Ho preferito aspettare prima di riportare e dare visibilità all'episodio narrato da Barbara nel suo blog. Non perché non credessi verosimile la storia (non ne ho tuttora motivo), ma perché so per esperienza che internet, in virtù del fatto di essere libera e aperta a tutti, si presta spesso, purtroppo, a essere utilizzata come cassa di risonanza di bufale.
Brevemente, Barbara è la mamma di un bambino autistico che è stato vittima, venerdì scorso, di un grave episodio di discriminazione, umiliazione e intolleranza all'interno del centro commerciale Carrefour di Assago. "Tacere non ha senso", come dice giustamente mamma Barbara, la quale ha preso così carta e penna (virtuali) e ha pubblicato il tutto sul suo blog. Internet ha poi fatto il resto: al momento in cui scrivo, il suo post ha superato i 600 commenti e la storia è già di dominio pubblico in rete.
Non dò giudizi sulla vicenda prima di vedere come evolverà la cosa e prima di aver letto e valutato eventuali repliche degli interessati. Come genitore, anche se davanti a queste cose non è necessario esserlo per indignarsi, se la vicenda sta veramente in questi termini - cosa della quale, come dicevo prima, al momento non ho motivo di dubitare - posso solo dire di provare vergogna.
Vi lascio alcuni link.
Qui trovate il racconto di Barbara, qui trovate il suo post di ringraziamento per gli innumerevoli attestati di solidarietà ricevuti e qui trovate la lettera inviatale da CarreFour in risposta alla sua e-mail.
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se l'episodio fosse vero (lo specifico perché come te non sono in grado di giudicare), sarebbero questi i casi in cui, se c'è una condanna, il condannato dovrebbe pagare la pubblicazione della sentenza sui due quotidiani nazionali più letti con foto e nome... ma penso che questa sia un'utopia, almeno finché le leggi saranno fatte solo per tutelare gli interessi economici di pochi e non la dignità di tutti
RispondiEliminaBeh, sulla fondatezza della vicenda mi pare ormai non ci siano dubbi (il dottor Brambilla è effettivamente l'AD di Carrefour).
RispondiEliminaCosa aggiungere di più, se non il rammarico nel pensare che per una storia venuta alla luce chissà quante - simili - restano nel silenzio?