Un problema a cui si è sempre cercato di porre rimedio nel corso degli anni con indulti e amnistie, che hanno sì consentito un temporaneo alleggerimento della "pressione", ma che non hanno mai, definitivamente, risolto il problema, tanto è vero che esauriti gli effetti dei provvedimenti la situazione si è ripresentata in tutta la sua drammaticità. Come ha ammesso d'altra parte lo stesso Alfano (che a suo tempo - guarda un po' - fu tra i firmatari del provvedimento), secondo cui l'indulto è stato inutile. Noi, per la verità, lo dicemmo fin da subito, ma tant'è.
Comunque sia, il nuovo piano libera-carceri sta per partire, e prevede che più di 7.000 detenuti lascino le patrie galere: 4.300 italiani e 3.300 stranieri, almeno stando a quanto scrive Repubblica. Gli stranieri spediti a scontare la pena in patria (sì, come no?) e gli italiani spediti direttamente a casa propria con un bel braccialetto, in perfetto stile guinzaglio per cani, che dovrebbe monitorare gli spostamenti e segnalare alle autorità ogni tentativo di darsela a gambe.
A dire la verità, l'arguto ministro ha anche spiattellato la possibilità di costruire nuove carceri e/o ampliare quelle vecchie, ma si sa come vanno queste cose: ci vogliono soldi (che non ci sono) per costruirle, per il personale, e quindi la cosa è morta lì. Avanti con le soluzioni provvisorie.
Tra l'altro sarà interessante sentire cosa ci racconteranno nel 2010, perché se è vero che nel 2006 per effetto dell'indulto tornarono a casa 12.000 detenuti e oggi siamo al punto di prima... Vabbè, studieranno
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