Un ventinovenne di Limbiate, Varese, è stato assolto dal tribunale di Milano dall'accusa di aver scaricato illecitamente da internet, attraverso i circuiti p2p, molti mp3 e un paio di film in formato .avi. O, meglio, non per averli scaricati, ma per il fatto che il suddetto materiale - a detta del giudice - è stato utilizzato per fini personali senza scopo di lucro.
La notizia, per adesso piuttosto scarna di particolari, è stata pubblicata dall'Ansa e da vari altri siti che hanno ripreso la notizia.
Questa sentenza, ovviamente, non deve essere vista come un incitamento a scaricare scriteriatamente a destra e a manca materiale protetto da diritto d'autore, in quanto è noto che tale attività costituisce un reato per il quale si può essere perseguiti penalmente (vedi il famigerato Decreto Urbani).
La mia posizione in questo ambito è piuttosto chiara, e ne ho parlato spesso anche in passato sul mio sito internet. Riassumendo in modo brutale, penso che tutto ciò che concerne l'attuale normativa sul diritto d'autore in ambito digitale e delle nuove tecnologie si possa tranquillamente definire con una parola: anacronistico.
Speriamo solo che questa sentenza, e altre simili in futuro, servano a far aprire gli occhi ai nostri politici, e li spinga una volta per tutte ad adoperarsi per mettere in campo leggi semplici, chiare e senza "buchi", che tengano conto delle peculiarità intrinseche e delle caratteristiche della rete.
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