Lo so, mi ero ripromesso di non tornare più sull'argomento, perlomeno finché non ci fossero state novità. Ma qualcosa ieri pare essersi mosso, e anche se non dovrebbe essere niente che possa far presagire una definitiva archiviazione della questione, mi pare comunque che sia da segnalare.
Corriere.it, infatti, ha pubblicato uno stralcio di un'intervista rilasciata dal sottosegretario Ricardo Franco Levi (foto), "padre" (anzi "co-padre") della disgraziata proposta di legge sulla riforma dell'editoria (compresa quella online) che ha mandato su tutte le furie una buona parte del popolo blogger, o di chi comunque si interessa di divulgazione in rete.
In sostanza il sottosegretario ha pubblicamente dichiarato che i blogger possono stare tranquilli ("possono dormire non tra due, ma tra dieci guanciali") in quanto nelle mire della suddetta riforma finiscono più che altro gli "operatori del mercato dell’editoria, tutti quelli che professionalmente producono giornali, riviste, libri e dunque esclude, per definizione, i blog o i siti individuali che non sono oggetto della nostra legge", si legge in un passo dell'intervista.
Ovviamente prendiamo per buone queste dichiarazioni (abbiamo alternative?) e consideriamo (speriamo) la faccenda chiusa qui, forti anche di dichiarazioni tipo "io già fin da domani nel mio primo incontro con la Commissione proporrò un’aggiunta alla legge che chiarisca fino in fondo che in questa legge non ci si occupa dei blog". Più chiaro di così...
Tuttavia, a mio parere, è abbastanza facile rilevare un sottile tentativo del sottosegretario di addebitare una parte della colpa del relativo can can mediatico in rete proprio a noi utenti. In un altro estratto della suddetta intervista si legge infatti: "Questo è stato chiaro fin dall’inizio, visto che però c’è stata qualche preoccupazione in materia e c’è qualche margine di ambiguità possibile nella legge...".
Ora, che questo (il fatto che la nuova legge non toccherà i blog personali ndr) sia stato chiaro fin dall'inizio mi sembra un pò improbabile, e mi sembra anche un goffo tentativo - come dicevo prima - da parte del sottosegretario di pararsi un pò il... insomma, avete capito. Checché ne dica Levi, infatti, la proposta di legge, specialmente nei capi 1 e 2 relativi al primo articolo (dove si dà la definizione di prodotto editoriale) è tutt'altro che chiara in merito. Se poi consideriamo che lo stesso Ministro Gentiloni (telecomunicazioni) ha pubblicamente affermato che la legge è ambigua e dà adito a molteplici interpretazioni, possiamo trarre le conclusioni (e sentirci un pò più sollevati: non siamo solo noi a non aver capito).
Insomma, se (e ripeto, "se") l'intento di Levi era quello di far passare noi come grulli, colpevoli di non aver interpretato correttamente un testo di legge "chiarissimo", ha sbagliato di grosso. Il testo - nella sua grossolanità e approssimazione - è chiarissimo. Come è chiara l'ennesima dimostrazione di incompetenza di chi ci governa quando si tratta di mettere mano alle cose della rete.
Incompetenza e relativa figuraccia che oltretutto hanno già varcato i confini nazionali.
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Io continuo a non essere tranquillo. Trovo allucinante che chi fa le leggi non sa quello che scrive, e chi le approva non le legge, ma secondo me qui sapevano benissimo cosa e, soprattutto, come scrivevano: appositamente in forma generica per far rientrare tutte le forme espressive, blog compresi. Speriamo che sia finita qua, che non ripeschino la faccenda, magari come collegato alla finanziaria (lo so, non c'entrerebbe niente, ma molti collegati approvati in passato non c'entravano un fico secco)! La democrazia (quella vera, fatta di libere espressioni e di confronto) fa paura all'oligarchia (di fatto, anche se non di nome).
RispondiEliminaChe ti devo dire? Per ora ci tocca prendere per buone le parole del tipo. Una cosa è certa: non abbasseremo cero la guardia!
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