Il 7 settembre di 10 anni fa nasceva ufficialmente Google, quello che ancora oggi, in maniera piuttosto riduttiva, viene indicato come il più utilizzato motore di ricerca di internet. Riduttiva perché forse alla nascita era semplicemente e solamente un motore di ricerca, mentre oggi è anche un motore di ricerca, visto che la sfera delle applicazioni abbracciate vanno dalle immagini alle mappe, passando per i video, le notizie, le applicazioni office, i newsgroup e chi più ne ha più ne metta.
Google è stato quindi, in questo ultimo decennio, nel bene e nel male un protagonista e in qualche misura un responsabile della crescita di internet e del suo sviluppo. Nel bene perché attraverso la moltitudine di servizi, nella stragrande maggioranza gratuiti, messi a disposizione ha consentito a tantissimi utenti di avvicinarsi alla rete e di poterne "far parte"; nel male perché, come è noto (o almeno come dovrebbe essere), quelli che potremmo chiamare lati controversi, o perlomeno discutibili, non sono pochi.
Mi riferisco ad esempio alla questione privacy. Come è noto, Google fa larghissimo uso dei cookies, piccoli files di testo che vengono inviati nei pc degli utenti e che vengono utilizzati dal portale per tenere traccia delle loro abitudini di navigazione per scopi pubblicitari. A dir la verità, oggi, questo sistema non è prerogativa esclusiva del colosso di Mountain View, ma è utilizzato dalla stragrande maggioranza dei siti che offrono servizi in rete. E, comunque, va detto che la maggior parte dei servizi offerti da Google funzionano anche se l'utente sceglie di disabilitarli.
Altro lato controverso, che in passato fece parecchio discutere (ne ho parlato spesso anch'io), è la questione della censura, che Google attua in quei paesi sotto dittatura (vedi ad esempio la Cina) in cui internet è controllata dallo stato, impedendo le ricerche per keywords di termini o argomenti sgraditi ai regimi al potere. Nel 2006, in occasione del lancio in grande stile di Google in Cina, ad esempio, i responsabili dichiararono a tal proposito (della censura) che era meglio un motore di ricerca censurato che nessun motore di ricerca, un modo - molto discutibile - per tentare di giustificare il prevalere delle ragioni economiche rispetto a quelle morali.
La cosa, se rapportata a noi, ha anche dei risvolti che definire paradossali è forse un eufemismo, nel senso che là Google è sostanzialmente connivente con i diktat imposti dal regime, mentre qua da noi viene presa di mira perché lascia troppa libertà (ricordate la causa intentata da Mediaset?). Tutto ciò potrebbe far pensare (anzi, direi che è quasi una certezza), quindi, che anche qui ci sia una forma embrionale di "regime" che non vede di buon occhio l'utilizzo libero da parte degli utenti della rete. Già adesso (anche se è da tempo che il processo - lento ma inesorabile - è in corso) abbiamo persone (politici) che vedono come una sorta di maledizione la grande libertà che consente internet, e tentano di adoperarsi per mettere in atto politiche che ancora non hanno nulla a che vedere con quanto succede in Cina, ma che sono su quella strada.
A tal proposito va segnalato che Google, qui da noi, festeggia i suoi 10 anni con la prospettiva neanche tanto remota (e sicuramente poco felice) che 4 suoi alti dirigenti vengano rinviati a giudizio per favoreggiamento. Probabilmente qualcuno di voi ricorderà la storia del ragazzo down che nel 2006, in un istituto tecnico torinese, venne sbeffeggiato e svillaneggiato da alcuni suoi compagni di scuola, che ripresero il tutto col telefonino e misero il risultato della loro "prodezza" su GoogleVideo.
Da quella storia nacque un processo, nato in seguito alla denuncia dell'associazione "Vivi Down" di Milano. A fine luglio di quest'anno si sono concluse le indagini e tutto fa supporre che la procura di Milano chiederà il rinvio a giudizio per i responsabili di Google Italia, che accennavo prima, per aver contribuito a offendere la reputazione e la dignità della vittima consentendo la pubblicazione del filmato. Ma, scusate, cosa c'entra Google in tutto questo? Può essere un fornitore di servizi internet ritenuto responsabile di ciò che fanno gli utenti che utilizzano quel servizio? Per i giudici evidentemente (anzi, probabilmente) sì, e tutto ciò nonostante Google non abbia in realtà permesso un bel niente, ma si sia limitato a fornire uno "strumento" che è poi stato male utilizzato. E, ovviamente, a nulla è valso che gli stessi responsabili (di Google) abbiano nel giro di poche ore rimosso il video e collaborato alle indagini: Google deve pagare.
Se ci pensate è un po' come se Telecom fosse responsabile di quello che gli utenti fanno utilizzando le sue linee. Prendete il caso ad esempio delle molestie telefoniche: quale è in genere la prassi? Il molestato presenta denuncia, dopodiché gli viene messo sotto controllo il telefono e si risale così al molestatore. Può essere considerata responsabile Telecom? Non credo e non mi risulta. E' come se il marito ammazzasse la moglie col coltello da cucina e venissero indagati i vertici dell'azienda produttrice del coltello perché è stato utilizzato per commettere un crimine invece che per affettare il salame. Vi sembra possibile?
Ora, mi rendo conto che il secondo esempio è un po' campato per aria, ma è solo per fare capire un po' i termini della questione in cui è attualmente invischiata Google. Se venisse ritenuta responsabile, magari condannata, o, peggio ancora, obbligata ad attuare una qualche forma di controllo preventivo su ciò che gli utenti mettono in rete, sarebbe l'inizio della fine della libertà di internet. La fine di quello spazio aperto e non vincolato che consente la libera interazione tra gli utenti. Libera interazione il cui prezzo da pagare passa inevitabilmente per una piccola quota di cretini che utilizzano la rete per le loro idiozie.
Piccola quota di cretini che, a seconda dell'esito di questo processo, farà la differenza tra internet come la intendiamo noi e come la intendono in Cina.
Auguri, Google.
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