mercoledì 31 ottobre 2007

Il biodiesel affama?

Prendo spunto da questo post di Anna Setari per ribadire come effettivamente i media non è che si prodighino eccessivamente nel riportare gli infausti effetti della conversione in massa di cereali per la produzione di carburante per autotrazione.

Dell'utilizzo di carburante prodotto da olii vegetali al posto di quello tradizionale derivato dalla raffinazione del petrolio è già da tempo che si parla, specialmente da quando i prezzi dei carburanti tradizionali hanno raggiunto i prezzi alla pompa che sappiamo. A questo proposito segnalo questo interessante articolo pubblicato da Repubblica.

A livello mondiale è in atto una tendenza sempre più spiccata a utilizzare i raccolti di granoturco per la produzione di biocarburanti, i quali hanno un costo (apparentemente) minore di quello tradizionale e permettono una certa riduzione delle emissioni inquinanti rispetto a quello tradizionale. Si legge nell'articolo di Repubblica che ho appena linkato:
"Nei mesi scorsi, la Casa Bianca ha scelto di incentivare massicciamente l'utilizzo del granturco per biocarburanti. In parte, per aggirare la necessità di provvedere con altre misure di risparmio all'emergenza petrolio. [...] Ma la decisione di Bush di quintuplicare l'obiettivo ufficiale di produzione di etanolo da granturco ha avuto un impatto devastante sui prezzi. La quotazione del granturco ha raggiunto record storici, di fronte alla nuova domanda."
Ora, come sottolinea in un passo successivo Maurizio Ricci, autore dell'articolo, non è che l'ulteriore impoverimento di paesi che già non se la passano bene sia escusivamente da addebitare a questo motivo (bisogna infatti mettere in conto annate sfortunate, problemi climatici, ecc...), ma è indubbio che una considerevole quota di responsabilità di tutto ciò che ruota attorno alla questione biocarburanti sia comunque da mettere in conto. Ecco quindi il "crimine contro l'umanità" di cui parla Jean Ziegler (ONU) nell'articolo di Repubblica: e cioè la destinazione di sempre maggiori aree coltivabili alla produzione di carburante anziché prodotti alimentari, con tutto quello che facilmente ne consegue.

L'obiettivo che si è posto Bush a gennaio di quest'anno - 35 miliardi di galloni di etanolo entro il 2017 - vorrebbe dire la riconversione esclusivamente a granturco "per autotrazione" di 1/4 di tutte le superfici coltivabili d'America. e tutto questo con lo scopo di ridurre di solo il 20% circa la dipendenza degli americani dal petrolio importato. E' infatti noto che non sarebbe possibile, proprio per mancanza di spazio fisico coltivabile, la totale riconversione dei motori della popolazione americana a combustibili ecologici. E questo ovviamente vale anche per noi.

La progressiva diminuzione di aree coltivabili destinate all'alimentazione umana danneggia, putroppo, prevalentemente i paesi con un già alto tasso di povertà. Sempre da Repubblica:
"Ma non basta questo scarto a spiegare perché il dramma del rincaro del cibo si concentri sui paesi più poveri. Più una società è povera, infatti, più alta è la quota di spesa destinata agli alimenti. Un consumatore americano spende il 10% del suo budget quotidiano per mangiare. Un cinese il 30%. Nell'Africa subsahariana il 60%."
Chiudo questo breve post con un estratto (che sicuramente indurrà qualche riflessione) tratto da quest'altro articolo pubblicato sempre da Repubblica il 20 luglio scorso:
"L'International Food Policy Research Institute di Washington calcola che la sola corsa dell'agricoltura ai biocarburanti, da qui al 2010, farà crescere i prezzi del granturco del 20 per cento, della soia del 26 per cento, del grano dell'11 per cento, della manioca (il cibo base in Africa e in Sud America) del 33 per cento. Del doppio o del triplo al 2020. A questi prezzi, stimano Ford Runge e Benjamin Senauer, due studiosi americani, il numero delle persone che, nel mondo, soffrono la fame, invece di scendere a 600 milioni nel 2025, come ci si aspettava, sarà del doppio, 1 miliardo e 200 milioni. Runge e Senauer fanno un calcolo anche più brutale: riempire il serbatoio di un fuoristrada solo di etanolo richiede oltre 200 chili di granturco, ovvero il fabbisogno di calorie di una persona per un anno."

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bush è un mito: fino all'anno scorso nel mondo ambientalista c'era un certo dibattito se il biodiesel fosse o no una cosa positiva, la mia impressione è che i favorevoli (specialmente, ehm, via via che ci si spostava su posizioni più di sinistra) fossero in maggioranza. E' bastato che gli amerikani e Bush in particolare fossero a favore per mettere tutti d'accordo contro il biodiesel... mi auguro solo che Bush non dica mai cose del tipo "la terra è rotonda", "il cielo è azzurro" etc. ;-)

Andrea Sacchini ha detto...

A me, sinceramente, di Bush importa poco. Il post l'ho scritto solo per evidenziare le conseguenze sui paesi in via di sviluppo (che forse non sono note a tutti) del massiccio ricorso ai biocarburanti.

Bush l'ho citato (anzi Repubblica l'ha citato) solo per la storia del massiccio ricorso all'etanolo per autotrazione. Tutto qua.

Anonimo ha detto...

Cosa fa Bush per affamare il mondo?
guarda il video

cibo per automobili: il GRANO
http://www.youtube.com/watch?v=gGiVhyyUnPU

produrre biodiesel = affamare l'Africa

Ritrovamenti

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