'inchiesta contro gli ispettori mandati a Trani dal ministro Alfano. Peccato che il governo stia esercitando un diritto previsto dall'articolo 107 della Costituzione". Questa è una balla colossale. Sallusti lo sa, forse quelli che leggono il Giornale no. Se infatti si va a leggere l'art. 107 della Costituzione, è facile accorgersi che l'unico riferimento alla vicenda di cui stiamo parlano è il comma che recita "Il Ministro della giustizia ha facoltà di promuovere l'azione disciplinare". Beh, cosa c'entra questo con l'inchiesta di Trani? Alfano mica ha mandato gli ispettori a Trani per punire qualcuno o per promuovere azioni disciplinari. Semplicemente, come spiega lui stesso, perché ravvisa alcune anomalie su alcuni aspetti dell'inchiesta e vuole vederci chiaro, tutto qua. Cosa c'entra l'art. 107 della Costituzione? Non si sa. Sallusti, piuttosto, sarebbe meglio che spiegasse ai lettori del Giornale che gli ispettori a Trani il ministro Alfano non poteva proprio mandarli. E non perché lo dico io che sono solo un umile blogger di campagna, ma perché lo spiega dettagliattamente un ex procuratore, uno che evidentemente di queste cose ne sa più di Alfano - di Sallusti neanche a parlarne. E' un po' tecnico ma ve ne riporto qui di seguito un estratto perché mi pare molto esplicativo.

Come tutti sanno, a Trani sono stati inviati gli ispettori. Il problema è che questo studente universitario [quello preso come esempio da Alfano, ndr] avrebbe potuto spiegare al ministro quanto segue. Le ispezioni ministeriali sono regolamentate dalla legge 1311/62 che (art. 7) le prevede al fine di accertare la regolarità dei "servizi", cioè l’organizzazione degli uffici giudiziari e l’adeguatezza delle risorse materiali e umane. Sicché, a norma di legge, l’attività giurisdizionale non c’entra proprio nulla con le ispezioni che hanno natura amministrativa. Per esempio, se un magistrato decide di incriminare B&C, questi sono affari del Tribunale della Libertà, del gip, del Tribunale, della Corte d’Appello e della Corte di Cassazione che, tutti nell’ordine e per quanto di loro competenza, stabiliranno con ordinanze e sentenze se chi indaga è competente a farlo e se ci sono prove valide (il che significa anche acquisite legittimamente) a sostegno dell’ipotesi di accusa.
Non è il ministro della Giustizia, nemmeno se si chiama Alfano [e neppure Sallusti, ndr], che può stabilire chi sia la procura territorialmente competente e se le intercettazioni telefoniche (o qualsiasi altro mezzo di ricerca della prova) siano state disposte legittimamente. Quanto alla fuga di notizie, non è il ministro della Giustizia che può svolgere indagini circa la sussistenza di un reato: questo è compito della Procura della Repubblica. (articolo integrale qui)

Ecco, se incontrate Salluti in giro, fate il favore di spiegarglielo. Ma tenetevi forte perché adesso arriva il finale: "Questa sì che è una minaccia [l'iniziativa del CSM, ndr], una intimidazione. Ma tanto a loro, chi li indaga?" Eh già, a loro chi li indaga? Chissà, forse qualcuno c'è, visto che il nostro paese ha il maggior numero di provvedimenti disciplinari inflitti dal CSM ai magistrati rispetto a tutti gli altri paesi europei. Ma vallo a spiegare a Sallusti (e ai lettori del Giornale).

L'articolo di Sallusti per fortuna finisce qui (peccato perché stavo cominciando a divertirmi). E torniamo quindi al famoso cerchietto rosso evidenziato sopra ("Berlusconi non dice nulla di sconvolgente"). Ovviamente, per rispondere, non si chiede certo a Sallusti di leggere Il Fatto o Repubblica (qui e qui). Però chi vuole realmente farsi un'idea lo può fare.

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